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IN PUGLIA IL DEPOSITO NAZIONALE DI SCORIE NUCLEARI

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Ecco svelato il segreto: in cambio di un pò di spiccioli pubblici, la promessa dei soliti posti di lavoro, nonché di una fermata del Frecciarossa a Lecce. Il 16 ottobre 2015 ho inviato al presidente della regione Puglia una richiesta di informazioni su eventuali trattative in corso da Palazzo Chigi, per l’ubicazione proprio nella regione levantina del cimitero unico di scorie radioattive del Belpaese. A tutt’oggi, il governatore Michele Emiliano non mi ha risposto. In democrazia contano le domande, mentre i silenzi istituzionali nascondono sempre qualcosa di indicibile. O no? La trasparenza amministrativa non è un optional, oppure un nebuloso favore, bensì un obbligo normativo a livello comunitario e nazionale.
In palese violazione della convenzione europea di Aarhus, ratificata dalla legge statale numero 108 del 2001 l’ineletto Matteo Renzi ha già deciso dove ubicare l’ennesima discarica nucleare. In Puglia, esattamente a confine di altre due regioni del Sud: Campania e Basilicata.
Gianni Lannes

SAN BIAGIO, L’ULTIMO FALO’ DELL’INVERNO

L’ultimo falò dell’inverno è quello di San Biagio, protettore dei malati di gola ma anche dei cardatori e filatori di lana, patrono dei suonatori di strumenti a fiato e delle coppie di fidanzati.
La Parrocchia omonima, per una consuetudine antica, festeggia il Santo tra devozione e tradizione: falò davanti alla chiesa, distribuzione ai fedeli del pane benedetto e dei ceci alla marina. Una parte del pane viene consumata dopo aver recitato alcune preghiere e la parte restante viene conservata per la famiglia, amici e parenti.
Al termine della messa pomeridiana, c’è il rito della benedizione della gola che il parroco dà appoggiando due candele benedette vicino al collo dei fedeli. E’ un momento coinvolgente a cui i sannicandresi non si sottraggono, soprattutto coloro che soffrono di disturbi legati al mal di gola e di coloro più esposti proprio alle malattie della gola.

LA CAPITANATA NEI RAPPORTI ARTISTICI TRA PUGLIA E DALMAZIA NEL MEDIOEVO

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“Crocevia Adriatico: la Capitanata nei rapporti artistici tra Puglia e Dalmazia nell’età medievale” è questo il tema della conferenza organizzata dal Centro di Ricerca e di Documentazione per la Storia della Capitanata, presieduto dal prof. Giuseppe Clemente. A parlarne sarà Emanuela Elba, dottore di ricerca in Storia dell’Arte comparata dei Paesi del Mediterraneo e Assessore alla Cultura a Putignano (Bari), sua città natale. L’incontro, patrocinato dal Comune di San Severo, si svolgerà presso la sala conferenze Biblioteca comunale “Minuziano”, in largo Sanità a San Severo, il 4 febbraio 2016, alle ore 18.
Un legame di forte reciprocità lega sin dall’antichità i territori adriatici, entro i confini di uno spazio circoscritto e riservato in cui il mare non funge da elemento di separazione, ma semmai da fattore di unione, rendendo i contatti più fluidi e dinamici. La conferenza intende approfondire il tema delle relazioni artistiche e culturali che collegarono in particolare la Puglia e la Dalmazia durante il Medioevo, portando l’attenzione su alcuni “itinerari di riflessione”, significativi per comprendere il ruolo del tutto privilegiato svolto, in tale contesto, dalla Capitanata, che fu vero e proprio crocevia degli spostamenti di mercanti, viandanti e pellegrini tra le due sponde. Prova decisiva dell’incidenza di questi rapporti è in ambito religioso la diffusione che ebbe in Dalmazia per tutto il Medioevo il culto dei santi Michele e Nicola, santi “d’oltremare”, che alla Puglia rinviano direttamente per la presenza dei principali luoghi di culto a loro dedicati.
Ma ad assicurare il radicamento della devozione dei due santi sul territorio, determinante fu soprattutto il ruolo dell’Ordine benedettino, principale veicolo propulsore della cultura e delle tradizioni liturgiche italo-meridionali. Sono le comunità monastiche sparse lungo tutto il litorale dalmata, specie quelle del basso Adriatico in costante contatto con i centri pugliesi #- in particolare quelli dell’area garganica – a promuovere la realizzazione di monumenti e imprese figurative che, nelle dedicazioni e nelle scelte iconografiche, diventano espressione di una precisa volontà auto-rappresentativa degli stessi committenti, il più delle volte appartenenti alle classi alte. Queste testimonianze, in qualche caso legate all’attività di maestranze itineranti, documentano la circolazione di modelli comuni, legittimando l’appartenenza dei territori del basso Adriatico a un’unica identità culturale, che travalica i confini geopolitici in una dimensione extraregionale.

CADUTA CORNICIONE IN VIA ANDRONICO, INTEREVENTI I VIGILI DEL FUOCO

Poteva succedere qualche incidente ma fortunatamente non c’ stato nessun pericolo per le persone. Poco fa, in Via Andronico, la parallela di Via Gramsci, un pezzo di cornicione si è staccato provocando fortunatamente solo tanto spavento. Immediato l’intervento dei Vigili del Fuoco che, con la Polizia Locale, e i reperibili del settore Manutenzione del Comune hanno transennato la parte interessata. E’ stata transennata anche una parte di Via Gramsci perché suscettibile di caduta cornicione. Insomma tanta paura senza nessun danno a persone e cose.

ABUSIVISMO, CONTINUA LIBERAZIONE AREE OCCUPATE IN CAPITANATA

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Continua con determinazione l’azione di liberazione di una vasta area (40 ettari) occupata abusivamente all’interno del SIC/ZPS Zone umide di Capitanata e del Parco nazionale del Gargano. L’occupazione abusiva dell’area rischiava di compromettere il principale obiettivo del progetto Life – Interventi di conservazione degli habitat delle zone umide costiere nel SIC Zone umide della Capitanata, finanziato con fondi comunitari, di cui la Regione è Soggetto beneficiario coordinatore, finalizzato alla ricostituzione dell’habitat Lagune Costiere su tale area. “L’importanza strategica delle zone umide per la conservazione della biodiversità attribuisce un valore aggiunto straordinario alla affermazione di legalità operata in questi giorni a Manfredonia”, dichiara l’Assessore alla Pianificazione Territoriale Anna Maria Curcuruto. “Recuperare tali aree e con esse i delicatissimi equilibri esistenti in questi ecosistemi acquatici consentirà infatti di tutelare gli habitat e garantire in tal modo la fruizione dei numerosi servizi ecosistemici da questi offerti al genere umano. Sono particolarmente fiera di poter condividere questa buona notizia”, conclude l’Assessore Curcuruto, “proprio oggi 2 febbraio, giornata mondiale delle zone umide – World Wetlands Day – e contribuire così alla tutela ed alla conoscenza di questi ecosistemi fondamentali per la popolazione, una preziosa risorsa sia in termini materiali sia culturali (di approvvigionamento di acqua e di cibo, di regolazione del clima e supporto alla vita, di senso di identità etc) che dovrebbe essere sempre tenuta ben in conto nelle decisioni di gestione e pianificazione del territorio”.

