SAN NICANDRO: “U’ PESC‘ GROSS‘ C‘ MAGNA U‘ P‘CC‘NENN”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “U pesc’ gross’ c’ magna u’ p’cc’nenn” cioè “Il pesce grosso si mangia il piccolo ”.

È evidente il riferimento a quelle persone che abusando della propria possibilità o autorità sfociano spesso nella licenza e nell‘arbitrio, commettendo soprusi di ogni genere dal potere inibitorio al diritto di sottomissione e di obbedienza. Ecco, la tesi popolare pone a confronto due attitudini o facoltà sostanziali dell‘uomo: la potenza e la debolezza. Dunque, sul ring della vita, la prepotenza e la bonarietà, quali coefficienti distintivi dell‘uomo, vengono poste l‘una di fronte all‘altra. Incomincia la lotta per la vita. Si tratta di una lotta certamente impari da un punto di vista strutturale e strumentale, ma psicologicamente ed eticamente accettabile e sostenibile perché essa è tesa al trionfo della giustizia tra gli uomini. Cioè, non è pensabile che per un funesto ed inspiegabile retaggio sociale di marca medioevale, l‘uomo “potente” (colui che ha possibilità, autorità e potere) condizioni, sfrutti ed opprima il più debole.

La giustizia. Quante lotte per la giustizia! La giustizia come dovere (verso gli altri) e come diritto (altrui): quando mai la giustizia sociale e politica è stata resa in questi termini. Basterebbe leggere attentamente la Costituzione per rendersi conto delle tante “parti” disattese per trascuratezza e, forse, anche per questioni di comodo. Non facciamoci molte illusioni. Certe incrostazioni tardano a sciogliersi, perché l‘humus di formazione non è facile da sublimare. Allora non ci resta che proseguire nell‘opera di bonifica sociale e politica già intrapresa e reggere, poi, all‘urto delle sacche di resistenza frapposte a quest‘opera di risanamento sociale e morale da coloro che “nel torbido hanno sempre pescato”. Tuttavia, noi crediamo che la fermezza e la costanza finiranno per premiare la fede dei pionieri, cioè, di coloro che lavorano costantemente per la diffusione di idee di progresso e di benessere di tutti.

È vero che. Le disuguaglianze sociali e le sopraffazioni sono sempre esistite, ma la prevaricazione e la corruzione, la concussione e il peculato di questo deprecatissimo ultimo ventennio ci hanno privato di valori inestimabili: dalla sacralità del lavoro alla valenza sociale della solidarietà, dal rigore della legge all‘etica della onestà. E’ necessario ed urgente ormai riemergere dal pantano maleodorante nel quale stiamo soffocando per colpa di una politica consociativo-mafiosa imputabile certamente al sistema, ma soprattutto ad un fottuto patto scellerato che, stando alla cronaca giornalistica, oltre big politici e corifei di secondo ordine hanno stipulato con gente di malaffare. Siamo ormai alla resa dei conti. Auguriamoci che la magistratura possa continuare a celebrare i processi contro i presunti colpevoli affinché ciascuno paghi, anche con la galera, per i reati commessi.

Per quanto ci riguarda, noi continueremo a favorire ed incoraggiare l‘opera è l‘azione di tutte quelle persone che si prodigano per affrancare l‘umanità dalla servitù del potere e per sfatare sostanzialmente un proverbio che, in verità, non avremmo desiderato mai di conoscere. Il pesce grosso maglia quello, è vero. Ma come è possibile concepire che, a livello umano, certe fameliche brame debbano esser sfamate sempre con il sudore e il sangue della povera gente? Facciamo in modo che certi istinti vengano sempre soffocati con la forza della ragione, del diritto, della giustizia e della morale. Alle classi politiche e ai “potenti” del mondo noi non chiediamo altro se non il coraggio di occuparsi e preoccuparsi dei loro popoli, molti dei quali vivono ancora in sacche di miseria brutali e avvilenti.