LO SPRECO ALIMENTARE E’ UNA PRIORITA’ GLOBALE

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In occasione della giornata nazionale contro lo spreco alimentare, ecco tutte le curiosità e numeri di una brutta abitudine che gli italiani stanno imparando a contrastare.

La giornata nazionale contro lo spreco alimentare si celebra dal 2014 per sensibilizzare i cittadini e l’opinione pubblica su un tema che è di centrale importanza per le sue ricadute economiche, ambientali, etiche e sociali.

L’edizione di quest’anno segue l’istituzione da parte della FAO, nel settembre scorso, della giornata internazionale della consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari, voluta per sottolineare in modo ancora più chiaro che la questione delle perdite e dello spreco del cibo è centrale e rappresenta una delle sfide più rilevanti per favorire un’economia sostenibile per il futuro del Pianeta.

L’impegno contro gli sprechi alimentari deve essere sentito sempre di più come una priorità globale e l’emergenza sanitaria da ha dimostrato a tutti l’importanza di ripensare il nostro modo di vivere adottando sistemi alimentari sostenibili.

La Nuova Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 dai Paesi delle Nazioni Unite, ribadisce questo concetto affermando, nell’Obiettivo 12, la necessità di cambiamenti radicali nel modo in cui le società producono e consumano. In particolare, rispetto allo spreco alimentare, l’impegno è di dimezzare entro il 2030 il quantitativo di rifiuti alimentari prodotti sia nella fase di produzione che di vendita e consumo.

I dati della FAO continuano a registrare il grande paradosso per cui nel mondo ci sono 690 milioni di persone che soffrono la fame e ben tre miliardi che non possono permettersi un’alimentazione sana ma allo stesso tempo ogni anno il 14% circa dei prodotti alimentari va perso prima ancora di raggiungere il mercato.

Stimare il volume globale delle perdite e degli sprechi alimentari non è facile in quanto i dati disponibili sono spesso eterogenei e si riferiscono a tutto il percorso del cibo dalla produzione al consumo. In particolare, si parla di “foodlosses” per indicare le perdite che si determinano nella parte alta della filiera agroalimentare (semina, coltivazione, raccolta, trattamento, conservazione, prima trasformazione agricola) e “foodwaste”, ossia gli sprechi prodotti nella seconda parte della filiera (trasformazione industriale, distribuzione, consumo finale).

Se nel nord del mondo si produce e si acquista troppo cibo, spesso gettato prima ancora che si deteriori, nel Sud del mondo il cibo si spreca per mancanza di infrastrutture adeguate, di strumenti per la conservazione e il trasporto in temi utili. Lo spreco alimentare è quindi un tema di interesse globale e senza un’inversione di rotta potrebbe raggiungere circa 2,1 miliardi di tonnellate nel 2030 (+61,5%).

Limitare le perdite e gli sprechi alimentari significa sicuramente migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione, ma contribuisce anche a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, allentare le pressioni sulle risorse idriche e del suolo e incrementare la produttività e la crescita economica.

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha acuito la fragilità e le debolezze dei nostri sistemi alimentari, lanciando un allarme globale sulla necessità di ripensare il modo in cui il cibo viene prodotto, distribuito e acquistato. È sicuramente necessaria un’azione a livello internazionale che sostenga l’innovazione, gli investimenti e le sinergie tra tutti gli attori coinvolti nel sistema alimentare. Ma tutto ciò non è sufficiente senza un impegno che coinvolga ogni singolo individuo e che parta da una maggiore consapevolezza della dimensione valoriale del cibo in tutte le fasi della filiera agroalimentare, dalla produzione al consumo. Aggiungere questa dimensione aiuta a pensare interventi che non solo aggiustino un sistema che non funziona, ma contribuiscano anche a ridurre o ad eliminare in partenza il fenomeno attraverso una produzione e un consumo più consapevole e attento.

Giunta ormai alla sua settima edizione, questa giornata di prevenzione rappresenta un’occasione di coinvolgimento collettivo in una problematica in cui ognuno di noi può fare davvero la differenza.

SPRECARE MENO È UN VANTAGGIO PER TUTTI. La prima e più evidente conseguenza dello spreco alimentare è sicuramente quella economica che pesa su tutti gli attori della filiera alimentare.

Perdono i produttori, che lasciano i prodotti nei campi o li devono scartare se non conformi agli standard estetici del mercato, i rivenditori, che devono scartare i prodotti a causa del degrado subito durante il trasporto o dell’approssimarsi delle scadenze, e anche i consumatori, che acquistano prodotti che si deteriorano velocemente, comprano in eccesso e spesso non sono adeguatamente informati sui modi e i termini di conservazione.

