LA SPEDIZIONE PUNITIVA PER UNO “SGARRO” AL CLAN AVEVA RISCHIATO DI FINIRE IN TRAGEDIA

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Una spedizione punitiva con pestaggio degni di un film “pulp”, un regolamento di conti maturato nell’ambiente malavitoso viestano sarebbe potuto finire con l’ennesimo omicidio, sennonché il malcapitato, A. D., classe 1991, incensurato, era riuscito a sfuggire ai suoi aguzzini che, fattolo salire con un pretesto a bordo di un’auto, dopo averlo portato in luogo isolato lo avevano brutalmente picchiato, non portando a termine il loro proposito omicidiaro solo perché la vittima era riuscita, con la forza che solo la disperazione sa dare, a divincolarsi e a fuggire. La colluttazione era stata tanto violenta, i tentativi di trattenere la vittima così forti e la sua volontà di salvarsi talmente cieca che l’A. si era ritrovato senza più nulla addosso, a correre completamente nudo per le strade in cerca di aiuto.

I fatti risalgono alla prima serata dello scorso 8 settembre, di domenica, quando il personale di turno alla Guardia Medica di Vieste aveva contattato la locale Tenenza dei Carabinieri riferendo di aver poco prima soccorso tale A. D., ma che questi, mentre riceveva le prime cure, era improvvisamente fuggito. Il ragazzo era poi stato intercettato da una pattuglia, che si era subito messa alla sua ricerca, mentre vagava, ancora completamente nudo, in mezzo alla strada in stato di choc.

Immediatamente riportato al presidio medico, durante il tragitto l’A. aveva avuto la lucidità di raccontare che un paio d’ore prima la fidanzata lo aveva contattato chiedendogli di incontrarsi per un chiarimento a seguito di un litigio. Giunto allora sotto l’abitazione della ragazza, vi aveva invece trovato ad attenderlo D. M. G., zio della fidanzata stessa, oltre che padre di Danilo Pietro, il quale lo aveva invitato a salire in auto con lui. A bordo vi aveva trovato anche altri due soggetti già ben conosciuti, il che, anche se ormai troppo tardi, lo aveva portato ad intuire di essere caduto in un tranello al quale la ragazza si era prestata come esca. Ed infatti, appena giunti in una zona isolata, i tre, Della Malva Giuseppe, classe 1964, L. V., classe 1978, e L. L., classe 1982, tutti pregiudicati e di cui i primi due ritenuti estremamente vicini al gruppo criminale facente capo a M. R., avevano preso a colpirlo ripetutamente con estrema violenza al volto, al capo e su tutto il corpo, e intanto che sferravano colpi su colpi gli urlavano di restituire il denaro che aveva sottratto a D. D. M.. A nulla erano valse le sue implorazioni e i suoi tentativi di sottrarsi al pestaggio, finché, approfittando della confusione dovuta agli spazi angusti dell’abitacolo, era riuscito a infilare un finestrino e di lì, ormai insensibile anche al dolore, si era disperatamente divincolato, lasciando tutti i propri abiti, ridotti a brandelli, tra le mani degli aggressori.

I Carabinieri della Tenenza di Vieste, immediatamente attivatisi per riscontrare la dinamica dei fatti,  anche grazie alla visione dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza e dalla testimonianza degli operatori sanitari, avevano rapidamente individuato le due persone che lo avevano trovato e per prime soccorso, e che avevano confermato di aver visto correre lungo la strada quel ragazzo nudo e completamente ricoperto di sangue. Uno di loro era riuscito a caricarlo in auto e a trasportalo alla  Guardia Medica, dalla quale, nel timore di essere di nuovo raggiunto dai suoi picchiatori, era fuggito.

L’A., ricevute le prime e più urgenti medicazioni, per la gravità delle lesioni riportate era poi stato trasportato con l’eliambulanza all’ospedale di San Giovanni Rotondo, dove era stato dichiarato in pericolo di vita e, al fine di stabilizzarne le condizioni generali, farmacologicamente indotto allo stato di coma.

Le attività investigative, avviate con estrema tempestività e condotte dalla Tenenza di Vieste sotto la direzione della Procura della Repubblica di Foggia, avevano poi consentito di ricostruire nei minimi dettagli la vicenda, le responsabilità di ciascuna delle persone coinvolte ed il movente, individuato nella punizione che l’A. avrebbe dovuto subire per aver “osato” effettuare degli acquisti on-line utilizzando fraudolentemente una carta di pagamento riconducibile alla convivente di D. M. D. P..

La Procura della Repubblica di Foggia, raccolti così gli elementi a carico dei tre indagati, aveva richiesto l’emissione del provvedimento restrittivo nei loro confronti al GIP, il quale, avendo pienamente concordato con la ricostruzione fornitagli dalla Procura, aveva provveduto ad emettere l’Ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita nella notte di mercoledi scorso.

Ancora una volta la cittadinanza di Vieste ha avuto una nuova dimostrazione dell’efficienza della “Squadra Stato”, capace di individuare e colpire in tempi rapidissimi i responsabili dei crimini che si perpetrano sul territorio, che dovrebbe finalmente convincere chi ancora subisce in silenzio che è ora di uscire allo scoperto e far valere il proprio diritto a vivere e lavorare serenamente, da persone libere.