MEDICINA POPOLARE. SAN NICANDRO, AGENTI ESTERNI ED ANIMALI CHE FANNO AMMALARE

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plants and herbs in folk medicine. set of vector sketches

In quasi tutti i paesi ed anche a San Nicandro si registrano elementi che formano strutture, archetipi comuni e simili. Nella patologia popolare, gli agenti esterni scatenanti le varie malattie, sono sempre gli stessi: l’aria, il sole, la luna, l’arcobaleno, animali vari, forze diaboliche, streghe, maghi e fattucchieri.  Ed ecco che l’aria esercita una funzione morbosa: il colpo d’aria, con malanni agli occhi, orecchie, denti, febbre puerperale (l’aria entra nell’utero). Il sole, con un colpo o raggio può provocare malattie cerebrali e al tramonto può infliggere la puntura solare detta anche chiodo di sole. La luna acceca i dormienti, fa crescere tumefazioni (bubbuloni), tumori vari e quando è in fase crescente, si diverte a far insorgere le malattie della pelle. Gli influssi lunari, poi, sono responsabili della pazzia, nelle varie forme: schizofrenia, licantropia (il male di Licaone, eroe greco), l’epilessia (il mal di luna, il male sacro, detto anche moto di San Donato). Lo stesso arcobaleno causa l’itterizia, detto male dell’arcoarcue già Esiodo raccomandava di non guardarlo. Tanti, poi, gli animali che scatenano fenomeni morbosi. Ad esempio, il cuculo (erpes o fuoco di Sant’Antonio); il rospo (pustole e foruncoli vari, cecità, incubi o sciagure di ogni genere ) ; la serpe (incantesimi vari, nascendo dal midollo della spina dorsale dei cadaveri degli uomini malvagi ); la lucertola con doppia coda, reca fortuna per coloro che la incontrano e la vedono, poiché rappresenta l’anima di un defunto che vuole rivedere la sua famiglia, per cui non può essere uccisa, altrimenti apporterebbe sciagure e lutti. Quando il gallo canta da gallina, sciagure e malattie in vista. Il corvo, in generale, è indice di lutti, a memoria della morte di Giuda che, spirando, emanò la sua anima dalla bocca in forma di un uccello nero. Il corvo, poi, è il simbolo delle anime maledette. In fila sulla grondaia, essi rappresentano i becchini dei funerali, pronti ad intervenire. I pipistrelli, poi, sarebbero addirittura i figli del diavolo stesso ed i bambini, quando li catturano, li maledicono e li buttano vivi nel fuoco, per distruggere il male stesso, veicolo di malattie misteriose. Il gatto nero, apportatore di disgrazie varie e presagio di morte. Uccidere un gatto nero (che possiede sette spiriti o forze malefiche) si rivela un’azione tremenda: sette anni di disgrazie o una morte dopo una lunga e dolorosa agonia. Gettato in mare, il gatto nero può provocare tempeste e allagamenti. Civette, barbagianni e gufi, portatori di malaugurio e di febbri incurabili. Già Apuleio scriveva che i gufi venivano catturati nei campi ed inchiodati alle porte delle case per distruggere le forze malefiche che causavano malattie varie per le famiglie ivi dimoranti. Guai ad uccidere un topo rossastro, (morbi, lutti e sciagure), mentre un topo bianco reca fortuna e benessere corporale. La tarantola, poi, alimenta nella Puglia e nella cultura medica popolare una vera e propria pseudoscienza (tarantismo, coreomania). Come fenomeno folklorico, manifestazione morbosa e convulsiva, il tarantismo è presente nelle varie località rurali pugliesi, fin dal XVI secolo e dalle credenze popolari era attribuito al morso della tarantola o tarantella, da cui il nome stesso della danza o ballo che riveste, anche, motivazioni e finalità terapeutiche. La taranta-tarantola, in realtà, è un ragno che con il suo morso provoca forti dolori all’addome, con sudorazioni, convulsioni, unitamente a stati di ansia, noia, spossatezza, depressione. I tarantati, però, non sempre erano morsi dal ragno malefico ed il morso, cui essi facevano riferimento, spesso era solamente un fenomeno o episodio del tutto immaginato, fabuloso, fantasticato, con riflessi espressamente psicotici, fino ad assumere caratteri del tutto simbolici. La stessa terapia magico-religiosa della sindrome del tarantismo-coribantismo, si avvale di una ritualità specifica, con la presenza di elementi quali la musica, la danza, i colori. Il malato balla al suono del violino, della fisarmonica e dei tamburelli ed il male, esorcizzato, scompare.  L’abbondante sudorazione, poi, faceva espellere il veleno. Il rito coreutico-musicale della danza assume, così, un valore catartico e liberatorio e nel suo scenario-cerimoniale, non mancano profumi e aromi vegetali, tratti da piante mediterranee, quali il basilico, la cedrina, la menta e la ruta. Nell’universo simbolico del tarantismo si evidenziano presenze collegate a riti e danze dionisiache, culti pagani, religioni misteriche del mondo antico. (fotoweb)

Salvatore Antonio Grifa

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