TE DEUM LAUDAMUS- AFICIONADOS

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L’anno che stiamo per lasciarci alle spalle è stato, secondo l’opinione maggiormente condivisa, sicuramente da far cadere nell’oblio, meritevole solo di interminabili lamentele e di insulti più meschini. Eppure, nell’insoddisfazione e nella cecità generale, i cristiani, che camminano lieti nel buio, si ritroveranno ugualmente in chiesa per cantare il Te Deum, antico canto di ringraziamento al Signore. E’ vero che la realtà provoca e allo stesso tempo induce a porsi degli interrogativi decisivi: c’è qualcosa che può sostenere veramente la speranza dell’uomo, anche quando le circostanze si fanno difficili? In fondo, per che cosa vale la pena vivere?

E’ quello che ci siamo chiesti in questi giorni. Il disprezzo non può essere il sigillo definitivo a questo anno. Abbiamo raccolto così una serie di testimonianze di nostri amici, che a partire dalla propria esperienza cristiana, affermano che nonostante tutto anche questo anno donato è stato traboccante di Grazia e pieno di Lui. Che in ogni istante Cristo è presente e in Lui tutto è salvato, tutto è riscattato dal nulla, dall’insignificante, dall’ingiusto. Insomma, cosa sostiene le nostre vite? Cristo. Non il rifugio o la momentanea fiducia in un domani migliore: il domani in cui confidiamo potrebbe anche non corrisponderci a pieno o distruggere i nostri progetti.

Ma la Speranza cristiana consta nel Suo conforto. Ed è questa speranza che ci porterà a dire «Te Deum laudamus». Qualsiasi situazione siamo chiamati a vivere, in un preciso istante e in uno specifico luogo, siamo certi che la presenza amorevole di Cristo non verrà mai meno. Solo vivendo questa consapevolezza non si teme più nulla, anzi, la vita diventa la più bella e intrigante delle avventure!

Te Deum laudamus… di Mons. Giovanni Checchinato.

Quando ero parroco, mi divertivo a raccontare alcune storie ai bambini per aiutarli a capire il senso del Vangelo o del catechismo che stavo spiegando. Qualche volta le inventavo io, qualche volta usavo le piccole storie di Bruno Ferrero. Una che ho usato più volte è quella che trascrivo adesso; la trascrivo perché mi sembra risponda bene alla prima domanda: C’è qualcosa che può sostenere veramente la speranza dell’uomo? La risposta è “si”; ed è la fede in Chi ci invita a “buttarci” sulla sua Parola. Auguri a tutti!

Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.

Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile… E i vigili del fuoco tardavano.

Ma ecco che lassù, in alto, s’aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: “Papà! Papà!”.

Il padre accorse e gridò: “Salta giù!”.

Sotto di sè il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: “Papà, non ti vedo…”.

“Ti vedo io, e basta. Salta giù!”, urlò, l’uomo.

Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo

Te Deum laudamus… di Mons. Luigi Negri.

Al compiersi di questo anno 2020 ripercorriamo velocemente i fattori di letizia e di sgomento che lo hanno segnato e che custodiamo nel nostro cuore come un’eredità comunque preziosa. Dico a voi tutti amici che mi avete riservato uno spazio così significativo e vero nel vostro cuore che anche quest’anno Dio ha continuato la nostra educazione. Tutto quello che è accaduto e che abbiamo vissuto ci consegna alla Sua presenza con una verità più profonda.

Fratelli è vero che noi amiamo il Signore più di prima e questo amore per Lui è il filo profondo che unisce nel nostro cuore persone, avvenimenti, gioie e dolori. Mentre concludiamo l’anno vorremmo poter restituire a Dio quello che ci ha dato da vivere e ringraziarLo perché lo amiamo più di prima e questo è un grande passaggio sulla strada della vita e della vita di fede. Di questa vita di fede siamo lieti perché ci richiama ai termini essenziali del nostro rapporto con il Signore. Dicevano i nostri antichi, con una saggezza che sapevano accrescere ogni giorno, “il mio cuore è lieto perché Dio vive “. Uniamo pertanto fratelli la nostra letizia alla grande letizia della Chiesa e facciamoci investire ancora una volta da quella pace che solo Dio dona e che rende buona la vita. E con la gioia nel cuore che hanno tanti bambini che guardando i loro genitori sono certi del loro bene per loro vi benedico e vi saluto con tutto il mio affetto.

