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AVIS: “DONA IL SANGUE”

Ogni giorno molte persone hanno bisogno di sangue: persone trapiantiate, dializzate, leucemiche e microcitemiche, pazienti domiciliari. E, naturalmente, ne occorre per gli interventi chirurgici di urgenza. Donare il sangue salva la vita ed è un atto di generosità che non comporta rischi per sé.

Per donare il sangue bisogna avere età compresa tra i 18 e i 70 anni, e peso maggiore di 50 kg. Inoltre è necessario avvisare il medico di eventuali malattie presenti o passate e dei farmaci assunti.

Donare può salvare la vita di molte persone. Il sangue infatti è una risorsa fondamentale e non sostituibile. Oltre questo, ti aiuta a tenere la salute sotto controllo grazie alle analisi preliminari alla donazione, attiva il metabolismo, dà diritto al vaccino antinfluenzale gratuito e concede un giorno di ferie.

Dove donare: 31 luglio, dalle ore 8:00, Poliambulatorio di Via del Campo.

FIRMATO IL PROTOCOLLO D’INTESA “SALVA SALUTE” TRA L’ASL FG E LA COLDIRETTI

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È stato firmato il protocollo d’intesa “Salva salute” tra ASL Foggia e Coldiretti Foggia. Il protocollo prevede la sorveglianza sanitaria dei lavoratori stagionali anche attraverso indagini mirate alla prevenzione del rischio cardiovascolare.

“Questa iniziativa – spiega il commissario straordinario della Asl Foggia Antonio Nigri, accompagnato dal direttore amministrativo Michaelangelo Armenise – ha lo scopo di mettere insieme salute, sicurezza sul lavoro e legalità. Sarà attivato un ambulatorio dello SPESAL (Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro), che prenderà in carico la fase di erogazione dei servizi di sorveglianza sanitaria e di promozione della salute”.

Le attività vedranno, in particolare, il coinvolgimento attivo degli infermieri di famiglia e della struttura complessa di cardiologia di Cerignola, gestita da Vito Sollazzo, coordinati dalla centrale operativa territoriale della ASL di Foggia per le attività di Telecardiologia. Gli esami cardiologici, infatti, saranno referti in remoto attraverso le tecnologie di sanità digitale.

Una attività di rete che ha, tra le sue finalità, anche quella di far emergere il lavoro nero e contrastare il fenomeno del caporalato.

Presenti alla firma, oltre ai vertici di Coldiretti provinciali e nazionali, il procuratore capo di Foggia Ludovico Vaccaro e il prefetto vicario di Foggia Salvatore Caccamo.

ECCO IL CALENDARIO VENATORIO DELLA REGIONE PUGLIA PER IL 2022/2023

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Approvato il Calendario Venatorio regionale per il 2022/2023, che consente il prelievo dal 1° ottobre 2022 al 18 gennaio 2023 e nei giorni 22, 25 e 29 gennaio 2023.

La Giunta regionale pugliese ha approvato, in deroga a quanto previsto succitato Calendario Venatorio regionale, la pre apertura della Stagione venatoria 2022/2023, nei giorni 01, 04 e 07 settembre 2022 e per il prelievo delle seguenti specie: tortora (Streptopelia turtur), cornacchia grigia (Corvus corone cornix), gazza (Pica pica) , ghiandaia (Garrulus glandarius) e colombaccio (Columba palumbus).

Nei medesimi giorni è consentito l’uso dei cani da cerca e da ferma unicamente per attività di riporto.

PIETRAMONTECORVINO NEL CLUB DEI COMUNI “SPIGA VERDE”

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Pietramontecorvino entra a far parte del ristretto club dei Comuni Spiga Verde 2022 per la qualità della vita e la virtuosa capacità di gestione del territorio.

Il prestigioso riconoscimento della FEE – Foundation for Environmental Education, la stessa organizzazione che assegna le Bandiere Blu, è assegnato ai comuni rurali che si distinguono per l’attenzione massima alla sostenibilità ambientale dell’agire comunitario e privato, nonché per la promozione della fruizione slow delle risorse naturali.

A questo scopo, FEE Italia e Confagricoltura hanno messo a punto un significativo set di indicatori tra cui spiccano: la partecipazione pubblica, l’educazione allo sviluppo sostenibile, il corretto uso del suolo, la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura, la qualità dell’offerta turistica, l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione, la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata, la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio, la cura dell’arredo urbano, l’accessibilità per tutti senza limitazioni.

Pietramontecorvino è uno dei 7 comuni che ha ottenuto la Spiga Verde per la prima volta nel 2022 grazie “al continuo e costante impegno profuso dall’Amministrazione comunale, con il prezioso sostegno e contributo della comunità, nell’intento di innescare, favorire e praticare buone pratiche in tema di sostenibilità ambientale, partecipazione attiva e transizione culturale”, commenta il sindaco Raimondo Giallella che non manca di fare “sinceri complimenti a Troia e al suo sindaco Leo Cavaliere, unico altro centro della provincia di Foggia con cui condividiamo questo riconoscimento”.

“Sono particolarmente orgoglioso del riconoscimento avuto dalla FEE Italia e da Confagricoltura, che ringrazio a nome mio e dell’intera comunità, e sono altrettanto consapevole della responsabilità che ne consegue. Per cui, sarà nostro dovere impegnarci per confermare e migliorare ulteriormente il risultato raggiunto, anche traducendolo in un’opportunità di valorizzazione e promozione in chiave enogastronomica e turistica del nostro bellissimo paese e della sua magnifica terra”.

 LA FESTIVITA’ DI SAN NAZARIO, LE VACANZE DEI CONTADINI GARGANICI NEGLI ANNI ‘50

 Negli anni ’50, la campagna necessitava di mestieri specifici: pastore, salariato, massaio, vignaiolo, curatolo, fattore.

Il pastorello era addetto al pascolo e a procurare i ceppi (fascina) per il fuoco serale.

Il massaio era il pastore che oltre a prendersi cura delle bestie  e tutelarle dai pericoli, dalle intemperie, dalle malattie era in grado persino di curarle e assisterle durante il parto nonché mungerle  e trasformare il latte in cacio, ricotta, mozzarella caciocavallo ecc.

Il salariato era al servizio del curatolo o del fattore e svolgeva tutti i lavori stagionali di campagna:  preparava il terreno per la semina, lo ripuliva dalle erbacce, predisponeva canaletti di scolo  per salvaguardare il seminato dalle violente piogge, mieteva, predisponeva mucchi di fieno e paglia in modo da ripararli dalle intemperie, definite in gergo dialettale (mete) ed era aiutante del vignaiolo.

Il vignaiolo era addetto alla vigna e alla produzione del vino, all’ uliveto e alla produzione dell’olio  nonché alla potatura e agli innesti di tutti gli alberi da frutta.

Il curatolo era responsabile del bestiame e dei  raccolti e aveva il comando su tutti gli addetti dell’azienda ( masseria).

Il fattore, nelle grandi aziende, sostituiva il proprietario latifondista e il curatolo  necessitava  del suo benestare per le  decisioni importanti. Nelle piccole aziende questo ruolo veniva ricoperto direttamente dal proprietario della masseria.

Oltre a quelli di campagna,  esistevano altri mestieri artigianali: coloro che avevano scarsa manualità ma buona favella si trasformavano in ambulanti di piazza. Essi erano in grado di barattare di tutto: gli scarti di ferro dei cavalli, i peli della criniera e gli zoccoli, nonché i capelli delle donne che restavano nei  pettini dopo la quotidiana spazzolatura, in cambio di sapone, bottoni, aghi  e tanti altri oggetti.

Altri artigiani di paese si rendevano disponibili in tutte le ore e nei giorni  festivi : il mugnaio, il fornaio, il sarto e il parrucchiere che accontentava i cafoni che facevano ritorno al paese dopo un lungo periodo di assenza. Infatti,  gli addetti alla campagna avevano diritto ad un giorno al mese di riposo consumato spesso a fare la fila nel salone.

Il falegname, il sellaio e il  fabbro erano artigiani creativi. Essi avevano sempre lavoro: il fabbro era in grado di modellare all’istante i ferri riscaldati dalla brace della forgia sempre tenuta viva dall’addetto che manovrava il mantice. Inoltre esercitava anche il ruolo del  maniscalco. Davanti alla sua bottega ai cavalli,ai muli e agli asinelli  venivano attorcigliati i musi con un elastico duro legato ad un corto bastone.  Il dolore rendeva le bestie innocue e  impotenti  di scalciare.

.Il lavoro che si effettuava in campagna era paragonabile ad una catena formata da tanti anelli. In ogni istante, in ogni giorno, in ogni stagione un’azione lavorativa ne sviluppava altre. Si lavorava con ritmi concitati e con pochissime pause, e per sfamare la famiglia si  trascurava la propria salute.

L’assistenza che si dedicava agli animali era quotidiana. Contemporaneamente occorreva svolgere molte  altre attività L’economia della campagna aveva una scaletta da rispettare e delle priorità : assicurare una buona riserva di alimenti per animali e persone, assicurare un alloggio per gli stessi come un recinto resistente e un solido tetto per la casetta o per la capanna. Tenere puliti e disinfettati cisterne e pozzi utilizzando la calce viva che si realizzava facendo cuocere ad alta temperatura i sassi;  poi si facevano sciogliere in delle  buche colme di acqua. Queste buche se non venivano ben ricoperte rappresentavano un vero pericolo per animali e persone. La calce viva ha provocato diverse vittime ma il suo utilizzo era indispensabile per disinfettare le acque, per l’impasto con la sabbia nelle costruzioni, per dipingere di bianco le abitazioni.

