ANGELO CERA PREME PER IL RITORNO IN GRANDE STILE DELLO SCUDO CROCIATO

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“Siamo scomparsi dalla cartina geografica della politica perché in questo meccanismo che l’ha svilita qualcuno ne ha approfittato. Facciamole presenti queste cose a livello nazionale se vogliamo costituire un’area popolare”. Il consigliere regionale Napoleone Cera annuncia che il suo gruppo riprenderà il nome e il simbolo dell’Udc (eletti come Popolari) in una biblioteca affollata per l’arrivo del vicepresidente nazionale Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, “stella del partito e pilastro della nostra strategia congressuale”. La sala della biblioteca è affollata, Cera junior si compiace del luogo, che difende: “Non chiuderà, Emiliano non permetterà che si perda un luogo con questa tradizione”. Per essere un venerdì e per non essere gli incontri politici più molto in voga rappresenta un risultato. Massimiliano Di Fonso, il segretario cittadino, esulta: “Grazie, siete tanti, abbiamo lavorato molto in città, dal rinnovo della segreteria cittadina, composta di tanti giovani, alle manifestazioni per tutelare la famiglia e i nidi comunali la cui spesa è stata tagliata del 50% da questa amministrazione”.

Fra qualche mese si vota in nove Comuni della Capitanata, Torremaggiore, San Severo e San Marco in Lamis rappresentano roccaforti dell’Udc e del parlamentare centrista. Dunque preannuncia: “Ci presenteremo con nostre liste e ce la giocheremo in tutti e tre i Comuni con numeri a due cifre, è un atto d’amore nei confronti di questo simbolo e di questa tradizione”. Ipotizza di almeno tremila tessere il pacchetto che dalla Capitanata arriverà alla direzione romana ed esorta i vertici nazionali presenti a darsi una mossa: “Se non vi spicciate mi iscrivo al gruppo Misto-Udc”, cioè lui e il suo gruppo nell’area popolare non ci vanno.

L’incontro tenta di tracciare dei confini con la politica dei colleghi e si misura con le sfide della politica in rete. Bordate contro Salvini “che parla solo di immigrati” e contro i “grillini”, la mira costante è “il populismo”. Cera li attacca: “Pensano che basti mettersi in rete, fare dei circoletti, come si chiamano, per accelerare il loro arrivo in politica mentre noi veniamo dalla scuola di partito”. Al vulcanico parlamentare non risponde con la stessa foga De Mita. La prende alla lontana il giovane venuto da Nusco cui Napoleone, figlio di Cera, notizia: “Io e te siamo i più giovani in questo partito”.

Si cerca e si chiede il rinnovamento, questa storia di essere confusi con Ncd non gli sta bene: “Siamo scomparsi dalle trasmissioni tv ma noi siamo un partito coraggioso che deve farsi notare”. Stare al passo coi tempi, interpretare l’astensione è il compito destinato a De Mita che però rifiuta qualunque “formula algebrica, non si tratta di rifare un partito ma vanno riscritte delle regole comunitarie per una società che ha preso i grandi uomini come Moro, che ha cacciato i De Mita e rottamato i D’Alema”.  Si ricomincia con i temi della famiglia della genitorialità, con la politica che “riscrive le regole e non strumentalizza le paure della gente. In ogni caso non bisogna accusare gli altri e credere di possedere la verità”, è la chiosa del vicepresidente nazionale.

Passa nel dibattito anche la legge elettorale, Angelo Cera è convinto che “qualcuno abbia lavorato per il re di Prussia e che anche le vittorie di un partito avranno bisogno dell’Udc”. Ribaltato sul territorio il discorso porta a Manfredonia, alla Provincia, a Foggia, centri dove la sigla udiccina ha preso numeri a due cifre. Certo, e lo ammette, nei grandi centri servirà una coalizione centrista ma nei piccoli paesi, “l’afflato dell’amicizia ci darà grandi risultati”. Il dibattito è sul “ruolo dei cattolici moderati nell’Udc” ma si tratta di capire il ruolo del centrismo dopo la scomparsa della politica tradizionale delle “sezioni” e leggere l’attualità che De Mita, per ora, interpreta. (limmediato)

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