ARCELORMITTAL AVVIA LA PROCEDURA PER RESTITUIRE AI COMMISSARI L’EX ILVA

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Il colosso dell’acciaio si muove prima del vertice a palazzo Chigi con il governo. Allo Stato vengono restituiti 12 siti e 10.777 lavoratori. La Fim-Cisl proclama lo sciopero ma i sindacati sono divisi. Il confronto con l’esecutivo dura tre ore e mezza.

Sono le 10.30 e a palazzo Chigi manca ancora mezz’ora al vertice fissato dal governo con ArcelorMittal. In ballo c’è il futuro dello stabilimento ex Ilva di Taranto. Si attendono i due pesi massimi del colosso franco-indiano dell’acciaio, Lakshmi Mittal e Aditya Mittal, padre e figlio, ceo e direttore finanziario. È in quei minuti che l’azienda avvia formalmente la procedura per la cessione del ramo italiano: 12 siti, tra cui quello pugliese, e 10.777 lavoratori vengono riconsegnati allo Stato. La trattativa non fa neppure in tempo a partire che arriva già il primo posizionamento di peso da parte di uno dei due player seduti al tavolo.

Già martedì l’amministratore delegato del gruppo Lucia Morselli aveva annunciato la decisione di avviare la procedura ai segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm, incontrati a Taranto. Ma è evidente che farlo poco prima dell’inizio del tavolo con l’esecutivo ha un significato che travalica il timing dell’operazione e va a impattare sul contenuto stesso della trattativa. In poche parole: è una decisione che mette pressione e alza ulteriormente la temperatura del confronto con il premier Giuseppe Conte e la pattuglia di ministri che lo accompagnano alla riunione. Al tavolo di palazzo Chigi siedono infatti anche il titolare dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, quello dell’Economia Roberto Gualtieri, il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e Roberto Speranza, che ha il portafoglio della Salute. C’è anche Teresa Bellanova, ministra per l’Agricoltura, e il sottosegretario alla programmazione economica e investimenti Mario Turco. I ministri presenti sono l’espressione di tutte le anime della maggioranza.

Nella comunicazione presentata da Mittal in base all’articolo 47 della legge 428/90, che Huffpost è in grado di pubblicare, l’azienda rende noto l’avvio formale della procedura per restituire gli stabilimenti ex Ilva, acquisiti nel 2018, ai commissari. Tutti gli attori in campo, dal Mise, agli stessi commissari, alle organizzazioni sindacali, sono avvisati della scelta. La retrocessione dei rami d’azienda e il conseguente trasferimento dei lavoratori avverrà entro trenta giorni dalla data del recesso.

Eccoli, i dettagli. La retrocessione degli impianti e dei dipendenti riguarda gli stabilimenti di ArcelorMittal Italia di Taranto (8.277 unità), Genova (1.016), Novi Ligure (681), Milano (123), Racconigi (134), Paderno Dugnano (39), Legnaro (29) e Marghera (52) per un totale di 10351 dipendenti. A questi si aggiungono i dipendenti delle società del gruppo ArcelorMittal: Amis (64), Am Energy (100), Am Tabular (40), Am Maritime (222). Il totale fa 10.777 lavoratori.

Il segnale lanciato da Mittal arriva all’indomani della causa intentata dalla stessa azienda davanti alla magistratura. Ci vorrà però qualche giorno prima che la Sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano assegni la causa adun giudice, con fissazione poi della data d’udienza.

La partita si gioca su più livelli, ma Mittal arriva al tavolo con il governo con le valigie in mano. Alle 12 parte il confronto a palazzo Chigi. La Fim-Cisl, intanto, lancia l’allarme. La decisione di ArcelorMittal di andare via da Taranto “sta già causando il fermo delle aziende di appalto che hanno avviato le procedure di cassa integrazione, stiamo parlando di altri 4000 lavoratori che rischiano da subito di restare senza lavoro”, dice il segretario generale del sindacato Marco Bentivogli. È tempo di sciopero. Quello della stessa Fim-Cisl parte alle 15 e durerà 24 ore. Ma il sindacato è spaccato: Fiom, Uilm e Ubs preferiscono sospendere ogni decisione. A palazzo Chigi la riunione va avanti per tre ore e mezza. Al termine bocche cucite. Ai ministri è affidato il silenzio fino alla conferenza stampa che si terrà dopo il Consiglio dei ministri. (huffingtonpost)