Te Deum laudamus… di Don Roberto De Meo, parroco.

Come dire Te Deum laudamus… addirittura cantarlo…ringraziare e lodare Dio dopo un anno come questo? È una domanda che provoca la ragione fino in fondo, perché se gli altri anni compivo questo semplice rito in chiesa per abitudine, quest’anno, se non si hanno ragioni vere, c’è il rischio di essere presi per pazzi e ciechi!

Allora perché dovrei ringraziarLo? …perché anche quest’anno, il tempo che passa mi ha confermato ancora una volta che non sono “solo” nella grande avventura della vita! In ogni passo c’è stato Lui mettendomi accanto volti, occhi, cuori che potentemente sono stati segno Suo. Posso decisamente dire: è stato duro come anno…come sempre è e sarà dura la vita ma “Te Deum laudamus” perché Tu cammini sempre in mezzo a noi!

Te Deum laudamus… di Don Gabriele, sacerdote della diocesi di S.Marino-Montefeltro, curatore del sito Cultura cattolica.

In questi tempi la parola che più mi colpisce è la parola «speranza», e vengono in mente le parole di Péguy: «Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce. Me stesso. Questo è stupefacente. Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina. Che vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà meglio domattina… La Speranza è una bambina da nulla. Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso. Che gioca ancora con babbo Gennaio. Eppure è questa bambina che traverserà i mondi. Questa bambina da nulla.»

Perché non sono le circostanze, e quelle drammatiche di quest’anno in particolare – e non la pandemia, ma le sue conseguenze, sia le Chiese chiuse che il sospetto divenuto regola dei rapporti – che segnano il clima del cuore, ma la certezza che ogni giorno porta con sé il compiersi di una promessa. Ogni giorno mi sembra una occasione nuova di vita, e persino quando sbaglio, non sono definito dal male. Anche la tua provocazione è segno di questa possibile speranza. Tte Deum laudamus… di Umberto Macchietta, militare e infermiere.

Volevo ringraziare Dio per questo anno passato, perché mi ha dato la possibilità di scoprire una Cosa reale, una cosa preziosa.

Non un’idea, ma un fatto, una reale verità.

Una preziosa Realtà, nascosta, imprigionata, mischiata con l’immondizia che questo anno ha prodotto.

Tanti hanno cercato, in questo periodo, mascherine, distanze, disinfettanti, politica, ragione e scienza (cose importanti), ma a me Dio ha fatto trovare una cosa più preziosa: una realtà vera, tangibile, che si può toccare, è talmente bella, ma talmente nascosta che nemmeno chi lavora in prima linea si è accorto che c’è: Cristo Gesù.

Per questo volevo ringraziarti Dio per avermi messo nella possibilità di trovarTi, di trovare tuo Figlio. Ora ti prego, chiedendoti perdono, di lasciare che questo mio stupore nell’ averti trovato, diventi ancora più reale, più vivo, più Sangue e Corpo.

Ti ringrazio di aver messo sulla mia strada persone che Ti conoscono meglio e in questo anno difficile mi hanno aiutato a trovarti e a viverti con più realtà. Non mi aspetto tanto di più dal nuovo anno, certamente il meglio per me e tutte le persone nel mondo, ma la cosa che vorrei tanto e trovare il mio Destino; Destino, che solo Tu, o mio Signore, puoi darmi.

Te Deum laudamus… di una studentessa.

Ti ringrazio Signore per questo anno complicato, pieno di paure, timori, sofferenze ma comunque segno della Tua costante Presenza.

Ti ringrazio perché ci sei stato sempre, in ogni momento. Anche il più buio.

Ti ringrazio perché hai permesso che io cadessi più volte, ridimensionando i miei calcoli e trovando riparo nella Tua misericordia infinita.

Ti ringrazio perché ti sei fatto carne nonostante i miei ripetuti e continui tradimenti.

Ti ringrazio perché ti sei rivelato a me anche quando volevo tenerti lontano dalla mia vita.

