IN ARRIVO CONTROLLI SERRATI SUL REDDITO DI CITTADINANZA

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L’Inps ha dato avvio ad una serie di controlli più stretti sui beneficiari del Reddito di cittadinanza, lo scopo è quello di stanare i soliti furbetti e comprendere se i beneficiari hanno realmente il diritto di ricevere il sussidio. Questa manovra è stata resa possibile grazie al Garante della privacy che ha dato il consenso all’Inps di incrociare i dati di diversi enti pubblici come Anagrafe tributaria, Agenzia delle Entrate, Aci, Pra, Regioni e Comuni, Ministero della Giustizia.

I controlli verteranno su una serie di elementi, come il possesso di beni immobili, intestazioni di autoveicoli, ricovero in strutture pubbliche di lunga degenza, condanne e misure cautelari personali. Nella nota del Garante della privacy a tal proposito si legge: “Il tutto ha l’obiettivo di favorire l’erogazione del Reddito di cittadinanza solo a coloro che ne hanno diritto e per i quali risulti dimostrato il reale stato di necessità”. L’Inps rende noto che i dati analizzati saranno utilizzati successivamente per verificare la permanenza dei requisiti di ciascun beneficiario. L’Inps conserverà i dati per un periodo “non superiore a 10 anni dal termine dell’erogazione dei benefici, salvo eventuali contenziosi”, che scenderanno a 5 anni se si interromperà la somministrazione del Reddito di cittadinanza.

Presso l’ACI saranno sottoposti a verifica l’intestazione di auto o moto. L’Inps fornirà all’ACI i codici fiscali dei componenti maggiori di età del nucleo familiare e la data di presentazione della domanda di Reddito di cittadinanza. Potrà, inoltre, a sua volta acquisire dall’Aci i nominativi e codici fiscali insieme ad informazioni su targa, tipo di veicolo, cilindrata, data immatricolazione, provenienza e data atto di proprietà. Sono esclusi i riferimenti ad auto e moto per cui è prevista un’agevolazione fiscale per le persone con disabilità. L’Inps si rivolge all’Agenzia delle Entrate, con la stessa procedura precedente, per verificare il requisito legato al patrimonio immobiliare del nucleo familiare.  Al Ministero della Giustizia ci si rivolge, fornendo i codici fiscali, per controllare se qualcuno dei componenti familiari è sottoposto a misure cautelari personali, a uno stato detentivo o a condanne definitive per i reati indicati dalla legge nei dieci anni precedenti la richiesta di Rdc. Alle Regioni si chiede la verifica del requisito concernente il ricovero in istituti di cura di lunga degenza o altre strutture residenziali a totale carico dello Stato o di altra amministrazione pubblica, mentre ai Comuni si chiederà la verifica della residenza.

Il Garante della privacy ha tenuto a precisare che tutto sarà svolto attraverso adeguate misure di sicurezza per assicurare integrità e riservatezza dei dati. Inoltre, nei flussi di trasmissione dei dati dovranno essere adottate specifiche misure tecniche, come la cifratura delle informazioni, la firma digitale e imponendo dei limiti agli stessi enti coinvolti. In questo caso i dati potranno essere trattati solo per il tempo necessario ad effettuare le verifiche, “rendendoli incomprensibili ai soggetti non autorizzati all’accesso e disponendo la loro immediata cancellazione una volta fornite le informazioni all’Istituto previdenziale”.

(atuttonotizie)