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TEATRO VERDI DI SAN SEVERO “DIO E’ MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENE” CON TULLIO SOLENGHI

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1 febbraio – ore 21:00, Teatro Giuseppe Verdi, San Severo

Tullio Solenghi & Nidi Ensemble in “DIO È MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENE”.

Solenghi ci diletta con la lettura di alcuni esilaranti brani tratti dai libri di Woody Allen, coniugandoli con le musiche che hanno caratterizzato i suoi film più significativi, eseguite dal maestro Alessandro Nidi e dal suo Ensemble.

Una serata in cui, in rapida carrellata, si alterneranno suoni e voci, musica e racconto in un’alternanza di primi piani a comporre un “montaggio” divertente e ipnotico.

Biglietti a partire da 15 euro disponibili online al https://bit.ly/3JdEgOB, in tutti i punti vendita Vivaticket e al botteghino del teatro dal lunedì al venerdì dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 19 alle ore 21.

SAN NICANDRO, PARROCCHIA SANTA MARIA DELLE GRAZIE: APERTURA DELL’ANNO GIUBILARE

Sabato 11 Febbraio 2023, memoria della B.V. Maria di Lourdes, Giornata Mondiale del Malato, la Parrocchia S. Maria delle Grazie in San Nicandro Garganico, con la celebrazione della S. Messa, apre l’Anno Giubilare.

Ne ha dato notizia ufficiale, dopo la S. Messa vespertina di Domenica 29 Gennaio, direttamente lo stesso Parroco, Don Francesco Paolo Lombardi. L’annuncio dell’Anno Giubilare Parrocchiale, autorizzato dalla Penitenzieria Apostolica con Decreto Prot. n. 134/23/I, è stato accompagnato dal suono delle campane e accolto dalle manifestazioni di esultanza dei fedeli presenti.

“Il Vescovo ci lascia un dono! – Ha esordito nel suo annuncio il Parroco. Il Vescovo Mons. Gianni Checchinato, infatti, darà il saluto ufficiale alla comunità diocesana, Mercoledì 1° Febbraio alle ore 18.00, nella Cattedrale a San Severo, perché il 4 febbraio farà il suo ingresso nell’arcidiocesi di Cosenza.

“40 anni fa – ha continuato Don Paolo – veniva istituita giuridicamente la Parrocchia S. Maria delle Grazie in San Nicandro Garganico. È un anniversario importante. 40 anni segnano sempre la vita delle persone. Basti pensare al 40° di matrimonio per gli sposi, al 40° di sacerdozio o di vita religiosa, al 40° di fondazione di un organismo o di un’associazione: è un Giubileo. Anticamente, presso il popolo di Israele, ogni 50 anni (sette volte sette anni), si festeggiava il Giubileo (Libro del Levitico 25,10-13). Così pure per i primi anni giubilari della Chiesa (celebrati poi ogni 25 anni). La nostra Parrocchia – ha concluso Don Paolo – si appresta a celebrare e festeggiare il suo Giubileo, che sarà non semplicemente il Giubileo di un’istituzione, ma il Giubileo di tutti, cioè la festa e l’anniversario di tutti i battezzati, perché sono i fedeli che formano la Parrocchia”.

L’Anno Giubilare si concluderà il 22 Febbraio 2024, perché esattamente quarant’anni fa la Chiesa di S. Maria delle Grazie, già Chiesa del Convento eretto dai Frati Minori nel 1634, con Decreto Prot. n. 365 dell’allora Vescovo di Lucera Mons. Angelo Criscito veniva “costituita ed eretta” a Parrocchia, conservando la stessa denominazione originaria di S. Maria delle Grazie, con “tutti i diritti e doveri di centro pastorale, a norma dei sacri canoni e del Concilio Ecumenico Vaticano II”.

Così l’11 febbraio prossimo, alle ore 18.15, i fedeli si ritroveranno tutti insieme in Piazza IV Novembre, dove il Vescovo darà inizio al rito di apertura della “Porta Santa”.

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale, intanto, sta preparando un ricco e articolato programma di celebrazioni, eventi culturali e incontri vari, che si svolgeranno nell’intero arco dell’Anno Giubilare.

Giuseppe De Cato

MEDICINA POPOLARE. SAN NICANDRO, IL LUPO MANNARO (U’ LUPUNAR”)

La licantropia è una alterazione del sistema nervoso che fa credere al malato di essere trasformato in un animale selvatico. In Italia il paziente crede di diventare un lupo, in Giappone una volpe, in Sudamerica un giaguaro. E del lupo, il paziente italiano imita l’ululato, da cui il lupo mannaro. Una malattia particolare, spesso posta in relazione con le potenze infernali, tanto che i termini “lupo mannaro” e “indemoniato” sono stati impiegati per secoli come sinonimi. E’ quindi normale che della licantropia si siano occupate le tradizioni popolari che hanno cercato di trovare idonee misure preventive e terapeutiche. Anche San Nicandro non è stata esente dalla tradizione tanto è vero che diceva che il bambino nato il 24 dicembre sarebbe diventato un lupo mannaro, cioè “nu lupunar”. La terapia prevede solo un rimedio temporaneo. Esce da una crisi di licantropia il soggetto che sia stato punto in maniera tale che sia fuoriuscito del sangue.

(Nino Modugno)

«Coloro che vengono colti dal morbo chiamato lupino o canino, escono di casa di notte nel mese di febbraio e imitano in tutto i lupi o i cani; si possono riconoscere da questi sintomi. Sono pallidi e malaticci, hanno gli occhi secchi e non lacrimano. Hanno anche gli occhi incavati e la lingua arida, e non secernono saliva per nulla. Sono assetati e hanno le tibie piagate in modo inguaribile a causa delle continue cadute e dei morsi dei cani. È opportuno invero sapere che questo morbo è della specie della melanconia: che si potrà curare, se si inciderà la vena nel periodo dell’accesso e si farà evacuare il sangue fino alla perdita dei sensi, e si nutrirà l’infermo con cibi molto succosi. Ci si può avvalere d’altra parte di bagni d’acqua dolce: quindi il siero di latte per un periodo di tre giorni. Dopo le purgazioni si può anche usare la teriaca estratta dalle vipere e le altre cose da applicare nella melanconia».

(Alba Subrizio)

CONTRASTO AL RADAGISMO, PROSEGUONO I LAVORI DELLA TASK FORCE PROMOSSA DAL PARCO

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Prosegue il progetto del Parco nazionale del Gargano proposto nel febbraio 2020 dal Presidente Pasquale Pazienza e cooperato dal Dipartimento di Prevenzione – Servizio Veterinario – della ASL di Foggia, da alcune componenti delle FFOO territoriali e da varie altre realtà associative di volontariato locali per promuovere la sterilizzazione di cani e gatti a contrasto del randagismo.

Sono 3526 le sterilizzazioni effettuate nel biennio 2021-2022 così ripartite: 1676 nel 2021 (di cui 970 cani e 706 gatti) e 1850 nel 2022 (di cui 1041 cani e 809 gatti).

Il progetto ha interessato tutti i Comuni nel territorio del Parco: Apricena, Carpino, Ischitella, Isole Tremiti, Lesina, Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rignano Garganico, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, Serracapriola, Vico del Gargano e Vieste.

In base ai dati forniti dal Dipartimento di Prevenzione della ASL, che ha nei fatti condotto le operazioni in campo, tra i Comuni che hanno realizzato il maggior numero di sterilizzazioni ci sono: Vieste (587), Apricena (558), Manfredonia (475), San Nicandro Garganico (302) e Cagnano Varano (288).