Ti ringrazio Signore perché con dolcezza mi conduci per mano nelle circostanze della vita, senza fretta.

Ti ringrazio perché i tuoi progetti non sono i miei.

Ti ringrazio mio Dio perché mi hai voluta, pensata per costruire il Tuo regno qui ed ora.

Ti ringrazio perché ogni mio respiro e istante che vivo è Tuo.

Ti ringrazio perché mi ami nonostante me.

Ti ringrazio mio Signore perché sei Amore.

Te Deum laudamus… di Maria Paola Santucci, studentessa.

Ti ringrazio Signore, anche per questo 2020. Ti ringrazio per le cose belle, per il sorriso della mia nipotina, le risate con il mio papà, per avermi lasciato anche per questo anno il materno affetto della mia nonna, per aver tra molti sacrifici quasi finito i miei esami universitari, per tutto il lavoro che questo anno mi hai offerto e con esso la possibilità di contribuire con un piccolo mattoncino alla grande cattedrale della tua Gloria.

Ti ringrazio per le belle giornate con i miei amici, che a quanto pare non sono più così scontate, come non lo è tutto il resto. Ti ringrazio per avermi messo di fronte persone veramente libere, che anche quest’anno mi hanno aiutato a puntare gli occhi nella giusta direzione, perché sappiamo essere così distratti a volte.

Ti ringrazio per la compagnia che mi hai messo di fianco, per l’esperienza con gli Aficionados e per i nostri parroci che anche quest’anno sono stati Presenza, segno di qualcosa d’altro. Ma voglio ringraziarti anche per i momenti difficili, anzi, voglio ringraziarti per la tua Presenza in questi momenti, perché «in te, domine, speravi: non confundar in aeternum». Ti ringrazio perché nonostante ci siano stati periodi drammatici e duri in questo anno, sei stato presente nel volto di quegli amici che mi hanno ricordato che in realtà stavo solo guardando nella direzione sbagliata. C’è qualcosa che salva la sofferenza e i sacrifici, ed è la croce.

Nelle mie preghiere in queste ultime settimane ti ho spesso chiesto di aiutarmi a portare la mia croce, ma spesso siamo troppo distratti per renderci conto che quella croce tu l’hai già portata, e morendo inchiodato su di essa hai salvato ogni circostanza; e siccome il cristianesimo non è solo un fatto avvenuto in passato, ma un fatto che si ripete ed è presente nella storia, nell’Eucaristia la mia croce si unisce alla tua e le mie sofferenze, i miei sacrifici e le mie “ribellioni” sono salvate, ogni volta. Basterebbe solo questo perché il mondo ti sia immensamente grato, cantando la tua gloria ogni secondo della propria vita. È stato un anno difficile, sacrifici per pagare gli studi, momenti di aridità, la dolorosa perdita del mio amato papà a causa del coronavirus. Come una persona che non ha incontrato Cristo può sopportare un simile dolore? La scoperta della positività, il magone prima delle telefonate in ospedale ogni giorno per sapere le condizioni di salute, l’impossibilità di poter fare qualcosa, la chiamata che annuncia il decesso, i sensi di colpa e una sepoltura quasi indegna? Qualcuno disse «Dio non ha promesso una vita facile, ma ha promesso che non avremmo mai dovuto combattere da soli». E infatti non ho combattuto da sola, in quei giorni i miei amici, da ogni parte d’ Italia e del mondo, mi hanno assicurato la loro preghiera. Ti ringrazio perché nonostante a volte mi senta stanca e sola, trovo sempre in te la forza di rialzarmi. Verrò a lodarti Signore anche per i momenti difficili, perché sei stato Presente e perché li hai salvati. Neanche questo, nonostante tutto, è stato un anno da buttare.

Non è la speranza in un 2021 migliore a chiudere questo anno, ma il desiderio di non staccare mai gli occhi dalla tua Presenza in ogni istante, perché dal nostro “sì” al tuo continuo tenderci la mano dipende la salvezza di ogni circostanza, anche la più brutta. Perché altrimenti non ne vale la pena.

Te Deum laudamus… di una insegnante.

