LOTTA AI CINGHIALI E AI LUPI NEL GARGANO…PROPOSTE PER UNA SOLUZIONE PONDERATA

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Il cinghiale (sus scrofa) è diventato, insieme al lupo (canis lupus), una delle tante piaghe che dilaniano il nostro territorio del P.N.G. per lungo, troppo tempo abbandonato a se stesso da cattive o mediocri gestioni politico-tecniche che si sono succedute fino ad ora. Un parco nazionale bello, con un ecosistema di rarità unica e sensibile come il nostro rimasto senza protezione e senza una programmazione o progettualità per il territorio e per la sua gente. Questo ecosistema e territorio, oggi vive un momento di tensione massima, specie nelle aree interne, a causa di due predatori senza regole, il lupo e il cinghiale, perché in numero sempre crescente. Però, mentre il lupo si mantiene ancora distante dall’aggredire l’uomo e si accontenta “solo di attaccare greggi”, almeno fino ad ora, forse pochi sanno che il cinghiale è un animale onnivoro, considerato il più feroce dei predatori dell’Europa e non risparmia attacchi anche nei confronti dell’essere umano. Queste due specie di animali selvatici sono divenute prolifere oltre il normale, perché diventati anche e soprattutto ibridi e stanno mettendo a dura prova la già disastrata economia delle nostre aree agro-silvo-pastorali site all’ interno del parco Nazionale del Gargano. Essi si accoppiano con i nostri maiali domestici che, per usi, costumi e tradizioni, noi garganici lasciamo liberi di pascolare e grufolare nelle nostre foreste, specie quando c’è la “casca della ghianda” che ne insaporisce le carni. Tali accoppiamenti incontrollati fanno si che essi perdano le loro ataviche peculiarità biologiche e diventino proliferi come e a volte più dei maiali domestici(un cinghiale in purezza potrebbe partorire anche due volte l’anno e fare non più di 4 figli per volta, invece, un maiale( sus scrofa domesticus) fa non meno di due parti e, a volte, anche tre per anno con non meno di 10-12 figli per volta) e voraci più dei cinghiali, perché non hanno la predisposizione ferina a nascondersi e alla sofferenza. Invece, ancor peggio è la situazione della proliferazione del lupo, perché, ormai, fenomeno esorbitante ed incontrollato nel promontorio a causa del fenomeno del randagismo dovuto inizialmente a cani abbandonati con cui il lupo si accoppia generando degli ibridi che hanno le caratteristiche più feroci del lupo e la voracità e l’aggressività, a volte senza regole, dei cani inselvatichiti. Come porre, quindi, freno a questi due fenomeni all’interno delle aree del nostro promontorio? Io lo ebbi a dire “solo da alcuni anni” ma “ se parli al muro di chi non vuol sentire…il muro non risponde”. Ora, visto l’impegno senza sosta della nuova presidenza del parco spero che si diano risposte concrete in merito con il “new deal” della nuova presidenza parco. Per il cinghiale e il lupo noi proponemmo che per alleviare tale piaga bisognava agire almeno su quattro fronti:

1° fare un incontro organizzativo ed operativo fra Prefettura, Regione Puglia, Ente Parco Nazionale del Gargano, Ente Provincia, Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri Forestali, A.S.L. FG, Associazioni venatorie presenti sul territorio, Associazioni ambientaliste di allevatori e agricoltori per sottoscrivere un accordo di programma per poter effettuare una caccia di selezione aperta tutto l’anno(come succede già in altre parti d’Europa dove alcune specie di selvaggina sono infestanti) per riportare la popolazione del cinghiale ai numeri dovuti in proporzione al territorio. Naturalmente tale “carneficina autorizzata” tutto l’anno e perfino in area parco per pubblica utilità, non deve dare sfogo ad azioni venatorie di stampo quasi goliardico ma essa deve essere un’attività venatoria praticata “pro tempore” fino ad un riequilibrio fra fauna infestante e ambiente, oltre che ad avere anche il tornaconto di utilità per la gente del posto che, da alcuni anni, sta subendo traumi e danni dalle invasioni di tale suino selvatico. I cinghiali abbattuti non devono essere “trofei” da esporre ma devono obbligatoriamente controllati, selezionati, essere sottoposti a visite mediche da personale qualificato e poi, portati in centri di macellazione creati ad acta sul territorio garganico dove le carcasse saranno conferite, macellate e avverrà anche la trasformazione delle carni in insaccati vari. Così il cinghiale, che oggi è una piaga reale, un animale infestante, ibrido e pericoloso, potrebbe divenire, perfino, una risorsa alimentare tipica del nostro territorio interno e servire a creare anche una micro economia e posti di lavoro nel settore alimentare e della ricettività destagionalizzata sull’ intero territorio del Gargano creando una pace storica tra il mondo ambientale, quello venatorio, quello degli operatori dei settori della pastorizia e dell’ agricoltura con un giudice imparziale e propositivo: l’E.P.N.G..

