GROTTA NEL PIAN DELLA MACINA

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La grotta nota dal 1927, citata nel volume Puglia del T.C.I., catastata presso l’istituto Italiano di Speleologia è stata solo di recente oggetto di escursioni da parte del Col. Della Vecchia e dei suoi collaboratori.

Una modesta apertura a livello del suolo immette con breve scivolo in uno stretto e basso corridoio delimitato a sinistra dalla parete rocciosa riccamente concrezionata e a destra da un complesso stalatto-stalagmitico che in alcuni tratti raggiunge la volta.

Questa prima parte della cavità è divisa in tutta la sua lunghezza in due corridoi sub-paralleli. Il pavimento del corridoio principale, in forte pendenza ed incassato a forra, si abbassa repentinamente permettendo sin dai primi metri di avanzare speditamente in posizione eretta. La pendenza del secondo corridoio è meno

accentuato; il fondo a gradoni è ricoperto da uno strato di limo e argilla da fluitazione esterna.

Questo primo tratto è monto concrezionato, vi abbondano le forme coralloidi, predomina il colore rossastro da forti inclusioni di ossidi di ferro.

A 20 m. dall’imbocco i corridoi confluiscono, mentre la parete sinistra dell’osservatore, per remoti distacchi franosi arretra sensibilmente formando una graziosa saletta caratterizzata dalla presenza di un piccolo bacino di limpidissime acque di stillicidio da un profondo pozzo inesplorato. Proseguendo verso N.O., oltre la saletta, e superate le due strettoie fra le concrezioni, si perviene a 30 m. dall’ingresso alla sommità di una ripidissima parete parzialmente concrezionata che, con due salti per complessivi 18 m., immette nella parte più interessante del complesso speleologico.

Il profilo idromorfo della parete sinistra di questa ampia caverna, lunga 45 m. ed ampia 15, allungata secondo l’asse principale della grotta, è quasi interamente mascherato da una fastosa decorazione alabastrina di un colore bianco latte. La parete destra, inizialmente concrezionata, arretra improvvisamente dopo circa 20 m. mostrando un netto profilo tettonico, conseguente ad antichi processi di sfaldamento in corrispondenza di una distinta frattura parallela alla principale.

Imponenti colonne stalagmitiche raggiungono la volta, riccamente decorata in più punti da numerose stalattiti di varie forme.

Il pavimento, ingombro di sfasciume roccioso instabile da elementi anche di grossa mole, è inclinato e reso sdrucciolevole da uno strato di guano, limo e latte di monte.

Abbondano complessi stalagmitici di varie dimensioni ed altezza, allineati secondo assi paralleli fra loro condirezione N.E.-S.O.

Gran parte delle concrezioni di questo tratto centrale sono esternamente alterate da degradazione superficiale probabilmente originata da batteri calcio-riduttori; lo proverebbe la leggera patina biancastra di caldio idrato che riveste le concrezioni.

Un’ultima strettoia a 70 m. dell’ingresso immette nella caverna più bella di tutto il sistema sotterraneo. Concrezioni di bellezza incomparabile ne adornano le pareti, la volta ed il suolo richiamando alla mente visioni della fastosa “Grotta bianca di Castellana”. Una impraticabile fenditura alla base nella colata stalattica frontale, lascia sperare un ulteriore proseguimento in profondità dell’ampia grotta.

Una sistemazione turistica della grotta è senz’altro possibile in considerazione del suo non trascurabile sviluppo in lunghezza e in altezza, non disgiunto dal facile accesso.

La relativa vicinanza all’abitato è un fattore decisamente favorevole a fare della Grotta nel Pian della Macina un elemento turistico della zona vicina.

(Antonio Pagliano – Note sul fenomeno carsico nel comune di Sa Nicandro Garganico – ottobre 1971)