Sono al capolinea di un anno che ormai volge al termine e da buon cristiana vale la pena pormi delle domande importanti: perché ringraziare? Perché il Te Deum?

Dio ti ringrazio per tutte le volte in cui quest’anno che è passato sono stata triste, di cattivo umore, offesa ed inadeguata.

Ti ringrazio per le mie fisse, per le mie ossessioni, per i miei pensieri stupidi e a volte bassi ed inutili che mi costringono a distogliere lo sguardo da me stessa e a fissarlo su di Te perché solo con Te, con quel po’ di preghiere che dico, riesco a mantenermi “fedele” al piccolo posto che mi hai assegnato.

Ti ringrazio anche per tutte le qualità che mi hai dato contrapponendole a quei innumerevoli difetti di cui sono “Super dotata”.

Te Deum laudamus per mio marito che è rimasto anche quest’anno affianco a me; per come tronca le mie lamentele e che mi ascolta solo quando serve.

Te Deum laudamus anche per le volte (poche però!) in cui invece le ascolta e cerca una soluzione pratica e si dimentica (quasi sempre!) che io invece volevo un complimento e che poi in realtà ha ragione lui perché – i complimenti non mi servono – le soluzioni pratiche invece mi servono moltissimo!

Te Deum laudamus per come mi conosce anche nei lati peggiori – quasi tutti – e nonostante tutto continua ad amarmi.

Te Deum laudamus per quanto sia diverso da me, per tutto quello che di lui mi fa arrabbiare, la poca voglia di parlare e la fatica che mi tocca fare per capirlo; per i suoi modi un po’ rudi perché sono occasioni di conversione… dopotutto se amare fosse facile non sarebbe la via per diventare Santi!

Ti ringrazio per i tanti amici e persone care che ho, molti dei quali sono compagni di cammino verso di Te ed in ognuno di loro ho messo qualcosa di bello…

Ti ringrazio perchè la mia vita è insostenibile senza di Te: troppo difficile accettare la malattia e la sofferenza dei miei cari ma, la mia inadeguatezza mi costringe a fare memoria di Te e quando cerco le ragioni di tutto ciò è sempre a Te che mi trovo costretta a volgere lo sguardo per arrivare ad un rapporto Vero, totalizzante, senza calcoli, con Te!

E allora quello che mi fa soffrire che mi scomoda e che mi disturba, diventa il mio buon proposito per il prossimo anno: imparare a dire grazie anche per le mie croci quotidiane, piccole e grandi, perché questa misteriosa via verso Dio è la vera felicità!

Te Deum laudamus… di Michele Lombardi, seminarista.

Perchè ringraziare ugualmente il buon Dio?

È molto curiosa come domanda soprattutto in questi tempi dove vedo molta creatività nel mandare a quel paese questo anno. Chi lo fa con le lucette, chi lo fa con stendardi, tutti a mandare a quel paese questo anno. Beh alla fine non hanno torto, o meglio, alla fine se uno non incontra qualcosa di più grande del virus e della propria vita, non ha torto. Non mi va di mandare a quel paese questo anno, anzi, ringrazio Dio di questo anno. Perchè se c’è stato qualcuno o qualcosa capace di farmi alzare nei lunedì di marzo (già il lunedì è antipatico di suo, poi quelli in piena pandemia e lockdown, da spararsi) è Cristo. Cristo, Presenza che costituisce l’essere umano. La voglia di cercarlo, di scoprirlo negli istanti della mia vita durante il Covid (e ancora oggi) e il suo manifestarsi continuamente nella storia della mia vita hanno caratterizzato questo anno. Per questo rendo grazie. Alla fine se ho questo giudizio su quest’anno, sicuramente non è frutto di discorsi o sentimenti, ma un fatto: Cristo si è fatto carne, pertanto possono esserci anche altre 4 pandemie, ma questo fatto, questo avvenimento sovrasta su tutto.

Te Deum laudamus… di Cinzia Augelli, casalinga.

“Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,

mentre la notte giungeva a metà del suo corso,

il tuo Verbo onnipotente, o Signore,

è sceso dal cielo, dal trono regale.”

…e sei Presente “qui e ora”, Cristo mio, a ristorarmi nella fatica e nell’oppressione di questo strambo tempo di ordinaria pandemia.