La provvista della legna costituiva altra priorità soprattutto d’inverno. Veniva tagliata, trasportata, sezionata, spaccata e accatastata. I lavori dovevano essere svolti nella stagione appropriata, così come occorreva rispettare le stagioni per effettuare i lavori relativi ai preparativi della semina e dei raccolti.

La coltivazione dei legumi richiedeva  una particolare assistenza prima del raccolto. A  fine Maggio le piante vengono tagliate e sistemate in covoni, a loro volta fatti essiccare sul terreno e poi  trasportati nell’aia per essere frantumati.

La trebbiatura dei legumi e dei cereali richiedeva lavoro di attenzione. Occorreva preparare prima di tutto l’aia per effettuare la pesatura.

Si circoscriveva un cerchio in luogo pianeggiante, lo si liberava dalle erbacce e ogni mattina e sera lo si bagnava con sterco di mucca e di calce viva sciolta nell’acqua al fine di  indurire il terreno disinfettandolo.

Verso mezzogiorno si trasportavano i covoni che venivano sciolti e depositati nell’aia.

Le piante dovevano essere possibilmente secche. Uno o più quadrupedi venivano utilizzati per calpestare a passo o a trotto il mucchio. Le bestie erano guidate da una persona posta al centro dell’aia che scandiva loro il ritmo, tenendo con una mano la redine e con l’altra la frusta.

Le piante venivano tritate e i semi liberati dal baccello. Si attendeva il venticello della sera o la brezza del mattino per ventilare il mucchio ( vigilato di notte per evitare che gli animali da cortile ne facessero pasto)così da  dividere paglia e polveri che volavano via, lasciando soltanto i semi perché più pesanti.

La polvere delle fave si depositava nei pori della pelle provocando un forte prurito. Si spalmava la farina di grano per attenuare la rogna. Il Dottore consigliava una decina di giorni di bagni di mare.

Non tutti però avevano la possibilità di andare al mare. Coloro che possedevano un pozzo o una cisterna, riempivano di acqua un recipiente (tinozza) che  facevano riscaldare al sole per poi immergersi nelle ore più calde. I poveri spesso precedevano le bestie che andavano all’ abbeveratoio per rinfrescarsi prima che l’acqua diventasse torbida oppure si rinfrescavano nei rigagnoli o in qualche piccolo ruscello.

I contadini agiati che possedevano i mezzi di trasporto trainati da quadrupedi erano i frequentatori di spiaggia insieme a tutta la famiglia (foto allegata).

Ultimati i raccolti estivi si effettuavano i preparativi per raggiungere il mare più vicino. I bagagli erano tanti: provviste per il cavallo e per le persone, tavolati per le lettiere e due pali da fissare nella sabbia per sostenere il  carro sollevato in verticale. Il carro veniva ricoperto da un grosso telone e fissato con i tiranti. Si provvedeva a dare il grasso ai cilindri dei cerchi delle ruote del carro e si  lucidavano con olio gli ornamenti del cavallo.

La partenza era fissata all’alba del 28 luglio per fare tappa presso il Santuario di San Nazario posto al confine di quattro comuni: Sannicandro, Lesina, Apricena e Poggio Imperiale. Località famosa e divina già dal tempo dei Greci, poco distante dal Castello di Lesina ed il Feudo di Sannicandro. Da quella località si scorgono i bastioni delle Tremiti e il rilievo imponente di Monte d’Elio. Nelle vicinanze di Maletta e Sant’ Annea, in località Turchio,  sono stati ritrovati reperti archeologici appartenenti ad antiche ville romane.

Un piccolo fiumiciattolo denominato Caldoli (acque calde curative) veniva utilizzato dai  Patrizi per le cure termali.

San Nazario si lavò il piede appoggiandolo su un cippo marmoreo che attualmente si trova nella chiesetta levigato dalle mani dei tanti pellegrini.

La località è suggestiva ricca di vasche colme d’acqua tiepida circondate da canneti.

L’ultima guerra aveva messo a dura prova la popolazione garganica devastata da lutti e dalle malattie. Sopravvivere era considerato quasi un privilegio e non si dava importanza all’istruzione dell’obbligo.  L’analfabetismo era dominante per la maggior parte della popolazione del Promontorio ma la Fede era molto sentita ed era espressa con voti, con pellegrinaggi, con digiuni, con fioretti, con preghiere. Essa colmava la lacuna dell’ignoranza.

La chiesetta era ornata di gessi che i malati portavano dopo la guarigione.

I pellegrini durante la processione così cantavano: “Il piede di San Nazario quanto l’adoro  e quanto l’adoro. L’adoro come il cuore di Gesù oh San Nazario aiutaci Tu”.

Fuori dalla chiesetta si allestiva una piccola fiera con bancarelle  di utensili di campagna, di frutti scelti dell’orto, di nocciole abbrustolite, di zucchero filato e di torrone.

Su qualche fornace si arrostivano al momento interiora di agnelli e capretti (torcinelli) .

Nelle vasche formate dal fiume c’erano rane, anguille e pesci di acqua dolce. Molti ne approfittavano per effettuare la pesca. I più piccini  si esibivano con tuffi nelle calde vasche, mentre  le bestie  si nutrivano delle foglie del canneto.

Si provvedeva alla sistemazione notturna per poi riprendere all’alba il viaggio per il mare. Le strade non erano asfaltate e le ruote del carro segnavano nella breccia dei veri binari a volte profondi. Si procedeva in fila e tutti i carri portavano il cane di razza volpino come guardia e per compagnia al cavallo. La polvere della breccia sollevata dagli zoccoli dei cavalli imbiancava gli ornamenti delle bestie. I cavalli portavano alle teste pennacchi e campanelli. Dai carri si alzavano i canti, stornelli giocosi e gioiosi.

Si giungeva a destinazione nella tarda mattinata e tutti si adoperavano per predisporre l’accampamento. Gli adulti sistemavano i cavalli dando loro da bere e mettendo una sacca al collo piena di paglia e biada oppure il fascio delle foglie del canneto.

Le bestie venivano sistemate all’ombra insieme al cane volpino. Si posizionava il carro a mò di capanna ricoperto da un grosso telo e così le lettiere. Le donne raccoglievano la legna mentre i più piccini con i rastrelli si dedicavano alla pulizia della spiaggia estirpando le  piante spinose (lappariddi). Sugli scogli vi era una sorgente di acqua dolce e si facevano lunghe file per prendere l’acqua alla fontanella. Non esisteva la corrente elettrica e neanche la fognatura ma vi era il rispetto per la natura per gli animali e per le persone “l’armonia di pace”, “l’ordine nella confusione” , “il riposo nel divertimento” e “il rispetto nell’insieme”.

Sugli scogli in due baracche si vendeva il ghiaccio, la gassosa, il vino aspro, la birra peroni, l’aranciata fatta con bustine di polveri effervescenti e le granite (ghiaccio grattugiato con dentro il miele di fichi o il succo di limoni). Gli adulti acquistavano la cassetta di birra e giocavano a carte e a fine partita    ( sceglievano il padrone e il sotto per comandare chi bere la birra e determinare l’olmo. Gli inviti spesso erano viziati da sottintesi  che provocavano risate e cattivi umori per gli invitati che venivano esentati dal bere).

Alcuni ingordi per dispetto agli avversari bevevano tutto fino ad ubriacarsi.

La giornata iniziava all’alba e tutti s’improvvisavano pescatori. I più piccini rincorrevano i granchi che uscivano dagli scogli. Gli adulti prendevano, infilando due dita nella sabbia, i cannolicchi. Altri con una specie di rastrello avvolto da una rete stretta prendevano telline . Alcuni tiravano al mattino i pesci catturati durante la notte in delle reti cilindriche. Gli esperti nuotatori dalle rocce immerse staccavano cozze. Le donne provvedevano a cucinare il pescato, alla sera, con le varie salse a base di olio, aglio e pomodorini.

Il sugo dei granchi era prelibato mentre quello delle telline serviva per inzuppare il pane duro fatto a fette. Venivano soffritte con aglio e olio, si aggiungeva acqua e alla fine si tritavano foglie di prezzemolo (conchiglie a pan bagnato). I cannolicchi e i ricci di mare  si mangiavano crudi. Le cozze nere, in parte  erano mangiate crude condite con limone, prezzemolo e olio, in  parte venivano ripiene con l’impasto di uova, formaggio, prezzemolo e pane grattato e  cucinati al ragù per condire  gli spaghetti.

Al mattino si usava mangiare l’uovo. Lo si bucava alle estremità e si  succhiava l’albume poi si allargava il guscio si aggiungeva un po’ di sale e si immergevano pezzettini di pane a forma di grissini per gustare il tuorlo.

La fetta di pane era  l’alimento quotidiano. Spesso veniva spalmata con il  pomodoro, con lo zucchero, con il  vino o con l’ aceto  accompagnato da un filino d’ olio e un pizzico di sale. Talvolta le fette venivano spalmate con la ricotta fresca o con il miele di fichi.

