TORREMAGGIORE – ANGELA DE CESARE E LA SCOPERTA DELLA LINGUA MADRE

0
283

La scoperta del dialetto, delle sue qualità e possibilità comunicative, la corresponsione tra la Lingua Madre ed una parte profonda e originarie di sé, possono costituire una vera e propria esperienza catartica, in cui a rinascere è soprattutto il rapporto con la propria terra.

Lo sa bene Angela de Cesare, docente in pensione ed ora autrice, che grazie all’amore per la sua cittadina ha scoperto la forza ed il piacere di raccontare i propri ricordi, la Torremaggiore da bambina ed adolescente, col suo cuore antico: il quartiere Codacchio, anche passando per il dialetto e la sua prorompenza, e così dando voce e corpo alla narrazione di un’intera comunità, che da subito l’ha affiancata e sostenuta.

Una storia di tradizione e innovazione, di una scrittura dal basso che parte dal web e dai social, dove pensieri e ricordi d’infanzia, durante il difficile periodo di pandemia, diventano post commentanti e partecipati con affetto e condivisione.

Prende corpo così un’attività narrativa che sia arricchisce sempre più, che trova in alcuni termini dialettali ancore e approdi inevitabili, sottolineando la necessità e la forza evocativa, identitaria dei dialetti.

Arriva così una prima rappresentazione pubblica dei testi, grazie all’interazione con il Centro Studi Don Tommaso Leccisotti, con cui si da vita allo spettacolo… “RICORDI DI UN TEMPO CHE FU – Racconti di vita popolare a Torremaggiore negli anni ’50”. Reading letterario e musicale con sold out e repliche presso il Castello Ducale, nell’agosto 2021.

Da qui la piena consapevolezza del valore comunitario che le sue memorie possiedono, e che porta Angela a realizzare il libro “U Cudàcchië: luce dei miei ricordi”, questa volta in interazione con l’associazione Borgo Antico, che ne curerà la stampa e le presentazioni, fino all’interazione con le scuole (ben 400 studenti che hanno letto, apprezzato la sua narrativa e conosciuto un sud che non conoscevano; confermando un’esigenza di memoria che può essere soddisfatta solo dagli autori locali).

Un viaggio nei ricordi e nell’animo cittadino, che vede nella lingua popolare il suo baricentro, la maddalenina che ha sostenuto una vera e propria intermittenza del cuore, partita dal descrivere il gioco della palla al muro, come da bambini si faceva sulle pareti del Codacchio.

Ma per acquisire piena consapevolezza sulla scrittura in “Lingua Torremaggiorese”, nasce l’esigenza di una ricerca linguistica, che incontra soprattutto le pubblicazioni del prof. Pasquale Ricciardelli (Sulla parlata torremaggiorese, Detti e proverbi, Filastrocche, canti e nenie della tradizione popolare) come del prof. Eugenio Tosto (in particolare per il Dizionario etimologico del dialetto di Torremaggiore), preziose eredità che conservano la memoria storica e del vernacolo, e che Angela De Cesare contribuisce a raccogliere, dedicando studio alle opere dei due autori, come realizzando volumi propri.

“E’ importante fare salvo il senso dell’appartenenza attraverso le lingue locali, lingue degli antenati, proprio in un periodo come questo, in cui rischiano più che mai di disperdersi. Il dialetto risulta vivo, avvolgente, unico, caratteristico, essenziale, estroso, colorito, ideoneo per comunicare nel quotidiano. E’ inoltre un ponte tra il presente e il passato, legame che deve preservarsi per il bene di ogni comunità. Ha delle sfumature uniche, delicate o scure, che sembra di stare in un giardino pieno di voci, dove si dicono parólë dúcë, mɜrë,bbèll’,brùtt’, bbónë, malamèndë,vvërturósë,’ mmëdiúsë, ngëfusë, ssciàcquë e malandrínë: è il giardino della vita, per dirla col prof. Ricciardelli” spiega l’autrice.

Per quanto riguarda il rapporto tra dialetto ed italiano, va rilevata una profonda intesa. Studiando, approfondendo la lingua locale si può stabilire un rapporto intergenerazionale con la trasmissione della memoria storica, ed inoltre sostenere l’apprendimento della lingua italiana: la fonologia delle vocali e delle consonanti del dialetto, contraria all’italiano, ci può infatti indicare per contrasto quella corretta. Anche per morfologia e sintassi si possono fare dei paragoni tra le due lingue e così rafforzare l’apprendimento della nazionale: l’educazione linguistica dialettale per meglio apprendere l’italiano.

Tra i progetti in cantiere, un‘iniziativa sul dialetto di Torremaggiore per la riproposizione del passato, con ‘A parlatúrë dë Tòrmaggiórë” (Cë fa rëcurdà’ i spezëjë àndichë), Il dialetto di Torremaggiore (Ci fa ricordare le usanze antiche), proposto ad alcune scuole cittadine, in collaborazione con l’associazione Borgo Antico.

Nel cassetto inoltre la definizione di un libro di pensieri sparsi e di una raccolta di filastrocche su modi e costumi popolari.

Una lingua il dialetto, dal vocabolario essenziale, di sintesi, non adatta a discorsi tecnici o filosofici, ma naturalmente teatrale, artistica e profondamente espressiva, patrimonio identitario da preservare e trasmettere.