TEX WILLER: DALLE ORIGINI AD OGGI CON IL MAESTRI MARIO MILANO

Sabato 6 febbraio 2016, alle ore 18.30, presso l’Auditorium del MAT Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (FG), nell’ambito degli eventi legati alla mostra di fumetti “Segni e Sogni di Mario Milano” e programmati dall’assessore alla Cultura Celeste Iacovino e dallo staff del museo, si svolgerà un workshop con il fumettista Mario Milano sul tema ‘Tex Willer: dalle origini ad oggi. INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI.
L’incontro con l’autore, moderato dallo scrittore Enzo Verrengia, sarà l’occasione per ripercorrere le fasi più importanti del celebre personaggio scritto e creato da Gian Luigi Bonelli e disegnato per la prima volta da Aurelio Galleppini nel 1948. Saranno inoltre illustrate le suggestioni e le scelte tecniche utilizzate da Mario Milano nella realizzazione delle storie di Tex, uno dei più conosciuti personaggi a fumetti italiani di sempre. Infine il fumettista foggiano realizzerà dal vivo uno schizzo del personaggio bonelliano e potrà dedicare illustrazioni e cataloghi che sono in vendita presso il bookshop del MAT.

SAN NICANDRO: SOSPENSIONE DEI PAGAMENTI INVIATI DALLA SOGET?

Sembra si stia delineando una condotta da parte dell’amministrazione comunale che prevede la sospensione degli avvisi di pagamento inviati dalla Soget per i tributi comunali. Tale decisione sembra scaturire dalla innumerevoli irregolarità riscontrate circa il contenuto delle notifiche che continuano a creare tanti disagi ai contribuenti. Ecco che sembra si stia facendo largo l’idea di una sospensione dei termini per dare maggiore possibilità di controlli interni ed eliminare ulteriori problemi alla cittadinanza. Tale ipotesi, se condivisa, sarà operativa con ordinanza sindacale che potrebbe vedere la luce al più presto.

FUMO, DA OGGI VIA AI NUOVI DIVIETI: NIENTE SIGARETTE IN AUTO CON MINORI E IMMAGINI CHOC

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Da oggi arrivano grosse novità per i fumatori: dal divieto di fumare in auto in presenza di minori e donne in gravidanza fino alle immagini choc sui pacchetti, Sono soltanto alcuni tra i principali divieti e novità introdotti con il decreto di recepimento della direttiva Ue sul tabacco e che entreranno progressivamente in vigore a partire da domani, dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 18 gennaio scorso. Tra le misure, varate con l’obiettivo di determinare una stretta sul fumo e, soprattutto, di dissuadere i giovani da tale abitudine a rischio, vi è quella che prevede l’introduzione di immagini shock: sigarette, tabacco da arrotolare e tabacco per pipa ad acqua recheranno le nuove «avvertenze combinate» relative alla salute composte da testo, fotografie ed immagini forti e informazioni per dissuadere i consumatori. Inoltre, sulle confezioni sono vietati tutti gli elementi promozionali ed è «vietata la pubblicità di liquidi o ricariche per sigarette elettroniche contenenti nicotina che sia trasmessa all’interno di programmi rivolti ai minori e nei quindici minuti precedenti e successivi alla trasmissione degli stessi in televisione nella fascia oraria dalle 16 alle 19». Arriva anche lo stop al fumo in auto con minori e donne incinta. Tra gli altri divieti introdotti, ma non previsti dalla direttiva, quello di vendita ai minori di sigarette elettroniche con presenza di nicotina e il divieto di fumo nelle pertinenze esterne degli ospedali, oltre all’inasprimento delle sanzioni per la vendita ai minori fino alla revoca della licenza.

FARO DELLE TREMITI, LA PROSSIMA SETTIMANA SI ASSEGNA LA CONCESSIONE

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Tre aziende si contendono la concessione del faro dei San Domino alla Tremiti. La pima è la “Emi Holding”, la seconda è la “Floatel Gmdh”, l’ultima è di un imprenditore di San Benedetto del Tronto. Le tre società operano nel settore turistico e si presume che l’idea imprenditoriale sia quello di un albergo di lusso o di un resort esclusivo. La concessione cinquantennale da parte del Demanio sarà affidata ad una delle tre società quasi certamente la prossima settimana dopo aver vagliato le offerte arrivate. Insomma tutto lascia intravedere un futuro positivo ancora forte per le Isole Tremiti che potrebbe coinvolgere anche parte del nostro Gargano.

CHIUSURA DELL’IMPIANTO DISTRIBUZIONE CARBURANTI IP DI VIA TORRE MILETO

Disposta la chiusura immediata dell’impianto carburanti sito in viaTorre Mileto,11 ad insegna “API-IP” e la chiusura immediata del pubblico esercizio di cui all’autorizzazione amministrativa alla somministrazione di alimenti e bevande nonché dell’esercizio commerciale di cui all’autorizzazione amministrativa speciale per la vendita di tabacchi, giornali e riviste. Quali le motivazioni? Tutto sembra iniziato con un esposto in cui si denunciava che l’impianto era sprovvisto di servizi igienici per disabili oltre anche la mancanza del dispositivo self service per l’erogazione del carburante. Sia il titolare dell’impianto che il gestore, più volte invitati a produrre la documentazione amministrativa in loro possesso giustificativa del procedimento in essere e/o dell’attività di esercizio dell’impianto non hanno prodotto alcunchè. Pertanto l’impianto è stato ritenuto difforme difforme a quanto stabilito dalla normativa regionale.