Sei Presente, si! Ti posso parlare! Senza maschere, Ti posso parlare!

Posso dirTi “Tu” come faccio con mio marito, con i miei figli.

Posso raccontarTi le mie delusioni e urlarTi le mie proteste e piangere con Te la mia pena: Tu mi concedi perenne Udienza.

Ti porto le mie domande e Tu rispondi. A modo Tuo sempre rispondi e affini la mia capacità di ascoltare la Tua voce e scorgere che sei all’opera nella mia vita.

E mi ami, mi ami attraverso ogni circostanza… ami perfino la mia ritrosia nell’accogliere il Tuo disegno quando stravolge i miei programmi.

Mi attendi, mio Paziente Dio Gesù!

Aspetti, Umile, che io, testarda e impaziente, Ti permetta finalmente di farmi sperimentare la dolcezza del Tuo giogo, la leggerezza del Tuo carico.

“Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,

mentre la notte giungeva a metà del suo corso,

il tuo Verbo onnipotente, o Signore,

è sceso dal cielo, dal trono regale.”

…e vieni, sei con me ancora e sempre, in barba al distanziamento, vieni Divina Maestà “a portata di mano”. Vieni a farTi come me per farmi tua, per farmi Te…

…perciò, TE DEUM LAUDO!

Ti lodo e Ti proclamo Signore, mio Paziente Dio Gesù!

Si! TE DEUM LAUDO lietamente canto insieme alla Tua Chiesa, decisamente grido anche per chi non Ti riconosce!

Te Deum laudamus… di Francesco Lepore, giardiniere.

Cosa sostiene la mia speranza? La mia vita?

Cosa vuol dire svegliarsi al mattino e avere il coraggio di aprire gli occhi? Dopo 55 anni gli ideali o gli idoli costruiti da noi non bastano più, se mai sono bastati.

L’opera delle nostre mani si frantuma e uno cade nella logica conseguenza del cinismo.

Non basta neanche l’ideale come una cosa che si aggiunge alla vita e che sostituisce l’umano, uno spiritualismo che a volte chiamiamo cristianesimo che ha lo stesso sbocco del cinismo.

Perché il punto di partenza é sempre ciò che sono io e io non sono ciò che vorrei essere, sono ciò che sono: un nulla ma che ha questa speranza, questa domanda di compimento data all’origine.

Chi risponde alla concretezza del mio umano? Alle circostanze che accadono, pur dolorose, pur peccaminose…

La proposta cristiana mi ha sempre sorpreso perché non ha censurato nulla di me e Cristo si é fatto incontro nelle circostanze della vita.

Non un qualcosa che devo inserire a forza per far quadrare la vita.

Il Covid quindi é una circostanza come un’altra e se ci ha urtato sorprendendoci era solo perché si era distratti, si viveva con lo sguardo rivolto ad altro…

“La vita non é dura, è la fede che é scialba” mi disse una volta Don Divo Barsotti a un incontro pubblico…

Sono stato graziato perché fin da giovane ho incontrato realtà (gli scout e poi Don Giuss e la compagnia da lui nata) che mi hanno sempre sfidato a guardare chi realmente mi compie e a far diventare un intuizione certezza… essere certi.

Perché sentire affermare la verità della tua vita senza sconti, come un “muro” con cui continuamente scontrarsi alla fine purifica il nostro io balbettante, lo purifica insieme al tempo che passa che toglie tante energie e entusiasmi, che toglie falsi ideali e in cui emerge una domanda: «[Francesco], mi ami tu più di costoro?»

Non quindi un “qualcosa” che sostiene la mia speranza ma un volto nella notte, un “Tu”.

Un grido nella realtà con un volto preciso, un volto un carisma, una compagnia di amici che Dio mi ha dato, dentro un pezzo di pane da adorare o nell’inginocchiarsi di fronte a un “don” e confessarsi ricevendo il perdono.

La certezza nasce in una continua domanda anche un po’ anarchica ma nella fedeltà nel tempo a ciò che si é incontrato.

E uno si trova inspiegabilmente grato perché voluto e redento, e il tempo che passa diventa positivo, diventa grazia, grato perché chiamato per nome.

