LA GRANDE FOTOGRAFA LISETTA CARMI PARLA DI SAN NICANDRO RICORDANDO MANDUZIO

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Lisetta Carmi, di anno 95, la più grande fotografa italiana, in mostra a Roma con “La bellezza della verità” (fino al 3 marzo al Museo di Trastevere) che ne mette in fila il percorso fotografico, svelando l’attenzione dedicata fra gli anni Sessanta e Settanta al porto di Genova, con i suoi vicoli e i suoi abitanti, ma anche ai cimiteri monumentali, e a paesi allora misteriosi quali Afghanistan e India.

Lei si racconta che la sua prima vita è stata la musica. “Io sono ebrea, ho iniziato a studiare pianoforte a dieci anni, e nel 1938, quando avevo tredici anni, in Italia arrivarono le Leggi Razziali, e io non potei più frequentare la scuola. I miei fratelli maggiori, Eugenio e Marcello, partirono subito per la Svizzera, io rimasi a Genova con la mia famiglia e continuai a studiare pianoforte. Iniziai poi a fare concerti. In quel periodo ho avuto molti allievi, mi piaceva moltissimo insegnare, perché sono convinta che la musica sia una formazione totale, incredibile. Se la musica viene studiata bene crea una struttura interiore potente, sia sul piano della creatività, che sul piano della forma e della sensibilità”.

Carmi, fino a trentacinque anni, continua a fare concerti, ma poi smette di suonare e sapendo che il mio amico Leo Levi, grande etnomusicologo italiano che viveva in Israele, andava spesso in Puglia, a San Nicandro Garganico, a registrare canti ebraici di un piccolo gruppo di persone che vivevano in questo piccolo paese seguendo gli insegnamenti di Donato Manduzio, decide di raggiungere Leo in Puglia e parte per San Nicandro Garganico con una piccola macchina fotografica e nove rullini.

Insomma tantissime foto per la nostra comunità ebraica della più grande fotografa italiana e che ritraggono Donato Manduzio che si convertì con molti abitanti del suo paese, formando nel 1920 Comunità Ebraica di San Nicandro Garganico.