SAN NICANDRO: “N’ R’SP’GGHJANN U’ CAN’ CA D0RM’”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “N’ r’sp’gghjann u’ can’ ca dorm’” cioè “Non svegliare (molestare) il cane che dorme”.

Il proverbio ci pone di fronte ad una significativa e perentoria raccomandazione, nel senso che se il consiglio o l‘ammonimento resta inascoltato, l‘inadempiente ovvero il malintenzionato scocciatore, potrebbe subire la reazione della persona infastidita e soffrirne le conseguenze sul piano morale, sociale e festino fisico.   In proposito, molto efficace è il riferimento al cane, il quale, se viene molestato o stuzzicato nel suo riposo, solitamente digrigna i denti, ma potrebbe anche mordere se prova Cato in modo spietato e crudele. In entrambi i dai, la reazione (dell‘uomo e del cane) non è dissimile, perché entrambi cercano di salvare la propria tranquillità.

Succede così che a volte, per semplici banalità, si perviene alla contesa, all‘alterco, allo scontro fisico, alla controversia giudiziaria. Dunque, dalla sbruffonata di un’attaccalite al cruccio e allo sdegno tra famiglie il passo è piuttosto breve. Diamoci allora una regolata. Cecchi amo di essere misurati e temperanti e non provochiamo, con un atteggiamento insolente, la suscettibilità di chi, per tanti motivi, non regga o non può reggere alla celia. Non sempre la vita ci trova disposti e disponibili allo scherzo e al motteggio.

Fra l‘altro, oggi la vita è già ti per sè stressante e avvilente per cui non è consigliabile assumere toni e atteggiamenti che mal si associano con le crescenti inquietudini che occupano e preoccupano la mente dell‘uomo. Probabilmente, il tempo delle spensierate compagnie e della sana allegria stanno scomparendo dal palinsesto della vita moderna. Mille pensieri tormentano l‘umani: dalle malattie irreversibili alla disoccupazione, dai rigurgiti nazionalistici al degrado ambientale, dalla presenza malavitosa alla tratta dei bambini. Sono problemi immensi e immani che vi arrovellano il cervello e lasciano poco spazio al piacevole intrattenimento con gli amici, alla battuta faceta, alle buffonerie, allo sgherro ingenuo. Tanto meno allo scherno, alla derisione e al dileggio, non di tormenti e di sofferenze ha bisogno l‘umanità, ma di tranquillità d‘animo, di serenità di spirito, di pace interiore. Solo così l‘uomo, rinfrancato e rassicurato, si sentirà più vicino a Dio d allora la differenza, l‘angoscia e il travaglio terreni muteranno facilmente in gioia di vivere, in esultanza, in gaudio ineffabile