Il pane duro veniva immerso nel latte fresco.  A mezzogiorno si consumavano i cibi freddi o gli avanzi della sera, il pane con il caciocavallo o il pane con la ricotta oppure una alice con aceto e olio.

Al mattino le persone anziane scavavano buche nella sabbia. La sabbia a mezzogiorno diventava cocente e proprio a quell’ora venivano effettuati i bagni di sabbia calda, rimedio per guarire i raffreddori e i reumatismi.

Sotto il sole quelle buche si trasformavano in forni ardenti. Il “paziente” , di solito l’anziano nonno,ne usciva  sfinito  con i mutandoni e la maglia di lana di pecora inzuppati di sudore, dopo aver invitato più volte il nipotino a uscire dal mare, che con la testa appoggiata sul cocomero raccolto in una retina e ancorato nella  sabbia in riva al mare per tenerlo al fresco, si trastullava tra il bagno asciuga: “non tenere a mollo le ossa”.

Dopo alcuni giorni la campagna richiamava i vacanzieri a rientrare. I pomodori erano maturi per fare la salsa e così il raccolto del granoturco. Bisognava anche sfilare le pannocchie con i ceppi appuntiti per ricavare il fogliame con cui riempire i sacconi dei letti(lettiera dei ricchi). Mentre il saccone dei poveri veniva riempito di paglia.

E vendere i galletti alle fiere alle brave casalinghe che sapevano utilizzarne ogni parte. Infatti il sangue veniva fritto con olio e sale, con le piume si riempiva il cuscino, con le budella e  le interiora si preparava il torcinello, mentre le unghia e il becco venivano messe nel brodo. Il restante veniva riempito con uova misto al pane e al formaggio grattugiato, prezzemolo, aglio, chicchi di uva matura e cucinato  nel ragù . Pietanza tipica garganica di Ferragosto.

Il rientro coincideva con altri eventi religiosi importanti: la Madonna dell’ Assunta e San Rocco Patrono di molti paesi del Promontorio.

Antonio Monte

L’ON.TASSO COORDINATORE DI “CORAGGIO ITALIA” IN PUGLIA, BASILICATA E MOLISE

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Il vertice del centrodestra, tenutosi ieri (27 luglio, ndr) nella sala “Salvadori” di Montecitorio, ha registrato l’accordo tra tutti i partiti convocati. Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi con l’Italia e Coraggio Italia – che si presenteranno ognuno col proprio simbolo – hanno trovato la quadra sulla “premiership” (sceglie il partito che riceve più voti) e sulla distribuzione dei 221 collegi uninominali, di cui 147 alla Camera e 74 al Senato, (FdI 98, Lega 70, FI e Udc 42, Noi con l’Italia e Coraggio Italia 11), mentre tra qualche giorno verrà reso noto il programma condiviso.

Antonio Tasso, deputato in carica, è stato indicato da Luigi Brugnaro (fondatore e leader di Coraggio Italia, nonché Sindaco di Venezia) coordinatore del Partito Civico “Coraggio Italia” per la Puglia e, dati i tempi molto ristretti, anche Basilicata e Molise.

Questo smentisce le notizie che si erano diffuse circa un recente interessamento del deputato sipontino per altre collocazioni partitiche.

FINANZA: DEVOLUTI ALLA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA 2.700 LITRI DI ALCOL ETILICO CONFISCATO

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Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari ha devoluto circa 2.700 litri di alcol etilico alla Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, precedentemente oggetto di confisca, nel quadro dell’incisiva azione di contrasto alle frodi in materia di accise svolta dal dipendente Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria.

La consegna è avvenuta alla presenza del direttore generale dell’Istituto, Dott. Michele Giuliani, che ha ringraziato le Fiamme Gialle baresi per la sensibilità dimostrata per le esigenze della collettività: “La consegna di alcol etilico puro, già effettuata in passato da parte della Guardia di Finanza, ci permette di preparare disinfettanti in sala operatoria di cui abbiamo un gran bisogno consentendoci di avere autonomia per diversi mesi. Ringraziamo ancora una volta la Guardia di Finanza per l’attenzione riservataci”.

L’iniziativa adottata rappresenta la concreta dimostrazione della utilità sociale che assume l’attività di una moderna forza di polizia, quale è la Guardia di Finanza, ponendosi al servizio della collettività non soltanto attraverso lo svolgimento degli ordinari compiti istituzionali, ma anche esprimendo la propria spiccata vocazione solidaristica che la pone a tutela dei cittadini onesti restituendo loro quanto indebitamente sottratto attraverso la commissione dei reati economico-finanziari.

SAN NICANDRO, GLI EVENTI DI OGGI 28 LUGLIO 2022

Ecco gli eventi organizzati dall’Estate Sannicandrese per oggi 28 luglio 2022.

ore 21:00 – Largo Terravecchia: Unitre “Note d’estate” in canti della tradizione popolare con Angelo Frascaria, Mario Marsilio e le “Indie di Quaggiù”

ore 20.00 alle 23.00: Palazzo Fioritto – Mostra: ‘‘RICORDANDO DOMENICO FIORITTO’’ – Florilegio fotografico (3-8-1872 * 25-7-1952).

Apertura estiva della Torre Aragonese di Mileto:

  • lunedì e mercoledì: dalle ore 10 alle ore 12.
  • venerdì e sabato: dalle ore 18 alle ore 20.

IL CULTO DI SAN NAZARIO MARTIRE

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“Presso la riva meridionale del lago di Lesina, propriamente nella contrada San Nazzaro, trovasi un’acqua salina – termale, che scaturisce da più sorgenti, sensibilmente al livello del mare al piede di una collina con dolce pendenza, rivestita di uliveti, appunto dove incomincia la pianura, al limite del terreno pietroso ed il piano, composto di profondo terriccio paludoso del lago di Lesina. Le dette acque, dopo un corso di circa 2 km, vanno a scaricarsi nel lago, inalveato parte dalla natura e parte dall’arte e la loro corrente anima un molino. Non havvi alcuna strada da San Nicandro, dalla quale è distante 10 km verso N.O., né dalla stazione ferroviaria di Poggio Imperiale, dalla quale è distante 12 km.

Origine geologica

A circa 4 km dalla sorgente, alla falda della montagna marmorea esiste un meato di terreno, dal quale non di rado, specialmente nell’inverno, sorge un vapore caldo, che dovrà segnare la sede di chimiche decomposizioni operatisi in seno alla roccia calcarea ed il punto ove prendono origine e si termalizzano le acque saline di cui si parla. Temperatura – tiepida 29°. Fin qui non esiste una buona analisi di quest’acqua, pertanto ci associamo pienamente al desiderio del dott. Lombardi, che se ne faccia eseguire una più completa, essendo l’unica sorgente di questa natura nell’intiera provincia e così di grande importanza.

Proprietà mediche. Il dott. Lombardi sperimentò che quest’acqua agisce come potente diuretico, e l’impiegò interamente nelle idropsie, nelle itterizie non accompagnate da malattia organica del fegato, come pare nelle affezioni gottose; esternamente poi è ottima per tutte le piaghe atoniche, tranne quelle che sono sostenute da cacchessia palustre”. (Tratto da “Cenni storici e geologici delle proprietà fisiche, chimiche e mediche delle singole sorgenti sulle acque minerali d’Italia”, raccolte ed ordinate per cura di Guglielmo Jervis, Torino, Firenze 1868). Parlare di epoche così lontane, senza essere confortati da documenti che possono riempire tanti vuoti e capire come si sono svolti gli eventi, è cosa ardua e difficile. Dobbiamo allora attenerci alla tradizione orale e a qualche leggenda che ci possono essere di guida durante tutto questo percorso.

Consideriamo allora tre aspetti importanti per avere una situazione più chiara degli avvenimenti: –   Podalirio e il suo culto tra le genti daunie;

– La Geografia di Strabone;

– L’avvento del cristianesimo e il divieto dei culti pagani, soprattutto di divinità mitologiche.

(L’imperatore romano Teodosio I con l’editto del 391 d. C. vietava questi culti e, successivamente, Teodosio II proclamava il cristianesimo come religione di stato). Fu proprio durante questo periodo che molti templi, dedicati al culto di divinità pagane, furono consacrati al culto di Santi e Martiri della persecuzione pagana.

 

Ma veniamo al nostro S. Nazario Martire. Della sua vita si sa molto poco. Sicuramente di origine milanese figlio di Africano, pagano e di Perpetua, cristiana. Nazzaro, chiesto e ottenuto il battesimo da S. Lino papa, cominciò a predicare la fede cristiana. Vende i suoi beni e ne distribuisce il ricavato ai poveri. In alcune raffigurazioni appare in divisa da soldato, come la statua del Nostro Santo. Il martirologio romano cita quattro soldati romani, martiri sotto Diocleziano e Massimiano, tra cui S. Nazzaro. Accusato dall’imperatore fuggì a Nizza, dove gli fu affidato il giovane Celso. Il giudice Tommaso, su ordine di Nerone, condanna Nazzaro e Celso, perché cristiani, ad essere gettati in mare. Si salvano dall’annegamento. In seguito si recano a Treviri dove sono arrestati e condotti a Roma. Una nuova fuga li riporta a Milano e qui Nazzaro abbraccia il padre, convertitosi al cristianesimo. Ricercati da Dento, soldato di Nerone, i Nostri sono di nuovo arrestati. Il prefetto Anolino condanna Nazaro e Celso al supplizio e subiscono il martirio con la decapitazione fuori Porta Romana a tre Moros. La loro persecuzione risale al periodo 303-304, epoca in cui gli imperatori Diocleziano e Massimiano emisero quattro editti di persecuzione contro i cristiani.