Il randagismo rappresenta una grave criticità, sia per le deplorevoli condizioni in cui gli animali consumano la loro esistenza, sia per i rischi da esso derivanti che sono particolarmente – ma non unicamente – riferibili alla pubblica incolumità e, con questa, la messa in pericolo di persone nello svolgimento di attività come il trekking nella sentieristica dell’area parco. A questo si aggiungano i fenomeni di ibridazione del lupo e gli ingenti danni al patrimonio zootecnico spesso causati da attacchi da parte di branchi di cani che, per carenza di cibo, si spingono finanche nelle aree urbane.

Questo progetto dell’Ente è anche stato utile a rilanciare alcune iniziative già esistenti nel territorio come quella di “Zero cani in canile” dell’Associazione guidata da Francesca Toto consentendo di elevare la scala d’intervento territoriale e il rafforzamento operativo grazie al contributo di varie componenti delle Forze dell’Ordine tra cui, in particolare, i Carabinieri forestali.

Il progetto, infatti, prevede la costituzione in ogni Comune di una task force coordinata dall’Ente Parco. I Comuni aderenti provvedono, in accordo con le associazioni animaliste, a individuare i canili sanitari o le idonee aree di degenza per operare la sterilizzazione e organizzano campagne informative e di sensibilizzazione per incentivare le adozioni o individuare gli stalli temporanei.

I Carabinieri Forestali individuano e mappano, con l’aiuto della ASL, della Polizia locale, delle Guardie Zoofile e degli allevatori, i cani da sterilizzare con priorità alle femmine, effettuando controlli mirati e programmati su segnalazione dei soggetti della task force comunale.

La Polizia locale effettua controlli sulla corretta detenzione degli animali in aree urbane e periurbane, partecipa alle attività di informazione nelle scuole, raccoglie le segnalazioni da parte dei cittadini su cani da sterilizzare o curare, supporta i Carabinieri Forestali e la ASL nello svolgimento delle attività.

“Il lavoro sinergico delle competenze messe in campo sta producendo primi ma significativi risultati. La mitigazione del fenomeno del randagismo – ha dichiarato il Presidente Pazienza – rappresenta una delle priorità dell’azione d’intervento territoriale dell’Ente Parco, poiché da essa può certamente discendere una riduzione dei casi di ibridazione tra cane e lupo e della presenza dei cani inselvatichiti, fattori che acuiscono il problema delle aggressioni alle greggi particolarmente e gravemente sofferto dagli allevatori garganici. Un doveroso ringraziamento va fatto a tutto il personale del Servizio veterinario del Dipartimento di Prevenzione della ASL Foggia e, in particolare, al Dott. Giuseppe Francavilla e al Direttore Dott. Luigi Urbano”.

PROGETTO “CERTO” PER DIFENDERE L’OLIO DI CAPITANATA

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Un sistema “CERTO”, che mette insieme tecnologia e marketing, per difendere l’autenticità del vero olio extravergine pugliese e della Capitanata. Saranno illustrati mercoledì 1° febbraio, a Torremaggiore, i primi risultati di “CERTO”, progetto finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 Puglia, articolo 35 del Regolamento (UE) n.1305/2013, Misura 16 “Cooperazione”, Sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”. Il workshop si terrà nella sede del Frantoio Principe, a Torremaggiore, via Foggia Km 0,200, a partire dalle ore 16.

AGRICOLTORI ITALIANI. Capofila del progetto è CIA Agricoltori Italiani di Puglia, con una serie di qualificatissimi partner che unisce tutta l’olivicoltura pugliese, tra i quali l’Associazione Provinciale Olivicoltori di Foggia (APO), Università del Salento, Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, Legacoop Puglia, Op Oliveti Terra di Bari, APOL Associazione Produttori Olivicoli Lecce, Società Cooperativa Produttori Olivi Bitonto, CSQA Certificazioni e Oleificio Cooperativo Terra di Olivi.

I NUMERI. Nel mondo, complessivamente, vengono consumati oltre 3 miliardi di chili di olive, solo in Italia – secondo paese produttore dopo la Spagna – ne vengono consumati più di 500 milioni.

Il problema è aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli che premino la qualità e la salubrità, e non gli oli più economici che spesso offrono minori garanzie di salubrità. Dunque occorre intervenire anche sull’etichettatura e su una metodologia scientifica che valuti e certifichi l’origine geografica degli oli per contrastare il fenomeno della contraffazione

NUOVI METODI. L’applicazione di nuovi metodi di analisi, come la Spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare (NMR) e la Spettroscopia Near lnfraRed (NIR), consentiranno di eseguire un’accurata caratterizzazione del prodotto, garantendone l’autenticità su scala molecolare. Tali metodi, saranno di supporto alle moderne metodiche analitiche per il controllo della qualità degli oli, e diventeranno dunque l’elemento di innovazione per le OP Olivicole regionali a garanzia di sicurezza, origine e tipicità della produzione regionale. Tutti i dati raccolti saranno implementati in un sistema informativo per frantoi e OP che andrà ad identificare le caratteristiche tipiche dell’olio prodotto in una determinata zona geografica. Un supporto alle politiche commerciali per incrementare la competitività degli oli pugliesi. Inoltre, le informazioni saranno rese accessibili anche grazie a un’etichetta intelligente basata su QRcode/realtà aumentata per semplificare l’approccio con il consumatore.

IL WORKSHOP. Ad aprire l’incontro saranno i saluti di Guido Cusmai, presidente APO Foggia, e del sindaco di Torremaggiore Emilio Di Pumpo. Toccherà ad Angelo Miano, presidente di CIA Agricoltori Italiani di Capitanata, introdurre i temi del workshop con una panoramica sull’attuale situazione dell’olivicoltura in provincia di Foggia. A seguire, saranno Francesco Paolo Fanizzi (professore ordinario Università di Lecce) e Donato Mondelli (amministratore scientifico C.I.H.E.A.M Bari), ad approfondire gli aspetti del progetto attinenti alle tecniche e ai metodi di valorizzazione e certificazione del prodotto. Infine, Matteo Potenza (CSQA) relazionerà riguardo ai sistemi innovativi di tracciabilità ed etichettatura. La partecipazione all’evento dà diritto all’acquisizione di crediti formativi professionali per gli iscritti all’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali.

A DELICETO LA TARGA DI COMUNE SOSTENIBILE

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È il primo della provincia di Foggia a entrare nella Rete

Il Comune di Deliceto entra ufficialmente a far parte della Rete dei Comuni Sostenibili. Si tratta del primo comune della provincia di Foggia a iscriversi all’associazione che “misura” il livello di sostenibilità dei territori e che conta al momento circa 80 comuni in Italia. La targa, un oggetto d’artigianato unico ed ecocompatibile, è stata consegnata sabato 28 gennaio 2023 dal direttore della Rete, Giovanni Gostoli, al sindaco di Deliceto, Pasquale Bizzarro, e alla consigliera con delega all’ambiente, Paola D’Agnello, in occasione del workshop sulla sostenibilità in generale e sulle comunità energetiche rinnovabili in Puglia organizzato dall’amministrazione comunale, dalla Rete dei Comuni Sostenibili e dall’associazione Per il meglio della Puglia. L’adesione è frutto proprio di un percorso avviato tra le due associazioni, Rete dei Comuni Sostenibili e Per il meglio della Puglia, che lo scorso anno hanno siglato un’intesa di collaborazione finalizzata alla promozione della sostenibilità. L’iniziativa ha avuto luogo nella Sala Europa di piazza Europa del comune foggiano.

