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L’EPIFANIA IL PARCO DEI DINOSAURI PORTA VIA…

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Braccio di ferro tra il Gruppo Speleologico Montenero e l’amministrazione comunale guidata dal sindaco parlamentare Angelo Cera. Casus belli la gestione del Parco Paleontologico dei Dinosauri di Borgo Celano appena inaugurato lo scorso novembre alla presenza, tra gli altri, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio.

Secondo quanto si apprende dalla delibera n.176 del 28.12.2015, “gli accessi al parco sono stati consentiti solo nelle giornate inaugurali e secondo il programma degli eventi riportati sui manifesti e gli inviti per i convegni scientifici programmati da questa amministrazione nelle giornate del 28-29-30 novembre 2015”. Semplificando ai minimi termini: il parco, dopo l’inaugurazione (utile alla rendicontazione da presentare agli uffici regionali entro il 30 novembre) doveva restare chiuso. Anche perché – si legge ancora nella delibera – attualmente “non risultano in atti, specie per il parco di completamento e ampliamento, procedure per la gestione della struttura in parola e né tanto meno autorizzazioni per stabilire i costi di accesso al parco con le conseguenti modalità relative alla necessaria rendicontazione”. Da qui l’atto d’indirizzo “di conferire incarico legale ad un professionista di fiducia dell’Ente nei confronti della richiamata Associazione”.

Inoltre, è ancora da perfezionare l’incartamento (certificato di agibilità e accatastamento) circa la piena fruibilità dell’area ampliata (1000mq all’aperto su cui insistono le riproduzioni di tre dinosauri, due di proprietà del Gruppo Speleologico Montenero). Secondo raccolta dati, almeno da quanto riferiscono ambienti vicini al Gruppo, tutta la documentazione sarebbe stata consegnata da qualche tempo agli uffici comunali competenti, i quali però, per mancanza di fondi nel relativo capitolo di spesa, non avrebbero ancora affidato l’incarico per ottenere le certificazioni necessarie. Di diverso avviso l’Amministrazione Comunale: «L’incarico è stato affidato a un professionista del posto e tutto dovrebbe completarsi nel giro di poche settimane».

Prerequisiti di legge, che in assenza potrebbero prestare il fianco a eventuali rivalse legali tanto da spingere Palazzo Badiale a correre ai ripari e intimare, così, la chiusura del Parco. Un bubbone, del resto, esploso nei giorni scorsi sui social network, poi prontamente ridimensionato alla luce di un accordo arrivato in extremis tra Comune e Gruppo Speleologico Montenero. La chiusura – comunque prevista (dal 6 gennaio al 31 marzo), «per via delle basse temperature del periodo (i dinosauri animati saranno coperti con dei teli per preservarli dal ghiaccio)», – servirà anche a definire i termini della vicenda. Con la speranza che a farne le spese non sia, come spesso accade, il territorio circostante già economicamente depresso e soprattutto l’indotto commerciale connesso alla divulgazione storica e al turismo derivante anche dalla vicina San Giovanni Rotondo.

Intanto arriva il disappunto dei più maliziosi sulla tempistica adottata in concomitanza con le scadenze elettorali della prossima primavera: «Chi aspira a gestire il parco?».

Al Gruppo guidato da Gian Piero Villani va comunque il merito di aver tenuto in vita una struttura che, altrimenti, avrebbe subito (molto probabilmente) tutt’altra sorte. Infatti, dopo due bandi andati deserti, nell’agosto del 2010 arrivò la decisione del commissario dell’Ente Parco Nazionale del Gargano, Stefano Pecorella, di affidare, provvisoriamente, ai ragazzi del gruppo speleologico locale, la gestione del museo interattivo e del parco dei dinosauri oltre all’ampliamento dei giorni nostri (2 milioni di euro finanziati dalla Regione Puglia) avvenuto in sinergia con le istituzioni del posto nell’ambito dell’Asse I del Programma Operativo Interregionale “Attrattori Culturali, naturali e del turismo”. Ruolo di punta, inoltre, lo ebbe l’avvocato Costantino Grana, ideatore e promotore del parco dei Dinosauri e presidente onorario del Gruppo Speleologico Montenero, al quale recentemente sono stati dedicati i locali del Centro Visite di Borgo Celano.

«Purtroppo tutto è partito in maniera completamente autonoma da quelli che sono gli indirizzi che comunque il Parco e l’Amministrazione dovevano prima impartire», lamentano oggi da Palazzo Badiale.

«L’apertura ufficiale – spiega invece il vicesindaco Raffaele Fino – doveva avvenire ad aprile in particolare con il mondo delle scuole, a conclusione dell’offerta educativa curata dall’Ente Parco per mezzo dei finanziamenti S.A.C. (Sistemi Ambientali e Culturali), che permetterà di istituire un comitato scientifico: la futura essenza del Parco dei Dinosauri».

Adesso toccherà al Comune e all’Ente Parco sbrogliare la matassa. E salvare dall’estinzione il Jurassik Park targato San Marco in Lamis. (sanmarcoinlamis-eu)

COLPACCIO PER L’OSPEDALE DI FOGGIA, ARRIVA LA CARDIOCHIRURGIA

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L’Azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti di Foggia sarà dotata di una Struttura di Cardiochirurgia. Ad annunciarlo pubblicamente – durante la conferenza stampa di fine anno, tenuta questa mattina presso la Regione Puglia – il governatore, Michele Emiliano, che, pur congelando alcuni delicati provvedimenti in merito al “Piano di riordino ospedaliero”, non ha esitato a divulgare agli operatori dell’informazione presenti all’incontro le decisioni evidentemente già assunte (anche in attesa dell’approvazione formale del “Piano”). E tra queste figura appunto la certezza dell’istituzione della struttura di Cardiochirurgia all’Azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti di Foggia: una conquista che, oltre a innalzare il livello dell’assistenza del secondo Policlinico della Puglia, contribuirà ad avvicinare sempre di più il traguardo di ospedale di “Eccellenza” (inteso come struttura sanitaria in cui sono presenti tutte le strutture assistenziali della medicina moderna). “La grande sensibilità e la notevole concretezza del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, ci consentono, oggi, di celebrare un risultato che personalmente considero davvero eccezionale. Senza la sua determinazione non ci saremmo mai arrivati. Desiderio ringraziarlo pubblicamente e chiaramente – dichiara il rettore dell’Università di Foggia, Maurizio Ricci – perché dopo il suo insediamento ha sempre prestato massima attenzione alle nostre istanze, come Università e come Capitanata. Istanze in alcuni casi espresse direttamente dal sottoscritto, in altri casi rappresentate con passione, sagacia e dovizia di particolari dai due assessori Foggiani, presenti nella giunta regionale, Leonardo Di Gioia e Raffaele Piemontese. Oggi, la Capitanata celebra una grande giornata, in cui gli Ospedali Riuniti compiono un enorme passo in avanti che impedirà, a centinaia di pazienti, di intraprendere lunghi viaggi della speranza, per usufruire di un fondamentale diritto costituzionalmente garantito: il diritto alla salute”.
L’impegno dell’Università di Foggia per l’ottenimento della Struttura di Cardiochirurgia è cominciato nell’aprile del 2014: cinque mesi dopo il suo insediamento alla guida dell’Ateneo. A più riprese, sempre garantendo un profilo sociale e soprattutto istituzionale al proprio appello, il rettore è intervenuto sull’argomento con motivazioni inoppugnabili: innanzi tutto, la disponibilità di un cardiochirurgo già in dotazione organica all’Università di Foggia dalla fine del 2006, il professor Luca Salvatore De Santo (associato con abilitazione di professore ordinario), inutilizzato rispetto alle proprie capacità professionali e assistenziali, in quanto privo di una Struttura operativa; in secondo luogo, una considerazione di natura orografica, visto che la provincia di Foggia coi suoi 610mila abitanti e un’estensione territoriale di 6.965 kmq è la seconda d’Italia; quindi, lo squilibrio nella distribuzione dei poli cardiochirurgici in Puglia, con Capitanata e B.A.T. completamente sprovviste di questi, a differenza delle altre province pugliesi (quattro poli a Bari, due a Lecce, uno a Brindisi e uno a Taranto). A sostenere concretamente l’istanza dell’Azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti di Foggia anche il rapporto tra gli attuali costi sostenuti dalla Regione Puglia per via della mobilità passiva (oltre 5 milioni di euro l’anno) e i ricavi che invece deriverebbero dall’attrattiva assistenziale rappresentata dall’istituzione di una Struttura di Cardiochirurgia al Policlinico di Foggia (oltre 6 milioni di euro l’anno).
Tempi serrati per l’attuazione: tutto dovrebbe avvenire entro il nuovo anno. E fondamentale sarà adesso il ruolo del direttore generale, Antonio Pedota, attivamente impegnato in prima persona nella richiesta presentata al competente assessorato regionale e in generale nella sua azione di governo dell’azienda mista, che lo ha visto ottenere in poco tempo già ottimi risultati. La Regione Puglia dovrebbe contribuire – il condizionale è legato unicamente alla mancanza dell’ufficialità del provvedimento, tuttavia le cifre indicate sono da tempo state ritenute congrue proprio dagli organismi del governo regionale – con circa 2,5 milioni di euro, mentre l’azienda mista dovrà provvedere alle procedure selettive per l’assunzione di medici e del personale sanitario entro i primi mesi del 2016 e all’allocazione della strutture ospedaliere. “Un grazie enorme e sincero a chi ha sostenuto questa nostra battaglia fin dall’inizio – aggiunge il rettore – ovvero all’ex governatore, Nichi Vendola, all’ex direttore generale degli Ospedali Riuniti Tommaso Moretti, all’ex assessore regionale alla Sanità Elena Gentile; e in modo particolare a chi ha contribuito al raggiungimento del risultato odierno, cioè i due assessori Foggiani della Regione Puglia,Leonardo Di Gioia e Raffaele Piemontese; quindi al direttore generale del Dipartimento della salute della Regione Puglia,Giovanni Gorgoni, persona capace, ragionevole e soprattutto molto operativa; e al direttore generale dell’azienda mista, Antonio Pedota, che condivide pienamente l’obiettivo di rendere il Policlinico un centro eccellente e moderno, L’istituzione della Struttura di Cardiochirurgia per l’azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti di Foggia rappresenta un traguardo di cui tutta la cittadinanza dev’essere fiera, poiché finalmente hanno prevalso logiche collettive e non posizioni individuali come è avvenuto in passato in Capitanata e a Foggia. Una volta ottenuta la conferma del provvedimento, che per noi è solo una formalità, viste le ampie garanzie fornitemi anche personalmente dal presidente Michele Emiliano, ci metteremo subito al lavoro sul piano strutturale e amministrativo. Il nuovo anno parte bene, faremo in modo che prosegua sotto i migliori auspici”.
Nei prossimi giorni – non appena terminerà il dialogo istituzionale tra Regione Puglia e Ministero della Salute sui contenuti del Piano di riordino ospedaliero – sono previste l’approvazione dello stesso e quindi l’ufficializzazione della istituzione dell’unità di Cardiochirurgia agli Ospedali Riuniti di Foggia.(l’immediato)