ISTITUTO ALBERGHIERO A SAN NICANDRO, NULLA DI FATTO

“Il rocambolesco tentativo di portare, in fretta e furia, una sede staccata dell’alberghiero Michele Lecce di San Giovanni Rotondo a San Nicandro Garganico si è dimostrato una perdita di tempo e un’occasione mancata per il nostro territorio”. Così la dirigenza del Partito Democratico sannicandrese all’indomani della pubblicazione del Piano regionale di dimensionamento scolastico per l’a.s. 2016/2017, “nel quale San Nicandro non compare affatto – fanno sapere i democratici -non avendo la Provincia di Foggia preso in alcuna considerazione lo strafalcione sannicandrese.
Magra consolazione per noi dire che già a novembre avevamo avvertito, nel ritenere che la Giunta di San Nicandro, con il suo assessore alla pubblica istruzione Altieri, aveva adottato procedure del tutto fuori norma e irrituali, essendo peraltro materia di competenza dell’Amministrazione provinciale. Ancora una volta il nostro invito a rivedere la delibera di giunta n. 126/2015 e a ragionare sul tema con i giusti metodi è rimasto inascoltato.
Tuttavia – concludono da Pozzo Bove – non è mai troppo tardi per ravvedersi. E se proprio questi ‘valorosi’ volessero perseverare nella dis-amministrazione della nostra città, confermiamo la nostra proposta di convocare, entro la prossima primavera, un tavolo programmatico con le istituzioni scolastiche locali e l’Amministrazione provinciale, dal quale si concretizzi un documento politico di pianificazione dell’offerta formativa del nostro territorio, in una prospettiva più ampia e lungimirante possibile”.

Comunicato Stampa PD San Nicandro

IL SOGNO DI RENZO ARBORE: “RACCONTARE FOGGIA COME SE FOSSE MANHATTAN”

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L’intervista a Renzo Arbore è stata tra le cose più interessanti offerte dalla recente edizione 2015 di Raimen, la mostra-convegno con cui la Biblioteca Provinciale di Foggia, La magna Capitana, ha festeggiato i 60 anni della televisione in Italia, raccontando la storia del territorio provinciale attraverso i servizi ad esso dedicati dalle trasmissioni Rai. Non poteva esservi miglior testimonial per la riuscita iniziativa della istituzione culturale foggiana di Renzo Arbore, foggiano, e nello stesso tempo protagonista di una parte cospicua dei sessant’anni di vita della televisione. L’intervista ad Arbore era stata realizzata telefonicamente dall’ideatore e coordinatore di Raimen, Maurizio De Tullio, ed è stata proposta al pubblico nella versione sonora.

Lettere Meridiane l’ha trascritta e la propone ad amici e lettori, ringraziando il direttore della biblioteca, Franco Mercurio, e lo stesso De Tullio per averne concesso l’uso. È un documento parecchio interessante nel quale Arbore racconta se stesso, il suo rapporto con la televisione, e il suo rapporto con la città di Foggia. Buona lettura.

De Tullio: Abbiamo in linea il foggiano più famoso del mondo…

Arbore (ridendo): Ahahah, il foggiano più famoso del mondo è Umberto Giordano.

De Tullio: Allora il foggiano più famoso del mondo tra i viventi…

Arbore: Va bene, fra i viventi, allora, e speriamo che siano viventi a lungo.

De Tullio: Maestro Arbore, l’abbiamo invitata perché lei è di sicuro è uno dei rappresentanti più evidenti della creatività e dell’eccellenza foggiana, che in Rai, ha messo i piedi e le radici in senso buono, fin dalla metà degli anni Sessanta. In occasione di questo sessantesimo anniversario per cui la Biblioteca Provinciale di Foggia vuole ricordare i primi Sessant’anni di storia e di vita della televisione… Vuole raccontarci, il suo primo ricordo, il primo vagito di Renzo Arbore di quando mise piede in Rai, vincendo se non erro un concorso per conduttore?

Arbore: No, io ho fatto un concorso per maestro programmatore di musica leggera alla radio, cioè quelli che sceglievano i dischi alla radio. Poi il direttore della radio disse che in America spesso quelli che sceglievano i dischi erano anche presentatori dei dischi, e così diventai, il primo dj radiofonico, insieme a Boncompagni. Quindi abbiamo inventato questo mestiere radiofonico, lì abbiamo fatto naturalmente una gavetta straordinaria sia con programmi musicali, sia con programmi umoristici come Alto Gradimento, ma direi che ho cominciato conBand iera Gialla, primo rivoluzionario programma della radio che stava boccheggiando con l’avvento della televisione, sembrava destinata a morire. Poi ho fatto Per voi giovani e dopo è arrivatoAlto Gradimento che è il marchio più forte nella storia della radiofonia nazionale tutta, compresa le radio private, dopo I Quattro Moschettieri che ha rappresentato il più grande momento della radio negli anni trenta. Successivamente, un dirigente della televisione mi ha chiamato in Tv: si chiamava Mario Ducci e ho fatto Speciale per Voi. Era il 1969-70, poi un democristiano mi ha sostituito, perché è entrata la politica, ed è finito questo Speciale per voi che è stato un programma straordinario. Ancora oggi lo si vede, in bianco e nero. In questa trasmissione ho lanciato artisti straordinari come Battisti, Nada, l’Equipe 84, e tanti altri personaggi, tutta l’era beat.

Alla fine, per sintetizzare se no parlo troppo di me, ho fatto 15 format, perché è vero che tutti parlano e ricordano Quelli della Notte e Indietro Tutta, però, i 60 anni della Radio li ho celebrati nel 1984, e quest’anno sono stati ricordati su Rai Uno con 14 milioni di spettatori, poi ho fatto il programma Aspettando Sanremo con Lino Banfi e Michele Mirabella, poi ho fatto Telepatria International, quando di patria non si parlava più, poi ho fatto L’altra domenica, ho fatto  Doc, con Gege Telesforo e Monica Nannini – quattrocento puntate che giacciono negli archivi della Rai – fino all’ultima trasmissione, nel 2005, Meno siamo e meglio stiamo. E adesso mi sto divertendo molto con il web, RenzoArboreChannel.Tv, si può vedere anche adesso, lo stiamo aggiornando, è un canale con il quale mi sto divertendo ad andare avanti nella storia della televisione.

De Tullio: Questa è una novità… mi ero perso questa pagina di Renzo Arbore.

E questa è una pagina importante, perché io sono stato il primo ad affacciarmi al web, ed andare in streaming in tutto il mondo. L’ho fatto all’epoca solo per avere una priorità, poi non ci ho lavorato più. Adesso sto ricominciando a lavorarci. Facciamo delle trasmissioni anche con quelli di Repubblica, del Webnotte, anche da casa mia, perché io vado in onda regolarmente da casa mia dove ho attrezzato uno studio televisivo. Ho un pubblico che va dalle 50.000 alle 100.000 persone quando metto delle cose nuove, interessanti. Stiamo aggiornando il repertorio, vedremo dove andremo a finire, ma io sono convinti che  è proprio il web il futuro della televisione.

De Tullio: Tutto questi lungo elenco che ci ha fatto Arbore, lo dico adesso ai nostri amici presenti nell’Auditorium della Biblioteca, sta a significare una cosa importante. Arbore ha un pregio, una caratteristica che pochi hanno in Italia. Ogni volta che ha avuto un’idea per una trasmissione radiofonica, o televisiva, o un’idea cinematografica, questo tipo di idea è stata sempre di una assoluta originalità, ma molto raramente, se non mai, Arbore si è ripetuto nel fare una trasmissione. Sbaglio?