Il culto di S. Nazzaro si diffuse ad opera di S. Ambrogio, dopo il rinvenimento del corpo del Santo a porta Vercellina. In seguito S. Ambrogio trasferì le reliquie nella Basilica degli Apostoli a Porta Romana. S. Ambrogio fu uno dei primi e più zelanti apostoli dell’uso di deporre le reliquie dei santi martiri sotto l’altare in occasione della dedicazione delle chiese. Nell’anno 395, scoperti i corpi di Nazzaro e Celso, lascia il secondo al suo posto e celebra una solenne traslazione del corpo di Nazzaro alla Basilica degli Apostoli. Colloca le reliquie alquanto indietro all’altare, dove sono deposte le reliquie degli Apostoli Andrea, Giovanni, Tommaso, in modo che sia in testa alla linea della croce, che costituisce la forma della Basilica.

Nell’occidente vi sono molte chiese dedicate a S. Nazzaro fino dai tempi di S. Ambrogio. Nell’anno 400 il culto del santo si è propagato in tutta Italia. Arriva a Nola con Paolino negli stessi anni ed è probabile che arriva anche in provincia di Benevento, in Capitanata, precisamente nel feudo di Lesina, dove poi nascerà Poggio Imperiale, nel territorio del quale esisteva una cappella rurale dedicata al Santo.

Infatti, dove ora sorge la cappella Santuario di S. Nazario M., esisteva una chiesetta dedicata al dio podalirio, guaritore di mali.

Questa chiesetta, dopo l’editto di Teodosio II, fu dedicata a S. Eleazzaro. C’è un Eleazzaro, soldato romano della legione tebana, martirizzato con 400 legionari, perché si erano rifiutati di venerare le divinità pagane. C’è anche un altro Eleazzaro, 90enne, martirizzato, perché predicava il cristianesimo.

Ma veniamo al nostro Santo: Nazzaro, Lazzaro, Nazario, nome ricordato in alcuni canti dialettali Lazzàre, ha subìto delle trasformazioni nel tempo, ma tutti e tre i nomi si riferiscono al Santo martire figlio di Africano, pagano e di Perpetua, cristiana. Il culto di S. Nazario m. nel territorio di Lesina e Poggio Imperiale è nato spontaneo, forse anche perché si trovava nella nostra zona una guarnigione di soldati romani ed i legionari, convertiti alla fede cristiana, veneravano Nazario come protettore.

Un’antica leggenda, tramandata di generazione in generazione e raccontata dai nonni, anche se poco attendibile, racconta dell’apparizione del Santo ad alcuni pastori che pascolavano il loro gregge nei pressi della chiesetta. Un’altra leggenda, ancora meno attendibile, (perché S. Nazario non è mai passato per le nostre contrade, come si legge nelle fonti storiche che parlano della vita del Santo), racconta che il Santo, perseguitato, sia passato dalle nostre parti e stanco e piagato, si sia seduto su un macigno situato nei pressi del fiumicello Caldoli, per riposarsi e per lavarsi le piaghe di cui aveva infetto le gambe. Proprio perché queste acque hanno proprietà terapeutiche, alcune guarigioni di devoti sono attribuite al Santo.

“…I transumanti, poi, come scrive MARIA TERESA CALZONA LALLI, “La Madonna nella religiosità del tratturo: la Madonna, i santi e le devozioni nella sacralità dell’itinerario transumante”, Andria 2001, p. 290, portavano con sé anche il loro mondo religioso e spesso facevano riferimento ai santi venerati nei loro borghi: san Rocco, san Cristinziano e san Gaudenzio, il quale ci libera dai rignuoli, cioè i brufoli. Altri santi hanno viaggiato con i transumanti e sono stati adottati nei paesi della Daunia: da Venafro è arrivato san Nazario martire, venerato in un piccolo e frequentatissimo Santuario posto al confine di Lesina, Poggio Imperiale ed Apricena. Da Triveneto è arrivato il culto dei santi Celso e Nicandro, che è diventato patrono di Sannicandro Garganico…”. Nazaro deriva dall’ebraico Nazar che significa “consacrato”. L’onomastico viene festeggiato il 28 luglio in ricordo di S. Nazario di Milano, martirizzato con la decapitazione.

Il modo più semplice per arrivare alla Cappella Santuario di San Nazario Martire è quello di prendere la A14 ed uscire poi al casello Poggio Imperiale – Lesina. Una volta fuori dell’autostrada, ci si trova in una rotonda che si percorre a metà e poi, seguendo le indicazioni, ci s’immette nella superstrada a scorrimento veloce del Gargano. Dalla Rotonda sono circa 7 Km. Scipione Mazzella, dopo aver parlato nel suo libro di Porcina o Apricena e di San Severo, dice: “Strabone scrive nel 6° libro che nel territorio Dauno ad un colle nominato Drion si vedevano nel suo tempo due templi. L’uno era sulla più alta cima, consacrato a Calcante, a cui, coloro che si recavano per domandare l’oracolo, sacrificavano un montone nero e si coricavano sulla pelle; l’altro tempio era dedicato a Podalirio in basso alla radice del colle lontano dal mare 100 stadi. Da quel tempio nasceva un fiumicello salutifero all’infermità dei bestiami; onde si può ben credere che tali templi in questi convicini luoghi fossero stati”. Il Fraccacreta suppone che sul tempio dedicato a Podalirio fosse stato edificato il romitaggio di S. Nazario M.

Alle pendici dei monti garganici, di fronte al lago e al mare, sul confine di quattro comuni, Lesina, Poggio Imperiale, Apricena e Sannicandro Garganico, sorge l’antico romitaggio dedicato al martire San Nazario. La cappella rurale del Santo è nel “tenimento di Lesina” e la sua origine risale, forse, al 1050, anno in cui Petronio, conte di Lesina, edificò nei suoi feudi il celebre monastero dedicato a San Giovanni Battista. Mario Fiore sostiene che la fondazione della cappella rurale sia avvenuta in un periodo successivo e precisamente dal 1077 ai primi del secolo XIII (1221).

“Vi era un’antica chiesa, le cui vestigia ancora vi sono, dedicata a S. Eleazzaro, volgarmente detto S. Nazario, donato dal conte Petronio e i suoi successori conti di Lesina al monastero di San Giovanni in Piano, come appare nei Privilegi che si conservano nella filza IV dell’archivio”.

La storia della cappella nei primi tempi è strettamente legata a quella del monastero di San Giovanni in Piano. L’unico avvenimento interessante, e che qui sembra giusto rilevare, fu il terremoto del 30 luglio 1627. Distrusse, infatti, tutti gli edifici del territorio di Lesina ed anche la cappella rurale di San Nazario. Non esistono atti e documenti relativi alla nostra cappella, perché i vescovi beneventani rinunciavano alle sacre visite, essendo la zona molto malarica e sempre infetta da molti malanni. Dopo il terremoto la cappella rurale di San Nazario fu subito ricostruita, conservando sempre quella sua forma primitiva di casa colonica, avendo soltanto un archetto a forma di campanile per distinguerla dalle altre case coloniche, che erano sparse nella zona.

Perché questa celere ricostruzione? Tale celerità si deve all’importanza che il territorio di San Nazario rivestiva in quello più ampio del comune di Lesina. “Il quadrone di San Nazario, infatti, è uno dei cinque quadroni franchi nel territorio di Lesina, in cui tutto si può seminare, senza serbare porzione alcuna di locati, i quali solamente vi possono pascolare, né altri, siano essi di Lesina o della Procina, ai quali è espressamente proibito il pascolo, come appare dagli ordini regi, che si conservano nella filza IV dell’archivio”.

Come è sorto il culto di San Nazario? Non certamente dalla colonizzazione dei monaci benedettini, che fin dal X secolo avevano irradiato con il loro benefico influsso le nostre terre. Questo culto è sorto sicuramente dalla fede del popolo che, negli stessi luoghi dove gli antichi onoravano le virtù terapeutiche di Podalirio, volle ringraziare la divinità per i benefici concessi, a causa delle acque salutari del fiume Apri o Caldolo. Così elesse a nume tutelare del luogo il Santo. Scrive Giuseppe De Leonardis: “Tiepide sono le acque di Poggio Imperiale o Terranova e quelle del Caudolo, che scaturiscono presso la chiesetta rurale di S. Lazzario; sono così dette, perché calde due gradi più dell’atmosfera, sparse di sale di Epson.

Tali acque, oltre ad essere lievemente mineralizzate, presentano un grado di termalità particolarmente elevato, compreso tra i 16° e i 26° nel corso di tutto l’anno. Il motivo della tiepidità di alcune sorgenti, tra cui quella del Caldoli, va ricercata nelle pubblicazioni del Manicone e dello stesso De Leonardis, i quali la spiegano in questo modo: “Il dotto signor Luigi Izzo, allora vicario Generale della regia Badia di San Giovanni in Lamis, nel febbraio del 1795, all’alba e al tramonto vedeva sollevarsi una densa colonna di fumo per circa venti palmi in linea retta. Il fumo sollevandosi prendeva la forma di un ombrello e poi in vari trapezi si disperdeva per l’aria”. Questo fenomeno, mai veduto prima, spaventò garganici e pugliesi. Luigi Izzo, mosso da curiosità, si recò sulla bocca del Monte Granata, a circa sei miglia da San Marco in Lamis e udì provenire dal fondo come uno strano macinare di mulino e dalla bocca venire fuori vapori acquei, esalazioni aeriformi, emananti una strana puzza.

