Home Blog Pagina 53

TEO CIAVARELLA ALLO SPAZIO OFF DI SAN SEVERO

0

Lo Spazio Off produttore con il Comune di San Severo di questa RASSEGNA JAZZ vi porta Teo Ciavarella.

Il 29 Novembre sarà il trio del Pianista pugliese Teo Ciavarella a scaldare la platea del museo con il suo pianismo eclettico e mediterraneo.

Pianista, compositore e direttore d’orchestra ha inciso un centinaio di dischi e ha suonato e registrato con importanti musicisti jazz come Gerry Mulligan, Eddie Gomez, George Garzone , Paolo Fresu, Fabrizio Bosso .Notevole la sua produzione teatrale e televisiva con Virginia Raffaele, Renzo Arbore, Pupi Avati, Lucio Dalla, Antonio Albanese, Gino Paoli, Gianni Morandi, Enrico Bertolino, Vinicio Capossela.

Il Trio di Teo Ciavarella ci farà fare un viaggio nel mondo dei brani più belli del repertorio Jazz Internazionale che diventano un canovaccio armonico per improvvisazioni dense di virtuosismi e intrecci ritmici di grande impatto sonoro.

SAN SEVERO SOTTERRANEA, LE CANTINE E LE BOLLICINE DI PUGLIA PROTAGONISTE DEL 3° WEEKEND DI “MADRETERRA FEST”.

0

Il viaggio tra sapori e tradizioni di Capitanata continua il 30 novembre e il 1° dicembre a San Severo.

Continua il viaggio tra sapori e tradizioni di Capitanata con “Madreterra Fest”, l’evento organizzato da Salvatore Di Matteo di One Eventi e finanziato da Pugliapromozione, che il 23 e 24 novembre scorsi ha registrato una grande partecipazione di pubblico.

“La terra custode dei sapori e San Severo sotterranea” è stato il tema caratterizzante del terzo weekend che ha visto svolgersi tre appuntamenti a San Severo: un itinerario immersivo alla scoperta di ipogei e cantine, una Masterclass e un evento diffuso in città dedicati alle Bollicine.

Si è partiti sabato 23 novembre da Galleria dei Celestini con la guida turistica Giuseppe dell’Oglio che ha accompagnato i presenti in un silent tour immersivo alla scoperta della San Severo sotterranea. Le fondamenta dei palazzi di San Severo, infatti, ospitano numerose cantine dette anche “Cattedrali ipogee” (nel dopoguerra se ne contavano più di 700). Il tour ha permesso di visitare le cantine Pisan-Battèl, 7 Campanili e Re Dauno.

«Vogliamo puntare sulla San Severo sotterranea perché rappresenta un patrimonio incredibile, che testimonia la storia e le radici di questa terra. L’obiettivo è creare un itinerario turistico che miri a valorizzare questa risorsa», ha sottolineato Salvatore Di Matteo che con “Madreterra Fest” punta a far conoscere le tradizioni, le produzioni enogastronomiche e artigianali, il patrimonio culturale e architettonico del territorio.

La città di San Severo ha da secoli un forte legame con il vino, la cui produzione è diventata una vera passione per molti, rivestita di autorevolezza nel 1968 con l’istituzione della DOC (Denominazione di origine controllata). «Questo territorio rappresenta la locomotiva spumantistica del Mezzogiorno», ha affermato Angelo Loreto, Miglior Sommelier di Puglia 2024, che ha guidato la Masterclass dedicata alle Bollicine durante cui sono stati degustati quattro spumanti di quattro cantine, tre del territorio foggiano e una della Murgia: “Pas Dosè 48 mesi” di Cantine Pisan-Battèl (San Severo), “Metodo classico RN 2019” di Cantina d’Araprì (San Severo), “Rivera 1950” di Cantine Rivera (Andria) e “Ciatò” di Cantine Ciatò (Castelluccio dei Sauri). Le bollicine delle quattro cantine hanno ricevuto “Le Quattro Viti” nella guida “Vitae 2024” firmata dall’Associazione Italiana Sommelier che descrive i tesori vitivinicoli più preziosi della Penisola.

Angelo Loreto ha raccontato la storia del Metodo Classico e come si è evoluto nel tempo, concentrandosi, in particolare, sul polo spumantistico della Daunia che rappresenta una delle eccellenze dell’energia pugliese. «Una storia iniziata poco meno di 50 anni fa, ma che negli ultimi dieci anni è cresciuta, fino a diventare un punto di riferimento non solo per la Puglia, ma per tutto il Mezzogiorno d’Italia, capace di competere con i grandi territori del Nord Italia, dal Trentino alla Franciacorta», ha ribadito Loreto.

A presentare la serata, a cui ha partecipato anche il delegato provinciale AIS Amedeo Renzulli, è stata la brillante e coinvolgente Carla De Girolamo.

La Masterclass è stata ospitata al piano terra del Museo dell’Alto Tavoliere, al cui interno una sezione è dedicata proprio a “Olio, vino e grano”, a testimonianza che la storia del territorio ha un legame indissolubile con l’agricoltura. Fotografie aeree e fonti letterarie, come il De re rustica di Varrone, documentano infatti che la viticoltura nel territorio di San Severo era presente già in epoca romana. Inoltre, analisi paleobotaniche hanno consentito di individuare il polline della vite (Vitis vinifera) in strati del IV sec. A. C., epoca in cui in Daunia era già diffusa la pratica del simposio, cioè del bere insieme il vino (testimoniato da corredi funerari rinvenuti nei villaggi di località Casone e di Pedincone, in cui spiccano i crateri, grandi vasi in cui il vino puro si mescolava con l’acqua).

Ad apprezzare molto la scelta di “contaminare” un luogo istituzionale come il MAT con un evento che parla di enogastronomia e che racconta il territorio, è stata l’assessora alla Cultura Anna Paola Giuliani, che ha portato i saluti del Sindaco di San Severo Lydia Colangelo. «“Madreterra Fest” arricchisce le sale del MAT di un nuovo significato, creando un ponte che permette di accorciare sempre di più le distanze con la nostra storia», ha affermato la Giuliani.

Il weekend si è concluso domenica 24 novembre con un evento diffuso in città, tra Galleria dei Celestini e MAT Museo dell’Alto Tavoliere, che ha visto la degustazione di bollicine accompagnate da prelibatezze gastronomiche a cura di aziende locali.

L’ultimo weekend di “Madreterra Fest” si svolgerà a San Severo presso Galleria dei Celestini e sarà incentrato su “Da terra faremo pane – Il pane al centro della vita dell’uomo”. Sabato 30 novembre alle 18.30 ci sarà un laboratorio teorico e pratico per la preparazione di un buon pane pugliese in compagnia di Fabio Boncristiano e Pascal Barbato. A seguire una degustazione accompagnata dalla riflessione sulle tradizioni culinarie nei diversi paesi della Capitanata. Domenica 1° dicembre alle 19.00 ci sarà la seconda parte del laboratorio/workshop sul pane con Pascal Barbato e Fabio Boncristiano, a seguire degustazioni di panzanella e vini DOP di San Severo, Torremaggiore e San Paolo di Civitate. Alle 20.00 in piazza Municipio è previsto un concerto di musica popolare con i Cantori di Carpino.

