SAN NICANDRO: “CHI TIRA TROPP’ LA CORDA, LA STOCCA”

0
916

Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “Chi tira tropp’ la corda, la stocca”, cioè “Chi tira troppo la corda la spezza”

Non abbiamo remote ad ammettere che l‘incontentabilità umana e senza confini e il confronto con la corda tesa, chi si spezza allorché la sua tensione va oltre il massimo consentito e quanto mai illuminante. Insomma eccedere i limiti della convenienza e del giusto significa incorrere in veti e propri difetti o in vizi materiali e morali.

Tanto considerato, è evidente allora che il proverbio sospinge l‘uomo a ben riflettere, a meditare lungamente e a correggere posizioni e convinzioni spesso sostenute contro ogni buon senso. Oggi i prodigi non sono più all‘ordine del giorno. È vero che la scienza con le sue scoperte sta facendo passi da gigante, ma non è assolutamente pensabile di poter ottenere tutto ciò che si vuole, anche l‘impossibile.

La stessa cosa accadrebbe a coloro che ciecamente cercassero di riuscire, a livello di azioni o relazioni umane, in compiti ed imprese oggettivamente insormontabili. Dunque, non ci resta che ribadire il concetto secondi il quale solo una giusta misura ed un attento controllo nell‘esercizio delle nostre azioni o nelle relazioni espresse con gli altri costituiscono una sicura e fidata garanzia di successo. Pretendere di ottenere o conseguire ad ogni costo ciò che è umanamente impossibile ricavare o raggiungere significa porsi contro ogni criterio legittimato dal buon senso e dalla esperienza, scadere bella incoerenza più assoluta, contrarsi in maniera addirittura antinomica contro ogni principio raziocinante. Si finisce così per fallire e soccombere come colui che tende colpevolmente la corda oltre ogni ragionevole misura.