Queste sono le osservazioni fatte dopo la visita alla bocca: – Osservò che il fumo era di colore bigio; – Osservò che il fumo, disperdendosi per l’aria, lasciava una piccola puzza; – Osservò che ponendo le mani sulla buca, quando mancava il fumo, potevano resistere piacevolmente al calore. La stessa buca somministrava calore come un forno spento da poco; – Osservò che quando avvicinava l’orecchio alla buca, si sentiva molto bene un fragore simile al flusso e riflusso delle onde del mare; – Infine posa sulla bocca (della buca) un foglio di carta, otturò eventuali fori esterni e dopo dieci minuti lo ritrovò tutto bagnato. Da queste osservazioni il Manicone ha dedotto che non esiste nessuna vulcanicità del Monte Granata e che le correnti sotterranee d’acqua calda sono quelle che alimentano alcuni rivoli della zona, tra cui il Caldoli, che scorre nei pressi della cappella di san Nazario.

La rustica cappella, sebbene ingrandita per due terzi nel 1904, non è stata diversa dalle tante casette sparse qua e là per la campagna, se non avesse avuto il solito archetto di fabbrica con la piccola campana e la croce sulla sommità della facciata.

Nell’interno vi era un altare nel muro di fronte alla porta, con sopra la nicchia, la statua del giovane Santo e sulle pareti imbiancate gli ex voto di cera ed i quadri, rappresentanti le grazie che il Santo ha voluto concedere ai suoi devoti.

Dinanzi all’altare c’è un macigno fatto liscio dal tempo e levigato dalle mani dei pellegrini. La fantasia popolare afferma che lì s’era seduto il Santo per riposarsi e per lavarsi, con l’acqua benefica e calda del fiume che scorre a pochi passi, le piaghe, di cui aveva infette le gambe. Questo sasso, in ricordo del Santo, anche oggi viene baciato come una reliquia.Dietro la chiesetta vi era un pozzo alle cui acque si attribuivano salutari virtù. Più lontano c’era un laghetto, dove andavano a tuffarsi coloro che, piagati, cercavano la salute.Ad una cinquantina di passi verso levante, all’ombra di un fico selvatico, zampillava la sorgente del piccolo fiume sopra ricordato[1].

In questa zona zampillano alcune fonti d’acqua termale, già analizzate da chimici che vi hanno riscontrato proprietà terapeutiche assai efficaci per l’artrite e il reumatismo. Così scrive Raffaele Centonza: “Dalla gentilezza del sig. Raffaele Zaccagnino mi è stata favorita la seguente analisi dell’acqua del fiume Caldola, eseguita nel 1872 dal chimico prof. Silvestro Zinno: solfato di calcio 0,33 – cloruro di sodio 0,30 – cloruro di magnesio 0, 16 – ioduro di magnesia 0, 15 – carbonato di calcio 0, 27 – carbonato di soda 0,20 – silice 0,17 – materie organiche 0, 27 – perdita 0, 136”.

Speciale Devozione nutre per questo Santo la popolazione dell’intero Gargano.

San Nazario martire

A migliaia si riversano in questo luogo, il 27 e 28 luglio di ogni anno, i pellegrini dei circostanti paesi. Nella notte tra i due giorni sopra nominati, questa zona, un tempo orribilmente malarica, si rianima come d’incanto. I devoti, che accorrono per credenza o per svago dai paesi garganici e dai dintorni, riempiono di accampamenti il luogo, illuminato da fanali e lanterne.

Per l’occasione ripetono una vecchia cantilena: “Santo Lazzàro in mezzo tre confini Lesina, Terranova, la Prucìna”.

E i devoti cantano:

“…La cocce de sante Lazzàre

come c(e)’adore e come c(e)’ adore,

c(e)’adore u’ bòne Gesù

e sante Lazzàre aiutece tu .

La fronte de sante Lazzàre

Come c(e)’adore e come c(e)’adore,

c(e)’adore u’ bòne Gesù

e sante Lazzàre aiutece tu…

U còre de sante Lazzàre

come iè bèlle e come iè bèlle,

iè bèlle tutte quante

e sante Lazzàre facce la grazia.

U pède de sante Lazzàre

Come c(e)’adore e come c(e)’ adore,

c(e)’adore sèmpe de chiù

e sante Lazzàre aiutece tu …

Parecchi anni fa ecco come erano vissuti questi giorni da chi, poco curandosi delle difficoltà del viaggio e delle punture d’innumerevoli zanzare, accorreva in questo luogo. Quelli che erano giunti la sera precedente cercavano di trovare un rifugio per la notte sotto i numerosi ulivi della rocciosa falda del Gargano ad est della Cappella. Altri si sistemavano sulla brulla pianura e sotto tende improvvisate. I venditori di ogni sorta di mercanzia trovavano posto davanti alla chiesetta e sulla strada che va verso Sannicandro Garganico. I lumicini degli accampamenti, i fanali e le lanterne delle baracche dei venditori davano una visione fantastica a chi, per sventura, era costretto a dimorare in questo luogo. Fin dai primi albori tutta questa gente si riuniva davanti al Santuario, svegliata anzitempo dal pessimo riposo e dalle zanzare. I nuovi arrivati facevano ressa davanti alla porta, aumentavano il numero già elevato dei presenti, per trovare posto nella chiesa ed assistere alla celebrazione della prima messa. Nell’interno della stretta chiesa i devoti, pigiati come acciughe in salamoia, gridavano, imploravano a voce alta nella convinzione che il Santo potesse elargire copiosamente le sue grazie.

Parecchi fatti miracolosi sono successi, testimoniati e raccontati dai nonni. Passato questo fervore di popolo nei due giorni predetti e nell’ottava della festa del Santo, durante tutto l’anno la Cappella Santuario diventa una zona deserta, popolata solo da pochi pastori, da mucche e da bufali.

Nel 1893 la Cappella era ancora rappresentata dal clero di Lesina, ma, a tale epoca, avvenuta l’erezione a parrocchia autonoma della chiesa di Poggio Imperiale, la cappella stessa passò sotto la giurisdizione della nuova cura, che coincise con lo stesso territorio civile definito nel 1806 dal ripartitore demaniale Biase Zurlo. Tutto questo non piacque ai lesinesi, che più volte cercarono di conquistare il diritto perduto. Tentarono tutti i mezzi, senza escludere la violenza e il furto, rubando la statua dalla cappella rurale e trasportandola in Lesina. Il 28 aprile 1894, il sindaco di Lesina, protestando per non so quali tumulti avvenuti nella cappella di San Nazario, mandò sul luogo il Brigadiere delle guardie municipali ed il segretario comunale a suggellare la porta con assi inchiodati e mettendo una nuova serratura. Di fronte a tale atto, il parroco di Poggio Imperiale, don Brunone Leone, querelò il sindaco di Lesina, sig. Giacomo Matteo Troiano. Egli lamentava che da quasi un anno, in modo indegno, aveva privato la popolazione di Poggio Imperiale del possesso della cappella di San Nazario.

La causa fu discussa davanti alla Regia Pretura Mandamentale di Apricena, ed il pretore del tempo, avvocato Alfonso Giannessini, con sentenza del 22 luglio 1894, condannò il sindaco di Lesina a consegnare, nel termine di tre giorni, al vicario don Brunone la chiesa di San Nazario, situata nel territorio di Poggio Imperiale e lo condannò al pagamento di mille lire. Il pretore, inoltre, autorizzò il vicario, qualora il sindaco non rispettasse tali disposizioni, di aprire la porta con la forza e fare apporre una nuova serratura, a spese del sindaco di Lesina.

Dopo tali episodi, S. E. il cardinale Camillo Siciliano di Rende, arcivescovo di Benevento, sotto la cui giurisdizione si trovavano Poggio Imperiale e Lesina, pure affermando il diritto del parroco di Poggio Imperiale sulla cappella di San Nazario, si riservava per sé il diritto di nominare il rettore. Il 5 settembre 1927 il parroco don Giovanni Giuliani senior scriveva a monsignor Oronzo Durante, Vescovo di San Severo, che quel luogo malarico aveva bisogno di un eremita per la Cappella di San Nazario. Segnalò il sig. Pasquale Cognetta persona buona e degna di affidamento.Il sei settembre dello stesso anno la Curia Vescovile autorizzava il parroco di Poggio Imperiale ad assumere il Cognetta quale eremita della Cappella di San Nazario. Il nuovo cappellano del luogo don Giovanni Giuliani junior, don Nannino, si è adoperato per rendere più accogliente e più presentabile il luogo ai visitatori. L’impegno di don Nannino, la sua costanza e caparbietà hanno permesso di realizzare ben presto il suo sogno: quello di rendere il Santuario di San Nazario un luogo degno di culto e devozione.

