Qualche notizia in più sul dolce del Carnevale.
Chiacchiere, cartellate, zeppole, sporcamuss e castagnole: ogni dolce racconta una storia di festa e condivisione, portando in tavola l’essenza della tradizione pugliese. Quella garganica rappresentata dal “Poperato” , meglio conosciuto con il nome di “Pupurat”, unisce due comuni: San Nicandro Garganico e Monte Sant’Angelo diventando uno dei prodotti tradizionali del Gargano.
Il Gal Gargano così descrive questo dolce: “Dolce tipico di alcuni paesi del Gargano, il poperato o “puprète” è un nome di probabile derivazione albanese, come ci testimonia l’etnografo e studioso delle tradizioni popolari Giovanni Tancredi. La forma del poperato è rotonda, del diametro di 20 cm circa. Il dolce è intervallato da “tagli”, detti in dialetto locale “’ntacc”, che fungono da sua unità di misura. La consistenza croccante esterna cede il posto, internamente, ad una pasta morbida e compatta. Dolce estremamente profumato per la presenza, al suo interno, di numerose spezie e aromi, è ottimo da abbinare ad un passito o da gustare in compagnia di una semplice tazza di tè.
Dolce speziato, il poperato condensa ingredienti molto profumati e aromatici: farina, zucchero, miele, alloro, cannella, chiodi di garofano, succo di arancia e buccia di limone, “nzogna” – grasso di maiale –, cioccolata, cacao e mosto cotto. L’impasto si lavora su una spianatoia e si chiude a forma di ciambella dello spessore di 3 o 4 centimetri. Tali ingredienti impreziosiscono lo scuro tarallo e richiamano sapori e gusto orientali. Il risultato è una preziosa miscela di ingredienti ancora oggi preparata in occasione della festa del Carnevale. E’ sempre G. Tancredi che ci racconta di come si preparavano i poperati: “Anticamente si facevano per lo più di notte e durante la lavorazione della pasta le donne cantavano canzoni nuziali e gli uomini bevevano vino e scherzavano per il buon augurio agli sposi.”
Il Parco del Gargano coì parla di questo dolce: “I poperati o prupate sono grossi taralli dolci speziati di origine albanese. Il nome deriva da una espressione dialettale propria di quella lingua e la loro acquisizione al patrimonio culturale garganico è comprensibile se si ricorda il lungo dominio degli Skandemberg nel Gargano. Oggi sono usati soprattutto nel periodo di carnevale, infilati al braccio destro, ma anticamente erano preparati in occasione di fidanzamenti e sposalizi, quando ciascun invitato riceveva “na cocche de puprète”, cioè due piccoli taralli da conservare in un ampio fazzoletto. La preparazione notturna era occasione di canti augurali e di grandi bevute.
Gli ingredienti sono farina di frumento, zucchero, miele, vin cotto, strutto, cannella, chiodi di garofano, scorza di limone e di arancia. La ricetta prevede che si mescoli la farina con il miele (un chilo di miele su cinque di farina), oppure con mosto cotto e un po’ di lievito, chiodi di garofano, cannella. Con l’impasto ottenute si forma un cilindro dello spessore di 3-4 centimetri, lungo sessanta. Si sovrappongono le estremità del cilindro e le si blocca con un chiodo di garofano, formando così una ciambella di circa venti centimetri di diametro. I poperati sono dolci semplici ma dal piacevole gusto inaspettato grazie all’uso delle spezie, ideale spuntino per le escursioni in giro per questa terra”.
L’area di origine non è ancora nota, sicuramente è il Gargano, ma pare abbia avuto origine in due Comuni garganici: Monte Sant’Angelo e San Nicandro Garganico. In tutti e due i casi, i Poperati, sono dolci tipici con la stessa forma e circa lo stesso colore ma a cambiare è qualche ingrediente. Infatti, nel caso della preparazione dei Poperati nelle città del Gargano-Nord, si utilizza il “miele di fichi” anziché il “vin cotto”.
Per la sua storia, si può affermare questo dolce è di etimologia incerta e il suo nome potrebbe essere relazionato a termini dialettali in lingua arbëreshë (pur non essendo Monte Sant’Angelo e San Nicandro Garganico comuni arbëreshë) e la sua nascita risalirebbe al XVI secolo.
Il poperato, al giorno d’oggi, costituisce uno dei dolci della tradizione carnascialesca di San Nicandro Garganico e di Monte Sant’Angelo (ma lo si può trovare in ogni periodo dell’anno) mentre invece, nel passato, era preparato principalmente in occasione di fidanzamenti e matrimoni.
A San Nicandro Garganico, questo dolce accompagna sempre il “Carnevale Sannicandrese”.