Pasquale Bizzarro, sindaco di Deliceto: “Con l’adesione alla Rete dei Comuni Sostenibili, Deliceto compie un altro importante passo verso quello che noi riteniamo debba essere il futuro della nostra comunità. Da poco, Deliceto è stato designato comune capofila della oil free zone Monti Dauni, la prima in Puglia, che unisce i 29 comuni dell’area interna Monti Dauni in quella che, forse, è la sfida più importante che abbiamo davanti a noi: la transizione energetica e la progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie prodotte da fonti rinnovabili. Deliceto, oggi, è il primo comune della Puglia alta ad aderire alla Rete dei Comuni sostenibili, che è impegnata nella promozione, tra comuni e unioni dei comuni, delle politiche per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica. Questo ‘primato’ deve essere per noi un punto di partenza: significa assumere su di sé la responsabilità di mantenere alto il livello di ciò che si fa. Per noi significa anche responsabilità nei confronti dei cittadini e soprattutto di quelli più giovani. L’azione politica deve essere improntata alla promozione della sostenibilità, che non vuol dire altro che consegnare alle generazioni future un mondo migliore, o almeno non peggiore, di quello in cui viviamo. Siamo certi che la Rete dei Comuni Sostenibili, con le sue professionalità, ci aiuterà a percorrere gli obiettivi che ci siamo prefissati; da parte nostra, la strada è tracciata e la percorreremo con responsabilità e convinzione”.

Paola D’Agnello, consigliera con delega all’ambiente del Comune di Deliceto: “Aderire alla Rete dei Comuni sostenibili è stata per Deliceto una scelta tanto felice quanto obbligata. Il nostro comune sta raggiungendo in termini ambientali importanti obiettivi e l’adesione all’associazione si pone in perfetto allineamento con essi. L’associazione contiene le due parole chiave di un’azione politica moderna ed efficace: rete e sostenibilità. In un’area come la nostra, caratterizzata da piccole realtà, spesso in difficoltà demografica, la rete è fondamentale: se è vero che nessuno si salva da solo, per noi è ancor più vero. La Rete è essenzialmente l’occasione di scambio e di crescita reciproci, il paracadute contro l’isolamento, la frontiera del futuro, la mano tesa che ci sorregge. E la sostenibilità è l’unico modo, oggi, di vivere il nostro presente. Ogni scelta deve essere ponderata in ottica futura, ogni comportamento deve tendere alla promozione ed alla costruzione, ogni azione deve essere compiuta pensando alle sue conseguenze. Abbiamo scelto la Rete dei Comuni Sostenibili per fare la nostra parte nel raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030 e siamo convinti che possano essere utilmente raggiunti solo con la pianificazione, la formazione, la messa in rete delle prassi, la partecipazione e la verifica costante. Tutto ciò non è riservato alle grandi realtà: ognuno deve fare la sua parte. L’associazione, con le sue professionalità, supporterà il nostro comune perché adotti uno stile sostenibile, in ogni ambito della sua vita e da parte di ogni componente della sua comunità”.

Giovanni Gostoli, direttore della Rete dei Comuni Sostenibili: “L’associazione cresce in Puglia e in tutta Italia. Siamo davvero contenti dell’adesione di Deliceto, una realtà già dinamica sui temi della sostenibilità. L’obiettivo è accompagnare i Comuni nella localizzazione o “messa a terra” degli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite con un progetto innovativo e concreto, condividendo buone pratiche, formazione e anche per cogliere le opportunità di finanziamento che sostengono lo sviluppo sostenibile. Strumenti e servizi utili per passare da una sostenibilità predicata a una sostenibilità praticata. Il cuore del progetto è l’adozione di monitoraggio volontario attraverso indicatori locali che abbiamo realizzato con l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e dialogando con il Centro Unico Ricerche della Commissione Europea. In un solo anno e mezzo di attività siamo già tra le esperienze europee più avanzate. Misurare per condividere, pianificare e agire. In occasione dell’Assemblea Nazionale che si terrà a Roma il 2 e 3 Marzo consegneremo per la prima volta la “Bandiera Sostenibile” e stiamo lavorando anche alla redazione della “Guida dei Comuni Sostenibili”.

Michelangelo D’Abbieri, referente del protocollo d’intesa con la Rete per conto dell’associazione Per il meglio della Puglia: “Due motivi ci rendono particolarmente entusiasti per questo evento che, come associazione Per il Meglio della Puglia, abbiamo promosso e organizzato insieme all’amministrazione comunale di Deliceto e all’associazione Rete dei Comuni Sostenibili. In primis, per la recettività e tempestività di Deliceto, come primo comune della provincia di Foggia, nell’aver aderito su nostra proposta alla Rete dei Comuni Sostenibili; in secondo luogo, perché è stata affrontata con un parterre di autorevoli relatori e numerose parti interessate la casistica delle comunità energetiche rinnovabili in Puglia quali opportunità concrete che contribuiscono allo sviluppo sostenibile delle comunità locali. L’evento, infine, ha rappresentato un ulteriore frutto della proficua collaborazione con la stessa Rete iniziata nel maggio 2022 con la firma del protocollo d’Intesa”.

Piero Gambale, presidente dell’associazione Per il meglio della Puglia: “Confidiamo che, sull’esempio dell’intraprendente Comune di Deliceto, altre realtà amministrative della Puglia ‘alta’ intendano presto aderire alla Rete dei Comuni Sostenibili in forza del protocollo sottoscritto tra PMP e RCS. Riteniamo infatti che si tratta di una preziosa occasione da cogliere sia per rafforzare la capacità amministrativa dei comuni, soprattutto se di piccole dimensioni, sia per entrare in una rete nazionale in grado di offrire opportunità e strumenti per far conoscere e valorizzare meglio il proprio territorio”.

All’iniziativa (il cui programma dettagliato è rintracciabile sul sito web della Rete dei Comuni Sostenibili) sono intervenuti: Pasquale Bizzarro (sindaco di Deliceto), Michelangelo D’Abbieri (associazione Per il Meglio della Puglia), Giovanni Gostoli (direttore della Rete dei Comuni Sostenibili), Luca Lopomo (sindaco di Crispiano), Michele Ippolito (referente tecnico Comune di Deliceto per la Rete dei Comuni Sostenibili), prof. Massimo Monteleone (Università di Foggia), Stefano Monticelli (esperto Rete dei Comuni Sostenibili), Gianfilippo Mignogna (sindaco di Biccari), Piero Gambale (presidente associazione Per il Meglio della Puglia), Pasquale De Vita (presidente Gal Meridaunia), Ruggiero Ronzulli (presidente Legambiente Puglia), Giovanni Ronco (delegato settore bioeconomia ed economia circolare Confindustria Puglia), Marcello Salvatori (amministratore Sistemi Energetici S.p.A.), Laura Pia Dimauro (responsabile team agrivoltaico M2 Energia S.r.l.). Modera l’incontro e conclude Paola D’Agnello (consigliera con delega all’ambiente del Comune di Deliceto).

Cos’è Rete dei Comuni Sostenibili

La Rete dei Comuni Sostenibili è un’associazione nazionale senza scopo di lucro aperta all’adesione di tutti i Comuni italiani e Unioni di Comuni, a prescindere dalla dimensione, collocazione geografica e colore politico dell’amministrazione comunale.Lassociazione promuove politiche per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica, con un progetto innovativo e concreto, valorizzando le buone pratiche e accompagnando le amministrazioni locali alla territorializzazione e al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

È nata nel 2021 su iniziativa dell’Associazione delle Autonomie Locali Italiane (ALI), Città del Bio e Leganet, in collaborazione con ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e in sinergia con il Joint Research Center della Commissione europea.

Nel primo anno e mezzo di attività hanno aderito già 80 Comuni e Città ed è in costante espansione con oltre 300 manifestazioni d’interesse.

È possibile seguire l’attività della Rete dei Comuni Sostenibili tramite il sito web (www.comunisostenibili.eu) e i canali social, incluso Telegram.

