PROCEDURE PIU’ SNELLE PER LA RIGENERAZIONE URBANA

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Ridurre la complessità e i tempi di esame dei procedimenti e creare nuove opportunità di operare sugli edifici senza abbassare i livelli di tutela del paesaggio e dei beni culturali, ma, al contrario, promuovendo, attraverso la rigenerazione urbana, la riduzione del consumo del suolo e, in particolare, la qualità del tessuto urbano, delle periferie e delle aree più degradate del Paese. Sono i principi alla base delle misure in materia di edilizia contenute nel Decreto Legge Semplificazioni predisposto dal governo per dare maggiore slancio alla ripresa post-Covid e inseriti nella Relazione illustrativa che accompagna il provvedimento e che AgCult ha potuto visionare. In questo contesto è inserita anche la norma che elimina la necessità dell’autorizzazione della Soprintendenza per le strutture mobili di bar, ristoranti, stabilimenti fatta eccezione per il caso in cui siano collocate nelle pubbliche piazze, nelle vie o negli spazi aperti urbani adiacenti a siti archeologici o ad altri beni di particolare valore storico o artistico.

STRUTTURE MOBILI. L’allestimento di strutture mobili non sarà più “subordinata alle autorizzazioni di cui agli articoli 21, 106, comma 2-bis, e 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la posa in opera di elementi o strutture amovibili sulle aree di cui all’articolo 10, comma 4, lettera g)”.

La previsione consente pertanto di considerare attività edilizia libera la realizzazione di strutture leggere destinate ad essere rimosse alla fine della loro temporanea necessità di utilizzo. Di conseguenza, i termini massimi del loro utilizzo sono portati a 180 giorni. Per assicurare l’effettiva rimozione di tali manufatti la disposizione richiede una comunicazione all’amministrazione comunale della data di avvio dei lavori di realizzazione e di smontaggio delle strutture, per consentirne i dovuti controlli. Queste strutture amovibili per talune importanti attività che si svolgono soprattutto nella stagione estiva (bar, trattorie, stabilimenti balneari) sono spesso molto importanti. Per la Relazione tecnica è anche necessario che “la realizzazione e la rimozione di queste strutture sia puntualmente regolamentata dalla legge piuttosto che affidata alla valutazione del singolo Comune, in carenza di una disciplina univoca. Questa disposizione, già presente da numerosi anni in alcune leggi regionali, si è peraltro rivelata particolarmente efficace”.

RIGENERAZIONE URBANA. Secondo la relazione illustrativa allegata al Decreto “è essenziale rimuovere gli ostacoli burocratici allo sviluppo della rigenerazione urbana per consentire significativi interventi sul patrimonio edilizio esistente ed anche per migliorare le prestazioni energetiche e di sicurezza antisismica degli edifici. Le misure di semplificazione sono indispensabili per rimettere in moto l’edilizia con positivi effetti sull’occupazione anche dei settori ad essa collegati (ceramica, legno, impiantistica, serramenti ecc.), senza aumentare il consumo del suolo e agevolando gli interventi di ristrutturazione, manutenzione straordinaria, demolizione e ricostruzione”.

L’obiettivo delle semplificazioni in materia edilizia previste dall’articolo 10 del provvedimento è quindi “quello di aiutare la ripresa. Esse non intendono in alcun modo abbassare i livelli di tutela del paesaggio e dei beni culturali, ma, al contrario hanno la finalità di promuovere, attraverso la rigenerazione urbana, la riduzione del consumo del suolo e, in particolare, la qualità del tessuto urbano, delle nostre periferie e delle aree più degradate del Paese”.

Secondo la Relazione che accompagna il provvedimento, “è un fatto ormai pacificamente riconosciuto che per invertire la tradizionale tendenza della pianificazione urbanistica (così come degli operatori economici e del mercato immobiliare) a favorire i processi di espansione urbana rispetto a quelli di rigenerazione della città esistente occorre anche intervenire sull’apparato normativo vigente, rimuovendo le limitazioni e le rigidità che si incontrano laddove si voglia intervenire sull’edificato esistente”.

E’ per questo che “se si vuole evitare che l’auspicata ripresa del settore edilizio non comporti il riavvio del progressivo sviluppo insediativo dei decenni scorsi, fondato sul consumo di suolo e sulla dispersione insediativa, occorre introdurre una nuova disciplina del governo del territorio che finalmente orienti i piani urbanistici alla rigenerazione in luogo dell’espansione”.