“EXTRA CARLANTINO”, DOMENIA 1° DICEMBRE LA FESTA DERLL’OLIO NUOVO

Una passeggiata tra gli uliveti più belli, con vista sul ‘paese del lago di Occhito’, e poi degustare l’olio novello assieme ai prodotti più tipici e gustosi del territorio: domenica 1° dicembre, a Carlantino, sarà di scena la prima edizione di “Extra Carlantino – Festa dell’olio nuovo”. L’evento è organizzato dal Comune di Carlantino, in collaborazione con l’associazione “Archeotrekking Occhito” e con la Fondazione Italiana Sommelier (Centro internazionale per la cultura del vino e dell’olio).

La giornata inizierà alle ore 9.30 quando turisti e visitatori saranno accolti nel piazzale antistante il Municipio, proprio all’ingresso del paese. Info e prenotazioni 351.8766839-331.5248064.

“Sarà un’esperienza naturalistica da non perdere, fra i nostri oliveti più belli – annuncia il sindaco di Carlantino, Graziano Coscia –. Ai partecipanti faremo assaggiare il nostro olio nuovo insieme agli altri prodotti del territorio”. Carlantino ha un’antica tradizione olivicola che si rinnova da generazioni. Una vocazione produttiva che è valsa al paese l’ingresso a pieno titolo nell’associazione nazionale Città dell’Olio. Un mese fa, anche Carlantino è stato tra i comuni italiani protagonisti dell’ottava Giornata Nazionale della Camminata tra gli olivi” che, nel 2024, ha avuto lo slogan “Salvare un oliveto salva la vita”. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Nazionale “Città dell’olio” in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, l’Unione nazionale Pro Loco d’Italia e con la Fondazione Italiana Fegato Onlus. In Puglia l’iniziativa si è svolta in 19 comuni e ha avuto il patrocinio della Regione Puglia, del Polo Arti Cultura Turismo della Regione Puglia e di Puglia Promozione, l’agenzia regionale del turismo.

L’evento “Extra Carlantino-Festa dell’olio nuovo” sarà preceduto, sabato 30 novembre, dall’inaugurazione della mostra intitolata “Echi dal Sacro” dell’artista Nicola Liberatore. La mostra, che sarà aperta alle ore 19 all’interno della Cappella della Santissima Annunziata, rappresenta una visione personale e intimistica dell’interazione continua e necessaria fra Arte, Sacro e Umano espressa dall’artista.

A Nicola Liberatore è stato conferito il premio “Paolo VI” nell’ambito della Terza Triennale d’Arte Sacra di Lecce. Non solo, è stato tra gli artisti premiati alla XII Biennale dell’acquarello di Albignasego (Padova). Le sue opere oggi si trovano nella Biblioteca Comunale di Vico del Gargano; nel Museo di arti e tradizioni popolari di Monte Sant’Angelo; nella Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea di Foggia; nel Museo Civico di Foggia. Altre sue opere sono esposte nella Galleria d’Arte Sacra Contemporanea di Lecce; nel Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 G. Bargellini di Pieve di Cento-Bologna; nel Laboratorio MU.S.A.della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Foggia; nella Galleria Permanente d’Arte Contemporanea Mediafarm–Cittadella della comunicazione a Foggia.

A TORREMAGGIORE IL SEMINARIO: ALIMENTAZIONE, SALUTE E DIETA MEDITERRANEA

0

Presentazione del Disciplinare di Produzione dell’oliva DOP Alta Daunia Peranzana

Si parlerà di “Alimentazione salute e dieta mediterranea” nel seminario in programma il 30 novembre (ore 9.30, Auditorium Istituto superiore “Fiani-Leccisotti”) durante il quale sarà presentato il “Disciplinare di produzione dell’Oliva DOP Alta Daunia Peranzana”. Un incontro con gli studenti del Territorio per una nuova coscienza della vita socio-economica della comunità e, soprattutto, per fornire alle giovani generazioni consigli utili a tutela del proprio benessere.    Partendo dalla conoscenza e “presa di coscienza” dello stile alimentare proprio e di quello della comunità, comprendere l’importanza di una sana alimentazione e un corretto stile di vita in modo consapevole e responsabile, nel rispetto della propria salute e per la prevenzione delle patologie ad esse collegate, quale impatto che esso assume a livello personale, ambientale, sociale ed economico. Previsti gli interventi di Nazzario DErrico (resp. OP Peranzana AD), Leonardo De Vita (Consorzio Alta Daunia Peranzana), Massimo Lombardi (Dir. Medico Oncologico SSD di Rete Oncologica Ospedale Territorio. Coord. Centro orient. Oncologico – Rete Onc. Pugliese P.O. San Severo); Angelo Michele Carella (Dirigente Medico S.C. Medicina interna e resp. U.O.S. Lungodegenza PO. Son Severo) e Antonio Bevilacqua (Università degli Studi di Foggia). Docenti referenti del progetto: Saragnese V. – Tartaglia E. – Fiore M. – Di Tata C.

LA “POWERTEAM GROUP” DI MARIO SQUEO SUL QUOTIDIANO DI ECONOMINA E FINANZA “IL SOLE 24 ORE”

Una società del nostro territorio in forte crescita “La Powerteam Group” di Mario Squeo è stata attenzionata dal quotidiano nazionale “Il Sole 24 Ore” che si occupa di economia e finanza.

“La Powerteam Group è tra i protagonisti nel settore delle energie rinnovabili – scrivono sul quotidiano nazionale “Il Sole 24 Ore che si occupa di economia e finanza -, con oltre 20 anni di esperienza nella progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici.  La società pone grandi attenzioni alle tematiche ambientali e ai territori in cui opera, garantendo soluzioni all’avanguardia e materiali di alta qualità”.

“Nel mercato dell’energia, la società, ha aperto nuove opportunità ed ha avviato un ambizioso programma per promuovere l’autoconsumo e la sostenibilità energetica, collaborando con importanti società di consulenza” – rimarcano dalla prestigiosa testata che si occupa anche di borsa e fisco -. La Powerteam Group offre impianti tecnologicamente avanzati per ridurre l’emissione di CO2e favorire l’autosufficienza energetica di aziende, enti locali e comunità, garantendo benefici economici sia immediati che a lungo termine” si legge ancora su “Il Sole 24 Ore”.

“Powerteam Group è dunque un alleato ideale per chi vuole affrontare nel modo giusto le nuove sfide dell’energia” info: www.powerteamgroup.it

SAN NICANDRO, 2^ GIORNATA DI STUDI “LE STOFFE UTILIZZATE PER L’ABITO DELLA PACCHIANA”

Il 28 novembre prossimo, 2^ Gionata di studio sul tema “Le stoffe utilizzate per realizzare l’abito della Pacchiana tra passato e presente”.

