TEMPO CON I FIGLI: E’ IL DOPPIO DI 50 ANNI FA. E LA QUALITA’?

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Quanto tempo dedichiamo ai figli? E come lo utilizziamo? La pandemia ha portato una scossa nelle nostre vite familiari, ci siamo tutti più avvicinati, anche se in condizioni eccezionali e non per libera scelta. Portandoci dietro la solita diversità di genere: le donne in Italia dedicano molto più tempo ai figli rispetto agli uomini e fanno sempre più fatica a reggere il doppio ruolo di madri e di lavoratrici. Tanto che aumentano le donne che lasciano il lavoro.  Ma l’aumento del tempo che trascorriamo con i figli in Occidente, e in particolare in Italia, è un fenomeno che viene da lontano, e non nasce con il Covid-19 e con le sue restrizioni. Una buona notizia, sicuramente, che mentre non facciamo altro che celebrare il funerale della famiglia, dimostra come, dati alla mano (lo studio è stato pubblicato dal settimanale Economist), i genitori di oggi dedicano ai figli il doppio del tempo rispetto a mezzo secolo fa. Ovviamente, con le madri che stracciano i padri: quasi due ore al giorno per le mamme, meno di un’ora i papà.

Questa statistica, però, non fotografa i veri punti deboli del nostro rapporto con il tempo e la vita familiare. C’è molta retorica, finanche ripetitiva, sui padri assenti e sulle madri in carriera. In realtà, ho la sensazione che il tempo con i figli sia visto più come un dovere, un gesto di responsabilità (con tanto di sensi di colpa quando sei piuttosto assente, non sempre giustificato) che come un piacere, un atto di libertà prima che di amore.

Cambiare i pannolini, magari non è il massimo della vita, ma riuscire a giocare i bambini, seguirne l’evoluzione e anche le sorprendenti riposte che spesso ci danno, oppure raccontare e farsi raccontare storie, non solo favole: non vi sembrano piaceri più che doveri? Non stiamo parlando forse del cuore della vita vera, quella per la quale vale sempre la pena di spendersi? Per non dire della gioia, delle risate, della leggerezza, tutto benessere e salute, che arrivano dallo stare insieme a tavola, a cena, a scambiarsi sfoghi, battute, narrazioni. A litigare, a ridere e sorridere. Anche qui: un piacere vero, infinitamente superiore alla solita, stupida e inutile serata cosiddetta mondana. Un piacere contagioso, in quanto se è davvero tale, diventerà desiderio di tutti, genitori e figli, di stare insieme.

Dunque, tornando al tempo dedicato ai figli, per quanto sia banale, va ripetuto: più della quantità conta la qualità. E se la qualità si riduce ai silenzi e alle ombre dello stare insieme da separati in casa, tipo quando i ragazzi infilano la testa nello smartphone e i genitori rispondono con ansia all’ultimo sms mentre cenano, allora le mamme potranno anche stare 24 ore su 24 con i figli, e i padri potranno anche licenziarsi per tornare a casa, ma questo non migliorerà né i rapporti né la formazione reciproca (anche i genitori imparano sempre qualcosa, stando con i figli) all’interno di una comunità familiare.

E se i maschietti riuscissero davvero a cogliere fino in fondo, a non sprecare, l’occasione del piacere di stare insieme con i figli, allora diventerebbero più disponibili nell’alternarsi e nel collaborare con le donne a proposito della vita domestica. Ricordiamolo sempre: in Italia quasi la metà delle donne che svolgono un’attività dichiarano di avere problemi nel conciliare famiglia e lavoro. Questo è un buco nero nel quale le donne, ingiustamente, spesso sono costrette a sprofondare, quasi sempre nell’indifferenza, nel «posso farci nulla», degli uomini.

Infine, più tempo con i figli non deve tradursi né nella confusione dei ruoli, il padre che diventa amico, la mamma che si mette in competizione con la figlia, entrambe belle, né in quella forma di eccessiva protezione dei genitori-elicottero. Due eccessi, due sprechi. E un unico finale: tutti meno felici, genitori e figli. (nonsprecare)