L’AGONIA DI FOGGIA E DELLA CAPITANATA

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Si ripropone un articolo di Gianni Lannes di maggio 2015. E’ cambiato qualcosa da allora?

Benvenuti nel terzo mondo europeo. La città capoluogo è in macerie, così come dopo il bombardamento del 22 luglio 1943.

Lavorazioni cartiera del poligrafico dello Stato? Trasferite

Attività e strutture ferrovie dello Stato? Trasferite!

Officina F.S. Grandi Riparazioni? Trasferita!

Attività spedizioni poste e telecomunicazioni? Trasferite!

Distretto militare? Chiuso!

Banca d’Italia? Trasferita!

Autorità agro-alimentare? Trasferita a Pescara!

Aeroporto Gino Lisa? Paralizzato!

Fiera nazionale dell’agricoltura? Trasferita!

Scuola di Polizia? Chiusa!

Biblioteca Provinciale? In dismissione!

Archivio di Stato? Trasferito in una caserma a Monopoli!
Cinema nella città? Chiusi tutti tranne uno!
Stazione ferroviaria F.S.? Un ramo secco automatizzato e trapassato!
Ovile nazionale? Chiusura!

Corte d’Appello a Foggia? Un’utopia!

Speculazione edilizia? A tutto spiano!
Ecomafie, usura, traffico di droga? Alle stelle!

Il più antico archivio storico d’Italia, quello di Lucera, sopravvissuto ai bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale, per decisione del governo Renzi, sarà chiuso e trasferito in una caserma dismessa a Monopoli in provincia di Bari, a 200 chilometri di distanza.

Nel territorio provinciale, in compenso sono attive due centrali turbogas (Candela e San Severo), alcuni inceneritori di rifiuti, tra cui l’impianto abusivo della Marcegaglia realizzato illegalmente e con denaro pubblico (contratto d’area, 2° protocollo), grazie anche a Paolo Campo (ex sindaco di Manfredonia), attuale candidato regionale del piddì nella lista Emiliano! Inoltre, mastodontici impianti industriali eolici e fotovoltaici, decisamente fuori scala, sproporzionati ed abominevoli, hanno sottratto terreno fertile all’agricoltura (ormai in agonia, saldamente controllata da banche e camorra) e deturpato il paesaggio. Il Gargano e i Monti Dauni risultano in fase avanzata di devastazione amministrativa a vantaggio di un’accozzaglia di privati.

Il governo Vendola ha rilasciato una dozzina di autorizzazioni per cercare e trivellare giacimenti di gas e petrolio, addirittura nel perimetro del santuario e del bosco dell’Incoronata! Nella Capitanata, inoltre, giacciono abbandonate una ventina di opere pubbliche mai utilizzate, mentre le strade statali e provinciali sono ormai in disfacimento. Dagli anni ’60 ad oggi, lo Stato italiano, l’Eni e l’Edison, hanno rubato alla Daunia 35 miliardi di metri cubi di gas, destinato altrove. Alla rapina di risorse naturali si è aggiunta la beffa: gli autoctoni pagano senza fiatare la bolletta del gas alla multinazionale francese GDF Suez. Le falde acquifere sono contaminate da rifiuti d’ogni genere, importati dal Nord Italia e dall’estero. Il patrimonio archeologico e storico – privo di effettiva tutela – è preda di furti e danneggiamenti ininterrotti.

La Daunia, non ha alcuna rappresentanza politica indipendente ed autonoma, né tantomeno una classe dirigente! Lasciano prosperare soltanto la criminalità più o meno organizzata che taglieggia la popolazione, mentre lo Stato seguita a tartassare la gente. D’altro canto, la magistratura a livello locale, non ha mai sfiorato la mafia politica, e a tutt’oggi non ha ancora scoperto chi ha assassinato Francesco Marcone il 31 marzo 1995. Nel frattempo, va in onda l’ennesima farsa elettorale su scala regionale. La Capitanata, secondo gli ultimi dati ufficiali (risalenti al 2006) detiene il record regionale di tumori al pancreas. Disoccupazione e inoccupazione registrano un aumento mai registrato prima. Nel 2014 con la pressione fiscale dello Stato al 50 per cento, il 70 per cento delle aziende locali sono collassate. Le migliori e giovani intelligenze sono costrette ad emigrare proprio come un secolo fa, o a morire in loco! Amen?

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