SAN NICANDRO, QUANDO C’ERANO I “SCOPACHIAZZ”!

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Tra poche settimane ci sarà una nuova ditta appaltatrice per la raccolta rifiuti e le aspettative sono veramente tante. Ma si sa che anche la ditta, più efficiente e più onesta che possa essere, non potrà mai intervenire su tutto il territorio cittadino in quanto sarà molto difficile lo spazzamento di tutte le arterie cittadine ma solo di strade principali e di più intenso traffico con la ovvia conseguenza che per le strade secondarie devono pensarci i residenti.

Tutto questo fa venire in mente una figura di tanto tempo fa, “u scopachiazz”, con il quale veniva identificato la manodopera operaia interessata all’attività di pulizia e alla raccolta di rifiuti dall’ambito urbano, cioè la vecchia figura professionale dello spazzino (netturbino). “U scopachiazz” ramazzava tutto il territorio comunale a lui affidato, quindi anche nelle traverse che, invece, ora sono inevitabilmente abbandonate. Una figura di quartiere che, già dalle prime ore del mattino, cominciava il suo lavoro con una carrettino su cui c’erano due bidoni che venivano riempiti a portati successivamente “n’do munnu’zzar”, cioè il centro raccolta rifiuti.

Questa professione (il cui termine traeva chiare origini, dalla grossa scopa di saggina, adoperata per la pulizia delle strade), simbolo del ceto povero della società, ha ispirato anche i pensieri di tanti poeti napoletani, tra cui Raffaele Viviani (‘O scupatore”) e Totò (A livella).