Il cibo che in vari momenti e in vari modi finisce nella spazzatura ha anche molti costi nascosti: sprechi di energia, acqua, terra, carburante, risorse naturali ed economiche. Perché quel cibo è stato prodotto, trasportato, trasformato, confezionato, acquistato, conservato. Campi seminati senza raccolto, frutta e verdura scartate per motivi “estetici”, alimenti danneggiati durante trasporto, stoccaggio e distribuzione, cibi scaduti o deteriorati nei frigoriferi domestici e nelle mense. Tanti modi per dire la stessa cosa: un uso delle risorse inadeguato e controproducente.

La FAO ha stimato che lo spreco alimentare rappresenta la terza fonte di emissioni di gas clima-alternati al mondo, dopo gli stati Uniti e la Cina, e la sua impronta idrica è di circa 250 Km3, tre volte il volume del lago di Ginevra. Inoltre il cibo prodotto e non consumato utilizza quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, corrispondenti a circa il 30% dell’area coperta da terreni agricoli nel mondo. Tutto il cibo sprecato ogni anno nel mondo corrisponde a 720 kilocalorie sprecate a testa ogni giorno: significa ogni tre abitanti della Terra si spreca ogni giorno il fabbisogno calorico di una persona.

Infine, sebbene sia difficile quantificare gli impatti sulla biodiversità, lo spreco alimentare inasprisce la perdita della biodiversità dovuta alle monocolture e all’espansione agricola nelle aree selvagge.

In questa prospettiva, il modello di Campagna Amica offre un contributo importante nella diffusione di un nuovo modello di produzione, consumo e anche di società. Un modello basato sul Km0, sull’orticoltura urbana, sulla tutela della biodiversità, sul consumo responsabile ed etico, in cui lo spreco alimentare, a qualunque livello, viene ridotto drasticamente. In particolare, i mercati di Campagna Amica, accorciando la filiera, offrono ai consumatori cibi freschi, che si conservano di più, che non hanno percorso lunghe distanze e hanno inquinato meno. Nel tempo essi si sono trasformati da semplici luoghi di consumo o occasioni di educazione, socializzazione, cultura e ciò ha permesso di recuperare quella dimensione valoriale del cibo che rischiava di andare perduta. Rappresentano quindi un esempio concreto di come gli agricoltori e i consumatori, insieme, possano contribuire a diffondere stili di vita più sani e sostenibili.

LO SPRECO DOMESTICO: COME NASCE E COME PREVENIRLO. Lo spreco alimentare nasce il più dalle volte da abitudini sbagliate sia al momento dell’acquisto che durante la conservazione e l’utilizzo del cibo. Molto spesso ci dimentichiamo gli alimenti a ridosso della scadenza oppure acquistiamo prodotti già sull’orlo della deperibilità o già vecchi al momento della vendita. Altre volte ammettiamo di aver comprato troppo e di aver calcolato male ciò che serviva. La crescente sensibilità su questo tema ha diffuso pratiche di buon senso nella fase di acquisto e gestione del cibo, come ad esempio l’acquisto periodico di prodotti a lunga scadenza e quello frequente di prodotti freschi o l’organizzazione del frigorifero/dispensa per scadenza dei prodotti. Più di un italiano su tre sceglie di acquistare prodotti in piccolo formato o compila sistematicamente una lista della spesa basata su un menù settimanale. Nella gestione degli avanzi l’87% congela il cibo acquistato in eccesso e l’86% conserva gli avanzi per riutilizzarli in seguito.

Iniziano a diffondersi anche consumatori più digitali che utilizzano app per il cibo last minute (7,7%) o per l’ortofrutta a ridosso della scadenza con prezzi ribassati (3,2%). Due italiani su dieci fanno uso di piattaforme di scambio, il 3,4% utilizza app con ricette di riutilizzo e il 4,2% ricorre ad applicazioni per la gestione ottimale del cibo e monitoraggio delle scadenze.

La sensibilità degli italiani al tema dello spreco alimentare è cresciuta probabilmente anche a seguito dell’aumento della povertà generato dalla pandemia, tanto che l’85% degli intervistati chiede di eliminare lo spreco anche nella distribuzione, rendendo obbligatorie per legge le donazioni di cibo in eccesso da parte di supermercati e aziende, a favore di associazioni che si occupano di persone bisognose.

DIECI REGOLE PER NON SPRECARE IL CIBO

1) Fai la lista della spesa

2) Procedi con acquisti ridotti e ripetuti nel tempo

3) Preferisci le produzioni locali e compra nei mercati a km 0

4) Acquista seguendo la stagionalità dei prodotti

5) Prendi la frutta con il giusto grado di maturazione

6) Separa le diverse varietà di frutta e verdura

7) Non tenere insieme i cibi che consumi in tempi diversi

8) Controlla sempre l’etichetta

9) Chiedi la doggy bag al ristorante per consumare a casa gli avanzi

10) Cucina con gli avanzi ricette antispreco