Location: sede sindacale CGIL, Piazza D. Fioritto, ore 17:30, San Nicandro Garganico

SAN NICANDRO GARGANICO: OGGI RIUNIONE DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI

SI INVITANO LE ASSOCIAZIONI CULTURALI PRESENTI IN CITTA’ A PARTECIPARE ALL’INCONTRO ORGANIZZATO DA QUESTO ENTE OGGI, MARTEDI’ 26 NOVEMBRE 2024, ALLE ORE 18.00, PRESSO L’AULA CONSILIARE “DOTT. C. CIAVARELLA” PER DEFINIRE LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA’ PER IL PROSSIMO ANNO IN VISTA DELL’APPROVAZIONE DEL BILANCIO DI PREVISIONE 2025.

SARANNO PRESENTI L’ASSESSORE ALLA CULTURA E P.I. ARCANGELA TARDIO E L’ASSESSORE AL TURISMO GIOVANNI VILLANI. SI RACCOMANDA LA PRESENZA DI MASSIMO DUE RAPPRESENTANTI PER ASSOCIAZIONE. SI INVITA’ AD ESSERE PUNTUALI.

ILSINDACO MATTEO VOCALE

IL SANTUARIO MARIA SANTISSIMA DELLA LIBERA DI RODI GARGANICO E’ LUOGO GIUBILARE

GIUBILEO 2025: DECRETO DELLE CHIESE GIUBILARI

S.E. Mons. Franco Moscone, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, con il Decreto delle Chiese Giubilari ha stabilito che per tutta la durata dell’Anno Santo, a partire dal 29 dicembre 2024 e fino al 28 dicembre 2025 è da considerarsi tra i luoghi giubilari per i sacri pellegrinaggi, il Santuario Maria Santissima della Libera

IL NATALE PIU’ LUMINOSO NEL PAESE PIU’ PICCOLO DELLA PUGLIA: CELLE DI SAN VITO SI ACCENDE

0

Dal 30 novembre, Celle di San Vito sarà il paese del Natale ‘più piccolo e illuminato’ della Puglia. Le luminarie artistiche daranno luci, fantasie e colori natalizi ad archi, vie, piazze e vicoli del borgo inaugurando le iniziative del lungo periodo in cui tanti cellesi tornano nel loro paese natìo da tutta Italia e da ogni parte del mondo. Sabato 30 novembre saranno accesi anche gli addobbi del grande albero di Natale che, come ogni anno, diventa il simbolo dell’unione e del ritrovarsi insieme di tutta la Comunità. Saranno addobbati anche gli ingressi delle case, dell’ufficio postale e del Municipio. Per oltre un mese, fino al giorno dell’Epifania, le luminarie artistiche renderanno ancora più suggestivo il piccolo borgo dei Monti Dauni. L’evento è organizzato dall’amministrazione comunale di Celle di San Vito con la collaborazione del “PACT” (Polo delle Arti, Cultura e Turismo) della Regione Puglia, del “Dipartimento del Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio” della Regione Puglia, del consorzio regionale “Puglia Culture” (l’ex Teatro Pubblico Pugliese), dell’Associazione “Borghi Autentici d’Italia”, dell’associazione “Attivamente Insieme” e del “1151 Festival”.

Sabato 30 novembre, già dal mattino si avrà la possibilità di partecipare ai percorsi guidati lungo i sentieri del borgo, per immergersi nel mondo della natura e della montagna. Non solo, sarà possibile visitare con la guida anche il Museo della Civiltà Contadina Francoprovenzale.

Alle ore 17 il momento clou: davanti alla sede del Municipio, si procederà all’accensione dell’albero di Natale. Contemporaneamente, le luminarie artistiche saranno accese in ogni luogo del borgo. Ci sarà spazio anche per i sapori, con le degustazioni dei prodotti tipici locali, e per la musica, con i complessi bandistici di Castelluccio Valmaggiore e Roseto Valfortore che attraverseranno il paese. Celle di San Vito, con i suoi 140 abitanti, è il Comune più piccolo della Puglia.

“Anche quest’anno non potevamo far mancare a tutti i nostri cittadini la magia che solo il Natale sa regalare – ha dichiarato la sindaca di Celle di San Vito, Palma Maria Giannini –. Siamo pronti ad accogliere anche i turisti che verranno a trovarci sabato e nei giorni a seguire, per vivere assieme ai loro bambini l’atmosfera fiabesca e la sensazione d’incanto che il nostro borgo sa regalare durante tutto il periodo natalizio”.

L’anno scorso sono stati tantissimi i turisti che sono arrivati a Celle di San Vito per ammirare l’albero di Natale alto 12 metri, per visitare la casetta di Babbo Natale e incamminarsi lungo il percorso che conduce al Vicolo del Bacio, con le luminarie a tema, tra cuori e baci. Grande successo, soprattutto tra i più piccoli, ha riscosso anche la Carrozza incantata e la Tana dell’Orso mentre molto apprezzato, soprattutto dai più grandi, è stato il grande presepe popolare permanente. Anche quest’anno si sono adottate misure di contenimento dei costi energetici con luci a basso consumo energetico e un timer che spegnerà le luminarie intorno a mezzanotte. In prossimità del Natale, l’amministrazione comunale provvederà alla consegna dei panettoni a tutte le famiglie del borgo. Una consuetudine nata per portare un piccolo dono anche alle persone più in là con gli anni, per scambiarsi gli auguri e avere un ulteriore momento di socialità, incontrando anche i cellesi che sono tornati nel loro paese natìo per stare con parenti e amici.

IL PROGRAMMA DEL NATALE 2024 DI RODI GARGANICO

0

Il programma del Natale 2024 di Rodi Garganico:

29 novembre – 3 dicembre

Pista di pattinaggio e ruota panoramica in Piazza Giovanni XXIII

30 novembre 2024

Accensione delle Luminarie e del Grande Albero di Natale con Pettolata a cura della Comunità Parrocchiale, musica e tanta gioia

7 dicembre 2024

Riapriamo l’infopoint. Decoriamo il Natale: laboratorio natalizio con realizzazione di palline, ghirlande e addobbi vari

8 dicembre 2024

Addobbiamo l’albero all’infopoint e allestiamo il villaggio di Babbo Natale: porta la tua letterina – truccabimbi presso infopoint

9 dicembre 2024

Inizio concorso presepe più…. Prepara il tuo presepe e consegnalo all’infopoint entro il 22 dicembre 2024

14 dicembre 2024

Laboratorio di dolci e sfizioserie tradizionali presso l’infopoint

15 dicembre 2024

“Il treno di Babbo Natale” in piazza Luigi Rovelli – A cura delle Ferrovie del Gargano

Gli artisti di strada: acrobati, circensi e artisti vari per le strade di Rodi

19 dicembre 2024

Il Villaggio di Babbo Natate con tante attività, laboratori, divertimento, spettacolo “Gargano Kids Festival” a cura dell’Ufficio di Piano – Ambito Territoriale

20 dicembre 2024

Masterclass sui dolci natalizi e sfiziozerie della tradizione presso l’infopoint

22 dicembre 2024

“Il treno di Babbo Natale” in Piazza Padre Pio – A cura delle Ferrovie del Gargano

Tombolata con bambini e ragazzi con ricchi premi presso l’infopoint

23 dicembre 2024

Premiazione del presepe più con pettolata finale presso l’infopoint e animazione con i Dune Christmas Buggy Street Band

24 dicembre 2024

E scambiamoci un dono…. All’infopoint porta il tuo dono per i meno fortunati ne riceverai uno in cambio

28 dicembre 2024

Presepe Vivente: In cordis Jubilo a cura dell’Associazione Luigi Russo – Centro Storico adiacente Piazza Luigi Rovelli

29 dicembre 2024

Santuario Maria SS. della Libera – Luogo Giubilare per i Sacri Pellegrinaggi. Ore 11,30 Concelebrazione eucaristica Inizio Giubileo

2 gennaio 2025

Brindiamo al nuovo anno gustando una buona fetta di panettone presso l’infopoint

4 gennaio 2025

Presepe Vivente: In cordis Jubilo a cura dell’Associazione Luigi Russo – Centro Storico adiacente Piazza Luigi Rovelli

5 gennaio 2025

Laboratorio di dolci e sfizioserie della tradizione presso l’infopoint

6 gennaio 2024

Arriva la befana…. carboni o dolcioni? Facciamo festa con la disco dance (Daxj) e salutiamo l’infopoint a tema condivisione: ognuno porta qualcosa e si condivide.