Uno cammina meno veloce di un tempo quasi zoppicando ma certo.

E uno si trova come il Miguel Manara a ripetere più coscientemente ciò che dicevo da giovane “Egli solo è” O come la grande poetessa Ada Negri: “Giovinezza non ti ho perduta”.

In Cristo nulla é perduto, nulla va in putrefazione ma tutto diventa eterno. Per questo aspetto il Te Deum con ansia ogni anno, perché la chiesa mi chiede di far memoria del Suo amore alla mia vita.

Te Deum laudamus… di Silvana Maccarone, insegnante.

Mi sono soffermata su una frase: “e che bisogna sperare nel 2021”.

La speranza non va confusa con l’ottimismo, “tutto andrà bene”.

“Per sperare occorre aver ricevuto una grande grazia” leggevo in un libro del Giuss. La grande grazia della certezza in una PRESENZA.

Ecco, questa grande grazia, questa Presenza, questo LUI che muove tutto, che mi fa vivere il presente con stupore (il battito della vita nel grembo di mia figlia, lo scalciare al passaggio della mia mano sulla sua pancia, il distacco da mia madre anche se doloroso, ma con netta certezza e conferma che la morte non è la fine) mi rassicura, mi da fiducia. Tutto ciò che Cristo mi dà (bello o brutto) è buono, è per la mia felicità. E allora il mio TE DEUM LAUDAMUS?

Grazie, Dio mio perché non mi abbandoni mai, anche quando ti dimentico, anche quando non esaudisci le mie preghiere, grazie per gli imprevisti della vita. Grazie e lode a te o Cristo per avermi donato la mia meravigliosa famiglia, grazie e lode a te o Cristo per aver messo sulla mia strada amici, belle persone, adulti, giovani e bambini, i quali ognuno, nelle varie circostanze, mi aiutano a crescere e migliorare.

Grazie e lode a te o Cristo per avermi creata, fatta per quella che sono, con i miei difetti e limiti e qualche piccolo pregio. Grazie o Cristo per avermi dato ragione e libertà di scegliere TE come unico mio bene.

Te Deum laudamus… di Maria Chiara Grana, studentessa.

Te Deum laudamus perché solo Tu dai senso a tutto, altrimenti è tutto una fregatura. Quando pensiamo di potercela cavare da soli, con le nostre forze ci metti davanti a prove che senza la Tua Presenza non potremmo affrontare oppure, nella migliore delle ipotesi, ci investirebbero come un treno. Dalla pandemia globale al casino in casa Tu, Dio, sei il senso a ogni sofferenza. “Anche se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu sei con me

Te Deum laudamus… di Nazario Marinacci, seminarista.

Ci stiamo ormai lasciando alle spalle questo anno, un anno difficile, faticoso, per molti doloroso a causa della pandemia che stiamo vivendo. Durante questo anno, piú volte siamo stati motivati alla speranza. Ogni istituzione, Stato, Chiesa, Sanità, ognuna nel suo modo proprio, ci ha invitati ad avere sentimenti si fiducia, appunto di speranza. Partendo da questa considerazione, noi cristiani, in quanto persone chiamate da Cristo ad essere sale della terra e luce del mondo, abbiamo il gravoso dovere di annunciare a tutti il vero significato di speranza. Mai come ora è necessario e doveroso ricordare che la speranza è una persona: Il Signore Gesù Cristo. La festività natalizia, che in questi giorni stiamo celebrando, ci fa rivivere il mistero di Dio, che tanto ha amato l’uomo da porre la sua dimora fra noi, si è fatto piccolo per fare noi grandi, si è fatto uomo per far diventare noi Dio (sant’Attanasio di Alessandria). Stiamo celebrando quindi il mistero della presenza di Dio in mezzo a noi. Ed ecco ora l’annuncio di speranza: questa presenza non è un evento passato, ma Egli si fa sempre presente in mezzo a noi anche nel qui ed ora di questo nostro tempo così travagliato. Egli si fa presente ora nelle terapie intensive, nelle case segnate dal lutto e dal dolore per la perdita di persone care, si fa presente nelle famiglie preoccupate per i suoi ammalati e nelle tante situazioni di povertà e disagio che la pandemia ha causato. Ecco perché noi, con gioia tra poche ore canteremo esultanti il Te Deum di ringraziamento, per ringraziare il Signore dell’unico, grande, incommensurabile dono, dal quale scaturiscono tutti gli altri suoi benefici, ossia il dono della sua gratuita e amorevole presenza, una presenza piccola certo, fragile, oserei dire impercettibile, ma sicuramente vivificante e ricreatrice. Possa la Madre della speranza Maria Santissima sostenere il nostro cammino nel nuovo anno che iniziamo. Possa Ella fortificare la nostra fede in Colui che è la nostra forza, la nostra speranza.