“PROGETTO POLIS” PER TUTTI I COMUNI CON MENO DI 15 MILA ABITANTI

Oggi a Roma, presso il centro congressi “La Nuvola”, Posteitaliane ha reso noto ufficialmente il #ProgettoPolis, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, molti ministri e il presidente dell’ANCI Antonio Decaro.

#ProgettoPolis, forse il più grande e ambizioso progetto italiano finanziato dal #PNRR, coinvolgerà entro il 2026 tutti i 7.000 Comuni con meno di 15.000 abitanti, trasformando gli Uffici Postali in sportelli multifunzionali dei servizi digitali, che permetteranno ai cittadini di accedere facilmente e rapidamente a molti servizi della Pubblica Amministrazione (ad es.: carta d’identità, passaporto, patente, documenti anagrafici, certificati e documenti giudiziari, previdenziali, ecc.).

Basterà un click sul totem installato negli uffici postali per ottenere in immediato documenti e impegnative, limitando così gli spostamenti dei cittadini e riducendo, di conseguenza, le emissioni di CO2 e i tempi di attesa.

Anche la città di San Nicandro Garganico sarà interessata dai benefici di questo progetto di grande innovazione.

CARABINIERI SOSPENDONO LICENZA DI UN BAR PER VENTI GIORNI PER MOTIVI DI SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO

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Nella mattinata del 20 gennaio 2023, i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Rotondo hanno proceduto alla chiusura di un bar a Rigano Garganico, a seguito del provvedimento emesso dal Questore di Foggia, che ne dispone la sospensione dell’autorizzazione rilasciata dal quel Comune per l’attività di somministrazione di alimenti e bevande e delle autorizzazioni per i giochi leciti, sulla base delle attività di controllo poste in essere dagli operanti dell’Arma.

Il provvedimento è stato in particolare richiesto dai Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Rotondo, a seguito di una perquisizione delegata disposta dall’A.G. nello scorso mese di dicembre, nel corso della quale i militari di Rignano Garganico (FG), unitamente a personale di rinforzo della Compagnia e delle unità cinofile di Bari, rinvenivano sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish nonché attrezzatura per il confezionamento dello stupefacente. Detto materiale veniva specificatamente rinvenuto sia all’interno dei locali del bar, in orario di apertura al pubblico, sia all’interno di un’abitazione limitrofa al predetto esercizio riconducibile al proprietario del bar. Nello specifico, la cocaina risultava suddivisa in nove dosi già pronte allo spaccio e occultate in una area del locale non accessibile al pubblico.

Inoltre, gli avventori e lo stesso titolare del locale, a seguito dei controlli effettuati, risultavano essere in gran parte già noti alle FF.OO. per reati contro il patrimonio, contro la persona, per reati attinenti a sostanze stupefacenti ed in materia di armi.

E’ opportuno evidenziare che il Questore di Foggia, già nell’ottobre 2021, sempre su segnalazione della Compagnia di San Giovanni Rotondo, a seguito di un grave episodio di violenza verificatosi all’interno dello stesso esercizio commerciale, aveva disposto la sospensione della licenza per 15 giorni.

Per tutte queste ragioni la Questura di Foggia, condividendo pienamente i presupposti e le risultanze raccolte in modo analitico e minuzioso dai militari dell’Arma, rilevato che l’attività commerciale costituisce una seria minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica anche in ragione delle ridotte dimensioni della comunità di Rignano Garganico (FG), ne ha disposto e decretato la chiusura  per giorni 20. Il provvedimento è stato già notificato al titolare del circolo a cura degli stessi Carabinieri.

GIUSEPPE NOBILETTI E’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI FOGGIA

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Le operazioni di voto si sono svolte domenica 29 gennaio 2023, nel seggio unico elettorale  allestito  nella Sala “G. Consiglio” di Palazzo Dogana, hanno votato in 717 tra Consiglieri e Sindaci sui 782 aventi diritto al voto.

Eletto alla carica di Presidente della Provincia di Foggia, Giuseppe Nobiletti, Sindaco di Vieste con 44.719 voti ponderati. Di seguito si riportano i voti ponderati ottenuti dagli altri due candidati: Gatta Nicola, Sindaco di Candela, 41.597; Di Mauro Primiano Leonardo, Sindaco di Lesina, 8.184.

LE ALICI MARINATE NELL’ATLANTE DEI PRODOTTI TRADIZIONALI DELLA PUGLIA

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Descrizione sintetica del prodotto

Si tratta di una preparazione a base di alici, aceto, olio extravergine di oliva, prezzemolo ed origano. Si impiegano alici della lunghezza di circa 10 cm, preventivamente abbattute o congelate per almeno 96 ore a -18 °C (già eviscerate), come da linee guida del Ministero della Salute, al fine di eliminare il rischio di parassitosi da specie del genere Anisakis. Le alici vengono sfilettate e lasciate macerare in presenza degli altri ingredienti per almeno 6 ore e, quindi, eventualmente confezionate ermeticamente.

Processo produttivo

Il Decreto Ministeriale 17 luglio 2013 (“Informazioni obbligatorie a tutela del consumatore di pesce e cefalopodi freschi e di prodotti di acqua dolce”) dispone che in caso di consumo crudo, marinato o non completamente cotto, il prodotto ittico debba essere preventivamente congelato per almeno 96 ore a -18 °C in congelatore domestico contrassegnato con tre o più stelle. Nel caso di operatore del settore alimentare

temperatura di -20 °C in ogni parte della massa per un periodo di tempo di 24 ore, o a -35 °C per un periodo di tempo di 15 ore.

Le alici fresche vengono pulite accuratamente togliendo la testa, aprendole a metà ed eliminando la lisca centrale. Devono essere lavate accuratamente sotto acqua corrente per allontanare residui viscerali. Si dispongono così a strati in una terrina, irrorandole man mano con succo di limone e, in alternativa, con aceto di vino bianco, per una conservazione più duratura. Si spolverizzano con sale e pepe e, poi, si ricoprono con olio extravergine di oliva o con olio di semi di girasole. Sono pronte per essere consumate dopo almeno sei ore di macerazione. Il prodotto preparato con succo di limone si conserva per pochi giorni in frigorifero. Prima

del confezionamento in barattoli di vetro sterilizzati o vaschette ermetiche, è necessario aggiungere altro olio e aceto.

Storia e tradizione

Le alici marinate fanno parte della cucina povera dei pescatori che con pochi ingredienti preparavano una prelibatezza. Il periodo di pesca va dal mese di marzo al mese di settembre, periodo in cui l’alice ha raggiunto la maturità sessuale e le dimensioni corporee fino ad un massimo di 20 cm. La cattura delle alici avviene nella maggior parte dei casi nelle ore notturne, con le tradizionali attrezzature di rete a circuizione (“lampara”) ed il traino pelagico (ovvero le reti trainate nella colonna d’acqua).

La tecnica di conservazione è molto antica e risale ai tempi dei Greci che ricorrevano alla marinatura del pesce per conservarlo a lungo. Anticamente, veniva utilizzato il sistema della salamoia con acqua marina, da cui il termine “marinata”. Nel tempo la tecnica

è stata affinata avvalendosi dell’aceto di vino bianco, spesso accompagnato da succo di limone che “cuoce” leggermente i filetti di pesce e carni. La marinatura richiede tempi diversi in relazione alla sua composizione: circa 12 ore se avviene in aceto, 3-4 ore per quella in limone, e circa 5-6 ore nel caso di un mix di entrambi, come vuole la ricetta classica. Il sale, invece, non va aggiunto quasi mai alla marinatura per le sue implicazioni osmotiche, in quanto provoca la fuoriuscita dei succhi dalle carni “cuocendole”. Tuttavia, l’aggiunta del sale può essere effettuata per allungare il periodo di conservazione delle alici in frigorifero.