Ecco cosa diceva a chi gli chiedeva il perché di tanto lavoro: “Si va avanti un passo ogni giorno, ma si va avanti. S. Nazario deve diventare un Santuario, S. Nazario deve inserirsi negli itinerari del turismo mistico del Gargano, S. Nazario deve costituire un relax, una quiete spirituale e fisica, un ristoro d’anima e di corpo”. Don Giovanni, tenendosi con una mano sollevato il grembo della sottana impolverata e con l’altra indicando ai curiosi una catasta di mattoni, incitava i muratori a darsi da fare: “Qui ogni mattina si scarica materiale”. Il vecchio e cadente oratorio è stato demolito e al suo posto, con il beneplacito del vescovo di San Severo, mons. Valentino Vailati, con l’assunzione di molti debiti da parte di don Nannino, si è eretto un nuovo tempio, accanto al quale sorge una confortevole “Casa del Pellegrino”. I lavori iniziarono durante l’estate del 1967 ed ora si possono ammirare delle opere che fanno onore non solo a Poggio Imperiale, ma a tutti i comuni del Gargano. Don Nannino, infatti, voleva qualcosa di più. Testimone e costruttore di carità a favore dei più bisognosi, quelli che il vangelo chiama “poveri, ultimi”, iniziò e condusse una vera campagna pubblicitaria. Interessò Enti, Istituti vari, giornali, mettendo in movimento tutte le sue amicizie per raccogliere contributi da ogni parte.

L’opera iniziata non è stata portata a termine per la prematura scomparsa del compianto don Nannino. Ai suoi successori si fa l’augurio di non disperdere il frutto di tanto lavoro e di continuare a seminare e raccogliere in un campo già abbondantemente dissodato e coltivato.

Oggi, come si è detto già da più parti, San Nazario è considerato una tappa obbligata dell’incantevole itinerario per quelli che si recano alla Montagna Sacra del Gargano. (Alfonso Chiaromonte)

http://poggioieriedoggi.altervista.org

SEI NUOVE CARTOLINE DI SAN NICANDRO GARGANICO

“Dopo aver pubblicato le 100 cartoline del pittore Pasquale Colella, ora vengono divulgate, per sei giovedì consecutivi, le splendide cartoline di un altro singolare pittore sannicandrese, singolare in quando si tratta di un pittore NAIF, che è tale di Pasquale Giagnorio che abitava nell’unico portone che ancora oggi si trova sotto la “lambja d’ Vurrèr” ed era uno dei figli di Cosimo che abitava proprio davanti alla porta principale della Chiesa Madre”.

Sono cartoline che sono state inserite nei volumi de “LE BELLEZZE DI SAN NICANDRO GARGANICO”. Emanuele Petrucci

ECCO LA SECONDA EDIZIONE DI GREEN NOTE IN FORESTA UMBRA CON IL SOSTEGNO DEL PARCO DEL GARGANO

Il Teatro Pubblico Pugliese, assieme al Parco Nazionale del Gargano, è impegnato da tempo nella promozione dei luoghi del territorio attraverso la cultura e la bellezza. «Con questo evento si realizza un’attività di promozione turistica del sito specifico assolutamente in linea con l’esigenza di tutela del suo ambiente naturale che si fonda sulla convinzione che bisogna lavorare alla valorizzazione economica dei luoghi anche attraverso l’organizzazione di eventi attrattivi che abbiano una prospettiva di strutturazione a lungo raggio», la convinzione di Pasquale Pazienza, presidente dell’ente Parco.

Quattro date, dal 28 luglio al 20 agosto, per un cartellone che proporrà le personalità più interessanti e innovative del panorama jazzistico nazionale ed internazionale. Ispirato al celebre Blu Note, che da New York passando per Milano ha ospitato gli artisti più celebri della scena internazionale jazz, blues e soul, Green Note si sposta dai consueti contesti urbani per calarsi negli scenari naturalistici della Foresta Umbra, dal 2017 Patrimonio Mondiale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO, per un evento che coniuga ambiente e natura, cultura, musica ed eccellenze enogastronomiche.

La direzione artistica per il secondo anno è affidata a Gegè Telesforo, cantante, musicista, conduttore radiofonico e istituzione musicale del jazz italiano. «La dieta mediterranea, le faggete vetuste e il jazz sono le tre eccellenze unite dal marchio Unesco alla base dell’idea del format di Green Note», spiega Telesforo. «La nota green che si unisce a quella blue: una suggestione particolare, un passaggio dal verde incantato della Foresta Umbra al blue incontaminato del mare del Gargano attraverso la musica, che può essere jazz, blues, etnica: l’importante è che sia di qualità e che ci prenda per mano e ci riporti vicino alla bellezza. Per questo, in collaborazione con il management Groove Master Edition, ho scelto quattro concerti per un cartellone che accontenterà un po’ tutti i gusti degli appassionati di musica, dagli standard classici al jazz più contemporaneo fino a quello più etnico».

Il programma, ricco e variegato, comincerà il 28 luglio con il Trio Bobo, composto dal batterista Christian Meyer, e dal bassista Faso, entrambi sezione ritmica degli Elio e le Storie Tese, e Alessio Menconi, storico chitarrista di Paolo Conte. Venerdì 5 agosto, invece, spazio a una stella della musica internazionale: Paul Wertico, storico batterista di Pat Metheny con cui ha vinto ben 7 Grammy Awards. Giovedì 11 agosto arriveranno IBeatiPaoli, gruppo scoperto da Lucio Dalla, che attinge dalla tradizione linguistica siciliana per creare un sound di forte contaminazione e modernità. A chiudere la rassegna, sabato 20 agosto, il duo foggiano che ha girato il mondo e ha suonato con il Premio Oscar Luis Bacalov: Mediterranea Tales, composto da Pasquale Stefano e Gianni Iorio.

Ritorna, dopo il successo di pubblico e di critica della prima edizione, “Green Note – Gargano Jazz & Food”, il festival musicale che, sotto le stelle del cielo d’estate, celebra e valorizza tre eccellenze: la Foresta Umbra, il jazz e la dieta mediterranea. La rassegna, ideata e coordinata dall’Agenzia di comunicazione e promozione Scopro in collaborazione con la Regione Puglia, il Teatro Pubblico Pugliese, il Parco Nazionale del Gargano e il patrocinio del Comune di Monte Sant’Angelo, sarà ospitata nuovamente dall’Elda Hotel (Sp 52 b).

Ogni appuntamento comincerà alle 20.00 con i saluti istituzionali e la degustazione esperienziale, mentre alle 21.30 partiranno i singoli concerti.

Per partecipare a Green Note è necessaria la prenotazione. Info e costi: + 39. 0884.594685 | + 39. 353.3039283 | info@eldahotel.it.

AGOSTO ORSARESE, 50 EVENTI E IL RITORNO DELL’”ORSARA JAZZ”

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Cinquanta eventi tra musica, cultura, sapori, solidarietà e, come una ciliegina sulla torta, il ritorno dell’Orsara Jazz: l’Amministrazione comunale di Orsara di Puglia, con il consiglio comunale rinnovato e la nuova giunta del sindaco Mario Simonelli insediatisi da poche settimane, ha organizzato a tempo di record il cartellone dell’Agosto Orsarese.

“Il primi tre segnali importanti”, ha spiegato il neoeletto sindaco Mario Simonelli, “sono il recupero della piena partecipazione delle realtà associative locali, un programma che va incontro alle esigenze di tutte le fasce d’età e, infine, il ritorno dell’Orsara Jazz”. Grazie alla collaborazione delle attività commerciali, in agosto si terranno 6 dj set; dal 25 luglio e fino al 18 agosto, si svolgeranno quattro diversi tornei sportivi; anche Parco San Mauro ospiterà eventi ogni martedì e venerdì. Quella che inaugurerà il cartellone degli eventi sarà una serata danzante: “I principi in concerto” e karaoke, lunedì 1 agosto dalle 21.30, in Corso della Vittoria. Martedì 2 agosto, in Piazza Municipio, dalle 21.30 la Power Drum Band sarà di scena con uno spettacolo musicale incentrato sulle percussioni. Serata revival quella del 3 agosto, con l’Orchestra Spettacolo Extrasound a reinterpretare i successi musicali degli anni ’60, ’70, ’80 e ’90.

Triplo appuntamento quello del 4 agosto: il mattino, dalle ore 10, spazio a “Trentaeuno” in Piazza Mazzini a cura della Proloco; alle 19, invece, il Cortile di Palazzo Baronale ospiterà la “Verticale di vini” a cura della Cantina il Tuccanese, del ristorante Donna Cecilia e della cooperativa Ortovolante; stessa location e medesimo orario per gli special guest del Trio Areia. Altro trittico di appuntamenti anche il 5 agosto: in Corso della Vittoria, dalle 21.30, la Cover Band di Zucchero; alle 23, stessa location per la “Jazz Conversation” del bar La Saletta; alle 23.30, spettacolo “Pirò Musicale” al Parco San Mauro. Il 6 agosto, allo spettacolo itinerante “Arriva la carovana dei circensi” (ore 21.30), si accompagnerà un evento a cura di Orsara Soccorso con il progetto intitolato “Con il cuore con le mani”. La serata del 7 agosto proporrà due diversi appuntamenti: alle 21.30, in via Vittorio Emanuele, per grandi e piccini la proiezione del film di animazione “Luca”; per tutto il giorno, al Bar della Piazza, “Torneo di biliardino a coppie”. Nelle serate che seguiranno, tanti eventi con il teatro di “Senza nome”, la danza classica e moderna del Centro Studi Danza, la presentazione del libro “Veleno, Klimt fra eros e mistero” dell’architetto Massimo Gianquitto, la “Festa della Pannocchia” nella notte dei desideri del 10 agosto. Giornata della donazione del sangue quella del 12 agosto, a cura dell’Avis Orsara e presso l’ASL di via Ponte Capò, mentre la sera dalle 21.30 “Spettacolo di maghi illusionisti” con la partecipazione del duo “Vamos a bailar”.