VIESTE, 8^ EDIZIONE DEL CONCERTO DI SANTA CECILIA

0

Per l’ottavo anno consecutivo, l’associazione musicale NUOVA DIAPASON di Vieste, in collaborazione con il Comune di Vieste organizza, in prossimità della ricorrenza di Santa Cecilia, un concerto in ricordo del M° Giuseppe Coco.

Il M° Giuseppe Coco è stato un musicista colto e raffinato, un professionista ineguagliabile. Titolare della cattedra di clarinetto per oltre trent’anni presso il Conservatorio di Musica “U. Giordano” di Foggia (sezione staccata di Rodi G.co), è stato un punto di riferimento culturale e musicale per la nostra Città, avendo diretto per oltre un decennio la Banda “P. Rinaldi” e collaborato per l’Associazione Musicale “Nuova Diapason” con l’incarico di docente.

Tantissimi gli allievi che ha guidato e accompagnato, con competenza e pazienza nel percorso di studi in Conservatorio e tantissimi i ragazzi che ha avvicinato alla musica, facendogliela amare.

A noi il compito e l’eredità che ci ha lasciato: quella di fare rivivere quotidianamente i suoi insegnamenti, il suo sorriso, la sua arte, la sua musica, la sua anima e soprattutto non far spegnere mai la fiamma nei nostri cuori che lo ricorda come grande Maestro, ma soprattutto amico.

Il Maestro verrà ricordato con un concerto di musica da camera dal titolo “SUONI DI MEMORIA” e vedrà l’esibizione di Carmen Bocale, soprano, Maria Concetta Guglielmo, flauto, Giuseppe Di Paola, fisarmonicista, Francesco Mastromatteo, violoncello, Vincenzo Galassi, pianoforte. 

In repertorio musiche di F. Schubert, A. Kusiakov, R. Strauss e F. Chopin

L’anima della musica si unirà alle anime di questi musicisti nel ricordo di una persona straordinaria.

La cittadinanza tutta è invitata SABATO 23 NOVEMBRE alle ore 19.15 presso l’Auditorium San Giovanni di Vieste.

Ingresso libero.

SAN NICANDRO, GIORNATA PER LA ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE

Anche la città di San Nicandro è presente a questo importante appuntamento.

CENTRI ANTIVIOLENZA SULLE DONNE: POCHI E MAL DISTRIBUITI

0

I centri antiviolenza sono cruciali per permettere alle donne di uscire da situazioni di violenza. Il loro numero è basso in tutta Italia e con profonde differenze territoriali. Mancano nelle aree dove le norme di genere tradizionali sono più persistenti.

La violenza di genere, un fenomeno mondiale

La violenza contro le donne è un fenomeno che affonda le sue radici nelle istituzioni economiche, culturali e sociali della nostra società e che non conosce confini geografici o temporali. Negli ultimi anni di fronte alla sua pervasività, la maggioranza degli stati hanno adottato provvedimenti e politiche per contrastarlo, a livello giuridico e socio-culturale. I dati infatti parlano chiaro: nei paesi dell’Ocse, quasi una donna su quattro riporta di aver vissuto o subito casi di violenza fisica o sessuale da un partner. La situazione in Italia non è diversa: combinando i dati Istat sulla popolazione femminile e sui delitti con quelli sull’incidenza per genere contenuti nei rapporti del ministero dell’Interno, nel 2023 registriamo 16 casi di violenza di genere denunciati dalle forze dell’ordine all’autorità giudiziaria ogni 10 mila donne.

L’azione dei centri antiviolenza

In una situazione così drammatica, una risposta fondamentale è rappresentata, nel nostro paese, dai centri antiviolenza (Cav), che svolgono attività di prevenzione e protezione. Da un lato, elaborano percorsi di educazione sessuale e affettiva volti a contrastare la violenza e gli stereotipi di genere. Dall’altro, rappresentano presidi di libertà che accolgono donne vittime di ogni forma di violenza: sono spazi sicuri dedicati all’accompagnamento nel percorso di fuoriuscita dalla violenza, dove le ospiti sono accolte con rispetto per le loro esperienze e differenze culturali e in un’ottica di autodeterminazione.

I dati sui Cav italiani arrivano con un ritardo di quasi due anni: il 25 novembre di ogni anno, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, vengono pubblicati quelli dell’anno precedente. Per avere una fotografia più aggiornata, abbiamo perciò creato, con tecniche di web scraping, un dataset a partire dalle fonti del 1522 (il numero antiviolenza e stalking) e delle amministrazioni regionali, come quelle di Campania e Lazio. In questo modo, siamo in grado di analizzare la presenza dei Cav in Italia tra 2023 e 2024, fornendo una chiave di lettura del fenomeno a partire dalle sue radici, ossia gli stereotipi di genere.

Quanti sono i Cav e dove sono

In Italia oggi ci sono 404 centri antiviolenza: 220 in meno di quelli richiesti per raggiungere lo standard minimo di un centro ogni 50mila donne di almeno 14 anni fissato dalla Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia ormai undici anni fa. La loro distribuzione non è uniforme sul territorio: ci sono aree in cui è più facile accedere a un centro o ricevere attività di prevenzione da parte delle sue operatrici, mentre altre zone rimangono più scoperte.

La copertura dei comuni varia in modo significativo a seconda della macroregione e della distanza considerata. Se a livello nazionale poco più di un comune su cinque dispone di un Cav entro 5 chilometri, nell’area delle Isole solo il 15,6 per cento dei comuni (120) sono coperti e la densità media è di 1,2 Cav entro la stessa distanza. Il divario persiste anche entro i 10 chilometri: è la distanza entro cui è servito il 48 per cento dei comuni a livello nazionale, ma solo 273 di questi si trovano nelle Isole (il 35,6 per cento della macroregione). Al contrario, il Nord-Ovest e il Sud presentano una maggiore densità di centri entro le distanze più brevi. Nel Sud, invece, la concentrazione di Cav raggiunge livelli particolarmente alti per le distanze maggiori: fino a 11 Cav entro 40 chilometri.

