AVANZA IL MARE, ARRETRA LA COSTA DEL GARGANO

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Continuano a sciogliersi le calotte polare sotto l’effetto del surriscaldamento globale. Poco a poco il mare avanza e la costa arretra. Lo scioglimento totale dei ghiacci artici comporterebbe un innalzamento di 6 metri del livello del mare. Ciò significa – sostiene uno studio dell’ENEA – che oltre 4500 chilometri quadrati del territorio nazionale, includenti 33 aree urbane, rischiano in un domani affatto lontano di sparire facendo assomigliare l’Italia a ciò che era nel Pleistocene, quando la Pianura Padana era un’ansa dell’Adriatico. Il quadro si annuncia devastante: Nel Tirreno il mare risalirebbe l’Arno sino a Pisa e, più a sud, aggredirebbe Latina e le coste dei golfi di Gaeta, Cagliari e Oristano. Nello Ionio si presenta compromessa la situazione nell’area circostante il Mar Piccolo di Taranto e la piana di Catania. In Adriatico particolarmente a rischio si presentano la costa da Grado a Rimini (col rischio che il mare si infiltri nella Bassa sino a Ferrara) e quella pugliese da Lesina a Manfredonia. Questo farsi avanti del mare a scapito della terraferma è per di più accelerato dal fatto che alcuni tratti di costa sono particolarmente erosi, instabili o in fase di sprofondamento. Ciò è anche frutto di rovinosi interventi antropici come certe  sistemazioni idraulico forestali, la cementificazione degli argini fluviali, le dighe di ritenuta delle acque per uso irriguo, potabile e industriale, il prelievo di inerti dagli alvei fluviali… I tipi di intervento più diffusi sono il ‘ripascimento’ costiero con l’uso di inerti (sabbia o ciottoli) e il posizionamento di barriere frangiflutti distanziate dalla linea di riva, soluzione quest’ultima particolarmente economica e di rapida esecuzione benché di cattivo impatto ambientale e un po’ pericolosa per la navigazione costiera. In Puglia si è fatto ricorso al primo tipo di intervento a Mattinata (ripascimento con ciottoli arrotondati), a Marina di Ugento (con sabbia non raffinata lungo il litorale di San Giovanni, danneggiato dall’allungamento del molo del porto eseguito negli anni ottanta) e in prossimità della foce dell’Ofanto. Da segnalare ancora in Puglia altri tipi di intervento come il cosiddetto ‘restauro dunale’. Le dune costiere si presentano come una potente opera di difesa naturale della linea di costa per il fatto di indurre deposizioni di sabbia in virtù del potere che hanno di modificare il profilo ventoso. Numerosi i cordoni dunali che da noi hanno subito fortissimi danneggiamenti, se non la completa demolizione a causa di azioni antropiche (zona del Fortore, del Gargano, tra Manfredonia e Barletta, tra Monopoli e Ostuni, zona di Brindisi, Penisola Salentina e Arco Ionico). I migliori risultati si sono avuti sui litorali di Maruggio e Manduria rinforzando il cordone dunale con elementi ‘morti’ come tavolate (in fibra di cocco o juta), ramaglie prodotte da potature di pino o eucalipto, palizzate e moduli in plastica. Italo Interesse (quotidianodifoggia)

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