STORIA DI SAN NICANDRO GARGANICO (1^ PARTE)

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Le origini di una città sono quasi sempre avvolte nelle nubi della leggenda. Non esistono mai, o quasi mai, dati e date inoppugnabili sulla nascita di un paese. San Nicandro non fa eccezione alla regola. Pertanto questa breve storia di San Nicandro tutte le notizie e le date che daremo sono da prendersi con il beneficio d’inventario. Gli studiosi locali, dai cui scritti le abbiamo desunte, hanno più certezze di noi. Beati loro. Quello che ci interessa è offrire una rapida occhiata alla storia attraverso i secoli e soffermarci, con più dovizia di particolari, sull’atmosfera che si respira oggi, o si respirava fino a qualche decennio fa, nell’aria di San Nicandro e dintorni.

A parte la leggenda che indica sul Monte d’Elio la nascita del primo nucleo della futura San Nicandro, dovuto al mitico eroe greco Diomede e ai suoi guerrieri, reduci dalla battaglia di Troia, pare che la fondazione di San Nicandro sia avvenuta nel 663, dopo Cristo, s’intende. In quell’epoca Lucera fu sconfitta dall’imperatore Costante II e gli scampati all’efferato eccidio si rifugiarono in un punto che corrisponde all’attuale Terra Vecchia, sorta attorno al castello, costruito nel 1238 da Federico II, forse su una preesistente base normanna o, addirittura, romana. Allora il paese si chiamava S. Maria del Borgo; l’attuale denominazione la si trova per la prima volta in un documento del 905. L’ubicazione di San Nicandro, defilata e lontana dal mare, fu certamente voluta per sfuggire ai continui e tragici attacchi dei pirati: per cui sicuramente in essa confluirono anche i primi nuclei di Santannea e Lauro. Come tutti i paesi della zona, San Nicandro ha conosciuto meò corso dei secoli le vicissitudini legate alle varie dominazioni straniere: normanni, svevi, angioini. Una data certa è quella del 1464 quando feudo e castello vennero comprati da Nicola Della Marra, il cui figlio Gianpaolo li perdette per fellonia: da costoro passerà ad Antonello Picciolo, poi a Gianfrancesco di Sangro (1558), ai Ca0rprese (1605), ai Cattanei (1626), ai Della Volta (1649). Devono trascorrere circa due secoli prima che altri dati certi affiorino dal sonno della storia. Dal 1847 in poi il castello passò dalle mani dei Cattaneo, cui era ritornato, ai Signori di Elia, ai De Vita, ai Della Monica, agli Zaccagnino fino agli attuali proprietari, i Tozzi. Qualche studioso locale afferma che il castello di San Nicandro dimorarono un imperatore, Federico II, un re, Manfredi) e un papa, Celestino V.

Territorio

Il comune di San Nicandro si stende su una superficie di 172,63 Kmq. Nelle zone pianeggianti si coltivano frumento e prodotti ortofrutticoli, nell’area montata abbondano pascoli e boschi di selvaggia e imprevedibile bellezza; redditizi sono anche vigneti, uliveti e mandorleti. Con la bonifica della zona paludosa del lago di Lesina i sannicandresi hanno tratto vantaggi economici inestimabili: favorite le colture di barbabietole, pomodori, girasole, fiori che hanno dato una spinta positiva a tutta l’economia del paese. San Nicandro, distesa su un pianoro dal dolce declivio, ha alle spalle le colline del Gargano e al Nord le acque azzurre e non inquinate del “Mare Nostrum” dell’Adriatico in dialetto locale familiarmente indicato come “mar nostr” e quelle calme e pescose del lago di Lesina. Su quasi tutte le aree sono predominanti fenomeni carsici con grotte, depressioni e grave, spesso legate a leggende locali. La più importante è la Dolina Pozzatina, un ampio e maestoso anfiteatro naturale a pochi chilometri da San Nicandro e, pare, la più estesa e profonda d’Europa. Una leggenda vuole che lo slargo sia dovuto ad un frammento infuocato piovuto dal cielo. Di una grava si dice che sia il luogo dove, dopo un’epica battaglia, il protettore del paese, San Nicandro, ha fatto sprofondare un drago che mieteva vittime nel territorio. (continua)

Enzo Lordi