SAN GIOVANNI ROTONDO, BARBANO HA SCELTO DI GOVERNARE A QUALSIASI COSTO

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Tradito il mandato elettorale, il sindaco consegna la città al centro-destra

C’è chi, per salvare la poltrona, è disposto a vendersi tutto: promesse, credibilità, progetti e perfino la propria dignità. È il caso del sindaco Filippo Barbano, che ha ritirato le proprie dimissioni e presentato la nuova Giunta, figlia illegittima dell’accordo che vede l’ingresso in maggioranza di due consiglieri di centro-destra: un’operazione politica che smentisce ogni principio di coerenza e tradisce il mandato elettorale ricevuto.

Il Circolo “L. Pinto” del Partito della Rifondazione Comunista denuncia ogni tentativo disperato del sindaco di legittimare questo accordo contro-natura con frasi ridicole: un patto programmatico che, per mezzo social sulle pagine istituzionali si dice nell’«esclusivo interesse della città», addirittura si afferma ancora che si parli di «rallentamento dell’attività politica provocato da motivazioni non politiche», per poi chiudere con «decisione frutto di attente riflessioni e verificata la volontà di alcuni gruppi consiliari dotati di elevato senso di responsabilità e spirito di appartenenza». Forse sarebbe il caso di dire, ma Barbano chi crede di prendere in giro? Tutti sono a conoscenza di quello che non è altro che un mero calcolo di sopravvivenza, che si regge su ambiguità e accordi poco trasparenti.

Il «senso di appartenenza» sarebbe quello di chi per garantirsi un posto alla tavola del potere ha preferito farsi espellere da Forza Italia, pur di fare da stampella a una maggioranza risicata e moribonda? Ci si dimentica di tutte le interviste di chi, senza nascondere le sue reali intenzioni, parlava di un passaggio obbligato per rilanciare il centro-destra cittadino e gettare le basi per la prossima tornata elettorale?

E poi c’è «l’elevato senso di responsabilità», quello che assegna la delega e l’assessorato ai Lavori Pubblici. Agli occhi di tutti, più che una scelta basata sulle competenze, appare come una chiara concessione politica. Il rischio, però, è che si sia finiti per mettere la volpe a guardia del pollaio.

Che fine ha fatto il Barbano che parlava di «essere sotto ricatto»? Cos’è cambiato? Ora quel ricatto ha cambiato nome, ora sono poltrone, cariche politiche, alleanze. “Alleanze” di cui Barbano si definisce addirittura il «garante». Il sindaco ci sembra ormai un simbolo da processione: mentre lui cammina dietro le statue e le icone, gli altri decidono per lui.

Dove sono finiti i «Mario Draghi», gli assessori competenti, i profili tecnici, le eccellenze della nostra realtà civile? Al loro posto una giunta improvvisata, costruita solo per tenere insieme i pezzi. Una scelta, quella della giunta, che non nasce da convinzioni politiche ma da necessità numeriche di spartizione del potere. Perché in una risicata maggioranza a 9 (anzi 8, più il sindaco) ogni voto è decisivo, ogni equilibro precario. Il Bilancio Consuntivo nel prossimo Consiglio Comunale di venerdì 13 giugno sarà approvato, ma quanto durerà questa tregua? Basterà un – mal di pancia – di troppo, una promessa non mantenuta, e tutto tornerà a traballare.

Questa maggioranza nasce sotto il segno del ricatto, e finirà nello stesso modo in cui è nata.

Ma nel Consiglio Comunale di venerdì, Rifondazione Comunista, attraverso il consigliere Roberto Cappucci, presenterà due atti politici chiari, radicali e coraggiosi.

La prima mozione propone che il sindaco e il Comune si facciano promotori del riconoscimento dello Stato di Palestina. In un momento storico segnato da massacri, distruzioni e oltre 50.000 morti civili, chiediamo che il Consiglio Comunale si schieri dalla parte del diritto e della giustizia, riconoscendo l’esistenza e la sovranità di un popolo martoriato da decenni, vittima di una lenta e sistematica pulizia etnica. È una questione di civiltà per San Giovanni Rotondo, la città che il sindaco puntualmente definisce “Città per la Pace e per i Diritti Umani”.

La seconda mozione chiede la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. È una vergogna che, un secolo dopo, il nome del capo del Fascismo figuri ancora tra quelli onorati dalla città. Mussolini è stato il capo di un regime responsabile di crimini politici, deportazioni, persecuzioni razziali, esili forzati, rastrellamenti. Un’onta che deve essere cancellata per sempre dalla storia della nostra città.

Ciascun consigliere, in quell’aula, dovrà assumersi la responsabilità politica del proprio voto. Scegliere di votare contro o di alzarsi dall’aula e disertarla significherà scegliere di mantenere la cittadinanza a un dittatore fascista e negare la legittimità di un popolo in lotta per la propria sopravvivenza.

Venerdì 13 giugno, la “nuova maggioranza” avrà finalmente modo di mostrare la sua vera faccia. E la città ne prenderà atto.

Circolo “L. Pinto” del Partito della Rifondazione Comunista