SANNICANDRO GARGANICO FRA XV E XVI SECOLO: TERRAVECCHIA E CHIESA MATRICE

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Probabilmente l’origine dell’abitato può collocarsi nella prima metà del secolo XI, come ha evidenziato Pasquale Corsi nella sua ricognizione sistematica delle fonti documentarie relative al centro. Le prime notizie risalgono al secolo XI, in particolare al 1095, data del privilegio concesso dal conte Henricus di Monte Sant’Angelo al monastero di San Giovanni in Lamis per regolare i rapporti tra il suddetto monastero e gli abitanti di S. Eleuterio, Rignano, Castel Pagano, Cagnano e Sannicandro. Numerose citazioni del Castellum S. Nicandri sono contenute nel Chartularium tremitense: di particolare interesse la “charta donationis” rogata nel 1174 nel castellum di Sannicandro, in cui Guglielmo figlio di Manero, signore di Sannicandro, dona a Basilio, monaco del monastero delle Tremiti, la chiesa di San Pancrazio. Nel mese di maggio 1225 Federico II nel confermare tutti i privilegi e i possedimenti dell’abbazia di S. Maria di Pulsano, elenca case e terreni siti a Devia e a Sannicandro, di proprietà di Raone, signore feudale di Devia. Nello Statutum de reparatione castrorum la manutenzione del castello viene affidata agli abitanti del medesimo insediamento (probabilmente tra il 1240 e il 1245).

Per il periodo angioino possediamo documenti relativi a tassazioni e imposizioni fiscali e a vicende feudali: Roberto de Clary o de Clariaco, cavaliere e familiaris di Carlo I d’Angiò, riceve dal re le terre di Sannicandro, il tenimentum di Devia e il casale di Banzia. Dopo il ritorno di Roberto in Francia, il re assegna il feudo a Rainulfo o Rodolfo de Colant, divenuto uno dei baroni dell’Honor di Monte Sant’Angelo. Successivamente, le terre vengono confermate a Giovanni de Colant, figlio di Rainulfo e ancora a Ugone, detto Rosso de Sully, che le restituisce alla Corona in cambio di Rapolla e della villa di Aprano (Aversa). I documenti consentono di ricostruire l’assegnazione del feudo nel 1280 a Filippo de Lagonessa, maresciallo del regno e familiaris del sovrano.

Segue un vuoto nella documentazione archivistica fino al 1464, quando il feudo di Sannicandro fu acquistato da Nicola Della Marra. Successivamente, viene perso da Giovan Paolo Della Marra “per delitto di fellonia” e venduto dal Fisco ad Antonello Piccolo o Picciolo. Gli succede il figlio Giovanni Alfonso che nel 1558 vende a Giovan Francesco Di Sangro il feudo per 30.000 ducati. Nel 1605 passò alla famiglia Caroprese e nel 1626 fu venduto sub hasta ai principi Cattaneo che lo mantennero fino all’eversione della feudalità. Come ha evidenziato Massafra la signoria feudale dei Cattaneo appartiene alla rete dei “grandi complessi feudali dei de Sangro principi di San Severo, dei Guevara duchi di Bovino”, costituiti da diverse comunità e migliaia di vassalli.

Il nucleo più antico del centro, denominato Terravecchia, delimitato a sud-est dal castello, si articola intorno alla piccola chiesa dedicata a San Giorgio (patrono della città prima di Nicandro), estesamente rimaneggiata. Nel XVI secolo si registra l’ampliamento urbanistico e l’incremento demografico della città, iniziato già nei secoli precedenti dopo l’abbandono di Devia e di Castel Pagano e favorito da una felice posizione geografica e da un territorio particolarmente fertile. Nel 1532 Sannicandro era infatti tassato per 48 fuochi (211 abitanti), nel 1595 per 347 fuochi (1526 abitanti). Si determinò così la necessità di costruire al di fuori del perimetro medievale un Borgo e su decreto di Mons. Silvestro d’Afflitto (vescovo di Lucera dal 1643 al 1661, erroneamente attribuito al 1500), fu costruitala chiesa Matrice intitolata a S. Maria del Borgo e “fu traslocata la Parrocchia dell’antica chiesa di S. Giorgio esistente nel Castello”. Probabilmente, c’è una sovrapposizione tra la costruzione della chiesa nel XVI secolo e la sua trasformazione in matrice durante l’episcopato di Mons. D’Afflitto. L’edificio sorge accanto al castello, al margine del nucleo antico. Profondamente rimaneggiato tra XVII e XVIII secolo, conserva tuttavia l’impianto originario a tre navate, con volta a botte unghiata nella navata centrale e volte a crociera nelle laterali.

Rosanna Bianco