UN RIONE DI SAN NICANDRO: “U D’POS’T”

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Civico 93 ritorna a trattare la storia della nostra cittadina e, questa volta, parla di rioni di San Nicandro. In particolare de “U D’pos’t” o “Deposito” in lingua italiana.

Innanzi tutto perché si chiama così? La risposta ce la fornisce l’autore sannicandrese Silvio Petrucci che così scrive.

Si chiama “D’pos’t” perché, un tempo, stando alle testimonianze degli anziani, una delle case di quella zona era adibita a deposito delle salme, per una breve sosta che queste facevano, dopo il funerale, specie durante la notte e prima di essere avviate, nell’ultimo tratto del trasporto, al cimitero.

La “Via Provinciale”, infatti, compiuto il percorso rettilineo dall’ingresso all’uscita del paese, si arrampica subito, con tre svolte, su una collinetta pietrosa dietro la quale appare il camposanto, sul limitare di una vasta verdeggiante e luminosa campagna.

In tempi lontano, per indicare la località del cimitero, si diceva la “fronna” oppure “ort’ d’ fronna”, forse per le fronde di un boschetto allora esistente in quei paraggi o, come il Vocino è più incline a ritenere, a causa della vicinanza di un bel vigneto (la “vigna a fronna” dei Caruso, passata poi a Meraviglia), che illeggiadriva il malinconico panorama cimiteriale presentantesi, a chi percorreva la statale, in tutta la sua ampiezza.

Dal cancello il luogo sacro si spiega interamente alla vista, in un aspetto pulito e ordinato, con il lungo vialetto centrale scorrente tra siepi di mirtillo ed alti cipressi e con le linde cappelle marmoree allineate lungo il muro di cinta e sparse qua e là.