IL BOSCO ISOLA, CONOSCIAMOLO MEGLIO

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Ciò che fa del Lago di Lesina una Laguna sono i canali di comunicazione che essa ha con il mare. Attualmente, funzionanti ve ne sono due: il canale Acquarotta, antico letto del fiume Fortore, i cui lavori di ristrutturazione incominciarono il 10 aprile 1901 come esecuzione di un progetto di bonifica del Comprensorio Lagunare; il canale dello Schiapparo sulla cui dubbia origine rimandiamo i nostri lettori al capitolo “I Canali” della sezione “NATURA”. Questi canali sono posti, rispettivamente, a ponente ed a levante del tombolo, ossia della duna costiera che divide la Laguna di Lesina dal mare. La formazione della duna, secondo varie teorie, potrebbe essere stata causata dalle sabbie trasportate dalle correnti marine che, provenienti da Nord, per continuare la loro corsa verso Sud sono obbligate ad abbandonare la spiaggia per superare il promontorio del Gargano, lasciando i materiali trasportati dove ora sono i lidi. In sostanza i detriti del Fortore, spinti dalle correnti dell’Adriatico, si sono disposti ed accumulati lungo la linea Ovest-Est chiudendo i due seni marini di Lesina e Varano.

Sin dai tempi antichissimi, restarono così dietro le nuove dune, i laghi di Lesina e di Varano. La costituzione del terreno della duna è principalmente sabbiosa e la flora che vegeta è caratteristica del litorale adriatico. Si va, infatti, dalle querce e gli elci (Lecci) alle cerase marine ed al corbezzolo (imbriachella a Lesina), dallo zappino, ossia dal pino d’Aleppo, all’olivastro, al lauro, al lentisco (stingi a Lesina), per passare ancora al mirto, al ginepro, al rosmarino ed alle mortelle, tralasciando tutte le altre specie di minor interesse che qui possiamo trovare. Una nota particolare, però, deve essere fatta per il “Cisto di Clusio”, una piccola pianta legnosa che vive solo qui. Fino a poco tempo fa, il tombolo offriva anche buoni pascoli per bovini, bufali, cavalli e capre.

Questa estensione di terreno prende, altresì, il nome di Bosco-Isola, proprio perché è quasi completamente coperta da alberi e da arbusti selvatici. Un tempo i siti boschivi erano così denominati: il bosco ZURRONE, sulle sponde della laguna, argilloso e fertile con abbondante elce (Leccio); il bosco CENTO PASSI, arenoso, con molte querce, ginepri, corbezzoli e rosmarino; il bosco di LESINA; il bosco di POGGIO IMPERIALE; il bosco MORELLA, arenoso; il bosco ZAPPINO, ricco di olivastri e pini d’Aleppo; il bosco GRAVAGLIONE; il bosco SANDREA; il bosco BOCCADURA; il bosco S. MARIA DI SALOTTO; il bosco SCHIAPPARO; il bosco S. PLACIDO; il bosco TAMARICELLA; il bosco SCORCIABOVE; il bosco VOLTA DI MILETO. A differenza degli altri, molto fertili e abbondanti di vegetazione ed essenze, i boschi di SCHIAPPARO, S. PLACIDO e TAMARICELLA, erano poveri di vegetazione in confronto agli altri.

Non a torto possiamo definire il Bosco-Isola come un grande laboratorio ecologico, nel quale la voglia di scoprire e, principalmente, riscoprire la natura è immediatamente trasmessa allo spettatore. Non è un caso che il tombolo, ancora oggi, continua ad essere oggetto di studio da parte di importanti esperti di botanica.

“..In questi mille ettari di paradiso, per quattordici chilometri di arenile intatto, stretto tra le baracche di Torre Mileto a levante e la speculazione edilizia fatta di residences e palazzine multipiani della torre Fortore a ponente, il tempo pare si sia fermato. A parte qualche pista sulla sabbia e pochissime capanne, la macchia si estende densa, profumata e meravigliosa alle spalle della duna su cui le ammofile setolose e gli eringi coriacei si piegano sotto le refole del vento marino. Dalla battigia deserta alla riva solitaria della laguna regnano rosmarini e corbezzoli, eriche e lillatri, volpi e tassi, lepri e tartarughe…..”     

Fulco Pratesi (Corriere della Sera, mercoledì, 13 febbraio 1980)

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