LA GROTTA DI PAPAGLIONE A SAN NICANDRO

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Avvicinamento.

Strada carrozzabile San Nicandro – Torre Mileto. Al chilometro 2 si svolta a destra per la carrareccia che sale in forte pendenza in direzione della Cascina Papaglione. Dopo circa 200 metri, lasciata l’auto, si prosegue a piedi verso est seguendo i tralicci dell’alta tensione. Nelle vicinanze del terzo traliccio è visibile una piccola dolina al cui fondo (sotto un albero di fico) è ubicato l’ingresso della grotta.

Descrizione.

Inghiottitoio fossile. La cavità inizia con un pozzetto profondo pochi metri che, tramite un breve scivolo ingombro di sfasciume roccioso, immette in una galleria scavata in regime freatico. Il pavimento della condotta, ridotto ad una stretta cengia, con un salto di 5 metri sfonda nell’ambiente sottostante ove si giunge in presenza di una biforcazione. Ad ovest della grotta prosegue fra grosse concrezioni a colonna sino a terminare in un tratto dall’evidente morfologia giovanile, in cui su pareti e volta sono visibili sculture alveolari e marmitte di evorsione.

In questa zona il pavimento è abbondantemente ricoperto di sedimenti argillosi che formano poligoni di disseccamento (attribuibili all’evaporazione dell’acqua ed alle conseguente diminuzione di volume di sedimenti stessi).

A nord la galleria, molto concrezionata, prosegue in salita e dopo 50 metri si restringe progressivamente sino a rendere disagevole la progressione. Quindi, sbocca in una sala di crollo molto fangosa in cui si notano alcuni angusti cunicoli che in breve divengono impraticabili.

Subito dopo l’inizio di questo ramo, sotto la verticale dell’ingresso, si apre un pozzo profondo 48 metri. A 20 metri dall’imbocco, quest’ultimo presenta un’ampia cengia oltre la quale prosegue verticalmente per altri 28 metri, impostato su una lunga e stretta frattura. Al fon do con un ultimo angusto saltino in frana, la grotta raggiunge la sua massima profondità.

Amedeo, F. Orofino, A. Pagliani