DOPO UN SECOLO PADRE PIO RITORNA A PIETRALCINA

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Tutto pronto per il trasferimento, tra un mese circa 8 – 14 febbraio, del Santo del Gargano da San Giovanni Rotondo a Roma nella Basilica di San Pietro. Ma non è tutto l’urna di Padre Pio prima di ritornare definitivamente nella cripta dove ora è custodita, passerà per qualche giorno da Pietrelcina, paese dove il Santo è nato. Da dove nel lontano 17 febbraio del 1916, è cominciata la sua missione verso il Gargano. In occasione dell’anno Santo della misericordia, l’urna con le spoglie di San Pio da Pietrelcina sarà portata nella Basilica di San Pietro, e in seguito a Pietrelcina, dove giungerà l’11 febbraio, per tornare, poi, a San Giovanni Rotondo, il 14 febbraio 2016.

San Pio (Francesco Forgione) nacque a Pietrelcina, un piccolo comune alle porte di Benevento, il 25 maggio 1887, da Grazio (detto “Orazio”) Maria Forgione (1860-1946) e Maria Giuseppa (detta “Peppa”) di Nunzio (1859-1929). Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa di Sant’Anna. Gli venne dato il nome Francesco per desiderio della madre, devota a san Francesco d’Assisi. Il 27 settembre 1899 ricevette la comunione e la cresima dall’allora arcivescovo di Benevento Donato Maria Dell’Olio. La madre era una donna molto cattolica e le sue convinzioni ebbero una grande influenza sulla formazione religiosa del futuro frate. Il giovane non frequentò le scuole in maniera regolare perché doveva rendersi utile in famiglia lavorando la terra. Solo quando ebbe dodici anni cominciò a studiare sotto la guida del sacerdote Domenico Tizzani che, in un biennio, gli fece svolgere tutto il programma delle elementari. Poi, passò alla scuola per gli studi ginnasiali.

Il desiderio di diventare sacerdote fu sollecitato dalla conoscenza di un frate del convento di Morcone, fra’ Camillo da Sant’Elia a Pianisi, che periodicamente passava per Pietrelcina a raccogliere offerte. Le pratiche per l’entrata in convento furono iniziate nella primavera del 1902, quando Forgione aveva 14 anni, ma la sua prima domanda ebbe esito negativo. Solo nell’autunno del 1902 arrivò l’assenso. Forgione sostenne di aver avuto una visione, il 1º gennaio 1903dopo la comunione, che gli avrebbe preannunciato una continua lotta con Satana. La notte del 5 gennaio, l’ultima che passava con la sua famiglia, dichiarò di aver avuto un’altra visione in cui Dio e Maria lo avrebbero incoraggiato assicurandogli la loro predilezione. Il 22 gennaio dello stesso anno, a 15 anni, vestì i panni di probazione del novizio cappuccino e diventò “fra’ Pio”. Concluso l’anno del noviziato, fra Pio emise la professione dei voti semplici (povertà, castità e obbedienza) il 22 gennaio del 1904. Intraprese gli studi ginnasiali a Sant’Elia a Pianisi (CB).

l 19 aprile 2010 la salma del santo è stata traslata nella cripta della nuova Chiesa di Padre Pio, decorata con i mosaici del sacerdote gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik e con il soffitto ricoperto di foglia oro, ricavato dalla fusione degli ex voto che i fedeli negli anni hanno donato a san Pio. Tuttavia, l’inaugurazione di una siffatta cripta è stata contrassegnata da forti polemiche, sia da parte del mondo laico che da parte degli stessi cattolici, in quanto un tale sfarzo è decisamente contrario agli ideali dell’Ordine Francescano (al quale Padre Pio apparteneva) improntati all’umiltà e alla povertà. Dal 1º giugno 2013 la salma è permanentemente esposta alla pubblica venerazione. (sanmarcoinlamis.org)

SAN NICOLA IMBUTI SUL VARANO

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Il viaggiatore non distratto, che costeggia la riva occidentale della laguna di Varano, rimane felicemente impressionato, colpito dalla presenza di manufatti pressoché centenari, testimoni singolari, benché fatiscenti, della storia di San Nicola Imbuti, oggi San Nicola Varano. Il sito, che dista da Cagnano Varano circa 10 km, si trova nel punto in cui una lingua di terra ai piedi del bosco San Nicola (versante orientale di Monte Devia) si getta nelle acque, delineando appunto la forma dell’imbuto, da cui ha tratto la denominazione in epoca medievale. La vicinanza dalle Isole Diomedee costituisce uno dei motivi fondamentali per cui San Nicola Imbuti diventa pertinenza di quel complesso monastico benedettino, che in passato ha svolto importanti funzioni politico-culturali e religiose.

Dal punto di vista morfologico, tutto il tenimento si presenta come una collina molto dolce, digradante verso la laguna, popolata da piante e arbusti tipici della macchia mediterranea, piantagioni di fave e di ortaggi, tra cui emerge la coltura specializzata dell’olivo. Nella zona manca un’idrografia superficiale, mentre all’interno della penisoletta, ai piedi del lago, si nota la presenza di due sorgenti, la quale sicuramente deve avere inciso nella scelta del sito da parte dei benedettini, che vi si insediarono nell’XI secolo.