Arbore: Io ho fatto sempre una radio e una tv d’autore. E una volta che ho detto la mia, così come si fa nel cinema, ho finito lì, non mi sono ripetuto. Ho fatto Quelli della Notte, erano 45 puntate, ho avuto un successo straordinario, tanto da farne un marchio importantissimo nella storia della televisione, come Lascia o raddoppia. Sono proprio marchi, quelli veri, importanti, nella storia della televisione, sono stati Lascia o Raddoppia e Quelli della Notte, che ancora io perseguo quando faccio i miei concerti con l’Orchestra Italiana come adesso. Però questa roba, quando l’hai fatta, quando hai avuto successo, basta… È come un film. Io ho fatto due film con Benigni, due film che sono diventati cult. Una volta detta la mia con uno e l’altro, non ne ho fatti più… Anche se devo dire che avevo in testa un’altra idea, formidabile, che riguarda Foggia. Si chiamavaFoggiattan dove io paragonavo questa provincia che è Foggia, e che io ho vissuto in anni, belli per me alla Manhattan di Woody Allen. È una vecchia idea che mi ronzava nella testa, volevo dimostrare che in piccolo, tutte le città, anche quelle di provincia, sono in fondo una versione ristretta di una realtà dilatata come quella di New York. Anche a Foggia abbiamo come nella Manhattan di Woody Allen, il Palazzetto dello Sport, il Palazzetto dell’Arte, la Villa Comunale i Cavalli Stalloni, e personaggi come l’avaro, il tirchio, la bella ragazza giovane che ci faceva innamorare tutti. Insomma tutta una meraviglia di cose del passato, che prima o poi scriverò in un libro autobiografico, che sarà naturalmente importante anche per la nostra città.

De Tullio: Adesso devo chiederle di fare mente locale su una data. Lei si ricorda cosa faceva il 7 luglio del 1970?

Arbore: …Facevo Alto Gradimento…

De Tullio: Esatto, cominciava su Radio2, che all’epoca si chiama ancora “Secondo programma” quella mitica trasmissione radiofonica che è stata Alto Gradimento, però quello che forse molti nel nostro pubblico non sanno è che di quella famosa banda quattro, perché eravate quattro matti  – lei, Boncompagni, Bracardi e Marenco -, il cinquanta cento era foggiano, perché sia lei che Marenco siete di Foggia.

Arbore: È vero, Marengo è nato a Foggia, poi è andato a Bari, poi a Napoli, ma ce l’ha la cultura pugliese incorporata, che è quella dell’infanzia e dell’adolescenza. Il padre era colonnello, da ragazzo ha vissuto in Puglia, per poi trasferirsi a Napoli e poi ancora a Roma.

De Tullio: Lei sa che una volta Fellini disse di Marengo che era troppo intelligente per essere un vero attore?

Arbore: Certo, io ho assistito al provino che ha fatto Fellini a Marenco. Ce l’ho registrato e lo trasmetterò suRenzoArboreChannel.Tv. Non solo, Fellini mi chiamava per sapere come doveva trattare Marenco, e quando gli dissi che era difficilissimo, il giorno dopo mi telefonò e disse: non ce la faccio, non riesco perché Marenco è un cavallo pazzo, però è il più geniale comico di tutti i tempi. Quello che abbiamo fatto con Mario è assolutamente irripetibile, è totalmente irrazionale, non c’è paragone tra come sta avanti lui – il Marenco del passato perché adesso è un po’ in sonno – e gli altri umoristi. La sua comicità è una cosa del tutto all’avanguardia, è intelligentissima, non è parodistica, è totalmente un’altra cosa, surreale.

De Tullio: Avete in comune anche la passione per il design, lui come architetto, lei come produttore di una linea di mobili che sembra vada forte in Estremo Oriente…

Arbore: Marenco è un grande designer che ha inventato delle cose fondamentali, come il divano Marenco, che è stato uno dei più venditi al mondo, per essere poi copiato dagli altri. È un divano fatto soltanto da cuscini, rigidi, curiosi. Poi ha inventato molte altre cose. Io ho la passione del design, colleziono tutto ciò che è decò, design, e ho creato una linea di mobili che si chiama Miami Swing Renzo Arbore.

De Tullio: Arbore lei ha cominciato a lavorare in Rai quando c’era Bernabei, e poi ha lavorato con altri direttori…

Arbore:  Beh sì, ho visto passare almeno una ventina di direttori generali.

De Tullio: Però Bernabei ha avuto il pregio cdi puntare su una televisione di qualità. Ricordo che in quella stagione sono nati degli sceneggiati di straordinaria qualità. 

Arbore: Non mi piace lodare il passato perché mi sento proiettato nel futuro, però bisogna dire onestamente che prima che ci fosse la dittatura dell’auditel, la televisione era migliore, perché quelli che facevano televisione, si sforzavano di farla di buona fattura. È come in un ristorante, i prodotti erano migliori. Ci si metteva più cura, più attenzione. Forse la televisione di allora era più elitaria, meno popolare. Prendiamo i programmi di Antonello Falqui, non voglio parlare dei miei… ma programmi come Studio Uno con Mina e Lelio Luttazzi, quella roba lì era fatta con un criterio che era quello di cercare di fare vedere agli italiani che il bello esiste, che si può fare una bella televisione. Oppure cercare di far capire che la musica non è soltanto quella zum zum zum ma esistono anche Gershwin o Cole Porter. Insomma era fatta con un criterio vagamente artistico.

De Tullio: Arbore, non mi ha ancora chiesto niente di Foggia…

Arbore: La situazione attuale? La conosco poco, ma veramente i miei amici di Foggia, inutile citarli tutti perché se poi dimentico qualcuno potrebbe offendersi, mi ragguagliano settimanalmente su quello che succede. Foggia è una città sofferente. Non è un momento splendido per Foggia. Però devo dire che sento tutti lamentarsi, poi quando vengo la trovo in verità abbellita, pacifica. Però naturalmente è l’impressione di chi sta lontano e torna di tanto in tanto. Credo che bisognerebbe riprendere il problema del Gino Lisa, perché non può essere che non abbiamo un aeroporto civile dove far sbarcare tutti quelli che vanno a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, i turisti che vogliono scoprire la bellezza della Foresta Umbra o della provincia, perché la Capitanata è una delle province più belle d’Italia, Ci sono tanti problemi sulla piazza da molti anni…

Poi ci sono tanti foggiani che si stanno distinguendo approfittando del fatto che tutta la Puglia si è svegliata molto diventando una meta prediletta dagli italiani. Io sono pugliese, anche se parte della mia cultura è napoletana, io sono pugliese e quando vado in giro sento lodarne il cibo, la bellezza… Margherita di Savoia, il Gargano, Peschici tutte le cose della nostra cultura andrebbero valorizzate. Spero che soprattutto le giovani generazioni si decidano a riscoprirle ed a rivenderle, in senso buono.

