IL RAPPORTO 2022 “MARE NOSTRUM” DI LEGAMBIENTE SULLE COSTE PUGLIESI. NON MANCA LO SCHIAPPARO

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In Puglia, le coste predilette dai paladini del cemento illegale sono da sempre quelle del Salento. Un dato che trova conferma anche nell’ultima relazione annuale sull’abusivismo edilizio della Regione. Il Comune con il maggior numero di pratiche aperte nel 2021 risulta quello di Nardò, con 65 fascicoli. In provincia di Lecce, in un anno, i casi registrati sono saliti del 52%. Numeri evidentemente sottostimati, se si considera, come riporta lo stesso studio, che nemmeno il 35% dei comuni pugliesi ha dato, come dovrebbe, formale comunicazione delle violazioni urbanistico-edilizie registrate sul proprio territorio.

Nel mese di maggio, nel comune di Diso, sulla costa orientale della penisola salentina, i Carabinieri forestali hanno sequestrato 17 edifici su indicazione della Procura della Repubblica di Lecce. Secondo i magistrati, la lottizzazione, su un’area di 25mila metri quadrati sottoposta a vincolo paesaggistico, in località Marina dell’Aia, è abusiva e per questo hanno iscritto 35 persone nel registro degli indagati. Il Comune avrebbe rilasciato i permessi edilizi senza aver prima acquisito il parere della Sovrintendenza e il piano di lottizzazione non sarebbe stato sottoposto a Valutazione ambientale strategica. Il rilascio dei nulla osta avrebbe interessato anche lotti che ricadono nel perimetro del parco naturale regionale “Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase”, dove vige un vincolo alle sole attività agricole, pastorali e forestali.

Alla fine del 2021 la titolare di un noto stabilimento balneare di Porto Cesareo è stata condannata dal tribunale di Lecce a una pena di un anno e mezzo per aver realizzato nel corso di diversi anni una serie di opere abusive ad ampliamento e corredo della sua attività. In corso di indagini, la Capitaneria di porto aveva appurato, tra le altre cose, la costruzione di parcheggi, di immobili adibiti a camere e di porticati, l’ampliamento del locale pizzeria e la copertura irregolare di alcune sale: tutti lavori privi di autorizzazioni in un’area su cui vigono il vincolo paesaggistico e quello idrogeologico.

Stessa regione, altre coste, quelle del Gargano.

Anche qui, gli abusivi non mancano. Siamo nella Puglia che ospita uno degli ecomostri diffusi più devastanti del Paese, che Legambiente denuncia da decenni nei suoi dossier: il villaggio abusivo di Torre Mileto a Lesina, fatto da migliaia di seconde case tirate su a partire dagli anni ’70 senza fondamenta e allacci su una lingua di sabbia che divide il mare dal lago, dove le ruspe, dopo una breve apparizione tra il 2019 e il 2020, con la demolizione di alcune villette fatiscenti, non sono più tornate. Nell’ultimo anno, la Guardia costiera ha battuto palmo a palmo l’intera linea di costa, da Zapponeta a Marina di Chieuti, scoprendo ben 12 strutture balneari irregolari, i cui titolari sono stati denunciati. Sette di queste attività sono state sequestrate per la particolare gravità degli abusi.

Sempre la Capitaneria di porto, nel 2021, ha sequestrato un’area di 14mila metri quadrati a Pietra Egea, nel territorio di Polignano a Mare, sulla costa barese, su cui era in corso la realizzazione di alcune strutture prive di permessi; mentre a Bisceglie, qualche chilometro più a nord, è intervenuta mettendo i sigilli a una porzione di demanio marittimo di tre chilometri quadrati dove in titolari di una concessione balneare stavano realizzando una massicciata di 300 metri senza averne l’autorizzazione.