Il raggio dei 15 chilometri

Nella nostra analisi ci concentriamo su quali comuni dispongono di almeno un Cav nel raggio di 15 chilometri. Questa distanza, in media, rappresenta un raggio d’azione sufficientemente ridotto per raggiungere il Cav con mezzi di trasporto pubblico o con mezzi propri e non richiede una lunga assenza da casa, bastano un paio d’ore. Allo stesso tempo, una distanza simile facilita la costruzione di rapporti tra le operatrici e le volontarie dei Cav e le figure di assistenza sul territorio – dagli assistenti sociali, alle amministrazioni locali fino alle forze dell’ordine. Si tratta di sinergie cruciali per accompagnare il percorso di autodeterminazione delle donne e di eventuali figli minori a carico. In più, queste relazioni favoriscono l’avvio di attività di formazione e sensibilizzazione nelle scuole o nelle aziende.

La mancanza di uniformità sul territorio nazionale riflette disparità regionali che rischiano di amplificare le barriere d’accesso per alcune fasce di popolazione femminile. Avviene principalmente nelle aree interne e nelle isole, dove le norme di genere tradizionali sono più persistenti.

Violenza contro le donne e norme di genere

Per poter comprendere e affrontare la radice della violenza contro le donne è fondamentale analizzare proprio le norme di genere. Seguendo le metodologie più recenti in economia di genere, come nella ricerca di Luisa Carrer e Lorenzo De Masi, abbiamo costruito un indice di norme di genere sociali ed economiche, ove le prime esprimono il ruolo della donna e dei rapporti uomo-donna nella società, mentre le seconde il grado di emancipazione economica e le disuguaglianze nei confronti delle controparti maschili. Gli indici sono composti da più variabili a livello provinciale o regionale tramite Principal Component Analysis. Tra le variabili economiche consideriamo la disoccupazione femminile o la percentuale di famiglie monoreddito maschili, mentre tra quelle culturali troviamo la percentuale di divorzi o la rielaborazione delle risposte all’indagine di Istat sugli stereotipi di genere. Un valore basso dell’indice suggerisce uno scarso rischio di adesione alle norme di genere tradizionali, mentre un valore alto indica una forte adesione agli stereotipi vigenti.

Usiamo le norme di genere non solo per evidenziare alcune tipiche tendenze che caratterizzano il nostro paese, ma anche per rimarcare il loro legame con la violenza contro le donne. Osserviamo una chiara correlazione positiva tra il nostro indice di norme economiche e il numero di denunce presentate da donne per reati di violenza di genere: all’aumentare della disuguaglianza economica tra uomini e donne, si registrano più denunce, suggerendo una maggiore incidenza di tali reati. La relazione positiva tra disuguaglianza di genere e numero di denunce è probabilmente sottostimata, poiché maggiori disuguaglianze tendono a ridurre la propensione alla denuncia. Pertanto, l’impatto delle norme di genere potrebbe essere significativamente più forte rispetto a quanto emerge dai dati. In contesti con maggiore disuguaglianza economica, come Siracusa e Napoli, i tassi di violenza di genere denunciata sono più alti, nonostante una minore inclinazione alla denuncia rispetto a città più emancipate economicamente, come Bologna o Milano. Questo suggerisce che la struttura delle norme economiche e sociali locali gioca un ruolo cruciale nel plasmare sia le dinamiche della violenza di genere sia la sua emersione attraverso le denunce. (lavoce)

DA UN VECCHIO TACCUINO, LA RICETTA DOC DELLA PIZZA FOGGIANA

0

Come ci insegna Proust, tra cibo e memoria esiste un rapporto profondo. Si sono versati fiumi d’inchiostro sulla madeleine inzuppata nel tè, che evoca nel protagonista de Alla ricerca del tempo perduto improvvisi e prepotenti ricordi della sua infanzia. Il sapore fa scattare quella memoria involontaria in grado di riannodare passato e presente e restituire un senso di unità al proprio vissuto, cara al grande scrittore.

Potete dunque immaginarvi la commozione che mi ha colto quando ho ritrovato nel cassetto in cui custodisco i ricordi e i documenti della mia famiglia il taccuino su cui la mia cara seconda madre, Maria Di Marzio, annotava le sue ricette. Mi ha emozionato ritrovare quella sua grafia pulita, lo scrupolo da docente di scienze, con cui divideva il foglio in parti, per separare gli ingredienti dalla preparazione. Ma soprattutto, rileggendola, ho ritrovato tutto il sapore perduto della pizza foggiana, che oggi vi propongo.

Non so chi le avesse dato la ricetta, e se può davvero essere ritenuta foggiana. Ma ne ricordo l’avvolgente sapore terragno, il prezioso ed ineffabile equilibrio che si sprigionava tra i diversi, ricchi ingredienti, che la compongono.

Gli ingredienti.

Per l’impasto: un chilogrammo di farina, un pezzo di lievito, un cucchiaio di sale, acqua quanto basta.

Per il ripieno: mezzo chilo di funghi (cotti per 10 minuti con aglio e olio), una scamorza di 200 grammi, 150 g di provolone, un kg di cipolle fresche (cotte a vapore e poi colate),un po’ di salsiccia, tre pomodori, origano.

E passiamo alla preparazione, cotti i funghi e le cipolle come indicato prima, è necessario stendere la sfoglia nella teglia, facendola fuoriuscire dal bordo, ungendo bene d’olio. Riporre gli ingredienti sminuzzati e amalgamati bene e richiuderla, spolverizzando con sale, origano, pomodoro e olio e quindi infornarla.

Eccola pagina del taccuino, con la ricetta originale.

Geppe Inserra

TURISMO DELLE RADICI, LAVORARE CON I COMUNI E LE COMUNITA’ ITALIANE NEL MONDO

0

La collaborazione istituzionale è uno dei pilastri del turismo delle radici. Solo lavorando fianco a fianco con chi si impegna sul territorio tutti i giorni è possibile promuovere al meglio le eccellenze italiane e rafforzare i legami con i nostri connazionali in giro per il mondo.

Le opportunità offerte dal “Turismo delle Radici”

Risposta alla sfida digitale: Il Turismo delle Radici sfrutta canali innovativi, poichè la diffusione capillare delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passerà dai siti web. Inoltre, gli amministratori dei piccoli borghi, i proprietari degli agriturismi, le famiglie attive nell’ospitalità diffusa possono utilizzare i social network per informare il turista delle radici.

Ecosostenibilità: il turismo delle radici lascia indietro le mete toccate dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera ecosostenibile. La valorizzazione dei piccoli centri e delle campagne consente da un lato la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso, dall’altro favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali (su tutti, quelli eno-gastronomici). Il turista delle radici è «ambasciatore» dei territori che custodiscono la sua storia familiare (solitamente i piccoli borghi).

Incentivo all’occupazione giovanile: l’operatore turistico specializzato in viaggi delle radici è una figura nuova: per garantire un’offerta turistica di livello, un importante obiettivo è quello di promuovere la formazione di operatori del turismo delle radici, in coordinamento con le amministrazioni centrali interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio. In tal modo viene stimolata l’occupazione, in particolare quella giovanile, proprio in aree colpite da progressivo spopolamento, che sono quelle di predilezione per il turista delle radici.