De Tullio: Maestro Arbore, stiamo per chiudere, vuole fare un saluto ai suoi concittadini e poi alla Provincia?…

Arbore : Beh un saluto a tutta la provincia, che è vastissima e poi è fatta da tanti paesi che mi stanno nel cuore, da Pietra Montecorvino, alla quale io ho intitolato una cantante, fino a Mattinata, che mi ha dato una cittadinanza onoraria che non riesco più a trovare perché proprio quel giorno successe una tragedia internazionale… Naturalmente mi stanno portando tante provviste dalla nostra terra, che conservo nei miei frigoriferi: dai torcinelli, alla cartellate appena comprate che non ho ancora surgelato, e poi i men’l att’rrt  e tutti gli altri dolci di Natale, che mangerò con l’aiuto del vincotto che non ho mangiato il giorno dei morti perché nessuno mi ha preparato u gran cutt. Ma adesso cercherò di recuperare il tempo perduto e me lo farò preparare da amici foggiani che ho qui a Roma e così nessun morto si offenderà perché li onorerò mangiando u gran cutt.

De Tullio: La saluto porgendole anche il saluto di due personaggi che in questi giorni saranno con noi, Tony Santagata e Ferruccio Castronuovo…

Arbore: Con Tony Santagata, al secolo Antonio Morese, siamo andati a scuola insieme al Liceo Vincenzo Lanza a Foggia. Ferruccio è stato per un certo tempo il mio regista abbiamo fatto delle cose interessanti…

LA MAFIA FOGGIANA E’ LA PIU’ CATTIVA D’ITALIA

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Si ripropone l’articolo del quotidiano “La Stampa” di ieri 31 gennaio in cui si fotografa nettamente la questione della criminalità nazionale e come a Foggia la mafia è tra le più cattiva d’Italia.

I dati della polizia confermano: Foggia è tra le emergenze principali. Spaccio di droga e racket costituiscono le maggiori fonti di guadagno. Gli agguati. La Scientifica in località Molinella (tra Vieste e Peschici Gargano), dove lo scorso 30 è stato ammazzato un pregiudicato. A Vieste il 26 gennaio 2015 è stato ucciso il boss Angelo Notarangelo. La Società foggiana è capace di farti del male da vivo e da morto. Prima soffocandoti l’esistenza, poi uccidendoti e sfigurando il tuo cadavere con il colpo di grazia consegnato a un fucile a pallettoni. Non è sufficiente farti fuori è importante umiliarti. La Società foggiana non ha il giro d’affari di Cosa nostra, della ’ndrangheta e della camorra, ma tra tutte e quattro oggi è la mafia più cattiva. E per quanto si tratti di uno spaccato finito fuori dai radar della comunicazione tradizionale, sono le statistiche della polizia di Stato a imporre la fotografia di un mondo vicino al collasso, che precipita Foggia in testa alle classifiche delle emergenze criminali. Il punto è che nel foggiano si spara. E lo si fa ogni giorno. Da settembre a oggi, con picchi in novembre e dicembre, ci sono stati quattro omicidi e otto tentati omicidi. E dieci bombe sono esplose davanti ai negozi. Punizioni per chi non paga il pizzo. O anche avvertimenti per esercizi commerciali vicini: se non ti pieghi salti per aria anche tu.  «Quello che succede qui è inimmaginabile, eppure nessuno ne parla, come se nei duecento chilometri di strade tra Foggia e il Gargano esistessero solo Padre Pio, gli ulivi, la mozzarella buona e il mare azzurro», dice il questore Piernicola Silvis. In effetti non c’è nulla di religioso nella Società foggiana, nemmeno i rituali di affiliazione. Niente santini bruciati, niente sangue scambiato, niente che possa lasciare traccia. Solo un patto definitivo, spesso di tipo familiare, che neppure la morte è in grado di sciogliere. «Lo spaccio della droga e il racket sono le principali fonti di guadagno. Soprattutto il racket. Secondo i nostri calcoli l’80% dei commercianti foggiani paga il pizzo. Ma praticamente nessuno lo denuncia». Otto negozi su dieci. Cioè tutti. «Omertà, paura, disabitudine alla legalità. Tanto che con la procura stiamo cercando di trovare un modo per accusare di concorso esterno i commercianti che non denunciano il racket. Loro e gli imprenditori edili. Perché qui ogni volta che si apre un cantiere la richiesta di pizzo è automatica». Peccato che il concorso esterno sia pieno di fragilità legali in generale, figuriamoci in questo caso. Ma Silvis insiste. «Io sono foggiano e i miei concittadini li conosco bene. Sono testardi. E l’unico modo per convincerli a collaborare è essere decisi». Un tentativo di mettergli più paura della mafia. La mafia, però, di paura ne fa tanta.

Le richieste di denaro. Giovanna Parlante, titolare di una pizzeria in via Corso, riduce al minimo le parole perché le considera una trappola. Ma quelle che usa fanno male. E’ una donna solida, pratica, che pochi anni fa ha sconfitto un tumore al cervello. Un miracolo. Che con la Società foggiana non le è riuscito. La sua pizza al taglio era una meraviglia (lo è ancora). Centinaia di clienti. Ottimi prezzi e ottimi affari. Poi è arrivata la mafia. «Mi hanno imposto di comprare la mozzarella da loro». Lei lo ha fatto. Solo che la mozzarella faceva schifo. E la pizza peggio. Si è ribellata. E’ cominciato il calvario. Le hanno bruciato la macchina. E poi hanno cercato di entrarle in casa. Ha dovuto mettere le telecamere per proteggersi. Quindi ha chiamato la Fondazione antiracket di Tano Grasso. Lei dice: «Ho voglia di mollare tutto». Tano, che adesso è nel negozio di via Corso, risponde: «Non lo fare. Ti organizzo una pizzata con un sacco di gente. Prefetto, questore, autorità, chiunque. Fuori ci sarà la fila. La tua è una miniera d’oro». Ne ha fatte centinaia di operazioni di questo tipo. Normalmente funzionano. Anche per la criminalità è più facile sfruttare chi non si ribella, chi non chiede aiuto a carabinieri e polizia, chi rimane con le spalle al muro. «Insieme vinciamo», insiste Tano. Insieme vinciamo. Giovanna fatica a crederci.

