IL DECRETO SALVINI

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Protezione umanitaria: a chi spetta. Il giro di vite sull’immigrazione promesso da Matteo Salvini durante la campagna elettorale inizia a vedere la luce con il primo provvedimento, il decreto legge sulla protezione dei rifugiati approvato dal Consiglio dei ministri all’unanimità. Un punto che fa molto discutere è la quasi totale soppressione della protezione umanitari, uno strumento che secondo il ministro dell’Interno si presta a un uso smodato e perlopiù ingiustificato solo in Italia.

La protezione umanitaria è un istituto giuridico con cui si riconosce un permesso di soggiorno ai cittadini stranieri che, da una parte, non hanno i requisiti per l’ottenimento della protezione internazionale ma che, dall’altra, non possono essere rimpatriati per motivi umanitari o derivanti da obblighi internazionali o costituzionali. Per esempio, per motivi di salute o di età, oppure perché vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di insufficiente rispetto dei diritti umani, di carestie o disastri ambientali o naturali. Ha una durata di 2 anni e consente a chi ne beneficia di lavorare sul territorio italiano, accedere all’assistenza sanitaria e richiedere il rilascio di un titolo di viaggio per stranieri.

La protezione umanitaria non ha fondamento giuridico internazionale e ogni stato è libero di prevederla oppure no. In Italia è stata introdotta nel 1998 ed è attualmente regolata dall’articolo 5 comma 6 del testo unico 286/98. Quindi, prima di costituire la forma residuale di tutela rispetto alla protezione internazionale, si tratta di un istituto giuridico a sé. La norma prevede, in via generale, che, nel caso in cui non vi siano i presupposti per il rilascio o il rinnovo del titolo di soggiorno secondo le ordinarie regole, il questore debba comunque rilasciarlo in presenza di “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”.

Negli ultimi anni sono aumentate di molto le concessioni di questa forma di protezione. Se nel biennio 2008-2009 i permessi di soggiorno umanitari rappresentavano una porzione minoritaria delle protezioni concesse, oggi sono la maggioranza. In particolare, nel 2012, a seguito dei provvedimenti adottati in merito alla cosiddetta emergenza Nord Africa, la protezione umanitaria ha rappresentato oltre il 70 per cento delle decisioni positive. Dal 2014 è aumentata di nuovo, raggiungendo nel 2017 quasi il 60 per cento degli esiti positivi rispetto a coloro a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato (20 per cento) o la protezione sussidiaria (20 per cento).

L’identikit di chi ne beneficia. È interessante capire anche le caratteristiche anagrafiche dei soggiornanti umanitari. Sono perlopiù uomini (84 per cento del totale). Questo risultato però risente del fatto che quello maschile è il genere più rappresentato nei flussi migratori in Italia. Se consideriamo il totale delle donne immigrate, quelle che ottengono la protezione umanitaria sono circa un terzo, una quota quindi importante. Inoltre, sono i più giovani a beneficiare di questo tipo di protezione: gli under 35 rappresentano l’86 per cento del totale. Anche in questo caso però è bene precisare che per la fascia d’età 14-17 anni la protezione umanitaria rappresenta il mezzo principale per la regolarizzazione in Italia: ne beneficiano quasi due terzi dei ragazzi immigrati di questa fascia d’età. Anche perché in caso di diniego sono particolarmente difficili da espellere, soprattutto se rientrano nella categoria dei minori non accompagnati.

I dieci paesi di origine da cui proviene oltre l’80 per cento del totale sono perlopiù paesi problematici e di estrema povertà. Curiosamente, però, guardando ai dati del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017 si nota come la protezione umanitaria abbia un peso relativo maggiore per chi arriva da paesi americani ed europei (una quota comunque minoritaria di chi richiede asilo in Italia).

La protezione umanitaria si concede solo in Italia? La narrazione leghista ha spesso indicato la protezione umanitaria come un problema, in quanto strumento eccessivamente benevolo e previsto solamente dall’Italia. In realtà la norma è presente anche in altri paesi, benché nell’Unione europea soltanto Slovacchia e Italia la utilizzino in maniera significativa.

Come il decreto può rivelarsi un boomerang. Da questi dati è quindi evidente che la soppressione della protezione umanitaria rischia di creare molti irregolari in più, visto il numero delle persone che ne beneficiano. Un rischio che oltretutto va contro il principio di lotta alla clandestinità del governo gialloverde. Se infatti non saranno rinnovati i permessi di soggiorno umanitari concessi nel 2016 e nel 2017, gli irregolari potrebbero aumentare di oltre 30 mila persone, secondo simulazioni Ispi. Inoltre, con una stretta sulla concessione della protezione umanitaria rischieranno di rimanere meno tutelati proprio i più giovani.

Chiara Giannetto, Mariasole Lisciandro e Lorenzo Sala