Il ruolo della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina

La Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha riconosciuto il potenziale offerto da questo segmento del Turismo e, il 29 maggio del 2018, ha organizzato insieme ad ENIT e alle associazioni RAIZ ITALIANA e ASMEF (Associazione Mezzogiorno Futuro) il primo tavolo tecnico di coordinamento sul Turismo delle Radici, tenutosi presso la Farnesina, con la finalità di creare una rete di attori pubblici e privati interessati alla realizzazione e promozione di un’offerta turistica a livello nazionale. Dagli incontri che si sono ripetuti poi nel 2019, nel 2020 e nel 2021 sono nati una serie di progetti sostenuti dalla Farnesina quali:

una collana di guide turistiche dal titolo: “Guida alle radici italiane. Un viaggio sulle tracce dei tuoi antenati”. Il primo volume prodotto dall’Associazione Raiz Italiana, è stato pubblicato in italiano-inglese, italiano-spagnolo, italiano-portoghese e italiano-francese (scaricabili in calce) ed include quattro regioni: Puglia, Basilicata, Abruzzo, Emilia Romagna. Successivamente, è stato presentato in Argentina, Uruguay, Brasile, Colombia e Paraguay in un tour istituzionale organizzato con il sostegno del MAECI e la collaborazione delle Ambasciate italiane, ENIT e le regioni coinvolte nel progetto. L’Associazione è a lavoro per il secondo volume, sempre sostenuto dalla DGIT del MAECI, che sarà pubblicato a entro luglio 2021 ed includerà le regioni Calabria, Sicilia, Molise, e Lombardia.

Una ricerca quali-quantitativa dal titolo “Scoprirsi Italiani: i viaggi delle radici in Italia” dell’Osservatorio delle radici italiane nato in seno all’Associazione AsSud. L’indagine, attraverso un questionario tradotto in cinque lingue, interviste in profondità e focus group, vuole investigare sul senso delle radici, sulla domanda turistica dei discendenti italiani residenti nei cinque continenti e sulle loro aspettative di viaggio con lo scopo di fornire degli stumenti utili ad istituzioni ed operatori per la creazione di un adeguato prodotto turistico.

Uno studio-ricerca sulle caratteristiche del turista delle radici con riferimento specifico alla comunita’ italiana in Argentina, in particolare quella di origini calabrese, condotto dall’Universita’ della Calabria in collaborazione con le Università di Tirino e Mar Del Plata.

Un master formativo di primo livello dal titolo “Esperto in organizzazione e gestione del turismo delle radici” istituito su proposta del Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche dell’Università della Calabria e con il sostegno della Farnesina, che ha come obiettivo quello di formare figure professionali capaci di partecipare alla pianificazione ed organizzazione di un’offerta turistica rivolta a tale tipologia di viaggiatori.

Oltre a questi progetti di ricerca, formazione, individuazione e promozione dei principali attrattori turistici, ve ne sono molti altri proposti dai componenti del tavolo tecnico e sostenuti dalla DGIT del MAECI che potrebbero contribuire a generare la domanda turistica e rispondere alle esigenze e aspettative dei nostri connazionali.

L’importanza della memoria: “Gli italiani all’estero, i diari raccontano”

Correlata al Turismo delle Radici è la valorizzazione del ruolo della memoria. Le storie di emigrazione, sacrificio e successo degli avi sono un fermo punto di riferimento per gli italo-discendenti nei cinque continenti. Proprio per questo, la Direzione Generale degli Italiani all’Estero e delle Politiche Migratorie della Farnesina ha finanziato il progetto “Italiani all’estero, i diari raccontano”, una selezione delle parti più significative delle testimonianze raccolte nel fondo catalogato con il soggetto “emigrazione” presso la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR). Si tratta di una selezione di un 200 storie di vita scelte tra più di mille presenti nel fondo, dalle quali sono state estrapolate e digitalizzate alcune pagine scelte tra le decine, a volte centinaia totali disponibili.  In questo modo ogni pagina si è trasformata in un racconto, pubblicato nel sito https://www.idiariraccontano.org/. I criteri seguiti per la scelta delle testimonianze da pubblicare riguardano l’interesse storico delle singole traiettorie umane raccontate nei documenti. Oltre all’interesse di presentare punti di vista diversi sui grandi avvenimenti storici, questo progetto si è posto l’obiettivo di raccontare il vissuto comune a tutte le esperienze migratorie, che costituiscono il nucleo principale della selezione documentale insieme ai racconti di viaggio o di lavoro temporaneo all’estero.  Questo progetto rappresenta una ricca fonte di consultazione per i turisti delle radici, che potranno usufruirne anche prima di intraprendere il loro viaggio in Italia.

Perché il “Turismo delle Radici” è un’idea su cui puntare

È capace di coinvolgere le nostre comunità all’estero ed i Com. It. Es., nell’individuazione delle strategie migliori per creare un’offerta turistica appropriata;

Può potenziare la rete dei musei dell’emigrazione italiana, favorendo la sistematizzazione delle attività dedicate all’approfondimento della storia locale, della lingua e della cultura italiana;

Favorisce la digitalizzazione degli archivi delle anagrafi italiane, aumentando la domanda di documenti genealogici e relativi alla storia familiare;

Crea degli itinerari standard a cui abbinare esperienze personalizzate (ad esempio degustazioni di prodotti tipici o possibilità di svolgere attività artigianali o ancora di partecipare a sagre e feste locali), che potrebbero in futuro essere inseriti in una APP, sulla falsa riga della “Guida alle radici italiane”, che permetta al viaggiatore delle radici di studiare e documentarsi sul proprio itinerario ancor prima di raggiungere la propria destinazione;

Promuove esperienze di working holidays in Italia per i nostri connazionali all’estero: il turismo delle radici consente di ripartire da esperienze autentiche a contatto con il territorio, da proporre ai giovani oriundi italiani, esperienze che sostengono il lavoro artigianale e le filiere produttive di cui a livello globale abbiamo riscoperto l’importanza soprattutto per via della crisi socio-sanitaria in atto.

COSA FARE CONTRO LA NOIA

0

Il gioco sporco della tecnologia: da un lato ci impedisce di abbandonarci alla noia che genera creatività. E dall’altro appena non abbiamo qualcosa da fare, accendiamo lo smartphone.

Importanza della noia

La noia ci fa paura. La percepiamo come un malessere interiore, una condizione di disagio, con la quale facciamo fatica a convivere. La vita diventa buia, nella penombra di un senso di vuoto e di abbandono, e finiamo nel vortice di un’ansia, di una compulsione a muoversi, a fare qualcosa. Un vero spreco di energie e di emotività. La noia arriva a sfondare nel campo della depressione, e talvolta ne rappresenta soltanto una maschera quotidiana, difficile da sfilare.

In letteratura grandi scrittori (ne cito uno per tutti: Alberto Moravia) hanno raccontato l’uomo divorato dalla noia, e mi è capitato di conoscere persone realizzate, ricche e con una buona carriera in corso, afflitte però dal virus della noia. Sono davvero difficili da frequentare, non hanno pace. Trasmettono ansia, hanno sempre la frenesia di cambiare luogo e compagnia. Non godono il piacere di alcun momento stabile della giornata. Non riescono a tirare un respiro senza trasformarlo in un rantolo di stress.