La legalità del noi contrapposta alla legalità dell’io, per stare a un’espressione coniata dal sostituto procuratore Giuseppe Gatti della Dda di Bari. Un’idea che fatica a diventare progetto. Giovanna fissa il pavimento quasi volesse aggrapparsi a un punto invisibile per non svenire. Dov’è questo insieme? Da chi è formato? Quanto è forte? Per lei è difficile da capire. «In strada la gente mi insulta. Mi gridano “infamona”. Molti clienti non vengono più. E anche l’assistente del dentista, che prima era tutta sorrisi, ora neanche mi saluta». La mafia ha un dentro e un fuori. E’ questo che la caratterizza. Il dentro è la violenza eletta a sistema, il fuori è l’appoggio di pezzi di società che ti fanno il vuoto attorno. Intanto l’antiracket ha fatto avere a Giovanna una macchina nuova. «E’ vero, li ringrazio. Ma me la riempiono di sputi», dice lei con la voce che si fa sempre più lontana. «Non mollare», le dice Tano. «Non mollo», dice Giovanna, ma l’angoscia le esce a ondate. Ed è come se adesso il suo corpo non avesse né muscoli né sangue. Il figlio la prende tra le braccia. «Dai mamma». Ci si arriva in cima a questa salita? La Federazione antiracket a Foggia ha aperto appena un anno fa, grazie all’iniziativa di Cristina Cucci, che oggi ne è la presidente. «Siamo in 15. Ma spero che presto si associno altri 10 commercianti». Piccoli numeri in una città di 160 mila abitanti. Cristina, che ha 35 anni e un viso gentile, vagamente francese, si è rivolta ai carabinieri nel 2013. Aveva un negozio per organizzare eventi e matrimoni quando ha ricevuto una telefonata. «La voce di un uomo mi chiedeva duemila euro al mese. Io e mio marito abbiamo deciso di rivolgerci alle forze dell’ordine. Un maresciallo dei carabinieri mi ha dato assistenza. E’ stato bravo. Mi sono sentita protetta. In poco tempo hanno arrestato un ragazzo che non faceva parte della Società, ma io ho deciso che mi dovevo impegnare, per abbattere questo muro di omertà che sembra impenetrabile». Il suo negozio è ancora aperto. La legalità del noi? «La legalità del noi». Un concetto che fatica a trovare cittadinanza anche nel cuore delle istituzioni. Il comune di Foggia, per esempio, non si è costituito parte civile nel processo «Corona», nato dall’arresto (nel luglio del 2013) di 24 presunti mafiosi. Quando Tano Grasso ne ha chiesto ragione il sindaco – incidentalmente di centrodestra – lo ha attaccato frontalmente. Sostenendo che Grasso non si doveva permettere e che la mancata costituzione di parte civile era dipesa solo da un errore burocratico. Solo. Nemmeno le opposizioni hanno fiatato sulla questione. Dettagli, forse.

La mappa criminale. Schematicamente la mappa del crimine organizzato nel foggiano si può riassumere così: da un lato la mafia del Gargano, dall’altro quella di Foggia, San Severo e Cerignola. Antonio Basilicata, comandante provinciale dei carabinieri, spiega le differenze: «La criminalità garganica è a struttura familiare e fa riferimento alla ’ndrangheta. La mafia foggiana, che si estende anche a San Severo, è costituita da batterie che fanno capo a un vertice, poi c’è un consorzio di capi stile camorra napoletana. La criminalità cerignolana si occupa prevalentemente di rapine e traffico di droga». Ognuno ha il suo ruolo, ognuno il suo mercato. Cerignola, 55 mila abitanti, è una sorta di capitale europea della rapina in grande stile, con una predilezione per gli assalti ai caveau e ai furgoni blindati. Una specialità della casa esportata in tutta Italia, da Milano ad Ancona, ma anche fuori dai confini. Professionisti senza scrupoli, aggressivi e violenti. Il loro colpo più noto è quello del 25 giugno 2014. Un’azione militare non andata a buon fine. Arrivarono a Foggia e bloccarono diciannove strade che circondavano il caveau dell’istituto di vigilanza N. P. Service. Diedero alle fiamme diciannove camion creando un gigantesco cerchio di fuoco attorno all’obiettivo e paralizzando la città. Poi, con una ruspa, cercarono di abbattere l’edificio. Sbagliarono mira e non trovarono il caveau. Era mezzanotte, arrivò la polizia. Ci furono una sparatoria e una fuga, che si è conclusa solo due giorni fa, quando gli uomini della polizia hanno messo in galera i 12 componenti della banda. «Cerignola è come Corleone o Casal di Principe. Ma c’è qualcuno che lo sa?», si chiede Piernicola Silvis. «Ogni giorno sul nostro mattinale finisce almeno una rapina compiuta da loro».

Il caso Foggia. La Società foggiana domina in città e a San Severo grazie a una sorta di federazione divisa in tre batterie che fanno capo alle famiglie Moretti-Pellegrino, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Tolonese. E’ gente abituata a uccidere e a prendere ciò che vuole, impegnata in questi giorni in una nuova guerra territoriale, la settima, che ha come traguardo la saldatura tra la Società e la mafia garganica. Per raggiungere l’obiettivo è più facile spararsi che mettersi attorno a un tavolo. L’ultima vittima è stata, sette giorni fa, il 47enne Rocco Dedda, che gli inquirenti considerano vicino al clan Sinesi-Francavilla. Lo hanno aspettato nel giardino di casa. E lo hanno finito con quattro colpi tra il petto e l’addome. Erano le tre del pomeriggio. E’ una catena di morte senza fine. Perché l’omicidio chiama vendetta.

La mafia garganica. L’ultima parte del problema: il Gargano. Qui lo scontro è tra le famiglie Romito e li Bergolis. L’affare è quello del turismo. Perché su una delle coste più belle d’Europa arrivano ogni anno due milioni di turisti. Il taglieggiamento ai villaggi e agli alberghi è costante. Chi non paga si ritrova la piscina piena di nafta, i cani ammazzati davanti alle scale o i cancelli abbattuti a colpi di furgoncini che perdono casualmente il controllo. Eppure proprio nel Gargano l’antiracket ha prodotto i suoi frutti migliori. Ventisei commercianti si sono messi assieme e si sono costituiti parte civile in due processi successivi. In aula c’erano le vittime. Ma tra i banchi c’erano anche loro. «Un messaggio che i mafiosi capiscono bene», dice Vittoria Vescere, presidente del Fai di Vieste. «Più occupiamo spazio noi, meno ne resta per loro. E’ una scelta che dobbiamo ai nostri figli». Un pezzo di Gargano si ribella, Foggia ancora no. In dieci anni la procura non ha potuto contare su un solo pentito. A differenza di quello che è successo a Bari, dove negli ultimi due anni i pentiti sono stati 15. «La nostra storia non è la nostra legge», dicevano gli illuministi. Solo che Foggia non lo sa.