Le alici sono un pesce azzurro ricchissimo in acidi grassi polinsaturi: ben il 33,6% del totale dei grassi.

CARNEVALE RODIANO 2023 – 48° EDIZIONE

Il carnevale a Rodi Garganico è giunge alla 48° esima edizione ed è tutto pronto per la sfilata dei carri allegorici, la cui preparazione è iniziata circa 3 mesi fa.

Durante il Carnevale sarà facile imbattersi in Agrumello, la maschera simbolo del Carnevale Rodiano ed il suo nome deriva dai prodotti tipici di Rodi Garganico: arance e limoni. Il buffo personaggio indossa un cappello a punta, un mantello e pantaloni corti.

Musica, balli e tanto sano divertimento.

IL 19 e il 21 febbraio sfilata di carri e gruppi mascherati per le strade cittadine. Inizio sfilate ore 16:00.

CHE COSA VA E NON VA NEL NOSTRO SISTEMA SCOLASTIC0

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Il sistema scolastico italiano visto da suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche

Le recenti dichiarazioni nelle quali le forze di opposizione e una parte dei sindacati si sono detti preoccupati che la scuola italiana non diventi discriminatoria e non contribuisca ad aumentare il divario già esistente fra le regioni del Nord e le regioni del Sud hanno attirato la mia attenzione. Facciamo chiarezza ricorrendo, come sempre, a dati oggettivi.

Il Sistema scolastico Italiano è già iniquo, come emerge chiaramente dalla fotografia Ocse-Pisa, semplicemente perché lo studente non è stato posto al centro. Risultato? Un sistema scolastico classista, regionalista e discriminatorio. Non solo la scuola non è più un ascensore sociale ma, peggio, rafforza le disparità e divide il Paese. Una fotografia che emerge chiaramente dal numero dei Neet. In termini assoluti, i giovani NEET in Italia sono 2.100.000 (pari al 23,7%, più dieci punti percentuali rispetto alla media Europa: siamo ai primi posti in Europa, anche la Grecia ha dati migliori), in aumento di 100 mila unità rispetto al 2019. Sono le regioni del Sud a presentare i dati più preoccupanti. Sicilia, Calabria e Campania superano abbondantemente la quota del 30%, seguite da Puglia, Molise, Basilicata, Sardegna, Lazio e Abruzzo con una quota tra il 20 e il 30%. E non è un caso, quanto la logica conseguenza di un pluralismo educativo minato in molte aree del Sud. In termini assoluti le Regioni del Nord contano il 37% di pluralismo educativo, contro il 4% – 5% di Campania, Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Ecco spiegato il motivo per il quale l’Italia arriva agli ultimi posti Ocse Pisa, con i primi posti conquistati dagli studenti della Lombardia e del Veneto e gli ultimi dagli studenti della Campania e della Sicilia. Dall’altra parte, Lombardia, Piemonte e Veneto, regioni che hanno attuato politiche scolastiche tese, attraverso il buono scuola o il voucher, a ridurre la discriminazione economica che impedisce alle famiglie di scegliere fra una scuola statale e una scuola paritaria, hanno salvaguardato il pluralismo (una media del 37% nel Nord, e una media del 4% -2% nel Sud), premessa essenziale per un sistema scolastico di qualità e per un orientamento a favore del successo formativo (la Lombardia e il Veneto arrivano ai primi posti Ocse-Pisa, mentre agli ultimi posti arrivano la Calabria, la Campania e la Sicilia).

Eppure gli studenti italiani costano: la spesa raggiunge ben 8.500-10.000 euro ciascuno, all’anno, di tasse dei cittadini. Per pura ideologia si è preferito spendere di più, mortificando le scuole paritarie che sono costrette a chiedere una retta a chi le frequenta. Chi sceglie la scuola paritaria paga due volte: la retta e le tasse per un servizio del quale non beneficia. Il trionfo dell’ingiustizia e dello spreco. Davanti alla crisi molte scuole paritarie non hanno retto e hanno chiuso i battenti: si sono persi, così, presidi di libertà che andavano tutelati, esattamente come fa la Regione Lombardia che interviene con la Dote Scuola sino a 2mila euro per le fasce economicamente più svantaggiate. In questo modo si spendono meglio i soldi pubblici delle tasse dei cittadini, si garantisce un sistema scolastico libero e pluralista, funziona meglio la scuola statale, si investe su un orientamento dei nostri giovani al mondo del lavoro. Invece no: abbiamo preferito, per ideologia e idiozia culturale, spendere di più e peggio, con i risultati che sono all’evidenza. La soluzione resta sempre la stessa: attraverso una compartecipazione dello Stato italiano, delle singole regioni, del privato, ottenere quel portafoglio di 5.500 euro pari al costo standard di sostenibilità di uno studente che potrebbe scegliere anche una scuola paritaria. Niente di più, niente di meno. Il covid ha chiarito che la scuola paritaria (quella dei poveri e degli ultimi) serve come la scuola statale per far ripartire il paese. In questo senso, l’appello ad un patto educativo globale deve passare, però, dall’impegno a contrastare l’attuale discriminazione economica ai danni delle classi sociali più deboli. Altrimenti tutti saremo complici e corresponsabili del tradimento dei giovani. Un segnale positivo giunge dalle recenti dichiarazioni del Ministro Valditara: “Più fondi anche per le scuole paritarie”.

Va da sé che il nostro sistema scolastico, oltre a tradire i giovani, tradisce anche chi è preposto alla loro formazione, culturale e umana: i docenti. Il loro reclutamento, la loro formazione e la loro retribuzione rappresentano la logica conseguenza di quanto sopra esposto, con il precariato a farla da padrone. E’ necessario liberarsi da interessi terzi. Saremo capaci, nelle aule del Parlamento, all’interno del Governo, nei tavoli tecnici di concertazione, nelle assemblee sindacali di compiere scelte coraggiose e credibili? Solo scelte, ripeto, coraggiose e credibili possono cambiare radicalmente la scuola italiana. E’ quindi chiaro che solo la garanzia del diritto allo studio per tutti gli studenti può portare alla vera svolta la scuola italiana. Ecco in sintesi i passi da compiere:

E’ urgente introdurre il censimento dei docenti e delle cattedre per incrociare realmente domanda e offerta. Saremo capaci di liberare la scuola dai poteri forti, ossia dalle logiche dei partiti e dei sindacati? Il Covid ce lo impone. Serve, inoltre, quel senso di giustizia che libera centinaia di docenti ingannati per decenni.

