Su “La Tecnica della scuola” alcuni lettori scrivono in merito all’abbigliamento degli studenti e sul decoro e rispetto verso i docenti i compagni di classe. Si discute sull’abbigliamento non affatto morigerato che tengono gli alunni a scuola. Infatti con l’arrivo della bella stagione e del caldo che coincide con il termine delle lezioni e l’inizio degli Esami di Stato nella scuola secondaria di primo e di secondo grado gli studenti e le studentesse si dimenticano del bon ton e del modo di vestirsi a scuola offrendo uno spettacolo che non tiene affatto conto della morigeratezza dei costumi a scuola.
Si vedono, infatti, ragazzi che vanno a scuola in canotta e in bermuda (ed anche con infradito) come se dovessero andare al mare e ragazze con vestiti leggeri che spalle completamente scoperte, gonne molto corte e addirittura con scarpe tacco 12. Questo modo di vestire non è certamente consono all’ambiente scolastico e alcuni dirigenti scolastici (ma dovrebbero farlo tutti) hanno, giustamente, emanato delle circolari per invitare gli studenti a recarsi a scuola con un abbigliamento adatto al luogo e all’ambiente. Ovviamente ciò ha provocato rimostranze da parte degli studenti e dei genitori e questi ultimi hanno l’importante e delicato compito di richiamare i figli anche sull’abbigliamento da indossare per la scuola.
In un ambiente scolastico ci si veste in maniera adeguata e la stessa cosa vale per tutti gli uffici e gli enti pubblici e privati. La foggia del vestire cambia a seconda del luogo in cui ci troviamo e quindi non ci si può vestire in tenuta da spiaggia recandosi a scuola o anche sul posto di lavoro. Tali considerazioni, ovviamente, rientrano sempre in un discorso educativo perché la buona educazione ci insegna non solo come gli adolescenti e i giovani debbano comportarsi quando sono a scuola, ma anche quando indossano l’abbigliamento adatto per l’ambiente scolastico.
Nel Salento come risposta alla decisione dei presidi di non allentare i freni inibitori dell’abbigliamento, sono intervenuti gli studenti della rete USLecce il cui Comitato Studentesco così chiarisce: “Crediamo che la scuola debba educare ad una sana e consapevole scoperta di sé stessi, al rispetto del proprio corpo e di quello degli altri e delle altre. I luoghi della formazione dovrebbero rappresentare un luogo libero in cui sentirsi a proprio agio ed esprimersi liberamente e che queste dichiarazioni siano minatorie della funzione sociale che la scuola ha. È evidentemente necessario costruire forme di rispetto per i luoghi della conoscenza, ma queste non possono tradursi in imposizioni e minacce senza alcun fondamento pedagogico, quanto piuttosto su una cultura del dialogo e della cooperazione invece che della ghettizzazione, utili a fornirci gli strumenti per elaborare un nostro pensiero critico e del rispetto di noi stessi e degli altri. Sui nostri corpi e nelle nostre scuole decidiamo noi.”