SAN NICANDRO. STORIE DI ALTRI TEMPI: MEMORIE DI CORTEGGIAMENTI E RITI NUZIALI

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Iniziamo con questo articolo a descrivere un mondo che non c’è più, quello dell’incontro e la conoscenza tra due ragazzi, il corteggiamento, il fidanzamento ed il matrimonio. Sono ricerche del secolo scorso che parlano dell’amore di una volta, di come si arrivava al fidanzamento e allo sposalizio che suscitano, ancora oggi, tanta emozione ed hanno bisogno di essere raccontate per non svanire nell’oblio della modernità.

Entrare in contatto con la persona con la quale si intendeva intrecciare una relazione rappresentava un momento di grande difficoltà ed incertezza. Se per le donne era molto difficile, anche per gli uomini le difficoltà non erano poche.

L’usanza prevedeva che il maschio non fosse innamorato, ma che doveva essere “sistemato” e che l’età del matrimonio per la donna fosse contenuta in un arco di pochi anni. La donna a 17, 18 anni era considerata troppo giovane e poteva solo sognare il principe azzurro, ma se questi non arrivava in tempo utile o se, con l’aumentare dell’età non si fosse intravista una sicura conclusione matrimoniale, per la ragazza era la fine.

Non poteva cambiare fidanzato perché nella cerchia della parentela e delle conoscenze avrebbe dato adito ad illazioni circa la ragione della rottura. Inoltre, se avesse superato nubile senza prospettiva matrimoniali una certa età, sarebbe entrata subito nella categoria delle zitelle.

I ragazzi spesso si conoscevano di vista ma non di persona ed era considerato sconveniente rivolgersi ad una ragazza senza essere stata presentato da qualche conoscente. Le feste in casa, tra amici, rappresentavano una buona occasione per favorire la conoscenza reciproca. Esse consentivano alle famiglie il controllo della situazione attraverso la selezione dei partecipanti con gli inviti.

“Capirsi con uno sguardo” è una espressione che vuole indicare una grande capacità di intesa tra due persone. Quando un giovane vedeva, o solo intravedeva, magari la domenica in chiesa o dove si andava a prendere l’acqua una ragazza che gli ispirava simpatia, doveva accontentarsi di sguardi furtivi e di sospiri. Al più, la sera, con il buio, andava sotto la finestra a manifestare la propria simpatia cantando una serenata alla fanciulla, sebbene questa, per timore dei genitori, si affacciasse difficilmente.

Spesso per conoscere la ragazza si richiedeva l’uso di un sensale o si scriveva (per chi lo sapeva fare) per informarla sulle proprie intenzioni. Inoltre prima del fidanzamento venivano prese informazioni dalle autorità civili e religiose sia sulla ragazza che sulla sua famiglia.

Spesse volte i due giovani abitavano in luoghi lontani per cui, dopo il primo approccio si scrivevano. Erano però pochi quelli che sapevano scrivere, a scuola andavano quasi tutti maschi e quindi, nel proletariato, solo poche donne sapevano scrivere per cui ci si rivolgeva alla maestra o al prete. Spesso arrivava il giorno del matrimonio e gli sposi si erano incontrati solo poche volte. Ecco una lettera di allora: “Gentile Signorina, non so come Ella accoglierà questa mia, comunque sono deciso a scriverLe. Quando vanni la scorsa settimana, venni a chiederLe se mi voleva sposare. All’ultimo momento decisi di rimandare tale domanda ed ora Le scrivo. Prima di decidermi a questo Le assicuro di aver pensato a lungo perché desideravo essere sicuro di me stesso. Tuo….”

Dopo iniziava il corteggiamento. (Continua)