E’ evidente che il censimento renderà manifesto che i docenti, soprattutto meridionali, sono stati ingannati, lungo questi 20 anni, dalla politica che, in campagna elettorale, a turno, prometteva posti di lavoro per tutti i docenti, per la propria disciplina, a km zero dalla propria residenza, ignorando la realtà: 1.380Mila allievi si trovano in Lombardia, 671Mila in Veneto, 276Mila in Calabria, 570Mila in Puglia, 74Mila in Basilicata. La realtà ci obbliga a dire ai docenti meridionali, miei conterranei, che, per poter insegnare, non hanno alternative: debbono accettare una cattedra nel Nord senza scorciatoie (certificati di malattia, legge 104 e aspettative). Occorre prendere atto che, degli 8Mln di studenti, 1.380 mila sono in Lombardia e solo 267Mila in Calabria: è evidente che i docenti calabresi, pugliesi, campani, siciliani possono realizzare il loro sogno solo trasferendosi in Lombardia o in Veneto, con i dovuti distinguo naturalmente, oppure debbono cambiare mestiere. Mi metto nei panni di un pugliese: come potrebbe insegnare a Milano e poter pagare l’affitto sradicato dalla sua famiglia? L’unica via è garantire al docente che insegna nelle Regioni del Nord uno stipendio più alto, considerate le differenti economie delle Regioni, e quindi parametrato al costo della vita. Uno stipendio differenziato non solo tiene conto della storia economica di ogni Regione ma permetterebbe ai docenti meridionali di potersi spostare dove sono le cattedre, sostenuti da uno stipendio, senza dover ricorrere a scorciatoie e vivendo una precarietà indefinita. Chiaramente, con questa logica, si rimette al centro lo studente che non subirà più il disastro delle cattedre vuote. Trovo stucchevole denunciare i problemi per il solo gusto di farlo, senza voler intraprendere i percorsi più ovvi per ragioni ideologiche e spesso frutto davvero di tanta non conoscenza. Perché, alla proposta di stipendi differenti, si è lanciato l’allarme di dividere in due il Paese e di voler premiare i docenti settentrionali, a danno dei docenti meridionali, quando, con i numeri alla mano, la proposta va esattamente nella direzione opposta? E’ chiaro che la soluzione scomoda gli interessi terzi: la classe politica non potrà più fare le proprie campagne elettorali, promettendo posti di lavoro inesistenti a Km zero, e i sindacati non potranno più raccogliere una messe abbondante di tessere. Solo un’operazione verità consentirà di garantire ai nostri studenti il diritto di apprendere e di restituire dignità ai nostri docenti, ponendoli nelle condizioni economiche di poter insegnare dove ci sono le cattedre.

E’ urgente che siano avviati percorsi di abilitazione per i docenti che insegnano sia nelle scuole paritarie sia nelle statali e che si vedono trattati come docenti di serie B, “precari a tempo indefinito”. Docenti assunti sempre a tempo determinato in quanto non abilitati per un puro cavillo alla Azzeccagarbugli. Soffrono i docenti che, avendo un contratto a t.d., non possono neanche accendere un mutuo e soffrono le scuole paritarie che, non potendo assumerli a tempo indeterminato come vorrebbero, devono sostenere un costo economico maggiore e vedersi sotto la spada di Damocle del danno oltre la beffa. Il reclutamento e la valorizzazione del personale scolastico ponga le basi per costruire un nuovo modello di Scuola. Tutto ciò deve trovare forme concrete di realizzazione nei percorsi di formazione degli insegnanti, dalla formazione iniziale a quella in servizio, rendendo coerenti i diversi modelli formativi.

I passi da compiere sono sempre gli stessi, ossia quelli che andiamo indicando, da anni, sempre a partire dall’analisi dei dati. Mi chiedo: perché insistere con un sistema scolastico che fa acqua da tutte le parti? Perché bloccare una riforma che darebbe vita ai giovani, ai docenti, alle famiglie? Perché continuare a gongolarsi nella denuncia dei problemi della scuola senza avviare un reale cammino di riforma? Perché essere sudditi di una ideologia e non diventare attori di un’idea e di un progetto che libera e genera vita?

Mi fermo con le domande, potrei procedere all’infinito. La risposta è sempre la stessa: la scuola libera fa paura, perché è meglio dare l’illusione ai cittadini di essere liberi, piuttosto che lavorare perché la libertà del cittadino diventi realtà. Occorre che la politica, la società, il sindacato operino una scelta: o nani o giganti, o meschini o titani. (startmag)

I GIORNI DELLA MERLA 2023

Quando tempo fa non c’erano le previsioni meteo, ci si affidava ai proverbi o modi di dire che scandivano il passare del tempo.

La tradizione, infatti, vuole che il 29-30-31 di Gennaio, vengano ricordati come i “giorni della Merla”, ad indicare uno tra i periodi più freddi dell’inverno.

Ma da dove trae origine questa credenza, entrata oramai a far parte della vita di tutti noi? Molte sono le versioni che spiegano l’origine di questa leggenda, alcune simili altre assi diverse, ma che vedono in tutte un unico protagonista: una Merla. Noi ve ne raccontiamo la più conosciuta che nasce in tempi assai lontani, quando Gennaio non aveva ancora 31 giorni ma solo 28. Si narra che Gennaio fosse particolarmente scherzoso e un po’ invidioso, in particolar modo con una Merla, molto ammirata per il suo grande becco giallo e per le penne bianchissime.  Per questo Gennaio si divertiva a tormentarla; ogni volta infatti che ella usciva in cerca di cibo egli scatenava bufera di neve e vento. Stufa di tutto questo un giorno la Merla andò da Gennaio e gli chiese:” Amico mio potresti durare un po’ di meno?”. Ma Gennaio, orgoglioso come era rispose: “E no, carissima proprio non posso. Il calendario è quello che è, e a me sono toccati 28 giorni.”

A questa risposta la Merla decise di farsi furba e l’anno seguente fece una bella scorta di cibo che infilò nel suo nido così che rimase per tutti i 28 giorni al riparo senza bisogno di uscire. Trascorsi i 28 giorni, la Merla uscì e cominciò a prendere in giro Gennaio: “Eh caro mio, quest’anno sono stata proprio bene, sempre al calduccio, e tu non hai potuto farmi congelare il becco nemmeno un giorno.” Detto ciò Gennaio se la prese così tanto che andò dal fratello Febbraio, che vantava ben 31 giorni, e gli chiese in prestito 3 giorni.

Il fratello dubbioso domandò: “Cosa vuoi farne?” e Gennaio rispose: “Ho da vendicarmi di una Merla impertinente. Stai a vedere”.  E così Gennaio tornò sulla terra e scatenò una tremenda bufera di neve che durò per tutti i 3 giorni. La povera Merla, che era andata in giro a far provviste, per il forte vento non riuscì nemmeno a tornare al suo nido. Trovato il comignolo di un camino, vi si rifugiò in cerca di un po’ di tepore. Trascorsi quei freddissimi 3 giorni uscì dal comignolo sana e salva ma le sue candide penne erano diventate tutte nere a causa del fumo e della fuliggine. Da allora Gennaio ha sempre 31 giorni e i merli hanno sempre le piume nere.

Questa la leggenda e, tornando alle previsioni meteo che allora non esistevano, subito dopo il 29, il 30 e il 31 gennaio di ogni anno, ecco la Candelora con “A la Cann’lora, la v’rnata è sciuta for’”, quest’altro modo di dire che pian piano il freddo ci abbandonerà per far posto alla primavera.

EDITORIALE DELLA DOMENICA. SERVE UN PATTO DI SVILUPPO PER SAN NICANDRO

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Siamo all’inizio di un nuovo anno ed ancora nessuno avverte la necessità di una riflessione sulla tematica dello sviluppo locale. Poiché per raggiungere gli obiettivi devono passare alcuni anni, sarebbe opportuno occuparsene già da ora visto che è passato, purtroppo, già moltissimo tempo per cominciare a trovare soluzioni.

Ogni territorio può generare forme di ricchezza, basta solo avere la certezza di riconoscere al territorio la capacità di produrre un cambiamento verso una destinazione condivisa. È una tematica vasta ma quello che è indispensabile è il recupero della memoria e della identità del territorio, insomma una sfida culturale per orientare una nuova prospettiva. Ma come affrontare questa sfida? Occorre innanzitutto un patto per lo sviluppo locale che coinvolga le istituzioni, le forze sociali, le organizzazioni economiche per definire interventi finalizzati a valorizzare il territorio.

Quali allora gli ambiti di intervento? In tutta l’area esiste un grave problema di occupazione e, siccome almeno ad oggi, è impensabile che ci possano essere investimenti in loco da parte di imprenditori esterni, occorre puntare sul “prodotto culturale” che rappresenta una vera risorsa inimitabile e non trasferibile, né riproducibile in altri ambienti diversi dal contesto territoriale di San Nicandro.