Dal punto di vista antropico, lo scenario dell’Imbuti è oggi occupato dall’ex Idroscalo intestato al tenente macchinista Ivo Monti, costituito da una trentina di edifici stile coloniale, che versano in uno stato di degrado, tranne una palazzina, restaurata cinque anni or sono e – purtroppo-  non resa funzionale, tanto da meritarsi l’appellativo di “cattedrale nel deserto”. Edifici maestosi, ben allineati, collocati intorno a Viale Irene, che dimostrano la grandiosità del progetto, realizzato nel secondo decennio del XX secolo, per contrastare gli attacchi austriaci provenienti dalla sponda opposta dell’Adriatico.  Edifici riutilizzati nel secondo conflitto mondiale dai militari che compirono diverse e importanti operazioni. L’area di San Nicola Varano nella parte più elevata ospita i resti della chiesa di Santa Barbara, edificata nel 1918-20 per favorire il culto agli ufficiali e a tutto il personale, che dimorava nell’idroscalo.

LA PRESENZA DI UN IMPORTANTE TRACCIATO IN EPOCA ROMANA. Nel sito sono presenti evidenti tracce di frequentazione medievale, mentre andrebbero effettuate ricerche riguardo a insediamenti preesistenti. E’ possibile, infatti, supporre che il monastero di San Nicola sia nato su una preesistente villa romana. E’ certo che nella Roma imperiale l’area di San Nicola Imbuti è raggiungibile, percorrendo una strada proveniente da Teanum Apulum, vicino al Fortore, nei pressi di Lesina, e proseguente per Fara (poco distante da Imbuti).

È stato ipotizzato che questa strada in epoca romana abbia svolto importanti funzioni politico- economiche, collegando antiche città e ville- fattorie insistenti nei “municipia” del Gargano nord: Teanum Apulum (San Paolo Civitate), Lesina, Civitella (Sannicandro G.co), Avicenna (Cagnano-Carpino), Monte Civita (Ischitella), dove di lì a poco sarebbero sorti i relativi comuni.

NEL MEDIOEVO: LE MIGRAZIONI DEL TARDO IMPERO E DURANTE LA DOMINAZIONE BIZANTINA. Dopo il V secolo, in seguito alle invasioni barbariche, diversi centri abitati del Gargano insistenti lungo la costa e le vie di comunicazione, si spopolano per ragioni di sicurezza, mentre piccole comunità, i Casali, cominciano a nascere nei luoghi più sicuri dell’entroterra. I Bizantini, che dominano ancora per lungo tempo il Gargano settentrionale e orientale, si adoperano per far rifluire la vita nei luoghi abbandonati, favorendo l’immigrazione dai Balcani e la ripresa economica dell’area considerata. E’ poi la volta dei Longobardi, i quali s’impossessano di vasti latifondi e cominciano a controllare l’economia del territorio, presidiando strade importanti e costruendo Fare che, da istituzioni familiari organizzate militarmente e politicamente, finiscono col rappresentare delle tenute agricole.

Situata lungo l’importante direttrice proveniente da Civitate, la Fara svolge l’importante funzione di controllo del traffico attivato tra le lagune di Lesina e di Varano, nel tempo in cui [l’alto medioevo] la pesca viene esercitata soprattutto nelle acque lacustri e lungo la costa, come conferma il prof. Corsi.

CELLAM IMBUTI. Uno dei palazzi dell’Imbuto, situato vicino alla sorgente omonima, nasconde tracce di una esistenza più lontana: è cellam Santo Nicolay dello Inbuto, pertinenza di Kàlena, quindi della grandeabbazia tremitense, fino al 1782. Lo attesta una chartula offertionis , la quale precisa che Sariano, abitante di Devia [in territorio di San Nicandro G.co, popolata da slavi provenienti dai Balcani ], dona al monastero di Santa Maria di Tremiti, metà casa, una vigna e un terreno incolto, due botti e quattro appezzamenti di terra, uno dei quali confina con un’antica strada che conduce all’Imbuto (via veteres, qui descendit ad ipso Imbuto). In un altro documento del 1058 si legge che a San Nicola, situato nell’Inbutus, c’è una cella e intorno a questa ci sono vigneti e terre di sua pertinenza.

Nel 1173 Raone, signore di Devia, tenta d’impossessarsi del tenimento dell’Imbuto, ma c’è uno degli instrumenta a confermare la venditionem fatta da suo padre, il quale non riserva per sé o per i suoi eredi alcun diritto in quel territorio (nullo iure sibi vel suis heredibus riservato in ipso tenimento). Un vasto tenimento i cui confini (fines)– come esplicita la fonte- iniziano dal capo e porto diSant’Andrea (Capojale), e la spiaggia, pietra Ticzoli, Sant’Elia, gira  intorno al lago, abbracciando Monte Zitano, quindi lacum Cernuli, dove insiste  un pesclo e una centia, prosegue con Nido di Corvo, taglia  poi dritto per il lago e si ricongiunge  con il tenimento d’Ischitella, laddove è l’entrata iumentorum, (al centro Isola Varano), prosegue per metà isola e si ricongiunge  al primo confine, includendo la chiesa di San Giovanni. Nella sentenza giudiziale pronunciata a Palermo e sottoscritta anche da Gentilis, signore di Cagnano del tempo, la curia regia dette torto al signore di Devia e lo condannò a pagare 200 once , mentre a Santa Maria di Kàlena è riconosciuto il pieno diritto sul tenimento dell’Imbuto.

I privilegi di re Guglielmo II, firmato a Palermo il 7 maggio 1176 e di Innocenzo III del 3 febbraio 1208 confermano che la cella di San Nicola Imbuti con le sue pertinenze, il castroboschi, terre e vigneti costituiscono beni di Kàlena e di Tremiti. Fonti significative anche per il fatto che evidenziano la presenza di una fortificazione, data la presenza del castrum, e di coltivazione specializzata (vineis), oltre che dei boschi (silvis), da cui ricavare legna.

LA LEGGENDA. La tradizione del luogo vuole che i monaci dell’imbuti fossero amici di Noè, quindi del vino, di cui avevano botti enormi, grandi persino quanto la montagna retrostante al convento. Una di queste botti, aveva appunto la cannella che giungeva al refettorio. Da essa cannella i monaci spillavano generosamente il buon vino per sé e per i visitatori ospiti e, siccome il vino non finiva mai, questi pensavano che si trattasse non di una botte, ma di una sorgente.

I CORSARI E L’EVACUAZIONE. Secondo una tradizione orale i monaci, recandosi con un sandalo all’abbazia di Tremiti, da cui al momento dipendevano, per sbrigare alcune faccende, si accorsero che una squadra di Corsari stava ombardando l’abbazia di Santa Maria e che, spaventati, pensarono subito di tornare indietro a San Nicola dell’Imbuto, per mettere in guardia i fratelli rimasti, mettendoli a parte dell’accaduto. Si erano appena messi in salvo che giunsero i Corsari, i quali prima depredano, poi distruggono completamente la forma del monasteroI religiosi da allora– narra il frate De Monte- non vi fecero più ritorno. I pescatori, però, quando le acque sono chiare, dicono di vedere in fondo al lago la campana, che invitava i monaci a pregare e a lavorare.

UNA RETE DI MONASTERI. I monaci cassinensi colonizzano estese aree, insistenti sia nel Gargano Nord, sia nell’area campana, abruzzese e molisana, per motivi di ordine economico, culturale e religioso. Ambiscono esercitare il controllo dei laghi di Lesina e di Varano, perché in questo modo potranno disporre di abbondanti pesci e dei loro derivati: anguille e uova di cefali (bottarga) seccate e molto richieste dai consumatori. Pesce particolarmente consigliato nella dieta dei monaci, costretti ad astenersi dal mangiar carne, che attiva un commercio invidiabile, dirigendosi verso i luoghi interni della provincia di Foggia e oltre, lasciando ipotizzare persino una via del pesce.

Nell’area di San Nicola di Varano sono inoltre diverse sorgenti, le quali danno modo ai monaci di impinguare la loro economia, utilizzando l’importante risorsa, costituita dall’acqua. Il tenimento costituisce una discreta risorsa economica del monastero madre, anche perché vi si riscuotono le decime sull’intero lago.