CONCORSO MUSICALE INDETTO DALL’ASSOCIAZIONE “PROSPETTIVE ARTISTICHE”

L’Associazione Culturale “Prospettive Artistiche” ha indetto il 7° 7° Concorso nazionale per giovani musicisti

ERATAI che ha come scopo la diffusione della cultura musicale e la valorizzazione dei giovani più meritevoli. Il concorso si svolgerà dal 13 al 17 aprile 2017 a San Giovanni Rotondo presso l’Hotel Villa San Pietro ed è aperti a tutti i giovani musicisti di ambo i sessi italiani e stranieri residenti in Italia con permesso di soggiorno o frequentanti un istituto pubblico o privato italiano. Per qualsiasi informazioni collegarsi con il sito facebook dell’associazione per meglio consultare il regolamento, le sezioni e le categorie e i relativi premi oppure telefonare al n° 328/3595844

DOMANI LA CANN’LORA, LA ‘V’RNATA E’ SCIUTA FOR’

Ecco un’altra festività ed un altro evento della nostra tradizione orale dopo quella dei “giorni della merla”. La Candelora ricorda il rito di purificazione che la Vergine Maria seguì dopo aver dato alla luce Gesù Cristo, in conformità con la legge mosaica.

La tradizione sannicandrese usa recitare la seguente filastrocca: “A la Cannelora la ‘vernata è sciuta for!”  Ha rspòst la vècchia arraiata: “N’iè luer e n’iè vrtà: svu sta cchiù scur, quann càln i mttur, svu sta chiù ‘ss’curat, quann la fìcura iè mmaturata! Ha ditt’ la vecchia arraijata quann ìscurisc la vucac ,e s vu iess chiju s’ cur’ quann scegn’n li mt’tur!!

Che significa tutto questo? Secondo alcuni, questo proverbio sta ad indicare che se il giorno della Candelora si avrà bel tempo, si dovranno aspettare parecchie settimane ancora perché l’inverno finisca e giunga la primavera. Se, invece, lo stesso giorno sarà brutto tempo, allora la bella stagione è ormai vicina.

Secondo altri, invece, la Candelora segna per lo più, la fine dell’inverno; ma se il 2 febbraio è cattivo tempo l’inverno durerà almeno un altro mese ancora.

LA PRO LOCO: “RIAPPROPRIAMOCI DEL NOSTRO CARNEVALE”

Questo l’invito dell’Associazione Pro Loco di San Nicandro per l’evento carnevalesco di quest’anno. Infatti, invita tutta la cittadinanza a partecipare al “Concorso Maschere piu’…”. A giudizio insindacabile della Pro Loco, saranno premiate le seguenti maschere: Pastore e Pacchiana (adulti e bambini), Coppie (maschere più spiritose), Singoli (originalità), Ragazzi (per fasce di età:1-5 anni, 6-10 anni), Gruppi (creatività), Giovanissimi 60 anni ed oltre (perseveranza), Maschera libera. La premiazione avverrà a “Carnevaletto” presso la sede della Pro Loco. La manifestazione si avvale del patrocinio del Comune di San Nicandro con l’Assessorato alla Cultura di Valentino Altieri.

RUOLO, ORGANIZZAZIONE E OBIETTIVI DELL’AGROALIMENTARE PUGLIESE

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Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 della Regione Puglia, formalmente adottato dalla Commissione Europea il 24 novembre 2015, delinea le priorità per l’utilizzo di 1.637.880.991,74 di euro di finanziamento pubblico, dei quali 991 milioni di euro a valere sul bilancio UE e 647 milioni di euro di cofinanziamento nazionale (Stato e Regione) ed è in grado di generare investimenti per oltre 2,1 miliardi di euro. Il PSR della Puglia finanzierà azioni nell’ambito di tutte le sei priorità dello sviluppo rurale, con particolare attenzione alla preservazione, ripristino e valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura, nonché al potenziamento della competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme della redditività delle aziende agricole. Per garantire, comunque, il rilancio del settore agricolo, assicurando un equo reddito ai nostri produttori, occorre necessariamente definire il ruolo, l’organizzazione e gli obiettivi dell’agroalimentare pugliese. Numerose le sfide con le quali dovrà cimentarsi l’agroalimentare pugliese dei prossimi anni: produttività, sostenibilità economica, ambientale e sociale, innovazione, reti e territori, ricambio generazionale, nuovi modelli di organizzazione economica dei produttori sia nella fase primaria che in quella di trasformazione dei prodotti agricoli, internazionalizzazione, utilizzazione delle bioenergie rinnovabili, diversificazione in attività non agricole e accesso al credito.

I prodotti della nostra agricoltura sono espressione di un patrimonio di conoscenze, di una cultura millenaria radicata nei territori, che appartiene a tutta la filiera produttiva; poi però essi devono trovare le “strade” del mondo per far conoscere e apprezzare il “Made in Puglia”. Per fare questo dobbiamo necessariamente modernizzare la nostra agricoltura e le nostre filiere. I mercati globali si presidiano con la competitività, passando anche attraverso l’innovazione che migliora i processi, i prodotti e, in ultima analisi, la redditività degli operatori. Per questo dobbiamo puntare sulle imprese, sia singole che associate, che abbiano una valenza economica, che siano in grado di stare sul mercato perché, solo incrementando la loro attività e quindi in prima battuta la produzione e la produttività, si potrà conseguire l’obiettivo di favorire uno sviluppo del settore che garantisca crescita ed occupazione a vantaggio di tutti e che allo stesso tempo sia sostenibile. In tale ottica non c’è contrapposizione tra filiere “corte” e “lunghe”: il vero tema dell’agricoltura pugliese riguarda l’organizzazione per imporsi sui mercati, quello interno e quello globale.
Occorre, quindi, fare sistema e creare stretti collegamenti fra ricerca scientifica, imprese, finanza e Istituzioni, così da assecondare più efficacemente l’innovazione, indispensabile per la valorizzazione e competitività dell’agroalimentare sui mercati internazionali. Difendere l’agricoltura vuol dire preservare una ricchezza formidabile che altre Regioni europee cercano di valorizzare e utilizzare per far crescere la propria economia e per il miglioramento della qualità della vita.