Oltre l’agricoltura e alla intensificazione delle produzioni tipiche e della enogastronomia, occorre intervenire in ambito turistico con una offerta dei servizi turistici del territorio per renderlo definitivamente competitivo.

L’ambito più strategico è sicuramente quello della cultura, anche in relazione all’esigenza di una diversificazione di una proposta di turismo culturale tipica e differente da quella del resto del Gargano. Tale offerta può essere resa in tutti i mesi dell’anno a cominciare con i riti dei fuochi organizzati dalle chiese e dalle associazioni, l’organizzazione del tipico carnevale sannicandrese, la Passione vivente, la festa patronale, gli eventi dell’estate sannicandrese, la Fiera d’ottobre ed il Natale con le manifestazioni di “Aspettando Natale” e “Il villaggio di Babbo Natale” oltre che il ripristino del Presepe Vivente della Chiesa del Convento. A questi eventi aggiungerne (e ce ne sono) altri per ripristinare antiche usanze e tradizioni.

Ed inoltre, sempre sotto l’aspetto culturale, la conoscenza del territorio con Devia, Sant’Annea, il villaggio neolitico di Torre Mileto, il Museo storico etnografico e della Civiltà contadina e il Museo della transumanza (attualmente entrambi chiusi), edifici storici della cittadina, le chiese e la loro storiografia, castello, borgo antico, masserie fortificate. Dal punto di vista naturalistico la dolina carsica di Pozzatina, il Boscoso, Torre Mileto, le grotte e tanto altro ancora.

Insomma San Nicandro ha bisogno solo di una forte scossa culturale e di una programmazione che guardi al futuro. Il lavoro sicuramente è lungo ma se mai si comincia mai si arriva al traguardo.

Sarebbe auspicabile che per un patto di sviluppo per San Nicandro sia prima condiviso da tutti e poi, insieme a tutti gli attori in campo, si definisca un progetto di sviluppo pluriennale su cui lavorare per i prossimi anni.

Il Direttore

AL CARNEVALE DI APRICENA CRISTIANO MALGIOGLIO

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Tutto pronto per il “𝗖𝗮𝗿𝗻𝗲𝘃𝗮𝗹𝗲 𝗖𝗶𝘁𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗔𝗽𝗿𝗶𝗰𝗲𝗻𝗮”. Entusiasmo alle stelle mentre la citta si prepara al grande appuntamento del carnevale in programma il 19 e il 26 febbraio.

Grande parata dei carri, mascotte, artisti di strada, tanta buona musica, proposte enogastronomiche, tour culturali e due super ospiti: 𝐶𝑅𝐼𝑆𝑇A𝑁𝑂 𝑀𝐴𝐿𝐺𝐼𝑂𝐺𝐿𝐼𝑂 e…il secondo verrà svelato presto.

L’amministrazione comunale invita tutti a visitare la città di Apricena con 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗿𝗶𝗮𝗻𝗱𝗼𝗹𝗶 che vi aspetta.

UN MURALES PUGLIESE SELEZIONATO TRA I 100 NEL MONDO PER IL TITOLO “BEST STREET ART 2022”

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Dopo una selezione durata un anno, la community Street Art Cities ha individuato 100 murales in tutto il mondo che concorrono per il titolo di “Best Street Art of 2022 Awards”. Tra le opere italiane selezionate c’è anche “L’amore è più forte della morte”, realizzata dall’artista olandese Judith de Leeuw su un palazzo del quartiere Paolo VI di Taranto.

L’opera può essere votata fino al 31 gennaio scaricando l’app Street Art Cities.

L’amore è più forte della morte di JDL Street Art è stata realizzata nell’ambito del Progetto Trust: Taranto Regeneration Urban and Street che nel dicembre 2022, per la sua terza edizione, ha impreziosito la città di Taranto di altre undici nuove opere.

COMBUSTIBILI FOSSILI, OLTRE 2 MILIARDI I COSTI SANITARI IN ITALIA A CAUSA DELL’INQUINAMENTO

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Secondo un report elaborato da HEAL, ISDE e ReCommon In Europa nel 2019 2.821 decessi prematuri per inquinamento dal PM2,5, oltre 15mila casi di problemi respiratori in adulti e bambini, oltre 4.100 ricoveri ospedalieri. Di Ciaula (ISDE): «L’ossido di azoto che si produce con le centrali a gas aumenta la frequenza di asma, infarti, disturbi cerebrovascolari, alterazioni della gravidanza»

L’inquinamento dovuto alle centrali a gas costa caro alla salute ma anche alle tasche degli italiani. Secondo il report “False fix: the hidden health impacts of Europe’s fossil gas dependency” elaborato da HEAL, ISDE e ReCommon, l’Italia è il paese che ha pagato lo scotto maggiore con circa 2,1 miliardi di euro annui di costi sanitari, più o meno un quarto del totale europeo che ammonta a 8,7 miliardi. Un rischio sanitario molto alto e forse sottostimato dai governi che secondo i proponenti del rapporto dovrebbero rivedere le politiche energetiche.

Un danno, quello economico, a cui si aggiunge il forte impatto in termini di salute che coinvolge tutti i paesi europei. Nel 2019, l’inquinamento atmosferico dovuto alla combustione di gas fossili per la generazione di energia ha provocato 2.821 decessi prematuri per inquinamento dal PM2,5 nell’Unione europea e nel Regno Unito e cinque decessi postneonatali causati dal PM10. Questi decessi prematuri sono legati all’esposizione a lungo termine all’inquinamento causato dalle centrali elettriche a gas presenti. Sono stati inoltre registrati 38 decessi causati dell’esposizione a breve termine all’ozono derivante dagli impianti a gas.

Perché i combustibili fossili fanno male alla salute

«Tutto nasce da una scelta fatta compiuta 20 anni fa. All’epoca l’Italia decise di investire con convinzione sull’energia da fossili e da gas – spiega Agostino Di Ciaula, Presidente del Comitato Scientifico ISDE -. Nel febbraio 2002 fu varato il decreto sblocca centrali con un unico articolo che spianava la strada alla realizzazione di centrali elettriche, all’epoca alimentate a gas. Tra il 2002 e il 2006 sono stati realizzati e autorizzati 46 progetti, indipendentemente dal fabbisogno energetico delle regioni».

Le conseguenze sulla salute dei combustibili fossili preoccupano gli esperti. L’inquinamento atmosferico dovuto alla combustione di gas fossili contribuisce anche all’insorgenza o all’aggravamento di una serie di patologie. Nel 2019 sono stati registrati oltre 15mila casi di problemi respiratori in adulti e bambini, oltre 4.100 ricoveri ospedalieri e più di 5 milioni di giorni di produttività persi per malattia.

«Il falso presupposto è che il gas sia considerato il più verde tra i combustibili fossili – sottolinea Di Ciaula, che è anche medico internista presso la Medicina Interna universitaria “A.Murri” del Policlinico di Bari -. Inquina di meno ma non vuol dire che non inquina. Con il gas si produce poco particolato primario, ma non è l’unico inquinante. Bruciare gas significa produrre inquinanti gassosi altrettanto pericolosi: tra cui particolato (PM), biossido di azoto (NO2) e biossido di zolfo (SO2) che generano importanti conseguenze sanitarie sul breve periodo. In una stessa giornata se aumenta l’ossido di azoto aumenta la frequenza di asma, infarti, disturbi cerebrovascolari, alterazioni della gravidanza».

Gli effetti sulla salute dei bambini

I più esposti sono naturalmente i più fragili. Recenti studi hanno dimostrato che i più piccoli sono particolarmente vulnerabili ai rischi derivanti dall’inquinamento dell’aria, dato che i loro organi sono ancora in via di sviluppo. La loro salute può essere compromessa nelle fasi iniziali della vita o anche prima della nascita, con conseguenze permanenti.