Ma con la noia dobbiamo imparare a convivere e questo interminabile periodo di pandemia ci ha offerto un’occasione unica, da non sprecare, per farlo con il criterio della leggerezza. Per effetto del Covid-19 siamo immersi nelle vite sospese, luoghi perfetti per le incursioni della noia, e specialmente i bambini, che non sono abituati a fare i conti con i tempi vuoti, possono avere contraccolpi dalla noia. Restando con noi, grandi e piccoli insiemi, prigionieri della fatidica domanda “E adesso che cosa faccio?”. E invece possiamo fare tutti qualcosa, se partiamo dal valore magico della noia che sollecita creatività, pensiero e immaginazione, e dall’idea che annoiarsi può procurarci diversi vantaggi.

L’ansia da prestazione

Viva la noia. Viva la riscoperta di qualcosa che abbiamo perso nell’era della fretta, dell’ansia di prestazione, del volere fare tutto e subito, e dei tempi della super velocità imposti da dominio tecnologia. Viva la noia che rilassa, consente di staccare, ci aiuta a prendere le distanze dall’ansia e dallo stress e ci accompagna a uno stile di vita piu’ sobrio e più sereno. Una noia positiva, costruttiva e non avvilente e pessimista. Viva la noia, per grandi e per piccoli. Per i nonni che vivono la fatica dell’invecchiamento e per i bambini che hanno la frenesia della crescita. In molti credono che l’inattività sia negativa e che possa innescare il circolo vizioso della pigrizia. In realtà l’ozio stimola la creatività. Riduce stress e tensioni e ci aiuta a coltivare nuove idee. Questo significa che dobbiamo diventare sfaccendati? Assolutamente no, piuttosto rivalutiamo il valore e il senso della noia. La noia ci ossessiona, ci fa paura, e la sentiamo sempre in agguato. Talvolta proviamo a evitarla anche rifugiandoci nel mondo virtuale, ma in questo caso il rimedio può essere peggiore del male, perché alla noia si associa un senso di solitudine. E siamo perfino spaventati dal rischio che i nostri figli possano annoiarsi: una paura inutile e sbagliata.

Contrordine: annoiarsi serve. Può fare molto bene ai bambini bombardati dagli stimoli sia educativi sia tecnologici, alle coppie che soffrono il caos che circonda le relazioni tra uomo e donna, a tutti quelli che sentono il peso della malinconia. La noia, in questa nuova versione, non solo non rappresenta un’emozione di segno negativo, uno stato d’animo da evitare a qualsiasi costo, ma è perfino un motore che libera creatività e pensiero. E dunque autonomia.

La noia nei bambini

Una nuova corrente di psicologi infantili, pediatri e terapeuti, avverte le famiglie: fate annoiare i vostri figli. Non seppelliteli con l’agenda degli impegni extra scolastici, dal catechismo al nuoto, dallo studio di una lingua a un’attività di gruppo, ma lasciate che nel loro tempo e nella loro giornata ci siano anche buchi di tempo. Spazi vuoti nei quali abbiano appunto la possibilità di annoiarsi. Non diventeranno tristi per questo, avvertono gli esperti, e semmai il momento della noia segnerà un salto evolutivo nella crescita dei bambini, dunque andrà seguito con interesse e senza paura.

La noia e la tecnologia

Prima del boom tecnologico, e della nostra totale dipendenza dalle protesi elettroniche, i bambini si annoiavano spesso, molto spesso. Ma quello era un tempo prezioso per la crescita, per la maturità, in quanto nell’attesa si imparava a coltivare le virtù della pazienza e si esercitava la fantasia. Da bambini, grazie alla noia, sognavamo, contivavamo desideri, vivevamo pezzi della giornata sospesi in una piacevole dimensione di trance. Oggi angoli di vuoto nel corso della giornata non esistono più, tutto viene riempito, anche nell’agenda di un bambino , che scambia la noia come una perdita, un lutto. E non riesce a coglierne le opportunità. Non potrebbe essere diversamete di fronte al fatto che più della metà di bambini e ragazzi usa quotidianamente, per alcune ore, lo smartphone. Solo su YouTube vengono caricate circa 300 ore di video ogni minuto e ciò significa che servirebbero circa 18mila anni solo per riuscire a vedere tutti i video aggiunti in un anno.

Tra gli effetti collaterali di un uso troppo pervasivo della tecnologia c’è anche il forte aumento delle probabilità di annoiarsi velocemente. Nel libro Il diritto di annoiarsi (edizioni Il Mulino), lo psicoterapeuta Daniele Malaguti sottolinea che, schiacciati dalle sollecitazioni tecnologiche, facciamo fatica a mantenere alto il livello di attenzione. Anche nella conversazione con le persone più care. Abbiamo sempre meno voglia di nuovi stimoli, nuovi desideri e nuove curiosità. A fronte di una soddisfazione appena momentanea per un lancio sulle piattaforme social, la soglia per attirare la nostra attenzione si è molto alzata. E il rischio di essere insoddisfatti e dunque annoiati è aumentato.

Il doppio gioco dello smartphone

La tecnologia, impersonificata dallo smartphone, fa un gioco subdolo, doppio, rispetto alla noia. Da un lato ci priva del piacere di distrarci, di abbandonarci completamente a noi stessi, di non pensare a nulla, di annoiarci. E ci assedia con le sue seduzioni.Dall’altro lato, ogni volta che abbiamo un momento di vuoto, di pausa, ogni volta che il nostro cervello è a folle, cosa facciamo? Prendiamo il cellulare e iniziamo a smanettare: dobbiamo essere sempre occupati, non possiamo concederci più il lusso della pausa, ma questa cancellazione forzata della noia non fa altro che alimentarla e amplificarla.

Cosa fare contro la noia

E allora cosa possiamo fare rispetto alla noia? Più che contro, dobbiamo fare qualcosa per la noia. Semplicemente cercarla, inseguirla, raccoglierla. Ogni giorno. Con gesti semplici come questi:

Fare una passeggiata

Guardare un panorama

Inseguire una situazione e un ambiente nel quale siamo circondati dal silenzio

Sedersi all’aria aperta e osservare il cielo e le nuvole

Non rispondere a telefonate, messaggi mail

Provare ad abituarsi a una dose quotidiana di dieci minuti di noia

Noia nella vita di coppia

Anche la vita di coppia è esposta alle contraddizioni della noia. In Francia è diventato un bestseller il libro scritto dalla professoressa di filosofia Claude Habib e appena pubblicato in Italia con il titolo “Il gusto della vita insieme” (edizioni Ponte delle Grazie). La Habib smonta, pezzo su pezzo, tutta la retorica che accompagna il libertinaggio francese della vita di coppia, la possibilità di tradire il partner senza renderne conto, le famiglie allargate che si moltiplicano nel caos delle vite matrimoniali e sentimentali. «Una relazione, per durare e per dare serenità, non può essere un susseguirsi di avventure» dice la studiosa di filosofia «Sento insistere spesso sulle parole “libertà” e “trasgressione”, alle quali io oppongo il valore della monotonia, della noia, come condizione che consente alla coppia di creare insieme. Ovviamente la noia di cui parlo non è l’angoscia, l’essere reciprocamente prigionieri, ma appunto quella dolce monotonia che libera creatività e pensiero e rafforza i sentimenti». D’altra parte prima della Habib già un altro filosofo, qualche secolo fa, aveva definito la noia come «il più sublime dei sentimenti umani». Si chiamava Giacomo Leopardi.