LA BANDA DEI “SEGUGI” ALL’ASSALTO DEL FORZIERE (VUOTO) DEL SINDACO…PAPERONE

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Carissimo Direttore, leggendo la nota del consigliere Giovanni Villani, attualmente in quota a Forza Italia, sulla disamina dei vari termini ritrovati nel  dizionario  in quota  ai “segugi”  e   tra “cani  da  caccia  e da  preda”,  mi sono ricordato della  storia  narrata da “Carl Barks”, dal  titolo “Paperino e la banda dei segugi”.  In Italia  questa storia  viene  pubblicata nel dicembre del  1996  e segnerà il debutto  per la prima  volta    della  più  nota   “Banda Bassotti ”,  divenuta oggetto di  pubblicazione  di un mio precedente  articolo  su vecchi   giornali  di  informazione  locale.  E che faceva, per l’appunto, riferimento proprio all’assalto  in atto  in quegli anni  sulla  cassaforte  del   Comune,  ormai  svuotata  dall’ assalto  della  banda  dei  “segugi “,  per distrazione   nei   controlli  del forziere costituente un  “ bene comune”  (e non dei pochi in Comune).  Nella trama: Paperone carica un enorme cannone, preparandosi a passare la notte di guardia, pronto a respingere col fuoco l’assalto dei ladri. Ma ben presto si rende conto di avere troppo sonno e ricorre ancora una volta al nipote Paperino per alternarsi a lui nella guardia; il nipote propone un ingegnoso sistema perché il cannone spari non appena qualcuno apre la porta interna al deposito. Paperone nel spalancare inavvertitamente la porta collegata al cannone, una violenta cannonata sfonda i muri del palazzo  e tutto il denaro cade in strada, diventando facile preda della banda dei “SEGUGI”. Ciò detto, non  voglio  con la presente entrare   direttamente   nella    disamina  del   “sistema del  fare “  anche   e soprattutto  i  “controlli”, oggi  per  allora,  nei rispettivi ruoli  di essere   maggioranza  e diventare  poi  forza di  opposizione  in Comune,  a  fasi alterne ed invertite,  ma nel  rispetto delle  regole del gioco. Anche perchè, solo  nel rispetto  tassativo di  queste, ci potrà  essere  una partecipazione  diretta e  democratica  dei cittadini  su scelte  “politiche”  soggettive, che possono essere più o meno condivise nella  intervenuta   formazione  di  una  nuova  ed improvvisata  maggioranza in Giunta,  fuori  dalle  cosiddette  “quote  rosa”.   Il ricorso  al Capo dello Stato,  da parte dei cosiddetti “7 paladini della giustizia”   in alternativa al TAR  Puglia  e   con il sostegno  giuridico della stessa Regione Puglia, la dice tutta su  improvvisate  coalizioni e sulla presenza di  correnti interne ai partiti, sia di centro sinistra che di  centro destra, tant’è  che  risulta  finora   ostacolata, dopo  la nomina dei componenti il consiglio di amministrazione,  di competenza comunale  e della curia vescovile,  la stessa nomina del Presidente l’ASP Zaccagnino,  in danno di una efficace   programmazione  aziendale   e  dell’erogazione dei servizi pubblici e  di interesse pubblico  intercomunale. D’altronde, si sa che i tempi della giustizia amministrativa, come quelli che riguardano quella civile  e penale  sono lunghi e tortuosi,   anche quando è la stessa politica  a farvi direttamente   ricorso,  per ottenere “ giustizia ”, fuori dell’ambito  Comunale. Ben altra cosa è  dire,  dopo  la   dichiarazione di dissesto finanziario del Comune , meditate gente, meditate ….ma non troppo !

AL “DE ROGATIS-FIORITTO” SI FA ORIENTAMENTO

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Ieri, sabato 30 gennaio, in occasione delle attività di orientamento realizzate dall’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “De Rogatis – Fioritto”, gli studenti delle classi quinte di tutti gli indirizzi hanno incontrato l’Aspirante Pasquale Tenace, ufficiale dell’Aeronautica Militare italiana ed ex allievo del Liceo scientifico dell’Istituto, che sta frequentando il quarto anno dell’Accademia. L’Aspirante Tenace ha accolto con favore l’invito del Dirigente scolastico, prof. Francesco Donataccio, e della prof.ssa Grana Lucia, docente referente per l’orientamento, ritornando nella scuola che lo ha visto crescere e formarsi, per incoraggiare e motivare i giovani studenti a perseguire con determinazione i propri obiettivi e a credere nei propri sogni, impegnandosi per realizzarli. Ha parlato della sua esperienza in Accademia, delle difficoltà incontrate durante l’addestramento militare e delle tante prove superate grazie alla forza di volontà e alla dedizione per il suo lavoro. Ha illustrato, inoltre, le prerogative dell’Accademia e delle modalità di svolgimento delle prove concorsuali, rispondendo con professionalità e competenza alle domande degli studenti, che hanno mostrato interesse e partecipazione. Quest’incontro ha dimostrato ai giovani allievi dell’Istituto quanto il senso di responsabilità e l’impegno possano condurre a risultati inaspettati. Ringraziamo il futuro Sottotenente Pasquale Tenace per i suoi preziosi consigli e gli porgiamo i nostri più sinceri auguri per una brillante carriera militare.

MACROREGIONE ADRIATICA, PIU’ INFRASTRUTTURE E SERVIZI IN CAPITANATA

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Di recente, nella vicina Pescara, è stato siglato il Patto della Macroregione Adriatica per l’interconnessione comunitaria con l’Est Adriatico. Il Patto è stato siglato anche dal Governatore della Puglia, Michele Emiliano, presente alla riunione. L’ obiettivo è quello di rendere più veloce e flessibile l’intero Corridoio Adriatico frontaliero da Nord a Sud, nelle relazioni trans-balcaniche nel mare “chiuso” dell’Adriatico e avvicinare le sponde. Confesercenti Foggia è preoccupata del silenzio sull’argomento delle forze politiche e sociali della Capitanata. Tante le premesse su cui si appuntano progetti fi sviluppo e interazione della Capitanata. «ll problema primario e prioritario del progetto – commenta Franco Granata, direttore provinciale della Confesercenti è quello della eliminazione delle strozzature che impediscono la velocizzazione del corridoio. La Provincia di Foggia ha un ruolo strategico nella realizzazione del Corridoio che deve difendere per assicurare una propria presenza strategica in un contesto regionale che non sempre è disponibile a equilibrare le esigenze di una Regione troppo lunga. Per rendere efficiente il corridoio Adriatico occorre superare marginalità volute o determinate da disattenzioni sia della Provincia di Foggia che della Regione Puglia».

Un obiettivo che permetterà alla provincia di Foggia dir recitare un ruolo importante in questo percorso. «La nostra Associazione – conclude Granata – si renderà promotrice di porre all’attenzione delle Associazioni di Categoria, che partecipano al partenariato con la Regione Puglia, e alle forze politiche Territoriali la candidatura della Capitanata quale cerniera strategica nord-orientale del Meridione. La nostra Provincia di fatto può svolgere funzioni di Raggiera lunga Interterritoriale e di nodo intersezionale mediano tra Dorsale Adriatica e Trasversale Tirreno-Adriatica se solo si valorizzasse il polo logistico integrato dell’Incoronata con il suo scalo ferroviario intermodale; il Porto alti Fondali di Manfredonia e la struttura aeroportaule del Gino Lisa nonché le numerose piste aree diffuse in Provincia di Foggia. Un obiettivo su cui gli assessori regionali Raffaele Piemontese e Leo Di Gioia non possono lasciarsi sfuggire».