PASTORE E PACCHIANA. STORIA DI UNA COPPIA: L’ITER DALL’AMBASCIATA AL MATRIMONIO

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Il 4 Ottobre 2020 la Città di San Nicandro Garganico sarà protagonista di un evento ideato e progettato dal Comitato Provinciale di Foggia della FITP (Federazione Italiana Tradizioni Popolari) e fortemente voluto dal suo Presidente Alessandro Napolitano.  Il progetto precedentemente presentato alla Regione, dopo essere stato approvato, è stato oggetto di finanziamento e rientra in un altro molto più ampio : “LA CAPITALE DEL FOLKLORE PUGLIESE”.

Le Associazioni aderenti al progetto sono tre :  “ DALLA RADICE AL FIORE” di San Nicandro, “GRUPPO FOLK SANNICANDRESE”  e “GRUPPO FOLK I CANTORI DI CIVITATE” di San Paolo Civitate.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO:

Il progetto ha per finalità la promozione e la conservazione di quell’antico rituale che va “dall’ambasciata al matrimonio” da sempre indirizzato alle giovani coppie protagoniste assolute, senza alcuna distinzione di ceto sociale. Il rituale incentrato su un iter ben definito, vedeva le giovani coppie attenersi scrupolosamente ad esso. L’iter si sviluppava in più  fasi, dopo aver portato l’ambasciata ( “ammasciata’ “alcuni parenti dell’ uomo andavano dai genitori della donna dichiarando l’amore di lui verso lei) e dopo l’accettazione della stessa e con il permesso al corteggiamento, iniziavano le fasi interessate dal progetto.

Fase 1:  il pretendente portava la serenata all’amata, scegliendo tra tutti, i migliori suonatori, i favoriti, erano di solito i barbieri, da sempre acclarati tra i migliori, tanto da far nascere uno stile ben delineato, ovvero la musica di barberia.

Fase 2: periodo di corteggiamento,  “ amor’”.

Fase 3:  fidanzamento “la trasciuta’ dove finalmente la famiglia di lui veniva accolta in casa dalla famiglia di lei, evento associato al festeggiamento con relativa partecipazione dei suonatori che a differenza della serenata utilizzavano un repertorio diverso, incentrato sul ballo, tarantelle, zumpa zumpitt,’ mazurche e polke.

Fase 4: matrimonio, i promessi sposi indossavano per la prima volta l’abito tradizionale (PASTORE E PACCHIANA); il compito della vestizione veniva affidato a delle persone che avevano negli anni acquisito capacità peculiari, dato che per nulla semplice era il compito, vista la complessità degli abiti, soprattutto quello femminile, che oltre ad avere tanti strati, aveva gli ori che venivano indossati a seconda del ceto  ( catene, lacci, anelli, orecchini a grappolo, spille e spilloni) gli stessi rigorosamente cuciti ed assemblati all’abito stesso. Dopo il rito religioso, veniva la festa, che si svolgeva tra canti, balli e cibo; erano presenti nuovamente i suonatori che utilizzavano un repertorio musicale più vario, infatti oltre ai classici delle serenate, essendo questo  un clima più festoso, si aggiungevano le tarantelle che oltre ad essere in tonalità minore erano anche in maggiore, quindi più allegre, visto che lo sposalizio era uno dei pochi  eventi  in cui era permesso “ballare in pubblico” . Prima che la festa si concludesse, gli sposi che fino ad allora avevano ballato insieme a tutti gli invitati le varie danze, sempre rigorosamente abilitate e condotte da un “mastro” di ballo, avevano l’obbligo di ballare la “CUTUCUTELLA” (una tarantella in tonalità maggiore che veniva ballata esclusivamente dagli sposi sul tavolo nuziale)

In corso di progettazione, soprattutto in fase di ricerca, la squadra si è imbattuta in una problematica da sempre evidenziata e riconosciuta in quanto tale, che da sempre ha precluso la conoscenza a fondo e reale  delle nozioni  storiche territoriali, in quanto il più delle volte espresse in dialetto locale. Per queste ragioni si è voluto fortemente promuovere un’azione strettamente correlata. Premesso che è di massima evidenza che tanti sono gli studiosi dei dialetti, altrettante sono anche le mancanze  d’ intesa tra loro per la trascrizione dei dialetti stessi. È normale infatti che capiti di leggere poesie, racconti, canti, filastrocche etc… scritti in maniera diversa anche se gli autori appartengono allo stesso paese. Da questa analisi nasce l’esigenza di promuovere una consapevolezza comune, agevolare il lettore affinchè si avvicini quanto più possibile alla reale fonetica di pronuncia di qualunque dialetto, partendo inizialmente  dalla nostra provincia, con possibilità di poterla estendere anche alle altre pugliesi, ed addirittura auspicarla in tutte le altre regioni italiane; attraverso un metodo grammaticale studiato e condiviso da tutti.

L’EVENTO CONCLUSIVO, PATROCINATO DALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI SAN NICANDRO GARGANICO, SARÁ COSÍ ARTICOLATO:

Dalle ore 10.00 alle 12.00 presso Palazzo Fioritto ci sarà un laboratorio di coreutica sulla Tarantella nello stile sannicandrese, a cura di Alessandro Napolitano dell’associazione Dalla Radice al Fiore. In contemporanea presso il Plesso Matteotti  è previsto un laboratorio sul repertorio musicale tradizionale sannicandrese ovvero tutto ciò che veniva eseguito nelle serenate e nelle festa da ballo (fidanzamenti e matrimoni) a cura di Angelo Frascaria in collaborazione con l’associazione Dalla Radice al Fiore.

Dalle ore 16.00 alle 18.00 presso Palazzo Fioritto si svolgerà un laboratorio sulla vestizione degli abiti tradizionali sannicandresi (pastore e pacchiana) a cura del Prof. Michele Grana in collaborazione con il Gruppo Folk Sannicandrese e l’associazione Oro Tra le Mani. In contemporanea si terrà al Plesso Matteotti una Tavola Rotonda sulla grammatica dialettale di Capitanata intitolata “I DIALETTI: DALLE RADICI – UNA IDENTITÁ”  a cure di Matteo Longo dell’associazione I Cantori di Civitate.

L’evento terminerà con un concerto di Musica Popolare in Piazza IV Novembre, con inizio alle ore 20.30, i gruppi che si esibiranno sono I CANTORI DI CIVITATE, GRUPPO FOLK SANNICANDRESE, LE INDIE DI QUAGGIÚ E I CANTALUPI.