IL RITORNO DELL’ORSARA JAZZ. Il 13 agosto, alle ore 10.30, in aula consiliare il ritorno dell’Orsara Jazz sarà celebrato con un convegno: “Quelli dell’Orsara Jazz – Una storia pugliese”. Alle ore 21, il Cortile del Palazzo Baronale ospiterà le note jazz di Michele Guidacci e del Pasquale Rinaldi Quartet. Serata jazz anche quella del 14 agosto, a completare una 48 ore di grande musica, con Antonio Lambresa, Yuri Andrea Pippo Duo, Lucio Ferrara, Greg Burk, Dario Deidda, Pasquale Fiore Quartet. La mattina del 14 agosto, inoltre, alle ore 9 in Corso della Vittoria inizierà la Giornata Ecologica.

DA FERRAGOSTO IN POI. Il 15 agosto, saranno le cover dei Negramaro a riempire di musica Corso della Vittoria a partire dalle 21.30. Doppio appuntamento il 16 agosto: alle 18, in aula consiliare, la lectio magistralis su “Gli amori di Achille” con il professor Francesco Chiappinelli; alle ore 21, edizione zero del Wood Film Fest nel Cortile di Palazzo Baronale, con cinema, musica, artisti di strada, danza e teatro. Tantissimi gli eventi che animeranno le giornate a seguire fino a tutto il mese di agosto.

 

A VICO DEL GARGANO PIERO CHIAMBRETTI E ANDREA PURGATORI PER IL PREMIO GARGANO DI GIORNALISMO

Attesi a Vico del Gargano per il Festival Gargano dei Giornalismi lo showman Piero Chiambretti e il giornalista Andrea Purgatori, che riceveranno il Premio Gargano di Giornalismo “Vincenzo Afferrante”. La consegna avverrà sabato 30 luglio alle ore 21.00 in piazza San Domenico a Vico del Gargano durante la serata che sarà condotta, come sempre, dal giornalista Michele Cucuzza.

«Diamo continuità a questo Premio di grande valore per la crescita culturale e sociale del territorio», afferma Michele Afferrante, direttore artistico del Festival Gargano dei Giornalismi e del Premio Gargano di Giornalismo intitolato alla memoria del padre Vincenzo Afferrante, scomparso nel 1983, corrispondente del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” e fondatore-direttore del mensile “Il Gargano nuovo”.

Insieme a lui, a credere fortemente nell’iniziativa i sindaci di Vico del Gargano Michele Sementino e di Peschici Franco Tavaglione, onorati di ospitare nei rispettivi borghi il Festival Gargano dei Giornalismi, che arricchisce la proposta culturale estiva, offrendo occasioni di spettacolo e riflessione.

Piero Chiambretti, attore, conduttore, regista, showman, sceneggiatore, produttore, ma soprattutto ideatore di programmi innovativi e di enorme successo che hanno fatto la storia della televisione, da quarant’anni gioca con il mondo dello spettacolo e ogni volta lo reinventa. Imprevedibile e dissacrante in ogni sua interpretazione del ruolo dell’intrattenitore, ha lasciato la sua inconfondibile firma anche in radio, cabaret e cinema.

Recentemente ha pubblicato il libro intitolato “Chiambretti: Autobiografia autorizzata dalla figlia Margherita” (Sperling & Kupfer), in cui trasporta il lettore in una vita unica che vale come centomila per quantità e qualità di invenzioni, eccessi creativi, insuccessi visionari, straordinari trionfi e continue fughe verso il futuro. Attraverso queste pagine ironiche, pirotecniche, geniali, a tratti malinconiche, a tratti esilaranti, si entra per la prima volta nell’universo chiambrettiano, cerebrale e sentimentale allo stesso tempo, e si scopre il fanciullo, l’artista, l’uomo.

Andrea Purgatori è giornalista e sceneggiatore, dal 2017 conduce il programma “Atlantide. Storie di uomini e di mondi”, in onda su La7. È stato inviato del “Corriere della Sera” dal 1976 al 2000; oltre ad occuparsi di delitti di mafia e di terrorismo nazionale e internazionale, per molti anni ha seguito le vicende in Iraq, Iran e Algeria. Collabora con “l’Unità”, “Le Monde Diplomatique”, “Vanity Fair” e “Huffington Post”. Ha collaborato alla scrittura di alcuni film, fra cui “Fortapàsc” di Marco Risi, e di serie tv come “Caravaggio”, “Lo scandalo della Banca Romana”, “ll commissario Nardone” e “Lampedusa”.  Presidente di Greenpeace Italia fino al 2020, nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo, “Quattro piccole ostriche” (HarperCollins).

Durante le precedenti edizioni il Premio Gargano di Giornalismo è stato conferito a Paolo Bonolis, Gianrico Carofiglio, don Luigi Ciotti, Erri De Luca, Diego De Silva, Paolo Graldi, Marcello Masi, Federico Moccia, Giampiero Mughini, Filippo Nanni, Piergiorgio Odifreddi, Amedeo Ricucci, Sergio Rizzo, Rosario Sorrentino.

L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti.

GLI AUGURI DELL’ON. FARO AL NEO PREFETTO DI FOGGIA MAURIZIO VALIANTE

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Una nota dell’on. Marialuisa Faro, vicepresidente del gruppo Insieme per il Futuro alla Camera dei Deputati.

“Formulo i più sentiti auguri di buon lavoro a Maurizio Valiante, nominato dal Consiglio dei Ministri prefetto di Foggia su proposta della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Un servitore dello Stato di grande spessore professionale e umano, di provata esperienza, chiamato ad operare in una provincia nella quale, nonostante l’impegno lodevole delle forze dell’ordine e della magistratura, i numerosi successi investigativi e i rinforzi e i risultati ottenuti, l’emergenza criminalità continua ad essere quella principale, tale da condizionare pesantemente anche l’economia e la qualità della vita stessa. Il prefetto potrà contare su una collaborazione istituzionale sincera e totale, più che mai necessaria; e auspico che anche la campagna elettorale sia costruttiva e non strumentale, con i candidati trasversalmente impegnati in uno sforzo per la comunità rifuggendo dalla tentazione di strumentalizzare un tema così delicato che non può ammettere divisioni e versioni di parte”.

SAN SEVERO, SVOLTA NELLE INDAGINI SUGLI ATTENTATI DINAMITARDI DELLO SCORSO GENNAIO

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Nella serata del 26 luglio, a seguito di una complessa ed articolata attività di indagine sviluppata,

oltre che dalle tradizionali modalità investigative, anche attraverso sofisticati rilievi tecnico scientifici, nonché mediante l’acquisizione di reperti sulla scena del crimine poi sottoposti ad  operazioni di analisi di laboratorio presso il RIS di Roma, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia, con il supporto altresì in fase di esecuzione dei militari della Compagnia Carabinieri di San Severo e dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori Puglia”, hanno dato esecuzione a due misure cautelari in carcere emesse, rispettivamente, a seguito della richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari – Direzione Distrettuale Antimafia, che ha anche diretto e coordinato le indagini sin dall’inizio dell’inchiesta, e di quella presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, nei confronti dei presunti responsabili delle esplosioni degli ordigni micidiali avvenuti, nel Comune di San Severo, in successione, ad inizio anno. Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), i reati contestati sono di tentata estorsione (per il solo maggiorenne), e del porto e detenzione illegale di materiale esplodente con l’aggravamento del metodo mafioso.

Ad essere colpiti della misura limitativa della libertà personale sono stati in particolare un uomo di 28 di Foggia ed un giovanissimo di 17 anni di San Severo. I due, lo scorso gennaio, secondo la prospettiva accusatoria (condivisa dal GIP ma da verificarsi nelle fasi successive con il contributo della difesa, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, nel comune di San Severo, avevano posizionato e fatto esplodere due potenti ordigni, tra l’altro mescolati anche con altre componenti metalliche per aumentarne la micidialità, prima presso la profumeria “Afrodite” e poi, a distanza di pochi minuti, ripetendo di fatto le stesse azioni, anche presso la concessionaria d’auto “Romano”, provocando in questo modo gravi danni sia agli esercizi commerciali, sia ai veicoli parcheggiati in prossimità di tali siti ed anche gli edifici adiacenti, mettendo così in concreto pericolo l’incolumità pubblica. I due, che avevano agito con il volto travisato e col favore della notte, con l’evidente obiettivo di intimidire ed indurre gli imprenditori vittime di tali azioni criminali a cedere ad una richiesta estorsiva, hanno fatto specificatamente ricorso ad esplosivi improvvisati contenenti bulloni e dadi metallici utili ad aumentarne il potere distruttivo ed offensivo, al fine così di provocare effetti micidiali in quanto in grado di cagionare gravi conseguenze fisiche, anche di natura letale, ad eventuali ignari passanti.

