“U VANGELE DE MAMMA ROSSA” DI EMANUELE PETRUCCI

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Il 31 dicembre scorso è stato il quarto anniversario della pubblicazione de “U Vangéle de mamma ròssa”. Si tratta di un Vangelo formato solo da sonetti redatti in vernacolo sannicandrese. Si tratta, inoltre, di un Vangelo ambientato non nella attuale Palestina bensì nella San Nicandro Garganico con le sue belle località, con i suoi caratteristici personaggi, con i suoi prodotti e con le sue locali tradizioni.

Ecco la recensione di Natina Mascolo-Vaira

Emanuele Petrucci, di origine sannicandrese, dopo varie pubblicazioni di “Ricordanze”, presenta ai lettori il suo ultimo libro: “U Vangéle de mamma ròssa”, ovvero: “Il Vangelo della nonna”, stampato nel mese di dicembre 2015 – pagine 96.

Così come la nonna materna dell’autore, Celeste Marinacci, raccontava il Vangelo ai suoi nipoti nel dialetto locale, Petrucci lo ha redatto, narrandolo dalla nascita di Gesù fino alla Pentecoste e al mandato evangelico dato agli apostoli. La pubblicazione contiene 65 racconti, espressi taluni in rima alternata e altri baciata. La particolarità dei racconti, dotati ciascuno di illustrazioni a colori, è che terminano sempre con un tono ancora più ravvivato e scherzoso del solito.

San Nicandro Garganico, appartenente alla Provincia di Foggia, si “trasferisce” in questo libro, sia per quanto riguarda la menzione dei vari rioni collocati nel paese stesso: u Cummènde, nd’a la Tèrra, la murgja de Nardacéce, Lepόzza, mméz’ό chjane , la Chjésa dì Mòrte, ecc. che i paesi viciniori: Cagnane, Carpine, la Prucina, Sanzevére, Lucéreja …

Anche i personaggi sannicandresi del passato trovano la loro felice collocazione nel “Vangéle de mamma ròssa”, ed essi vengono rammentati opportunamente, al momento giusto e nel luogo ad essi più attinenti, ne cito alcuni: Rusenèlla u Marchesine, Barteluméie, Vustin, Santamaria u jettavanne, Jsèppe Musciarèdda e tanti altri. Pure “Donnariste”, ovvero don Aristide D’Alessandro, insigne e stimatissimo predicatore, nonché scrittore sannicandrese, deceduto il 1964, è ricordato nella narrazione: “Il Sinedrio” – a p. 28 -, nel quale “Caifa u Cumandóne …. nd’a la Senagóga predicava accóm u nòstre Dónnariste quanne prèdeca li tré óre de la Passióne de Ggésecriste”.

Nei vari racconti sfilano spesso anche gruppi di persone, quali “li terrazzane …, li sandelecandrise e pure jauti Garganise, … mméz a li persone ce stéva pure na pacchiana”.

Ma non finisce qui perché l’estro creativo e letterario, unitamente alla sannicandresità di questo scrittore, il quale pur residente ad Ancona sin da gennaio 1955, nel suo cuore e nella sua mente conserva nitidamente della propria terra, oltre al vernacolo, anche luoghi, personaggi, usanze, costumi, cibi e piatti tradizionali.
Petrucci quindi, con disinvoltura e signorilità menziona in alcuni racconti anche alimenti e piatti tipici sannicandresi, quali: i carducce, i lucènde, la nguilla, i crustele, u panecòtte …

Ecco, quindi “U Vangéle de mamma ròssa”, racconti espressi in vernacolo sannicandrese, ben amalgamati, tra fatti e personaggi evangelici, unitamente a personaggi, tradizioni, rioni di S. Nicandro Garganico e paesi circostanti.
Un augurio all’Autore affinché possa proseguire nel donarci ancora questi preziosi “tasselli” letterari, così genuini e freschi della terra garganica.

Il Convento, nella Terravecchia, La Murgia di Leonarda Cece, zona dei Pozzi, in mezzo al Corso, la Chiesa dei Morti … Cagnano Varano, Carpino, Aricena, San Severo, Lucera … Rosinella la Marchesina, Bartolomeo, Agostino, Santamaria il banditore, Giuseppe Musciarédda. Caifa nella Sinagoga predicava come il nostro Don Aristide quando predica le tre ore della Passione di Gesù Cristo. Abitanti nella Terravecchia … i sannicandresi e pure altri Garganici … in mezzo alle persone c’era pure una pacchiana. Per “pacchiana” si intende una donna vestita a festa con particolare abito tradizionale così denominato a San Nicandro Garganico (FG). I carducci, le lucenti, l’anguilla, la cartellata, il pancotto …