C’è poi l’interesse religioso e la devozione della gente del luogo a spingere i benedettini a colonizzare il Gargano e la Capitanata. In un tempo in cui è molto forte il flusso dei pellegrini diretti alla Montagna dell’Angelo, si avverte il bisogno di hospitia: ecco perché lungo le direttrici per Monte Sant’angelo viene costruita una rete di monasteri destinati ad avere fortuna. Ricordiamo quelli diSan Giovanni de Lama, in San Marco in Lamis dell’XI secolo bizantino, di San Giovanni in Piano, nei pressi di Poggio Imperiale, anch’esso dell’XI sec. e bizantino,  di Santa Maria (Lesina), Santa Barbara e San BartolomeoSanta Maria e Sant’Andrea, Santo StefanoSanta Maria di Tremiti. … . C’è, inoltre, la presenza di ordini agostiniani e pulsanensi, come attestano San Leonardo di Lama Volara nei pressi di Siponto (agostiniano), San Giovanni di Pulsano (da cui dipendono gli insediamenti monastici di San Giovanni di Varano, San Pietro in Cuppis (in territorio di Ischitella). In epoca medievale, la via veteres che passa per l’Imbuti di Cagnano Varano, probabilmente costituisce un’alternativa alla Via Sacra Langobardorum -che allaccia i comuni del Gargano Nord-, dal momento che in agro cagnanese insiste l’interessante grotta di San Michele e dato che è molto vivo il culto per l’Arcangelo.

C’è, infine, chi ipotizza che la forte presenza dei monaci nelle aree sopra citate sia legittimata da motivi politici, legata al bisogno di controllare il massiccio flusso di immigrazione delle popolazioni slave. Può essere utile ricordare che la colonia slava di Devia è a pochi km dalla cella di San Nicola Imbuti,  in direzione ovest, e che Peschici, ove insiste Kàlena (sita a circa 15 km ad ovest dell’Imbuto) è popolata da genti proveniente dai Balcani. San Nicola Imbuti è, dunque, una delle dipendenze di Kàlena che, insieme a Devia, al lago di Varano, a Peschici e ad altri monasteri situati lungo la costa fino a Siponto, accrescono  il patrimonio e il prestigio della Casa di Santa Maria di Tremiti.

IN ETÀ MODERNA. Benedicto Cocharella e Timoteo Mainardi dell’ordine dei Canonici Regolari di Sant’Agostino risultano  rettori del Monastero di Tremiti dopo i Cistercensi, a partire dal 1412. Tremiti è  porto sicuro e fonte di approvvigionamento per chi attraversava il mare, scalo di tutte le navi provenienti da Venezia e dall’altra sponda dell’Adriatico.

Nelle pertinenze delle celle cassinensi si pratica ancora la cerealicoltura, la viticoltura e l’oliviticoltura, mentre sul lago si continuano ad esercitare i diritti di pesca, dotando il monastero di ingente materiale da esportare. Pesci di ottima qualità (anguille e capitoni soprattutto), anche essiccati, di cui alla chiesa dell’Imbuti spetta la decima parte. Per salare questi pesci vi sono nelle vicinanze parecchi vivai, cioè dei luoghi vicino al mare in un lago stagnante, dove i pesci vengono catturati e subito dopo salati.

Il lago è appetibile anche per la cacciagione di anitre selvatiche, folaghe e altri uccelli, che giungono in questi luoghi sostandovi d’inverno, oltre che fonte lucrosa anche per pascoli adiacenti: l’intera Isola Varano e adibita al pascolo degli animali ovini, bovini, equini. Nei secoli XV e XVI i diritti di pesca sul Varano e i beni di Kàlena cominciano però ad essere contesi, dato che nuovi padroni – baroni di Vico e d’Ischitella vogliono appropriarsene.  Contese dei feudatari che cessano finalmente con le leggi eversive della feudalità, allorché ai pescatori viene restituito il diritto di pesca.

TRA 1700 E 1900. Nel catasto onciario 1750, voluto da Carlo III di Borbone re di Napoli, riguardo al soppresso convento di San Nicola dell’Imbuto, si legge: «Il venerabile convento soppresso di San Nicola dell’Imbuto sistente nel tenimento e giurisdizione di questa terra di Cagnano posseduto dai canonici regolari Lateranensi sotto il titolo di Santa Maria di Tremiti della grancia del convento del Carmine della terra di Vico rivela il parroco don Pietro Salvi abbate dei medesimi, come procuratore della medesima, la quale terra possiede in questa […] beni stabili, scoglio boscoso con terra lavoratoria unita con piscaria di Puzzacchio situata nel lido di esso Convento suppresso 6 miglia distante da questa terra alla terra del lago verso ponente, confinante col suddetto lago e difesa di San Giacomo e territorio di San Nicandro, rendita annua ducati 100 compresi li Puzzacchi, Palude e Porto, sono 383,10; Possiede una difesa boscosa tra San Nicandro e Cagnano detto San Nicola dell’Imbuti affittata ancora ad uso di manna e da far pece, che confina da levante col demanio d’Ischitella detto li titoli di Paolone, da tramontana col lido del mare di ponente, mezzogiorno e levante con terreno di questa terra, difesa di San Giacomo, lago Varano, e San Nicandro, la quale è stata compassata di carra 215 con l’assistenza di fra Marco Antonio da Milano procuratore di S. Casa secondo dal libro dell’apprezzo di rendita ducati 700 per l’erbaggi e il poi per la fida della mamma a ducati 300, che in tutto sono ducati 1000 iuxta la liquidazione fatta cifra, che ne ricava annui once 3333.10; Possiede terre seminative alli Coccioliti passa 25, all’Aria piccola passa 30, all’Aria grande passa 38, alla Vadicocca passa 29, alla Vadiorlando passa 60, alla mezzana del Punito versure 2, a Vadivina passi 30; in tutto [d’industrie e di beni]once 3848.20».

Dal catasto murattiano del decennio francese, apprendiamo che il Convento soppresso san Nicola dell’Imbuti, possiede 4300 versure allocate nella Difesa di Ponente, corrispondenti ad una rendita imponibile di ducati10320 [tra le più elevate]. Quando la badia di Tremiti cessa la sua agonia,  la Difesa di San Nicola Imbuti in tenimento di Cagnano Varano passa nelle mani dello Stato, per essere poi comprata da Giacomo e Francesco Forquet, domiciliati in Napoli Via Roma già Toledo, n° 185.

Nel primo decennio del XX secolo l’area di San Nicola diviene demanio Marittimo e della Difesa dello Stato, che destina la zona prospiciente il lago ad l’idroscalo, per contrastare gli attacchi aerei provenienti dalla marina austriaca, appostata a Cattaro, sulle sponde della Iugoslavia, mentre i terreni adiacenti – cessato il conflitto- passano in mano a privati e/o usurpatori.

 

MEMORIE DI GUERRA DALL’IDROSCALO (LAGO DI VARANO 1915-18) «Avevo sette o otto anni quando, recandomi con la mia famiglia in gita al lago di Varano (…) mi accorsi per la prima volta della presenza di due idroplani abbandonati sull’acqua. Ricordo distintamente quel giorno. Credo fosse maggio quando sbarcammo proprio in vicinanza dello scivolo di cemento lungo il quale si muovevano gli idrovolanti prima di immettersi nell’acqua e prendere il volo. La giornata era splendida: il lago pacato e azzurro come spesso non si vede. I due aerei sulla sponda, in parte addossati ai canneti, mi parvero come due poveri uccelli feriti in attesa della morte (…)». È così che Maria Antonia Ferrante intraprende il suo viaggio nei ricordi, recuperando e restituendo alla memoria eventi della prima guerra mondiale, dipinti liricamente e sapientemente nella sua opera Memorie di guerra dall’idroscalo, edita a cura de Il Rosone di Foggia. Sin dall’inizio sono presenti tutti gli ingredienti, in primo luogo la vera protagonista: la laguna di Varano coi suoi ritmi cadenzati dal vento- così come dichiara l’autrice. In particolare l’area di San Nicola Varano con le sue palazzine oggi invase dalle erbacce incoltegli spaziosi saloni in cui da bambina saltellava e dai quali ascoltava distrattamente i commenti materni riguardo al suo papà, il dott. Donataci, medico sanitario dell’idroscalo. La passione e l’interesse verso i luoghi della sua infanzia, l’ansia della ricerca, la spinta a documentarsi, la voglia di dare senso a quegli edifici senza vita hanno costituito il movente, ed ecco che con Memorie dall’Idroscalo…   la vita riprende nel complesso di San Nicola Varano, per lungo tempo dimenticato. Un testo dalla sintassi lineare, dalla lettura piana, scorrevole, invitante, arricchita da metafore e analogie volte a dare un certo cromatismo e liricità agli eventi, un testo intercalato da diversi feed back, un andare indietro dell’autrice, con digressioni e riflessioni volte a recuperare storie, tradizioni, curiosità locali, impreziosendolo.

