LA CHIESETTA DI SAN GIUSEPPE

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Dopo una notte agitata, tormentato da incubi e pensieri

di quelli che fan soffrire, di quelli grandi, di quelli veri,

adagio, passo dopo passo, mi inerpico su una collina.

L’aria pungente mi fa destar prepotente l’offuscata mente

in una non tanto bella, uggiosa, cupa, primaverile mattina.

Stanco arrivo dinanzi a una piccola graziosa Chiesa

che da tutto il paese vedo leggiadra nel verde distesa.

Ci vengo per conoscere, per curiosar, non da credente

e la trovo bella proprio come la decantano quelli del paese.

Qui non so se si celebrano ancora riti e Sante Messe,

qui la gente si trascina per l’annuale scampagnata,

qui la gente viene a chiedere, a far voti, a far promesse.

Non riesco a capire perché è stata fatta e quando è nata,

in questo posto di vero pentimento e di consolazione,

forse per ingraziamento, ringraziamento o devozione.

È stata qui, sempre sola, aggredita dalle intemperie,

ora con erbacce, arbusti qua e là e alberi ancora sfrondati.

Porta posticcia con a fianco un provvisorio cumulo di macerie.

Fuori muri bianchi, lindi, di calce viva imbiancati,

 muri fatti di pietra senza vita, freddi, ammuffiti,

da qualche vandalo impunito affrescati con graffiti.

Uno slargo le fa da belvedere e la fa diventar più bella

e par del paese una romantica vigile, attenta sentinella.

E in questa giornata piovigginosa di inizio primavera

uno sprazzo di sole la bacia e la fa stella luminosa,

qual novella leggiadra donzella il giorno che si sposa.

Dentro, pareti nude, squallide, senz’arte e senza niente

con un altare, par di tufo, proprio da penitente.

In questo posto magico, incontaminato, dove regna pace,

tutto è dolce silenzio, tutto è mistero, tutto tace.

Solo fievoli folate di vento ovattate turbano l’ambiente

rompendo la monotonia con un flebile fruscio

e con un cielo plumbeo foriero di pioggia incombente.

Un’atmosfera mistica, che fa credere a chi non crede,

mi fa tirar fuori una intensa sentita preghiera,

perché nel silenzio, nel raccoglimento si sente la fede vera.

E se tu in questa Chiesa un giorno dovessi entrar, entra col cuore

e sentirai che nell’animo tuo c’è posto solo per l’amore.

In questa chiesetta mi sento rinfrancato, appagato, rilassato,

io che triste, mogio e sconsolato mi sentivo appena entrato.

E quando felice, esultante e gioioso fuori son uscito,

mi pareva di toccare proprio il cielo con un dito.

Erano svaniti i pensieri dall’indaffarato cervello

ed io mi libravo nell’aria, leggero, come fossi uccello.                                                                                                                        

                                                                              Emanuele Petrucci

Scritto tratto dai volumi delle “RICORDANZE”