SAN NICANDRO, CORSO GARIBALDI (VIA DU CUMMENT) – SECONDA PARTE

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Il Corso Garibaldi vantava le stesse caratteristiche del “Piano”: arteria ampia, dritta, be pavimentata, con marciapiedi e palazzi tutti signorili e inondata da una luce ancora più viva ed ampia perché “Pozzo Bove” apriva, dopo il suo imbocco, un grande varco verso la campagna.

Il primo palazzo padronale a destra era quello di Sansone, un casato di discendenza principesca, con ramificazione a Cagnano e a Rodi il cui ultimo rampollo sannicandrese, l’avv. Eugenio, conduceva una vita ritiratissima e pia con la nobile soave consorte Donna Rosita deceduta, novantenne, nel marzo 1968 a Rodi. Il palazzo si trova davanti “Pozzo Bove” e Don Eugenio era il proprietario del pozzo.

Dietro quella grande casa si sviluppa il rione di San Martino, raccolto attorno alla chiesetta omonima ed estendendosi fino al Giro esterno; un altro rione era quello di Stignano, al quale si accede con strade e scalette, ma più corte e meno ripide. Abitanti di riguardo in quel tempo la famiglia Cirelli e quella dell’orefice Pietro Giornetta.

Sul corso Garibaldi c’erra anche la casa allora abitata da uno dei maestri elementari più popolari, Michele Crucinio, calligrafo di vaglia: un simpatico burlone dalla battuta sempre pronta. Nello stesso fabbricato abitavano la famiglia Scorza e quella di un forestale; subito dopo la chiesetta chiusa al culto dei “Morticelli”, il cui nome faceva pensare ad una “dependance” della vicina più grande chiesa dei Morti. Seguivano, occupando tutta la seconda metà del lato destri di “Corso Garibaldi” due palazzi: quello dei fratelli Mimì (Domenico) e Raffaeluccio Zaccagnino, nipoti di Don Matteo e quello di Raffaele Zaccagnino, cugino in primo grado di Don Matteo e padre di quel Vincenzo fondatore della banda musicale.

Sul lato sinistro, il Corso Garibaldi era quanto di più eccentrico si possa immaginare, nel suo andamento irregolare, sconnesso e pur pittoresco. Nel primo tratto c’era soltanto un alto muro a secco, una “macera”, che recintava l’orto di Croce; poi cominciava la fila delle case, mentre il fondo stradale, proseguendo da una parte diritto verso l’ex Convento, da un’altra, sempre a sinistra, deviava e si abbassava di qualche metro; sicchè, sino al suo termine, il Corso scorreva su due piani paralleli a…quota diversa. Per tutto quel tratto   e la caratteristica sopravvive ancora oggi – il marciapiede di sinistra del Corso diventata, pertanto, una specie di terrazza sospesa sulla strada dal fondo più basso e lungo il quale si allineavano molte case di abitazioni, tra cui quella del vecchio perito agronomo Don Peppino Tozzi. Poi le due parallele, convergendo, sfociano insieme nel piazzale antistante al vecchio fabbricato dell’ex Convento.