COS’E’ LA PASQUA EBRAICA

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Se nella tradizione cristiana la Pasqua commemora la risurrezione di Gesù, in quella ebraica celebra la liberazione degli ebrei dalla schiavitù dell’Egitto. Anche simboli e rituali sono, quindi, diversi, benché ci sia una sorta di affascinante equilibrio tra somiglianza e differenza tra i due festeggiamenti. A entrambe, ad esempio, fa da sfondo la primavera, stagione di rinascita.

Pèsach o Pèsah (parola ebraica tradotta letteralmente in italiano con “passaggio”, dal verbo pāsaḥ “passare oltre”) è la Pasqua ebraica (Passover in inglese). Si tratta una ricorrenza molto importante nella storia religiosa del popolo ebraico, perché ricorda il passaggio dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione e all’esodo verso la Terra Promessa.

Per far sì che la Pasqua ebraica sia ben compresa bisogna fare un gran salto nel passato. In origine, fu una festa agricolo-pastorale, la Pesach segnava il principio della primavera, il periodo in cui i contadini celebravano il raccolto delle prime spighe d’orzo e i pastori nomadi la transumanza. Quando gli ebrei uscirono dall’Egitto, la festa assunse un nuovo significato storico commemorativo.

L’istituzione di questa ricorrenza trae origine da una vicenda narrata nel Libro dell’Esodo.

Per convincere il faraone a liberare gli ebrei dalla schiavitù, Dio aveva mandato 9 terribili piaghe che avevano devastato l’Egitto. Tuttavia, il sovrano si ostinava a tenere il popolo prigioniero. Così, Dio annunciò la decima piaga: avrebbe colpito ogni primogenito nel Paese. Tramite il profeta Mosè, ordinò al popolo di Israele di marcare gli stipiti delle loro porte con il sangue di agnello, affinché gli ebrei scampassero al massacro: “quand’io vedrò il sangue, passerò oltre, e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi”, si legge nel Libro dell’Esodo.

Così, Mosè dispose che nel pomeriggio del 14 del mese di abīb (in seguito detto nisān) ogni famiglia ebrea immolasse un agnello facendo come Dio aveva ordinato. Le carni dell’animale sacrificato dovevano poi essere arrostite e mangiate in fretta, insieme con pane non fermentato (azimo) ed erbe amare. Le abitazioni degli ebrei vennero, così, risparmiate, mentre tutti i primogeniti che dormivano nelle case non marchiate dal sangue d’agnello vennero uccisi. Vinto da quest’ultima, tragica piaga, il faraone acconsentì a lasciare il popolo ebraico libero di lasciare l’Egitto.

Riti e tradizioni della Pasqua ebraica

Nell’Antico Testamento, Pesach indica la cena rituale celebrata nella notte fra il 14 e il 15 del mese di Nisan, in ricordo della festività che aveva preceduto la liberazione dalla schiavitù in Egitto. In terra d’Israele è, infatti, la stagione in cui maturano i primi cereali. La durata è di otto giorni (sette nel solo Israele), dei quali i primi e gli ultimi due sono di festa solenne (il primo e l’ultimo, invece, in terra di Israele).

Per tutta la durata della ricorrenza è vietato cibarsi di qualsiasi alimento contenete lievito (persino di possederlo): ciò in ricordo di quando gli ebrei, liberati dalla schiavitù, furono costretti a lasciare l’Egitto talmente in fretta da non avere il tempo di far lievitare il pane. Si mangia, invece, il matzà (pane azzimo) un pane non lievitato e scondito, simbolo della durezza della schiavitù, come si legge sulla pagina di Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI).

Nei giorni che precedono la Pasqua ebraica si pulisce tutta la casa per essere sicuri che siano eliminati anche i più piccoli residui di sostanze lievitate (da qui, l’espressione “pulizie di Pasqua” o “di primavera”)

La prima sera si celebra il Seder, che in ebraico vuol dire “ordine”. Si tratta di una cena speciale, durante la quale vengono rievocate e discusse le fasi dell’Esodo secondo un ordine prestabilito, rileggendo l’antico testo della Haggadah. Si consumano vino, pane azzimo ed erbe amare in ricordo delle vicende legate alla liberazione degli ebrei dalla schiavitù.

I bambini vengono particolarmente coinvolti nel Seder, la cena della prima sera della Pasqua ebraica, in modo che possano apprendere le vicende dell’uscita dall’Egitto sin da piccoli e considerarla una parte fondamentale della loro storia.

Durante la cerimonia della prima sera, il piatto del Seder, solitamente decorato con i principali simboli della festa, rappresenta la parte centrale della narrazione che precede la cena. Si mettono tre matzòt (azzime) sul tavolo, una sopra l’altra, di cui verrà spezzata in due solo quella di mezzo. Come riporta il sito Chabad esse simboleggiano i tre tipi di ebrei: Kohèn, Levi e Israel, ma ricordano anche le tre misure di farina fine con cui Abramo disse a Sarà di preparare le matzot quando ricevettero la visita dei tre angeli.

Sul piatto ci sono:

karpas, un gambo di sedano o cipolla cruda, che rievoca la primavera e la mietitura

betzà, un uovo sodo, simbolo del lutto per la distruzione del Tempio e anche della nascita della nazione di Israele

zeroà, collo di pollo arrostito o zampa di agnello, a ricordo del sacrificio nella notte della morte dei primogeniti egiziani

maror, erbe amare, come cren (rafano) o gambi di lattuga che rappresentano la durezza della schiavitù

charoset, una sorta di marmellata a base di frutta fresca, secca e vino che ricorda l’argilla con cui gli ebrei fabbricavano i mattoni durante la schiavitù in Egitto. (nostrofiglio)