L’AMORE E’: “U PRIM’ ANN’ COR’ A COR’, U S’COND CUL’ E CUL’, U TERZ’ A CAUC’ N’CUL”

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Un proverbio che narra la storia di un amore infelice e finito che ha vissuto tre momenti: il primo identificato nella passione iniziale degli sposi, il secondo caratterizzato dalle incomprensioni derivanti dalla vita in comune dei due soggetti ed, infine, il terzo che rappresenta una vera e propria avversione dell’altro, quasi un rifiuto che, se non si trovano soluzioni, avrà la sua naturale fine nella separazione della coppia.

Questo proverbio è un avvertimento a chi si accinge a sposarsi evidenziando che la nuova famiglia non deve badare unicamente al piacere di stare insieme ma immaginare lo scenario nuovo di una via in comune correggendo, se è possibile, l’errore dell’altro come per dire che il matrimonio non è solo il piacere di due persone ma un incontro con se stessi e con l’altro. Vuole anche ricordare che la passione e l’innamoramento possono finire presto ma il tutto deve essere accompagnato dalla comprensione, dalla pazienza, dalla dolcezza, dal parlare con l’altro senza mai chiudersi in se stessi.

E’, questo, un proverbio non certamente positivo velato da un pizzico di pessimismo che, comunque, scaturisce dalle tante situazioni che si sono verificate nella vita di coppia.

L’origine del proverbio sembra essere data esclusivamente dalle esperienze coniugali finite male che poi la cultura popolare ha tradotto in un divertente piccolo sonetto senza nessun allusione a volgarità linguistiche ma con l’ingenuità che caratterizza tale cultura che dà ad un evento infelice il sorriso di una situazione imbarazzante e divertente.

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