Te Deum laudamus… di Fabio Scaffardi, giornalista.

Te Deum Laudamus, perché anche quest’anno non è passato invano. Più il tempo passa e più, per grazia di Dio, cresce l’amore per Gesù, Maria Santissima e San Giuseppe Custode, più aumenta il desiderio di affidarsi totalmente alla Sacra Famiglia di Nazareth. Ti ringraziamo perché ci fai cambiare continuamente e ci ricordi di non conformarci al pensiero del Mondo.

Te Deum Laudamus, perché ci continui a mettere sul cammino amici e persone con un gran cuore, e ci fai attaccare a loro: sono tutti segni Tuoi. Ti ringraziamo perché ci sostieni nella speranza anche nei momenti più bui della malattia dei nostri cari e dei nostri amici, e non ci permetti di cedere alla disperazione. Deo Gratias.

Te Deum laudamus… di Leonardo Frascaria, studente.

Perché avventurarci nel 2021? Chi può sostenere l’essere umano di fronte ad una pandemia che ha già portato via tante persone? Chi di fronte ai drammi della nostra vita può accompagnarci in questa strada? Solo Tu Signore, Tu che hai scelto di farti uomo, Tu che con la croce hai scelto di morire per noi e salvarci da ogni nostra paura, ogni nostra malattia, ogni nostro dramma. Perché solo Tu dai un senso a tutto ciò che accade, solo in Te chi ha perso una persona cara ha la certezza che non l’ha persa per sempre ma la incontrerà nuovamente un giorno. Ti lodo Dio perché sei essenza del tempo che scorre.

Te Deum laudamus… di Carmela Di Lella, studentessa.

Facendo un resoconto generale, dando un veloce sguardo a questi mesi, non posso non sentirmi rivestita di una Grazia speciale, quella del Cristianesimo. È doveroso dire che il motivo della goduria che la mia vita assapora ogni giorno è solo uno: ho avuto la fortuna sfacciata di incontrare Cristo. Di fronte a questa consapevolezza non mi resta che ringraziare il buon Dio per ogni singolo momento “donato”, rinvigorito dalla sua Presenza. Questa coscienza mi porta a fare un sospiro di sollievo anche per l’anno venturo: le gioie, i dolori, il tempo con la famiglia, con il fidanzato o con gli amici, lo studio, il lavoro e tutto ciò che il 2021 comporterà sono sul palcoscenico di un’opera già compiuta, il cui regista è Dio.

Te Deum laudamus… di Pasquale Coco, studente.

Perché andiamo a cantare il Te deum Laudamus?

Parto da questa domanda: perché devo ringraziare il Signore per quest’anno in cui ci sono stati tanti problemi, sono morte tante persone, c’è la crisi economica e per finire c’è stato il terremoto in Croazia. Ovunque si sente gente che non vede l’ora di mandare a quel paese quest’anno. Di primo impatto anche a me verrebbe voglia di farlo ma se penso che tutto è fatto da Dio ed è fatto per me e che ha uno scopo e sono certo, perché ho sperimentato che il Signore fa bene tutte le cose, allora ha sicuramente fatto bene anche il 2020 anche se io non lo riconosco. Ma se ci penso bene mi sono svegliato tutte le mattine, ho avuto un tetto sulla testa, ho avuto da mangiare tutti i giorni con tanti dolci, ho avuto l’affetto dei miei cari e di tanti amici nei quali L’ho riconosciuto sempre, non sono mai solo perché Lui è sempre con me, ogni istante è pieno di Lui,per cui cosa ho da temere? Posso solo ringraziare, ecco perché andrò a cantare il Te Deum con un cuore pieno di gratitudine perché tutto mi è regalato.