La trama, incentrata sulla vita e sugli eventi del contingente di militari stanziati su S. Nicola, oscilla pertanto tra i dati recuperati in archivio e altre pubblicazioni e l’immaginazione fervida e creativa della narratrice. Gli edifici si animano ed entrano in azione il conte Ghe, il tenente di vascello Ivo Monti, il duca T. de Revel… con la loro quotidianità. Un insieme di militari che fa gruppointenzionalmente orientato verso finalità convergenti, unendo le forze individuali per realizzare lo stesso scopo. Un insieme di uomini che porta ordine in San Nicola Imbuti. Tre anni e più, dalla seconda metà del 1914 al 1918 della permanenza di un notevole numero di persone militari e civili, impegnati a rendere vivibile lo spazio circostante. Tre anni per bonificare le paludi, per combattere la ferale malaria, per approvvigionarsi d’acqua, per attendere all’ultimazione degli alloggi, per perlustrare la zona nemica. Tre anni e più per vedere infine il villaggio completo, suddiviso in spazi razionali e autosufficienti: dai dormitori alle sale d’intrattenimento, dai refettori alle cucine, dall’infermeria agli hangar, alla palestra. Tre anni brillantemente recuperati dalla Ferrante, restituendo alla memoria ciò che rimane di questo complesso, ciò che non aveva alcun segno di vita.

L’autrice, da narratrice, psicologa e psicoterapeuta qual è, ha saputo  bene coniugare il linguaggio della storia con quello dell’immaginazione, un’immaginazione che le ha consentito di allontanarsi dalla realtà, non per fuggire da essa, ma per meglio interpretarla alla luce dei sentimenti più reconditi dell’animo umano, consegnandola in pagine intense e dense, che appassionano chi ama riandare nei ricordi e nelle fonti d’archivio, alla ricerca del proprio passato. L’immaginazione della Ferrante le ha consentito, inoltre, di declinare la storia nazionale con quella locale, di ricostruire le paure, le passioni, i sentimenti degli ufficiali, che hanno sofferto non poco in un luogo al tempo non molto ospitale per via della malaria, ma anche per le scarse relazioni umane. Sottolinea pure l’autrice i rapporti intrecciati con le comunità locali, le loro passeggiate a Rodi, Carpino, a Vieste… la storia di Giovannina… dati affiorati dai documenti, stemperati dall’immaginazione e dalla capacità narrativa dell’autrice. Maria Antonia Ferrante è entrata nei cuori dei marinai, leggendone la dedizione alla patria, le sofferenze, le incertezze, la morte in agguato, tipica di ogni periodo bellico, allorché – come ben dice Ungaretti- si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.

Opera interessante anche per le digressioni sulla storia locale del tempo: il dibattito sulle ferrovie elettriche, le prime ansie del Gargano legate agli uomini politici dell’epoca che cercavano una dignitosa collocazione nella storia del Mezzogiorno (i Fioritto, i Zaccagnino…), opera importante,  utile ai giovani lettori, bisognosi di riandare al passato, per meglio comprendere il presente e progettare il futuro con maggiore consapevolezza, per ancorarsi al contesto.

L’IMBUTI: QUALE FUTURO? Ai primi anni del XXI secolo risale il progetto della STU, società di trasformazione urbana, intenzionata a realizzare un villaggio turistico, utilizzando anche una notevole parte del Puzzone, progetto che attualmente vive una probabile una fase di ripensamento.

È giusto ribadire con voce forte e chiaro che gli edifici dell’ex idroscalo intestato a Ivo Monti vanno restaurati, per non cancellare questo luogo che è nella memoria dei cagnanesi e degli italiani; ritengo, inoltre, opportuno che l’operazione debba essere funzionale anche all’occupazione, di cui i cittadini sono tanto bisognosi; vorrei aggiungere infine che, come cittadina di Cagnano, sarei molto dispiaciuta se le tracce dell’ex monastero venissero cancellate, mentre riportando questa e altre celle all’antiche fattezze, inserendole in un percorso turistico culturale-religioso, per cellas cassinenses, potrebbero concorrere alla crescita culturale ed economica del Gargano.

SOLO UN IMPEGNO COLLETTIVO PUO’ SALVARE SAN NICANDRO

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Un augurio a tutti i sannicandresi, a tutti i vostri lettori e a tutti quelli che hanno a cuore la nostra città che ha solo bisogno di essere amata di più e a cui tutti devono rispetto e tanta attenzione. Cerchiamo di parlare sempre meno del passato per occuparci sempre più del futuro perché chi continua a parlare del passato non ha coscienza del domani. Il passato rappresenta esperienza finita, ora dobbiamo solo crescere sotto tutti i punti di vista ed essere tutti protagonisti della bellezza del domani. Ecco, parliamo solo della bellezza, di quella del decoro urbano, della cultura che non viene considerata, di quanto potrebbe essere bello il nostro territorio se solo l’amministrazione comunale pensasse a valorizzarlo insieme con gli imprenditori locali che sono, a volte, restii ad investire. Il futuro ci presenterà nuovi temi da affrontare magari anche con protagonisti nuovi della vita pubblica. Ed allora occorre il dialogo comune per la costruzione di un percorso di crescita collettiva. Non fare della normalità un fatto eccezionale, ma produrre fatti eccezionali per l’eccellenza del nostro territorio. Solo un impegno collettivo può salvare San Nicandro, le individualità sono come quei botti di capodanno appena passato che, dopo tanto rumore, si dissolvono per terra nella indifferenza di tutti. Buon 2016.

COMIZIO DI “RINASCITA CITTADINA”

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Pubblico comizio in Piazza D. Fioritto della lista civica “Rinascita Cittadina”. L’appuntamento è per sabato 9 gennaio, alle ore 17:30. Tema da affrontare: “Sul Municipio tutto tace, come mai?”. Interverrà il responsabile politico della Lista Antonio Gambuto.

TRAGEDIA A SAN NICANDRO, MUORE ANZIANO PER INCENDIO IN CASA

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La notte scorsa è divampato un incendio in una abitazione di via Cavalli a San Nicandro. La causa del rogo sono state le scintille del camino lasciato acceso che sono finite sul materasso. La stanza è stata invasa dalle fiamme provocando la morte di Nazario D’Apote di anni 75. Il fumo e le esalazioni sono state fatali per l’anziano. Sul posto si sono succeduti gli interventi del 118, i vigili del fuoco e i carabinieri della locale stazione.

BUON ANNO A TUTTI DA CIVICO93

Buon Anno a tutti dalla Redazione e da tutto lo staff di  CIVICO93

GATTA (FI) CONTRO LA CHIUSURA DEL RIORDINO OSPEDALIERO

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“Sul piano di riordino ospedaliero non siamo disposti ad arretrare di un millimetro, noi dell’opposizione. Ma a questo punto, non possiamo sottacere che il presidente Emiliano non solo non goda della fiducia del centrodestra, ma neanche di quella della sua stessa maggioranza, che ha fatto barricate contro il piano. Un piano scellerato dalle conseguenze devastanti: chiudere l’ospedale di Manfredonia, per esempio, vuol dire contare le vittime che, a seguito di un infarto o altra urgenza, non avranno il tempo di raggiungere San Giovanni Rotondo per salvarsi”. Lo dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale, Giandiego Gatta. “L’ospedale di Manfredonia –prosegue- serve un bacino di 100 mila abitanti, in un territorio la cui morfologia rende gli spostamenti particolarmente complicati. La responsabilità politica di chi si intesta questa scelta sarà amarissima e non vorremmo arrivare al punto di rimpiangere Nichi Vendola… Emiliano sappia che abbiamo avuto, fino ad ora, un atteggiamento costruttivo sui temi più importanti (benché la Giunta non abbia operato granché). Ma se dovesse decidere di insistere su questa linea –conclude Gatta- senza tagliare prima gli sprechi utili al suo centrosinistra per ragioni elettorali, troverà un’opposizione durissima. Perché significherebbe calpestare i diritti e la vita dei cittadini”.

