SAN NICANDRO: “OCCHJ’ CA N’ VED’N, COR’ CA N’ D’SID’RA”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “Occhj’ ca n’ ved’n, cor’ ca n’ d’sid’racioè “Occhio che non vede, cuore che non desidera”.

C‘è una locuzione che ricorre spesso sulla mostra bocca: “mi sono riempito gli occhi”. È una fase che rivolgiamo agli amici per comunicare la gioia per aver visto cose belle d interessanti, per aver vissuto momenti entusiasmanti. Dipinti mirabili, manifestazioni teatrali, sagre, incontri gratificanti, ecc, sono occasioni rare per poter vedere e vivere e che lasciano in noi il loro segni sotto forma di un compiacimento del nostro spirito.

Naturalmente, tutto questo non deve impedire all‘uomo di estate sè stesso. Vogliamo dire che l‘eccessivo entusiasmo per tutto ciò che potrebbe economicamente e spiritualmente appagarci potrebbe anche in noi favorire qualche scompenso che si appalesa sotto forma di una eccessiva richiesta “del diverso da noi” e che non siamo sempre in grado di soddisfare senza incorrere in azioni poco qualificanti. È la raccomandazione di non perdere la testa di fronte ad esperienze più grandi di noi perché se ciò avvenisse sarebbe facile cadere o scadere in un comportamento niente affatto raccomandabile.

In proposito, la tesi è abbastanza esplicita: per non soccombere all‘entusiasmo del momento è necessario evitare occasioni di desiderio. Allora non dimentichiamo che sono proprio queste azioni poco raccomandabili la grande preoccupazione racchiusa nel proverbio. Questo significa che non dobbiamo perdere il senso della misura.

Lo spirito romantico è sicuramente rivelatore di sensibilità, di ideali fantastici, di sogni, ma sarebbe veramente un peccato tentare voli pindarici quando, a priori, noi conosciamo l‘esito della nostra impresa. Dunque non lasciamoci suggestionare. La tentazione conduce alla perdizione. Il nostro comportamento sua sempre irreprensibile.

Certamente il meglio esiste, ma nessuno in grado di avere tutto di tutti. Noi pensiamo che oggi non esista più nulla che non possa essere sottomessi al dominio della ragione e del buon senso. Allora non dimentichiamo di costruire una futura conduzione di prosperità e benessere per tutti, tale che valga a ripagare e a rinfrancare lo spirito del probabile “incidente” che potrebbe  contrassegnare il cammino dell‘uomo sulla terra.