RODI GARGANICO E IL SAVERIO: UNA STORIA DI ARANCE E DI BELLEZZA

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Rodi Garganico è tra le località della Montagna del Sole più fotografate e rappresentate: i suoi paesaggi rappresentano ormai un «must» di qualsiasi brochure turistica.

Ma c’è – o più precisamente c’era – una Rodi Garganico non ancora toccata dall’industria delle vacanze, antica. I treni erano agli albori, si viaggiava a bordo dei torpedoni, l’economia era affidata prevalentemente alla pesca e alla coltivazione degli agrumi.

È la Rodi che affiora dal passato, documentata da due splendide cartoline che vi offriamo in omaggio per Memorie Meridiane, la rubrica del nostro blog che regala a lettori ed amici gadget digitali sul nostro passato e la nostra identità. (Oggi la prima, domani la seconda).

Non sono riuscito a stabilire con precisione la data degli scatti ma il mio fraterno amico Nicola Pinto, che conosce assai bene Rodi per esserci nato e per averla guidata come sindaco, mi ha aiutato nella localizzazione precisa e mi ha fornito alcune preziose indicazioni. (Lo ringrazio di cuore).

La foto di oggi risale a quasi un secolo fa. Un indizio sulla datazione viene fornito dalla presenza della stazione ferroviaria, che venne inaugurata il 27 ottobre del 1931. La bella imbarcazione che si vede in primo piano è il Saverio, che era adibito al trasporto degli agrumi. Dovrebbe trattarsi della immagine più antica, che lo ritrae pochi anni dopo aver intrapreso la propria attività.

Tecnicamente, era un «trabaccolo». Come si legge sulla Treccani, era un «piccolo veliero da carico che esercitava il cabotaggio lungo tutto l’Adriatico e lo Ionio, interamente pontato, con due alberi muniti di vele al terzo caratterizzate dal fatto di essere sospese l’una a dritta e l’altra a sinistra del proprio albero, in modo da permettere una ottimale andatura a pieno carico con il vento spirante da poppa.»

Nel bel sito di Aldo e Corrado Cherini sulla storia della marineria militare e commerciale, Ernesto Gellner indica 4 trabaccoli attivi e Rodi Garganico, e ben 11 a Manfredonia. Il più antico risale al 1903, e dovrebbe trattarsi con ogni probabilità della Unità d’Italia, cui dedicò un racconto Riccardo Bacchelli, recuperato e divulgato da Teresa Maria Rauzino su Bonculture. Nell’articolo, può essere ammirata anche un’altra bella foto, successiva a quella di cui ci occupiamo oggi.

Sempre Gellner ci fornisce qualche altra utile indicazione sui «trabaccoli» operativi a Rodi Garganico. Del primo si è detto. Gli altri tre vennero costruiti tra il 1926 e il 1929 a Pesaro e a Rimini. Tra questi figurava molto probabilmente anche il Saverio che, con il sopraggiungere di più moderni metodi di trasporto, finì in disarmo e venne purtroppo demolito, dopo essere rimasto per diversi anni all’ancora nel porticciolo di Rodi.

Peccato. In Emilia-Romagna i trabaccoli sono stati invece tutelati e dichiarati beni culturali. Alcuni esemplari possono essere ammirati nei musei di Ancona, Cesenatico e Rimini.

La bella foto ce lo restituisce quasi sorridente, orgoglioso della sua funzione, nuovissimo.

La offriamo in omaggio ad amici e lettori di Lettere Meridiane in tre distinte versioni: l’originale in bianco e nero ottimizzato e digitalmente restaurato, in versione colorizzata con tecniche di intelligenza artificiale e in versione acquerellata. Potete guardarle nella galleria alla fine dell’articolo. Vi ricordiamo che si tratta solo di miniature delle immagini in alta definizione che potete scaricare – come tutti gli altri contenuti premium del blog – esclusivamente dal canale whatsapp di Lettere Meridiane cui potete iscrivervi da questo link: https://whatsapp.com/channel/0029VaBnMyn9Bb5t4bfUGn28

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