IL GUSTO GARGANICO

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Il Gargano è terra di mille sapori e di mille profumi, che ha in sé tantissime primizie frutto di una natura eccezionale e dalla tradizione contadina, capace di confezionare piatti tipici di rara bontà.

Ed è proprio a tavola che scopriamo una parte della bellezza di questa terra meravigliosa. I piatti del Gargano raccontano di una storia dedicata alla pastorizia, all’agricoltura e alla pesca.

Il Gargano è una terra ricca di odori e di spezie profumate che arricchiscono ogni piatto. Non a caso passeggiando o percorrendo in macchina il territorio, soprattutto nelle vicinanze di Mattinata è possibile imbattersi in enormi macchie di capperi. Le piante crescono nel periodo che va da maggio a settembre anche in maniera spontanea tra le rocce che si affacciano sul mare e a ridosso dei muretti a secco. Il frutto viene raccolto a mano e successivamente curato con un abbondante quantità di sale marino e conservato in salamoia. I capperi garganici crescono in maniera particolare nella zona di Mattinata e sentono i benefici della terra e del sole che li bacia. Nel percorso che ci porta alla bellissima Monte Sant’Angelo possiamo trovare numerose erbe selvatiche, che possiedono in sé un odore fresco e balsamico. La Montagna del Sole ci offre due spezie che arricchiscono numerosi piatti della tradizione: il rosmarino e l’origano. Il primo viene impiegato per dare sapore alle patate, alle focacce e ai piatti di carne, mentre il secondo dà un tocco in più alle pietanze sia estive che invernali.

La grande varietà di erbe e fiori balsamici permette la produzione di un miele di assoluta qualità, chiaro e trasparente nel colore, impreziosito da timo e rosmarino. Il miele dai tanti gusti, con una prevalenza per quelli che rappresentano gli agrumi con un retrogusto solitamente di eucalipto o di acacia.

Nel periodo primaverile possiamo trovare nella macchia garganica gli ottimi asparagi. Questi ultimi vengono raccolti appena spuntati dal terreno e vengono lessati. Rappresentano uno dei piatti della tradizione contadina e vengono conditi semplicemente con olio extravergine di oliva o impiegati con uova o come contorno alla carne. Un’altra specialità della zona è sicuramente la rucola, dal sapore amarognolo, che viene utilizzata per le insalate, per le bruschette e talvolta anche per le focacce. Sempre in primavera possiamo trovare nella macchia garganica il finocchietto selvatico. Altre colture che ‘arricchiscono’ una cucina estremamente povera ma molto saporita nel gusto sono la cicoriella e la bietola selvatica.

Un’altra delizia che la Montagna del Sole ci regala è data dalle mandrie di vacche podoliche, che pascolano tra i boschi. Dal loro latte nasce la produzione del caciocavallo podolico, un formaggio di antichissima tradizione, dal profumo e dal gusto intenso, dalla diversa stagionatura. Il Gargano è una terra che produce formaggi di eccellenza come le scamorze e le mozzarelle in caseifici storici. Oltre alle vacche podoliche, un altro animale importante è la capra, che in primavera dà vita alla produzione di un’eccezionale ricotta da gustare possibilmente su una fetta di pane di Monte Sant’Angelo.

Il viaggio a tavola ci consegna spaccati di storia di un popolo dedito all’agricoltura e alla pastorizia, che fa dei prodotti della terra un tesoro prezioso, che arricchisce i piatti dei tanti turisti. (teleradioerre)

PREZZI: NEL 2015 FORTE CALO GPL, GASOLIO E AUMENTI PER FRUTTA E VERDURA

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Secondo un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della CGIA, nel 2015 i prodotti che hanno registrato la riduzione di prezzo più importante sono stati Gpl auto e metano (- 17,8 per cento), il gasolio per l’autotrazione (- 12,3 per cento), il gasolio per il riscaldamento (- 11,8 per cento), i computer, i palmari e i tablet (- 11,7 per cento), i cellulari (- 10,1 per cento) e la benzina (- 9,8 per cento).

Per contro, invece, i rincari più importanti hanno interessato le arance (+ 10,8 per cento), la verdura fresca (+9,7 per cento), la fornitura d’acqua (+9,3 per cento), i frutti a bacca, come le fragole e l’uva (+8,9 per cento), la raccolta delle acque di scarico (+ 8 per cento), altri agrumi diversi dalle arance (+7,4 per cento) e l’olio d’oliva (+6,1 per cento).

Il calo dei prezzi dei prodotti energetici è avvenuto a seguito della forte contrazione registrata quest’anno dal costo del gas e, in particolar modo, del petrolio. La media del Brent nell’intero 2015, ad esempio, è stata pari a 53 dollari/barile rispetto ai 99 del 2014. Si pensi che l’andamento delle quotazioni internazionali delle fonti di energia ha consentito un calo del 22 per cento della nostra fattura energetica nazionale, passata dai 44,6 miliardi di euro del 2014 ai 34,7 miliardi del 2015.

I forti rincari registrati dai prodotti ortofrutticoli, invece, sono ascrivibili ad alcuni aspetti. Se da un lato le condizioni meteo e la siccità hanno messo a dura prova tutto il settore della frutticoltura, diminuendo la produzione di alcune specie chiave, dall’altro il forte caldo estivo ha spinto all’insù la domanda di frutta.

CONFERENZA STAMPA FINE ANNO DI MICHELE EMILIANO

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“Questi primi sei mesi di governo della Regione Puglia sono stati davvero straordinari, durissimi ma anche pieni di auspicio per il futuro”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano intervenendo questa mattina in occasione della conferenza stampa di fine anno, insieme con gli assessori e lo staff della presidenza. “Abbiamo dovuto affrontare – ha proseguito Emiliano – questioni molto complesse di natura ambientale, organizzativa e finanziaria. Abbiamo dovuto difendere la bellezza del nostro mare, della nostra terra, abbiamo dovuto difendere posti di lavoro e fare proposte per rilanciare la produzione industriale, agricola, per rilanciare il turismo e il commercio. Abbiamo ottenuto risultati interessanti dal punto di vista dell’incremento occupazionale, insieme a tutto il paese sia ben chiaro non certo per merito esclusivo della Regione Puglia ma certamente l’attività di sostegno fatta negli anni, e proseguita in questi sei mesi, nei confronti del sistema delle imprese, ha consentito di rafforzare la speranza di uscire dalla crisi in fretta e bene. Questo è lo scopo fondamentale del nostro compito, quello cioè di assicurare alle giovani generazioni la possibilità di prendere in mano il loro destino e di proseguire quello che noi siamo riusciti a fare”.

Emiliano si è soffermato sulle criticità: “Abbiamo anche di fronte alcune minacce che si chiamano Xilella, carbone, pm10, smog, disoccupazione e sanità non ancora efficiente. Ci stiamo concentrando moltissimo su questi obiettivi”. “Vorrei ringraziare – ha aggiunto il Presidente – tutti i cittadini per come si stanno ponendo di fronte all’amministrazione, in termini cioè sempre collaborativi, critici e aperti. Devo ringraziare anche tutti i miei collaboratori a partire dagli assessori e dai dirigenti. Ma a dir la verità, vorrei dire un grazie a tutti i pubblici dipendenti della Puglia, quelli dei comuni, quelli delle scuole, della sanità, un grazie sentito perché stanno riuscendo a fare il loro dovere anche in presenza di scarsità di mezzi”.

Infine gli auguri di Emiliano ai pugliesi “perché siano intelligentemente solidali tra loro” perché tutto viene affrontato meglio se “questa solidarietà è forte, autentica e fondata su antiche regole, quelle del rispetto della educazione reciproca e quella dell’amore vero e proprio che rende più facile ogni cosa nella vita quotidiana e, nella prospettiva, ci dà il senso profondo delle cose che facciamo. Auguri dunque di buon anno a tutti i pugliesi e a tutti gli italiani, perché la Puglia si sente italiana e si sente legata agli obiettivi che l’Italia vuole sostenere”

DAL 1° GENNAIO SCATTA L’OBBLIGO DEL DIFIBRILLATORE PER LE SOCIETA’ SPORTIVE

Dal 1 Gennaio 2016 tutte le società sportive avranno l’obbligo di dotarsi di defibrillatori. Infatti la Legge n.189/2015 ha stabilito che “al fine di salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un’attività sportiva non agonistica o amatoriale”, le società sportive abbiano l’onere della dotazione del defibrillatore e della sua manutenzione, prevedendo la possibilità di un acquisto congiunto, nel caso in cui più società operino in uno stesso impianto sportivo.