Tra le conseguenze bronchite o sintomi di asma in bambini asmatici (solo nel 2019, 115.999 giorni per i sintomi di asma), casi di bronchite in bambini non asmatici (12.014) e nuovi casi di bronchite cronica negli adulti. «Anche nel lungo termine le conseguenze possono essere pesanti: pensiamo al cancro, ma anche altre patologie croniche, alle malattie cardiovascolari e metaboliche, al diabete, all’obesità. Bruciare gas alimenta tutto questo» spiega ancora Di Ciaula.

Le richieste delle ONG

Oggi le centrali a gas coprono la metà del fabbisogno elettrico del Paese e non si vede un cambiamento di strategia all’orizzonte. Alla fine del 2021, risultavano proposti 48 nuovi gruppi di generazione elettrica a gas, pari a 18,5 GW di potenza, che si aggiungerebbero ai 41 GW esistenti.

Le Ong sono molto preoccupate dalle mosse della Commissione europea, che ha incluso nuove infrastrutture per l’espansione del mercato del gas fossile nel pacchetto REPowerEU, al fine di affrontare la crisi energetica in atto.

Per Vlatka Matkovic, Senior Health and Energy Officer di HEAL, «gli effetti sulla salute e i costi derivanti dalla combustione di gas fossili sono stati enormemente sottostimati nei dibattiti pubblici e politici, ma non possono più essere ignorati».

Antonio Tricarico, campaigner e ricercatore di ReCommon, ha definito «inaccettabile che lo Stato italiano sia il principale azionista dell’azienda che inquina di più con le sue centrali a gas, il tutto a discapito della popolazione italiana. La revisione del Piano Nazionale per l’Energia e il Clima prevista quest’anno dovrebbe mirare ad adottare l’obiettivo di un sistema elettrico libero da fonti fossili entro il 2035 e sollecitare un’ordinata eliminazione del gas entro tale data». (sanitainformazione)

LETTERE AL DIRETTORE. SI PARLA ANCORA DI DONATO MANDUZIO

Un riferimento all’articolo “La singolare storia di Donato Manduzio” apparsa ieri su Civico 93, aggiungo, da fonte sicura, la seguente annotazione.

Dopo l’emanazione delle leggi razziali, il segretario politico “pro tempore” del fascio locale, Angelo Manduzio, fu interpellato dal segretario provinciale circa il presunto movimento ebraico esistente a San Nicandro.

Rispose che non si trattava di ebrei, ma semplicemente di un raggruppamento privato di persone che si radunavano in case di un tal Donato Manduzio per leggere la Bibbia.

In tal modo sviò il discorso evitando che si andasse incontro a spiacevoli conseguenze. D’altronde, non potevano essere chiamati ebrei perché non lo erano.

Infatti a San Nicandro, dopo la cosiddetta conversione venivano e, tutt’ora ancora oggi, vengono chiamati “sabatisti” per via del fatto che osservano il sabato come riposo festivo.

Gianni Manduzio

QUALCUNO SI RICORDA DEL PIANO URBANISTICO GENERALE DI SAN NICANDRO?

Ci sono problemi che si dimenticano e quelli che comunque qualcuno ricorda. Uno di questi ultimi è il PUG, il Piano Urbanistico Generale di San Nicandro Garganico.

Su questa vicenda sembra che si sia calato un velo e la maggior parte degli studi tecnici locali si lamentano di un problema per cui la cittadina sembra essere bloccata dal punto di vista urbanistico e di quello edilizio.

Si sa che l’istruttoria della Regione Puglia si è conclusa con l’attestazione di non compatibilità del PUG del nostro comune alla legge regionale e al DRAG. Da allora non si è saputo più niente. Anzi si sa che il PUG, poichè non è stato adeguato ai dettati della Regione, è prescritto e quindi si va avanti con il vecchio Piano di Fabbricazione.

A questo si aggiunge il PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) che sembra dovrebbe essere modificato per i numerosissimi vincoli sulla zona turistica di Torre Mileto e sulla zona artigianale comunale. Quindi occorre un suo immediato adeguamento o, forse, riprendere il PUG per non ripartire da zero.

Insomma un settore edilizio che soffre e che chiede certezze affinché possa ripartire

Questo strumento urbanistico, infatti, stabilisce le regole per la gestione del territorio e si ritiene possa essere il volano per lo sviluppo economico del nostro paese.

Ad esempio per lo sviluppo turistico di Torre Mileto sono necessari provvedimenti:

1-  RETE IDRICA E FOGNANTE, è impensabile che si sviluppi una attività turistica senza acqua corrente e senza un impianto di fogna. A tale proposito c’è già un impegno da parte dell’AqP i cui tecnici sono venuti a visionare i luoghi.

2-  PIANO DELLE COSTE, sembra già redatto ma che per motivi burocratici (VAS) non ancora presentato in Consiglio Comunale. Questo prevede percorsi ed insediamenti lungo la costa a partire dal confine con il comune di Lesina quello di Cagnano.

Insomma, forse sarebbe il caso di riparlarne perché nessun tipo di sviluppo ci potrà mai essere senza l’adozione di un proprio Piano Urbanistico Generale.

 

REGIONE PUGLIA E PIANI COMUNALI DELLE COSTE: ATTUARE LA LEGGE REGIONALE

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“È necessario fare una ricognizione sullo stato di attuazione della legge regionale 17/2015, che disciplina la tutela e l’uso della costa, con particolare riferimento all’approvazione da parte dei Comuni costieri pugliesi dei Piani Comunali delle Coste. È questo lo scopo della richiesta di audizione che ho depositato in Commissione Ambiente, sottoscritta anche dal consigliere delegato all’Urbanistica Stefano Lacatena, da sempre attento a questo tema”. Lo dichiara il capogruppo del M5S Marco Galante.

La legge regionale 17/2015 dispone che in caso di inadempienza dei Comuni la Giunta regionale, previa diffida a provvedere nel termine di sessanta giorni, si sostituisca agli stessi  per l’osservanza degli obblighi di legge, nominando un commissario ad acta, che adempia  alla redazione del Piano nel termine di centottanta giorni.

Nella richiesta si chiede di ascoltare gli assessori regionali al Demanio e all’Ambiente Raffaele Piemontese e Anna Grazia Maraschio; i dirigenti delle sezioni regionali Demanio e patrimonio e Autorizzazioni ambientali e un rappresentante di ANCI Puglia. L’obiettivo è sapere quanti e quali Comuni abbiano approvato il Piano Comunale delle Coste, quali e quanti comuni abbiano avviato la procedura prevista per la formazione dei PCC e lo stato di avanzamento della stessa; quante procedure per l’esercizio dei poteri sostitutivi siano state attivate e quali sono i Comuni in cui sono stati nominati Commissari ad acta; le principali criticità riscontrate dai comuni rispetto all’avvio e conclusione dei procedimenti di formazione dei PCC, soprattutto rispetto agli adempimenti di legge in materia di compatibilità ambientale (procedimenti di VAS e VINCA).

“I ritardi nell’approvazione dei PCC – spiegano Galante e Lacatena – determinano l’impossibilità di una gestione integrata della fascia demaniale marittima, così da provvedere alle necessarie azioni di recupero e rinaturalizzazione delle coste e garantire il corretto equilibrio fra la salvaguardia degli aspetti ambientali e paesaggistici del litorale pugliese, la libera fruizione e lo sviluppo delle attività turistico-ricreative. La pianificazione costiera è fondamentale anche in vista delle procedure di gara per il rilascio e il rinnovo delle concessioni demaniali marittime e per evitare abusi sul demanio marittimo. È importante assicurare l’adozione di questi importanti strumenti di pianificazione territoriale, per questo vogliamo capire a che punto sia l’attuazione della legge regionale”.