EDITORIALE DELLA DOMENICA. LETTERA APERTA AI POLITICI DI SAN NICANDRO

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Il clima politico a San Nicandro, come da tempo prevedibile, rimane sempre acceso e lo si è visto anche dalla prima convocazione andata deserto dell’ultimo consiglio comunale. Entro fine mese si dovrà approvare il bilancio. Cosa accadrà in quella occasione?

Ecco allora scagliarsi l’un contro l’altro per far valere la propria posizione. Forse qualcosa non va in questo modo di fare politica.

Non bisogna mai denigrare l’avversario politico ma esaltare i suoi argomenti di forza facendo capire e convincere che le sue soluzioni a certi problemi possono essere corrette e migliorate. Contrapporsi vuol dire perdere la fiducia dell’altro il quale estremizzerà la sua opposizione fino a convincere maggiormente sé stesso che le sue scelte sono le migliori.

Ci vogliono intelligenza e idee sicuramente efficaci per un coinvolgimento dell’altro il quale deve cominciare ad avere dubbi sulle sue precedenti sicurezze. E per vincere questa battaglia culturale la domanda da porsi è se la tua proposta  sia effettivamente più qualificata. Non dobbiamo convincere noi stessi ma devono farlo gli altri i quali non facilmente saranno propensi a cambiare il loro lavoro di idee. E’ questo il momento di incontro che è rispetto verso il lavoro altrui senza indebolire le intelligenze che hanno partorito quel lavoro. Anzi, cercando di prendere spunti da quanto da altri presentato, si deve trovare la possibilità e la forza di una integrazione, sia pure parziale, al tuo lavoro in modo che il risultato finale sia considerato comune e, quindi, più facilmente accettabile.

Lo scontro non dà risultati e sul campo restano ferite e rancori che sono molto divisivi. La capacità di dialogo deve appartenere ad una politica del domani in cui non ci deve essere l’imposizione di idee ma condivisione convinta di una progettualità comune.

Un capolavoro teatrale, per esempio, è l’incontro di più anime, quella di chi ha scritto il testo, degli attori, delle maestranze, del costumista, del commento musicale, delle luci, del regista. Non sempre tutti concordano su determinate scelte. Sarà il regista che deve prendersi carico delle varie anime all’interno del contesto prima recependo tutte le possibili osservazioni e nuove idee e poi scrivere lo storyboard di quel lavoro che convinca tutti e che, in fondo, resta sempre la sua visione della pièce teatrale sicuramente migliorata perché ha recepito qualche idea migliore della sua.

In ogni caso, bene la determinazione nelle scelte ma ricordiamoci sempre che noi non siamo gli altri ma desideriamo che gli altri siano noi. La chiusura alle loro idee è una sconfitta culturale, mentre un’apertura alle loro idee è la modernità di un futuro che deve partire dall’oggi.

Il Direttore