San Nicandro non dovrebbe avere problemi in quanto il Lions Club San Nicandro Garganico “Enzo Manduzio” ha donato al nostro comune nel 2013 un defibrillatore proprio per essere utilizzato per gli avvenimenti sportivi e, da quanto si apprende, è già utilizzato durante le partite di calcio la campo sportivo.

PARCO DEL GARGANO, ABBATTUTI 36 IMMOBILI ABUSIVI

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Il Presidente del Parco del Gargano, nel resoconto delle attività proprie del Parco, ha precisato che nel 2015 sono state abbattuti 36 immobili abusivi, mentre per altri 10 si prevede l’abbattimento nel prossimo anno. Molti di essi, 14 bungalows, nell’Isola di Varano, 8 abbattuti a Vieste, 5 a Peschici, 6 a Mattinata, 3 a Monte Sant’Angelo.

Il tutto è stato possibile grazie ai contributi specifici del Ministero dell’Ambiente e in stretta collaborazione con la Procura di Foggia.


RITROVAMENTO DI MICHELE MONTEMITRO

Civico93 ha ricevuto questa mail da M.S. in merito al ritrovamento di Michele Montemitro.

“Ho letto di Michele…sono felice per lui…i carabinieri di Roma dopo avermi interrogata mi avevano promesso che si sarebbero messi subito a lavoro…e lo hanno fatto…grazie a voi siamo riusciti a trovare Michele…buon lavoro ragazzi.”

Siamo noi di Civico93 a ringraziare M.S. per aver collaborato in maniera così efficace per Michele. Buon anno a te.

AUGURI DI BUON ANNO DA UN NOSTRO LETTORE

Ogni crisi arreca il germe della rinascita il cui seme riesce a rompere il guscio più duro; così è stato in passato, così avverrà nel futuro. La giostra non si arresta continua a ruotare intorno a se stessa. Prima di rivolgere la mia orazione al Signore applichiamoci con le buone intenzioni di iniziare il 2016 in bene: “ognuno svolga al meglio il proprio dovere”.

“All’assoluto Padrone imploro clemenza, plachi il furore dell’offesa natura.

Cancelli il dolore di chi è nella sventura, colmi il suo cuore di serenità.

Insegni a soccorrere con fattivo impegno, chi senza chiedere ne ha tanto bisogno.

Aiuti a ritrovar la perduta speranza, il senso della fratellanza e quello della bontà.

Abbondino i raccolti degli orti per distribuire i prodotti a chi di cibo non ne ha.

Doni oh Signore un anno migliore, ricco di pace e di Amore.

Ridoni a tutti, senno e serietà”.

Antonio Monte

GLI AUGURI DEL SINDACO GUALANO PER IL NUOVO ANNO

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Cari Cittadini,

in questi giorni di gioia e di intensa spiritualità, desidero condividere con voi tutti l’augurio e la speranza per un domani migliore. Grazie all’impegno di tutti, anche e soprattutto di voi cittadini onesti e diligenti, stiamo finalmente raccogliendo i frutti di un lavoro silenzioso, ma determinato e costante. Tutti, con rispetto, con affetto, con senso di responsabilità e con tanta dignità, abbiamo lavorato e contribuito per chiudere definitivamente con il passato e programmare al meglio il futuro.

E’ mio vivo desiderio comunicarvi che ormai l’equilibrio di bilancio non è più un miraggio, ma una solida realtà, che l’imponente lavoro svolto dai commissari straordinari ha liberato il nostro Comune da una incredibile quantità di debiti, che soffocava ogni pur minima iniziativa pubblica, che il problema tributi, seppur tra tante difficoltà, si sta risolvendo ed il Comune inizia ad avere risorse sufficienti per far fronte con serenità ai costi dei beni e dei servizi quotidianamente erogati.  Anzi, altri beni e soprattutto servizi verranno a breve attivati all’esito delle imminenti procedure concorsuali di gara.

Posso affermare, senza alcun timore di smentita, che oggi abbiamo un “nuovo” Comune.

Certo ancora molto occorre fare per porre rimedio ai tanti disservizi ancora in essere, e di questo chiedo scusa, ma siamo sulla buona strada e più di prima dobbiamo continuare a restare uniti, dobbiamo essere convinti di vivere in una comunità coesa e solida, possibilmente senza giudicare l’attività amministrativa per partito preso o sulla base di mere richieste personali.

L’inizio di un nuovo anno è sempre un momento carico di grande suggestione, ma credo che questa volta veramente possiamo guardare al futuro con rinnovata speranza, continuando ad avere sempre un atteggiamento costruttivo e propositivo nei confronti di tutto e di tutti, avendo fiducia sino in fondo in noi stessi e nelle nostre istituzioni.

Un augurio e un grazie a tutte le donne e agli uomini che s’impegnano per migliorare la nostra Città, a coloro che hanno problemi di salute, a coloro che vivono in povertà, a coloro che vivono in solitudine e ai tanti giovani che desiderano ardentemente di raggiungere un risultato all’altezza delle loro aspettative.

Un augurio e un grazie ai nostri sacerdoti, che quotidianamente con la preghiera e con le azioni curano le anime dei nostri cittadini, dando loro speranza e fede.

Un augurio e un grazie alle forze di polizia che con il proprio lavoro garantiscono l’ordine pubblico, la sicurezza e l’incolumità di tutti noi.

Un augurio e un grazie alle istituzioni pubbliche e private, alle associazioni, alla pro loco e a tutti quelli che hanno collaborato con il Comune e che hanno messo a disposizione dell’intera comunità ogni loro risorsa materiale ed umana.

Colgo l’occasione per ringraziare l’intero Consiglio, la Giunta, il Segretario Generale, i dipendenti comunali, che mi hanno sostenuto e mi sostengono in questo momento di difficoltà per le mie non buone condizioni di salute.

Grazie a tutti per gli sforzi profusi e per tutto quanto sino ad oggi realizzato, con l’augurio di continuare insieme nella solidarietà, nella fiducia, nella lealtà e nella sicura speranza di un futuro migliore per tutti noi.

Buon Anno a tutti noi.

Il primo consiglio comunale dell’amministrazione Gualano

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Alle ore 18.15 del 15 luglio 2013 si insedia finalmente il nuovo consiglio comunale di San Nicandro Garganico. Come al primo giorno di scuola, tutti presenti, un tantino emozionati e con tanta voglia di iniziare questa nuova avventura. L’auditorium di Palazzo Fiorito stracolmo di gente per assistere a questo debutto. Presenti tutti i consiglieri di minoranza e di maggioranza ad eccezione di Costantino Ciavarella. A presiedere la seduta il consigliere anziano pro tempore Domenico Fallucchi.

 Subito la lettura da parte del sindaco della giunta che risulta così composta: Costantino Ciavarellavicesindaco e assessore alle Politiche Sociali con deleghe ai Servizi Sociali e Patrimonio; Domenico Fallucchi assessore all’Urbanistica con delega ai Lavori Pubblici; Costanza Di Viestiassessore al Commercio e Attività produttive con deleghe al Turismo, Trasporti, Viabilità, Artigianato;Lorena Di Salvia assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione con deleghe ad eventi, spettacoli, politiche giovanili, sport, valorizzazione prodotti tipici, tutela e valorizzazioni culturali, relazioni enti pubblici e religiosi; Nicandro Vigilanteassessore alle Politiche Agricole e Forestali  con delega all’Ambiente, Caccia, Pesca e Zootecnia. Il sindaco si riserva le deleghe relative alla Sicurezza urbana, Polizia locale, Bilancio e programmazione economica, Trasparenza amministrativa, Personale, Protezione Civile.

 Poi il giuramento di Pierpaolo Gualano che legge la formula di rito salutato da un lungo applauso.