Te Deum laudamus… di Costantino Vocino, studente.

Te Deum laudamus… non perchè, nonostante le nostre preghiere e i nostri “motti”, il virus ancora ci affligge e continua a mietere vittime ma perchè con la Tua presenza ci permetti di vivere questa realtà in modo diverso.

Te Deum laudamus… della fam. Augello.

Ieri sera pensavamo a nostro figlio Giuseppe, che era distante dalla Chiesa. Ci siamo detti che in fondo, se non ci fosse stata la pandemia, noi non avremmo mai potuto partecipato alla vacanza a Firenze, perché sarebbe stata organizzata in Trentino e in tempi diversi. Con noi non sarebbe mai venuto Giuseppe il quale non avrebbe fatto quell’esperienza che lo ha fatto cambiare.

Da tempo desideravamo e pregavamo per la conversione dei nostri figli che, come spesso accade con l’adolescenza, si allontanano dalla chiesa e non seguono più, distratti dai desideri che fanno allontanare dalle regole e seguire sempre più il peccato.

La vacanza é riuscita a far incrociare gli sguardi giusti, di amici che hanno in comune lo stesso Destino e che hanno ridestato la giusta attenzione al seguire. Il seguire nonostante le pandemie, nonostante le avversità con la gioia negli occhi di chi cammina e sa bene dove andare.

Te Deum laudamus… di Giovanni Giagnorio, studente.

Te Deum Laudamus perchè ci hai donato un anno ricco di occasioni per incontrarTi nuovamente; e questo fa sì che il nostro cuore sia sempre lieto, mai disperato, anche nelle circostanze più incerte. Perchè la nostra Speranza poggia sulla certezza che Tu ci mantieni continuamente alla Tua Presenza. Grazie Signore per i volti che ci hai messo dinnanzi durante questo anno e per la nostra amicizia, e fa’ che possiamo sempre richiamarci alla Verità nonostante tutti i nostri limiti e i nostri difetti.

Te Deum laudamus… di Michele Gaggiano, psicologo.

Si conclude il 2020 e sono qui seduto verso l’Immenso per dire Grazie. Un anno difficile, di paure, di perdite e di mancanze. Ma anche di lotte, di successi e di coraggio. Guardo al 2021 con la speranza di un povero mendicante coperto solamente dall’ Amore di Dio. Sarà sempre eternamente Lui il mio unico Destino.

TE DEUM LAUDAMUS, SEMPER.

Te Deum laudamus… di Pier Paolo Bellini, docente universitario.

Carissimi Aficionados,

la fonte di speranza, in questi frangenti, è l’incontro con persone affezionate tra loro perché affezionate al vero. Finché Dio concede, lungo il cammino di disperanza dei più e dei più cari, di potersi affezionare a Lui attraverso i suoi affezionati, saremo obbligati a sperare. È come un bimbo nel deserto della città, la nostra compagnia: un bimbo che risale la corrente della disperazione silenziosa facendo nascere, fiore inatteso, amicizie più forti di ogni male, perché generate e sostenute dal bene. La nostra speranza è nel veder fiorire dal nulla compagnie così.

Un abbraccio.

Te Deum laudamus… di Maria Assunta Manduzio, insegnante.

La domanda da porsi al volgere di questo “particolare” anno è:

Perché non lodarti Signore?

Perché non si sono realizzati i miei progetti?

Perché non è andata secondo i miei piani?

Perché la Tua volontà, non si è incontrata con la mia?

Te Deum canto perché

Hai instillato in me la consapevolezza della mia vigorosa fragilità,

della mia misera superbia,

della mia libertà nel soggiacere alla Tua divina Volontà.

Ti lodo Signore non perché sono visionaria, e non mi rendo conto della realtà ma, per avermi donato la grazia della Tua presenza costante e persistente, nonostante tutto, nonostante me.

“… sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato (…) Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno.”

Buon anno a tutti voi… E che sia per tutti un’occasione per rincontrare Cristo e riconoscerLo ogni volta!

TE DEUM LAUDAMUS!