Questi violenti attentati, uniti a quelli di Foggia, avvenuti sequenzialmente ad inizio 2022, provocarono nella Capitanata, un senso di insicurezza sociale al punto tale da determinare, nei giorni a seguire, la presenza delle più alte Cariche istituzionali dello Stato riunitesi in un Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica tenutosi in Prefettura a Foggia per cercare di analizzare e fronteggiare tali eccezionali fenomeni delittuosi.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

Con l’operazione antimafia in questione, la DDA di Bari e i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, ancora una volta, hanno dato un’importante risposta – in termini di legalità e sicurezza – nel territorio della provincia di Foggia, a tutela dei cittadini ed in generale delle comunità a loro affidate dallo Stato, a riprova della grande attenzione costantemente rivolta alla Capitanata da parte delle Istituzioni.

FINANZA: CONTROLLI AI TITOLARI DI CONCESSIONI DEMANIALI

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Militari della Stazione Navale di Bari e della Sezione Operativa Navale di Manfredonia, coordinati dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Bari, nell’ambito di una serie di servizi diretti alla tutela del demanio marittimo, hanno sottoposto a sequestro numerosi ombrelloni e sdraio per le irregolarità riscontrate presso gli stabilimenti balneari sul litorale di Margherita di Savoia.

In particolare, dopo un’attenta analisi di rischio compiutamente realizzata sia ricorrendo alle banche dati in uso al Corpo e sia mediante capillare controllo del territorio, compiuto con l’ausilio dei mezzi aeronavali, i Finanzieri hanno contestato, ai rappresentanti legali delle tre società controllate, l’occupazione abusiva di spazi demaniali di 2.881 mq, 3.735 mq e 4.032 mq. Nel primo caso era stata ampliata la concessione demaniale rilasciata dal comune di Margherita di Savoia, per un’estensione complessiva di quasi il doppio di quella assegnata, corrispondendo un canone demaniale inferiore a quello dovuto. Negli altri due casi è stata costatata l’occupazione dell’intera area senza alcun titolo, omettendo, quindi, la comunicazione alle autorità amministrative.

In tali aree infatti erano stati istallati un totale di in 513 ombrelloni e posizionate circa 1.000 sdraio, posti sotto sequestro con apposizione dei sigilli. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, inoltre, è stato disposto il ripristino dei luoghi, al fine di garantirne così l’immediata disponibilità alla collettività. Il sequestro è stato convalidato dal GIP presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura di Foggia e cinque soggetti sono stati segnalati all’A.G. di Foggia.

L’attività di controllo posta in essere dalle Fiamme Gialle, conclusa in questi giorni, consente di arginare la diffusione dell’illegalità sugli arenili e lungo le coste e dell’abusivismo nel sistema economico, a tutela delle imprese e dei professionisti che operano nella piena e completa osservanza delle disposizioni normative e le cui prospettive di sviluppo sul mercato sono seriamente compromesse da chi svolge l’attività senza il rispetto delle regole.

I controlli proseguiranno lungo la costa pugliese e saranno intensificati, durante l’intero periodo estivo, al fine di tutelare i consumatori e di accertare le violazioni di natura fiscale, facendo leva sulla trasversalità dell’azione di vigilanza e contrasto del Corpo della Guardia di Finanza.

SAN NICANDRO, MODIFICA ALLA CIRCOLAZIONE STRADALE

A proposito di segnali… Adesso metteremo tutti alla prova la nostra preparazione sul Codice della Strada.

‼️ Come annunciato nei mesi scorsi, A PARTIRE dalla tarda mattinata di OGGI 27 LUGLIO 2022, sarà gradualmente avviata la modifica alla circolazione stradale, per il momento su Via Adriatico, via Brunelleschi, via Giovanni XXIII e via Paolo VI.

Dalle immagini , potete farvi un’idea: sembra complicato, ma è più facile di quanto crediate. Basta ritornare a saper leggere i SEGNALI STRADALI.

In sintesi: via Adriatico, via Brunelleschi, via Giovanni XXIII SI PERCORRERANNO AL CONTRARIO, ad eccezione di qualche tratto di via Adriatico che avrà il doppio senso di marcia.

Al momento, cambieremo solo queste strade, per permettere l’alleggerimento di via Gramsci. So che ce ne prenderemo di imprecazioni, ma basta solo un po’ di pazienza e, ripeto, a leggere i segnali è tutto automatico.

È comunque un intervento sperimentale, che avrà bisogno di mesi per essere verificato e, sicuramente, di qualche ulteriore aggiustamento: alla fine, tutti insieme ce la faremo.

Ringrazio sin da ora la Polizia Locale, che pur nell’esiguità numerica, farà in modo di aiutarci, eventualmente con il supporto logistico dell’AVERS.

Grazie a tutti!

Il Sindaco

ARRIVA LA VERSIONE “ESTIVA” DEL CARNEVALE APRICENESE

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La 10° edizione del carnevale Apricenese targato Movidaunia Apricena,   che si svolgerà nelle strade di Apricena in versione “estiva” nei giorni 1, 5 e 6 Agosto 2022 e avrà come tema centrale le serie della TV, vedrà la partecipazione di prestigiosi personaggi. La kermesse carnescialana si aprirà  il 1 agosto presso la sede del Movilab, sita nella 2° traversa zona artigianale di Apricena con la musica di  dj le Roy per l’apertura della manifestazione e l’anteprima dei carri.

Il 5 agosto sarà la volta della grandiosa sfilata per le strade della città, che si concluderà in piazzale Giovanni Paolo II, la quale ospiterà il famoso Dj di Radio M2O-One Nation One Station, Albertino. Il 6 agosto, infine, la sfilata terminerà in piazzale Andrea Costa con la partecipazione di Johnny Glamour con lo show denominato “La Baldoria”, in cui si sfideranno due Dj sul palco. In merito, il  Presidente della Movidaunia Apricena, Sig. Ciro VIOLANO, ha detto: “A partire da quest’anno il Carnevale non sarà più monotematico ma si evolverà in un Carnival Serie TV, primo esperimento in Italia, attraverso cui si getteranno le basi per la realizzazione dell’11° edizione in cui si prevederà un vero e proprio Premio attribuito al migliore gruppo mascherato che interpreterà al meglio i personaggi delle varie serie TV.

Ringrazio, infine, tutti i soci dell’associazione organizzatrice che da gennaio 2022 hanno iniziato la lavorazione dei 5 carri che sfileranno per le strade della città, i dj che si alterneranno e tutte le attività e aziende partecipanti, tra cui, in particolare, la coop Agricola Apricena per il supporto logistico”.

SAN NICANDRO, GLI EVENTI DI OGGI 27 LUGLIO 2022

Ecco gli eventi organizzati dall’Estate Sannicandrese per oggi 27 luglio 2022.

ore 19:00 – Largo Terravecchia: 1° Convegno “Domenico Fioritto: La vita, il pensiero, gli scritti politici e privati”.

ore 20.00 alle 23.00: Palazzo Fioritto – Mostra: ‘‘RICORDANDO DOMENICO FIORITTO’’ – Florilegio fotografico (3-8-1872 * 25-7-1952).

Apertura estiva della Torre Aragonese di Mileto:

  • lunedì e mercoledì: dalle ore 10 alle ore 12.
  • venerdì e sabato: dalle ore 18 alle ore 20.

A PALAZZO ZACCAGNINO SENSIBILIZZAZZIONE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

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“L’obiettivo​ è favorire il rispetto per una cultura plurale delle diversità e della non discriminazione, promuovere il tema della parità uomo-donna e le pari opportunità e intervenire sul tema della promozione dell’educazione e della formazione alla cittadinanza di genere e alla cultura della non discriminazione come strumento di prevenzione e contrasto di ogni violenza rivolgendosi, in particolare, alle giovani generazioni, e promuovere un cambiamento socio-culturale al fine di contrastare ed eliminare le rappresentazioni non stereotipate di maschilità e femminilità.

Gli obiettivi specifici sono: rendere i ragazzi e le ragazze consapevoli, attenti e informati sul tema della violenza di genere e dei meccanismi culturali che generano e alimentano la violenza; fornire ai bambini e alle bambine, agli adolescenti e alle adolescenti, nonché ai loro genitori ed insegnanti, strumenti critici per riconoscere stereotipi e pregiudizi; stimolare la discussione, il confronto e il dialogo tra le e gli adolescenti sul tema delle differenze di genere e culturali; sviluppare un “pensiero critico” per riconoscere e decostruire gli stereotipi di genere; promuovere la partecipazione attiva dei ragazzi e delle ragazze e favorire la creazione di relazioni interpersonali e affettive sane e positive basate sul rispetto reciproco; proporre modalità di relazione finalizzate alla gestione e risoluzione pacifica dei conflitti che possono emergere dalle diversità personali, culturali e di genere; sensibilizzare educatori, educatrici e genitori sul tema degli stereotipi di genere nell’approccio educativo e offrire loro alcuni strumenti affinché siano maggiormente consapevoli dei messaggi e dei ruoli di genere che vengono trasmessi; sensibilizzare ampi strati di popolazione per promuovere un cambiamento nei comportamenti socio-culturali; favorire lo sviluppo di una cultura improntata alla condivisione dei ruoli nella famiglia e nella società, attraverso un’azione di ampio respiro sia per i target coinvolti che per la numerosità dei comuni aderenti.”

La cittadinanza è​ invitata il 5 agosto, alle ore 19:30, presso Palazzo Zaccagnino – Corso Garibaldi

Presidente Centro Mobbing e Stalking Foggia

Costanza Ciavarrella