Il terzo punto all’ordine del giorno prevede l’elezione del Presidente del consiglio comunale. La maggioranza indica Domencio Fallucchi, mentre Matteo Vocale e Mario Giordano indicano Mario D’Ambrosio, candidato sindaco in ballottaggio con Gualano. La motivazione di Vocale si fonda su una proposta di cambiamento come è stato sempre dichiarato in campagna elettorale ed anche perché D’Ambrosio è una persona di esperienza per quel ruolo in quanto già conosce il funzionamento della macchina amministrativa. Giordano condivide la proposta aggiungendo l’opportunità di dare alla minoranza il ruolo della rappresentanza. Lo scrutinio palese, come previsto dal regolamento comunale, è a favore di Fallucchi che assume la presidenza del consiglio ringraziando indistintamente tutti i consiglieri comunali e dichiarando di garantire diritti e doveri di tutti adottando il regolamento con coerenza e rigore, con flessibilità e ragionevolezza auspicando, ancora, come il consiglio debba essere luogo di confronto e di crescita collettiva. Poi l’elezione dei due vice presidenti. Risultano eletti Pierpaolo Mascione per la maggioranza e Mario D’Ambrosio per la minoranza.

 Dopo l’ingresso in aula di Costantino Ciavarella, in ritardo per giustificati motivi, si passa al quarto punto ed il sindaco illustra a grandi linee il programma che è poi quello della sua campagna elettorale indicando, però, la modalità con le quali attuarlo. Innanzitutto trasparenza e legalità come punti cardine della sua amministrazione, molta determinazione nell’affrontare i problemi e, soprattutto, grandissimo entusiasmo. E’ vero che la situazione è molto grave e complessa ma, secondo il primo cittadino, alcuni risultati sono stati già ottenuti e, a presto, si vedranno ulteriori conquiste anche perché nota lo stesso entusiasmo da parte dei dirigenti e dipendenti comunali che stanno dando un contributo veramente grande. Ci sono difficoltà, ma con il coinvolgimento della minoranza, se ne può venire fuori da questa situazione di dissesto anche se queste difficoltà inevitabilmente rallentano l’attività amministrativa. Mario Giordano  chiede di intervenire subito in alcuni settori come, per esempio, l’Ambito Territoriale di San Marco in Lamis per verificare la situazione delle fonti di finanziamento ed anche l’efficienza del servizio Tarsu, della mensa scolastica per il prossimo anno e del trasporto pubblico. Valentino Altieri auspica che si possa riaprire la discussione affinchè San Nicandro ridiventi capofila dell’Ambito Territoriale, ruolo che ci è stato scippato da San Marco in Lamis. Vocale lamenta che su questo punto, che è il momento più alto dell’amministrazione cioè le linee programmatiche da seguire, il sindaco sia stato vago facendo solo un elenco sommario di cose da fare. Subito la replica di Gualano che puntualizza come in questo momento si devono indicare gli indirizzi e non i singoli contenuti. Mario D’Ambrosio chiede di vigilare sul problema rifiuti ed anche sull’operato dei liquidatori.

 Infine l’ultimo punto, l’elezione della commissione elettorale che, dopo la votazione, risulta composta da Mario Giordano, Antonietta Tiscia e Cecilia Villani.

Insomma un consiglio comunale come nelle previsioni, cioè toni pacati come quelli della campagna elettorale e ipotesi di coinvolgimento nelle decisioni di tutte le forze politiche.

                                                                Redazionale

UN DEFIBRILLATORE PER SAN NICANDRO GARGANICO

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Lunedì 15 luglio p.v.,  ore 20,30 –  Parco San Michele – San Nicandro Garganico, il Lions Club San Nicandro Garganico “Enzo Manduzio” ha organizzato una manifestazione benefica durante la quale ci sarà la consegna al sindaco Pierpaolo Gualano di un defibrillatore. L’iniziativa è nata dalla consapevolezza che la popolazione prenda coscienza di quanto  sia importante questo strumento  salvavita per le persone colpite da arresto cardiaco e rappresenta l’unica terapia risolutiva.

Tutti coloro che riceveranno dal Comune la possibilità di utilizzare il defibrillatore donato (responsabili delle palestre di San Nicandro, responsabili delle società sportive, dipendenti di istituti scolastici, vigili urbani, ecc) dovranno, obbligatoriamente, seguire un corso per l’utilizzo dello stesso. E’ ormai certo che si tratta di uno strumento che  può salvare una  vita in attesa del servizio soccorso sanitario.

Ospiti d’eccezione e testimonial della serata sono due attori della famosa serie televisiva “Un medico in famiglia”: Edoardo Purgatori (Emiliano) e Eleonora Cadeddu (Annuccia) i quali, dopo l’intervista alla web radio CIVICO 93, saranno presenti a Parco San Michele per tutta la serata che sarà allietata anche dall’orchestra di nove elementi “ I Malvarosa”.

L’iniziativa del Lions Club, che si avvale della collaborazione di CIVICO93 e del patrocinio dell’Amministrazione Comunale, rappresenta un altro service a favore del nostro territorio dopo quelli della prevenzione delle malattie visive effettuata con gli alunni della Scuola Elementare di Piazza IV Novembre e la prevenzione del diabete.

Altri service sono in programma per questo nuovo anno sociale, ma si è voluto fortemente questo del 15 luglio perché il defibrillatore potrebbe intanto essere utilizzato anche a Torre Mileto durante la stagione estiva.

                                                                              Il Presidente del Lions Club

                                                                                   Gianpaolo Manduzio

LEGAMBIENTE PROMUOVE LE ACQUE DELLO SCHIAPPARO

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Presentati oggi, 9 luglio 2013, i risultati di Goletta Verde sul monitoraggio delle acque pugliesi. Dai campionamenti eseguiti da Goletta Verde risultano fuorilegge 17 campionamenti su 30 effettuati. Secondo Legambiente è questa una situazione non più sostenibile ed occorre un immediato intervento per garantire la sicurezza ai cittadini e per la salvaguardia delle nostre coste. Un giudizio nettamente negativo per la nostra regione che possiede 865 chilometri di costa per il problema inquinamento soprattutto alle foci dei fiumi e dei canali per acque inquinate da scarichi non depurati che presentano una carica batterica superiore ai valori consentiti dalla legge.

          Come si legge dall’analisi di Legambiente,  “oggi  circa un milione di pugliesi, scarica i reflui senza che questi vengano depurati. I 187 depuratori della regione hanno ancora problemi di funzionamento, criticità e questioni irrisolte che in alcuni casi rendono inefficace la depurazione. Tra questi ci sono ad esempio 11 vecchi impianti, tutti da dismettere, che rischiano di inquinare le acque sotterranee, scaricando direttamente in falda o ancora quelli con problemi nel funzionamento e i cui scarichi risultano non conformi, come certificano i dati Arpa (nel 2012 sono stati 52 quelli giudicati non conformi). La situazione più critica è nella BAT, dove i depuratori delle cittadine che danno il nome alla provincia sono risultati non conformi. Ma non sono gli unici grandi impianti a risultare non conformi, come dimostrano i superamenti dei limiti riscontrati in uscita dai depuratori di Bari Ovest, Foggia e altri tra i più grandi. Ci sono poi 10 impianti sottoposti a procedimento penale. E se a tutto questo si aggiungono anche gli scarichi abusivi non controllati e gli altri illeciti legati all’inquinamento del mare, il risultato è un quadro preoccupante che impone una svolta da parte delle istituzioni preposte per provare a vincere la sfida della depurazione in Puglia. A confermare la situazione emergenziale in cui si trova la Puglia, lo scorso giugno la Camera ha approvato la proroga dell’emergenza ambientale legata alla depurazione fino a fine 2013”.

Tre i campionamenti effettuati in provincia di provincia di Foggia. Entro i limiti le analisi effettuate nei pressi della foce del canale Schiapparo, in località Lago di Lesina tra il comune di Lesina e Torre Mileto. Insomma, il giudizio dato da Legambiente sulle acque dello Schiapparo rientra nei limiti di legge.

Una notizia positiva quella di Goletta Verde che ogni anno ci informa sullo stato di salute delle nostre acque e che, almeno in parte, rende un po’ di giustizia al servizio trasmesso su RAI2 sull’istmo e nel quale si denunciava, a parte l’abusivismo, la mancanza di pozzi neri con possibilità di infiltrazioni con conseguente inquinamento delle acque e con danni alla salute pubblica.

Un lavoro sinergico tra i due comuni, quello di San Nicandro e quello di Lesina, potrebbe essere la soluzione ai numerosi problemi di quell’area anche con azioni di sostenibilità e tutela ambientale.