2° eseguire la cattura dei cinghiali e dei lupi, ai sensi della vigente legge quadro che regola il funzionamento dei parchi (L. 394/91 e successive modifiche), verificare se essi sono animali in purezza o sono diventati ibridi. Se sono animali ormai ibridi, la legge s.c. all’ art. 3 comma “C” afferma che essi si possono detenere anche all’interno delle aree parco, ma vanno tenuti rinchiusi in apposite aree di proprietà del privato o dell’ente che ha il possesso o la proprietà di tali animali e tali aree vanno debitamente ed accuratamente recintate con rete metallica ad altezza di non meno di m. 2(due). Nel caso, quindi, dell’E. P.N.G. tali aree, dove rimettere in libertà tali animali, sarebbero identificate in boschi e aree di proprietà dello Stato(es. Foresta Umbra e altre). Aree nelle quali dove tali animali diverrebbero da piaga, addirittura, una risorsa con la creazione di sentieri dove wildwatchers e altri amanti della natura, accompagnati da guide esperte pagherebbero per entrare e, nel frattempo, si potrebbe ricostituire, all’interno di tali aree, una vera piramide alimentare naturale controllata e, perfino gli allevatori, in cambio di un equo indennizzo, potrebbero conferire animali vecchi e malati affinché tali predatori esercitino il loro ruolo naturale.

 eseguire la cattura dei cinghiali e dei lupi non ancora ibridi, sterilizzarli e rimetterli sul territorio in numero limitato e controllato con micro cips per uno studio delle abitudini e spostamenti di tali animali affinché essi non si proliferino più ma non siano neanche oggetto di giustizialismo ingiustificato da parte di allevatori giustamente esasperati nel vedere le proprie greggi decimate da attacchi di lupi senza avere in cambio il giusto indennizzo per il danno ricevuto.

4° Giusto indennizzo da danni di fauna selvatica. Altra piaga o lacuna cronica, che ha avuto anche momenti di tensione dovuta, almeno fino ad ora, ad una carenza di sensibilità dell’attuale dirigenza del Parco a non ottemperare con celerità a saldare le quote non adeguate al prezzo di ogni capo abbattuto da lupi o campo seminato distrutto da cinghiali. Quote di indennizzo di danni da fauna selvatica irrisorie rispetto a quelle versate da altre regioni agli allevatori ed agricoltori. Dirigenza politico-tecnica la quale non solo non è stata capace di capire il dramma dei nostri allevatori ed agricoltori delle nostre aree interne ma quando la protesta ha assunto toni aspri tale attuale dirigenza non solo non ha saputo dare una risposta concreta ed elementare ma ha, addirittura, indispettito gli operatori dei settori agricolo-zootecnico con toni di sfida senza che ne avesse titolarità. Ora lasciandoci alle spalle, senza però dimenticare, ciò che tali operatori hanno dovuto subire da tale dirigenza tecnica del P.N.G. cosa si propone per ridare fiducia e riappacificare il mondo agro-silvo-pastorale con una nuova dirigenza politica dell’E.P.N.G.? Occorre, in primis, che le quote d’indennizzo da danni da fauna selvatica siano portate alla pari di tutte quelle versate da altre regioni del Paese, perché i nostri armenti, i nostri terreni seminativi e i nostri operatori delle aree interne non devono e non possono essere inferiori o diversi da altri operatori di settore, armenti e terreni di altre regioni del Paese! Naturalmente, a parte la quota, dovuta per legge, a tali settori, dall’ E.P.N.G. il tavolo tecnico-politico si sposta sul tavolo regionale (revisione fondi da destinare ad indennizzi da fauna selvatica) e nazionale (parlamento con proposta di legge quadro che regolarizzi tale dannosa pratica con indennizzi nazionali e non regionali uguali per tutti i capi abbattuti e campi distrutti) dove solo una dirigenza politica forte, accorta, determinata e libera da laccioli ed interessi può risolvere l’annoso problema e ricreare un equilibrio socio-culturale ed ambientale tra il nostro mondo agro-silvo-pastorale delle aree interne, salvaguardare la fauna selvatica e ridare il lustro dovuto all’ E.P.N.G. che potrebbe ornare ad essere una risorsa per il nostro territorio e non una iattura come lo è stato fino ad ora. P.N.G.

On. Nino Marinacci