Alla noia non si sfugge, non si può sfuggire. È una trappola emotiva che fa parte della natura umana: tutti, prima o poi, ci annoiamo di qualcosa, a partire dalla quantità di tempo che trascorriamo tra smartphone e computer. Ma proprio in quanto imprescindibile dalla natura umana, la noia va considerata come una risorsa. Da non sprecare. “Non fare nulla”, sinonimo grossolano della noia, significa ricominciare a fare qualcosa. Partire da un disagio, un’insoddisfazione, e trovare la spinta per nuove idee, nuovi progetti. Cambiamenti. Ecco per quale motivo, come confermano diverse ricerche scientifiche, la noia è il momento migliore per essere creativi, inattaccabili da qualsiasi stimolo esterno. Non evitiamola. Che fare quando arriva la noia? Sulla base di ciò che vi abbiamo raccontato finora, la risposta sarebbe molto semplice: nulla. La noia va vissuta, senza ansia e come un modo piacevole per stare con sé stessi. Se però proprio non riuscite a godervela, allora reagite con qualche rimedio naturale, scegliendo tra i più semplici. Avete solo bisogno di riaccendere una piccola fiamma di interesse. Può essere utile un’attività sportiva, una bella passeggiata, la lettura di un libro. O anche qualche ora di bricolage. Dovete semplicemente attivare uno stimolo, e non lasciarvi andare alla pigrizia.

Come si supera la noia in casa?

La casa può trasformarsi per ovvi motivi l’epicentro della noia. E la risposta più naturale diventa, di solito, anche la meno efficace: stravaccarsi davanti alla televisione o immergersi nel mondo virtuale di un pc. Invece, per non sprecare la noia in versione casalinga, approfittatene per fare qualcosa che di solito non avete il tempo di realizzare. Ordine, anche alla scoperta di qualche oggetto dimenticato. Dedicatevi a hobby rilassanti, come la cucina e la cura di qualche spazio verde. Cogliete l’occasione di liberarvi di cose inutili: regalandole. (nonsprercare)

CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA: “PRIVE DI FONDAMENTO LE NOTIZIE DI VENDITA”

0

Dopo le notizie sulla vendita dell’ospedale Casa Sollievo della sofferenza, l’ospedale specifica quanto segue:

“Sono prive di ogni fondamento le notizie diffuse a mezzo stampa relative alla cessione dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo ad alcuni grandi gruppi della sanità privata di volta in volta tirati in ballo. Né tantomeno sono mai state avviate trattative in tal senso né con questi ultimi né con alcun altro soggetto interessato alla compravendita”.

GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA ALLE DONNE

Importante appuntamento per domani 25 novembre in occasione della Giornata Internazionale per la eliminazione della violenza alle donne.

SAN NICANDRO GARGANICO: STORIA, ARTE E ARCHEOLOGIA

San Nicandro Garganico, un incantevole borgo situato nel cuore del Gargano, è una destinazione che sorprende per la sua ricca storia, l’arte affascinante e l’archeologia che affonda le sue radici in epoche antiche.

Esploriamo insieme le meraviglie di questo luogo, scoprendo le sue bellezze e perché vale la pena visitarlo per un viaggio nel tempo, tra leggende, tradizioni e testimonianze storiche.

Le Origini e la Storia Antica

Le origini di San Nicandro Garganico risalgono all’epoca dei Dauni, una delle popolazioni italiche che abitavano la Puglia nell’antichità. I resti archeologici trovati nella zona testimoniano la presenza di insediamenti umani sin dal Neolitico.

Durante il periodo romano, l’area era attraversata da importanti vie di comunicazione che collegavano il Gargano al resto della Puglia. Il borgo deve il suo nome a San Nicandro, un martire cristiano a cui è dedicata la chiesa principale del paese.

L’Arte e l’Architettura Religiosa

San Nicandro Garganico è ricco di chiese e edifici religiosi di grande valore artistico. La Chiesa Madre di San Nicandro, costruita nel XII secolo, è un esempio splendido di architettura romanica. Al suo interno, si possono ammirare affreschi antichi e opere d’arte sacra che raccontano la storia del culto religioso nel Gargano. Un’altra chiesa di grande interesse è la Chiesa di Santa Maria del Borgo, un gioiello dell’arte barocca, con il suo ricco altare e le decorazioni sontuose.

Il Castello Normanno

Un altro punto di grande interesse storico e archeologico è il Castello Normanno, situato su una collina che domina il borgo. Costruito nel XI secolo, il castello ha svolto un ruolo difensivo strategico durante le invasioni normanne e successive dominazioni. Oggi, il castello offre una vista panoramica spettacolare sulla valle sottostante e ospita esposizioni e eventi culturali che celebrano la storia del Gargano.

I Siti Archeologici

Gli amanti dell’archeologia troveranno in San Nicandro Garganico un vero e proprio tesoro. Il Parco Archeologico di Monte Devio è uno dei siti più importanti della zona. Qui, sono stati scoperti resti di un insediamento daunio e di un antico tempio dedicato alla dea Mefite, divinità della fertilità e delle acque. Le campagne di scavo hanno portato alla luce anche necropoli, abitazioni e reperti che offrono uno spaccato della vita quotidiana nell’antichità.

Tradizioni e Cultura Locale

Le tradizioni di San Nicandro Garganico sono vive e radicate nella comunità locale. Le feste patronali, come quella dedicata a San Nicandro, sono momenti di grande partecipazione popolare, con processioni, concerti e spettacoli pirotecnici. La Sagra della Frittata, che si tiene ogni primavera, è un’occasione imperdibile per gustare piatti tipici della cucina garganica e vivere un’esperienza autentica.

Curiosità e Leggende

San Nicandro Garganico è anche terra di leggende e storie misteriose. Una delle più affascinanti riguarda la Fonte di San Nicandro, una sorgente d’acqua che, secondo la tradizione, avrebbe proprietà miracolose. Si racconta che il santo abbia fatto sgorgare l’acqua colpendo la roccia con il suo bastone, e che i pellegrini venissero da lontano per abbeverarsi alla fonte.

Una Gemma da Scoprire

San Nicandro Garganico è una gemma nascosta nel cuore del Gargano, che offre un viaggio affascinante tra storia, arte e archeologia. Ogni angolo del borgo racconta una storia millenaria, tra chiese antiche, castelli normanni e siti archeologici di grande valore. Chi sceglie di visitare questo luogo incantevole potrà vivere un’esperienza autentica, immerso nella bellezza e nelle tradizioni di una terra ricca di fascino.

Se vuoi prenotare una vacanza nel Gargano, Pugnochiuso permette di scoprire tutte le meraviglie di San Nicandro Garganico e di godere di un soggiorno all’insegna del comfort e del relax. (pugnochiuso.com)