SAN NICANDRO: “LA IER’VA CA N’ VU’, ND’ L’ORT’ NASC’”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “La ier‘va ca n‘ vu‘ nd‘ l‘ort‘ nasc ” cioè “ L‘erba che non vuoi nell‘orto nasce”.

A volte il dato è ineluttabile. Spesso abbiamo l‘impressione che qualcun o qualcosa si accanisca contro di noi quasi a volerci impedire la realizzazione di piani o programmi faticosamente elaborati; cosi, tanto per farci un dispetto.

Piuttosto chiediamoci: è soltanto fatalità o bisogna ritenere come preordinato questo succedersi di eventi? Noi uomini non riusciamo a svelare questo mistero. Allora non ci resta che una strada: rassegnarci e farcene una ragione; convincerci che la vita ha i suoi risvolti negativi e drammatici; capire che la nostra condizione di essere umani comporta anche delusioni, amarezze, inganni, insidie, tradimenti.

Allora non è inopportuno armarci di tanta buona volontà di cui siamo capaci per non cedere alle avversità della vita, per vincere tutto ciò che insidia la nostra tranquillità. Noi riteniamo che la strada maestra sua quella di procedere, innanzitutto, alla formazione del proprio carattere mediante un insieme di atteggiamenti psichici che rispecchino, si, i sentimenti di bontà e di comprensione, momenti di solidarietà e atti di generosità, ma che siano, nel contempo, manifestazioni di risolutezza di propositi, di saldezza d‘animo, di volontà incrollabile.

La difficoltà è la cattiveria dei tempi che stiamo vivendo costituiscono una ragione di più perché ciascuno di noi sia pronto ad affrontare i disagi e le angustie che la vita, nostro malgrado, ci riserva. Non si tratta, ovviamente, di una passiva accettazione di quanto potrà accaderci, ma non dobbiamo dimenticare che l‘imponderabile può s more verificarsi e noi allora, abbiamo il dovere di affrontare la nuova situazione con determinazione e coraggio. Questo è il solo modo per estirpare le erbe cattive che infestano il nostro territorio. Vogliamo dire che la nostra conduzione di uomini liberi, cioè, di persone capaci ti realizzare e di realizzarsi liberamente, è la sola garanzia per affrontare serenamente quel tipo di erba che infastidisce, addolora e mortifica la vita dell‘uomo sulla torre. In ogni caso, cerchiamo di sradicarla dal nostro giardino, ovviamente emarginiamo e discriminiamo nel nostro ambiente tutt’e quelle persone che, al pari “della mala erba che infesta e appesta” contaminano e corrompono idealità e coscienze.