SAN NICANDRO. STORIE DI ALTRI TEMPI: IL CORTEGGIAMENTO

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Continuiamo con questo articolo a descrivere un mondo che non c’è più, quello dell’incontro e la conoscenza tra due ragazzi, il corteggiamento, il fidanzamento ed il matrimonio. Sono ricerche del secolo scorso che parlano dell’amore di una volta, di come si arrivava al fidanzamento e allo sposalizio che suscitano, ancora oggi, tanta emozione ed hanno bisogno di essere raccontate per non svanire nell’oblio della modernità.

La serenata era una delle più originali e creative espressioni dei momenti iniziali dell’innamoramento, l’uomo che utilizza il canto e la musica per far sapere all’amata i suoi sentimenti. Spesso l’autore della serenata è del tutto sconosciuto alla ragazza. E’ anche frequente il rifiuto del corteggiamento da parte della ragazza o della famiglia. Se, per esempio il pretendente veniva rifiutato, andava sotto la finestra e a dispetto cantava: “Prim’ t’è accattat’ e mò t’ r’venn e n’ge fatt’ nu solta d’ guadagn’”.

Il corteggiamento altre volte iniziava in casa di amici dove si svolgeva qualche festa. Spesso venivano organizzate dai rispettivi genitori delle piccole feste in casa in modo che i loro figli potessero stare più vicini.

Anche il messaggio scritto acquista un suo ruolo nel corteggiamento. A volte le dichiarazioni d’amore si scrivevano su dei foglietti che si davano alle ragazze. C’era un’altra comunicazione, i fiori. Quello più usato era il garofano, perché era quello più economico. Il garofano rosso significata “ti amo ardentemente”; giallo “ti amo e sono geloso”; bianco “ti amo e sono timido”. La margherita non era affatto tranquillizzante in quanto significava “sì e no”.

In quel periodo era riconosciuta la figura del “sensale” (u’ zanzan) che era un intermediario che esercitava un ruolo riconosciuto dalla comunità. Poteva intervenire in caso di fidanzati timidi, ma soprattutto quando il matrimonio da concordare presentava il rischio di un rifiuto o di una difficoltà di accordo sulla dote e sugli aspetti economici del contratto matrimoniale. Il sensale riferiva alle rispettiva famiglie la consistenza economica e quindi la convenienza del matrimonio e cercava sempre un accordo, indipendentemente dalla volontà della ragazza o del giovane, i quali potevano solo adattarsi alla situazione.

La figura predominante per il consenso o del mancato consenso era sicuramente il padre e solo in assenza del padre era la dare ad esercitare tale ruolo.

La disobbedienza ai voleri della famiglia era sanzionata con durezza e comportava la rinuncia ai vantaggi economici che da tale consenso sarebbero derivati. Alle ragazze innamorate senza il consenso della famiglia e che decidevano di “scappare” (c’ n’è f’iuta) con l’innamorato erano messe all’indice ed evitate da tutti.

In conclusione, si favoriva il rapporto tra giovani ma con criteri semplici: si tendeva a favorire rapporti tra giovani di eguale condizione sociale ed economica, sua di tipo patrimoniale che di ceto. Entro certi limiti, era tollerata la promozione sociale della donna in funzione della propria bellezza. Ad essere poi attentamente valutati erano i comportamenti sessuali, soprattutto femminili. Un semplice e appena accennata disinvoltura, per non parlare poi di una gravidanza prematrimoniale, avrebbe compromesso con conseguenze irreparabili non solo il giudizio morale sulla ragazza, ma anche quello della famiglia in origine e, di conseguenza, la posizione da questa occupata rispetto all’intera comunità di appartenenza.  (Continua con “Il fidanzamento”)

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