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LA PUGLIA HA EMESSO L’ORDINANZA PER LA MANUTENZIONE DI PICCOLI FONDI AGRICOLI

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On. Faro: «Il presidente Michele Emiliano ha accettato la proposta del M5s, si tratta di un risultato importante»

«Consentire in questa fase la conduzione di poderi, orti e vigneti finalizzata al sostentamento familiare, è molto importante. Il Presidente della Regione Puglia ha fatto bene ad ascoltare la nostra proposta, del M5s e del Gruppo consiliare in Regione, e a firmare la delibera che permette, con regole precise, la manutenzione dei piccoli fondi agricoli. Finalmente si fa chiarezza e si possono evitare sanzioni per chi è privo di partita Iva o iscrizione camerale. Se pur con ritardo, la nostra richiesta risale a più di dieci giorni fa, accogliamo con sollievo la decisione del presidente». Dichiara la deputata del Movimento 5 stelle Marialuisa Faro, che da subito, sollecitata da numerosi proprietari di piccoli fondi, ha sollevato l’importanza e l’urgenza dell’ordinanza.

L’ordinanza permette la manutenzione dei piccoli fondi agricoli e l’eventuale conduzione degli animali presenti nel fondo stesso, è stata emanata nella tarda serata di ieri dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

Dunque, in Puglia è ammesso lo spostamento all’interno del proprio comune o verso altro comune per lo svolgimento in forma amatoriale di attività agricole e la conduzione di allevamenti di animali, ovviamente nel rispetto di quanto previsto dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri 10 aprile 2020 e di tutte le norme di sicurezza relative al contenimento del contagio da COVID-19. L’ordinanza prevede che si può raggiungere la proprietà per non più di una volta al giorno, limitatamente agli interventi strettamente necessari alla manutenzione dei fondi, alla tutela delle produzioni vegetali e degli animali allevati, consistenti nelle indispensabili operazioni colturali e di cura preventiva che la stagione impone ovvero per accudire i predetti animali. È necessaria la autodichiarazione che attesti il possesso della superficie agricola produttiva effettivamente adibita ai predetti fini. L’ordinanza produce effetti fino alla data del 3 maggio 2020, termine di efficacia delle misure stabilite dal dpcm 10 aprile 2020.

SCOSSA DI TERREMOTO IN AGRO DI POGGIO IMPERIALE

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Evento sismico localizzato a 3 km  da Poggio Imperiale con coordinate epicentrali – Latitudine: 41° 48′ 40″

– Longitudine: 15° 23′ 39″ alle ore 04:57:27 swl 18 aprile. Magnitudo Richter: 3,7 e profondità 23,6 km.

Nessuna segnalazione di danni a persone e cose.

SAN NICANDRO, ALTRI TASSELLI DI STORIA

 

La prima attestazione documentaria di un Castrum Sancti Nicandri si ha in un documento di donazione, datato 1095, al conte Henricus di Monte Sant’Angelo (- 1102/03), nipote di Asclettino I, del cavaliere normanno fratello di Rainulfo Drengot, il primo conte di Aversa. Poche sono le notizie pervenute riguardo ai primi secoli, ma sembra piuttosto plausibile l’ipotesi di una fondazione normanna, se non bizantina, del primo castrum. In verità, il primo nucleo abitativo sembra fosse costituito da un casale, detto Difesa di San Nicandro, che doveva sorgere presso la via che conduce alla città federiciana di Apricena, nei pressi di una ben più antica chiesa dedicata a San Nicandro vescovo di Myra, forse una grancia di qualche monastero. A pochi chilometri, su un’altura costeggiata da un profondo canale detto Vallone, sorgeva una torre di avvistamento e difesa. Nei secoli successivi al primo millennio, tuttavia, il centro abitato si sviluppò proprio nei dintorni di quella torre, a cui fu addossata la costruzione di un castello già in epoca normanna. Probabilmente, la crescita demografica fu dovuta anche alla progressiva immigrazione di abitanti di casali costieri o, comunque, insuffi- cientemente difesi, come Devia, Maletta e Sant’Annea.

Tuttavia anche San Nicandro, nonostante la sua posizione nascosta soprattutto ad Oriente, conobbe alcune incursioni nemiche fi- no agli inizi del XVI secolo, che tuttavia non furono mai decisive per la permanenza e la crescita dell’abitato. Divenuto feudo già con i Normanni, quando fu oggetto di rivendicazioni tra le contee di Lesina e di Devia, lo troviamo sotto l’imperium di Guglielmo di Manero negli anni circostanti il 1174. Nel lungo corso di una serie di travagliati passaggi di proprietà tra vari patroni, è feudo (1269-1270) dei discendenti di Roberto de Clari; da questi passa ai Colant, ai Lagonessa, ai de Sus, per essere poi acquistato dai della Marra che lo detennero intorno al 1446-1490 perdendolo, poi, per reato di fellonia. Nei decenni intorno al 1520-1560 passa ai Picciolo e, dopo la breve parentesi dei Carrafa di Maddaloni, passa ai Caroprese (fine Cinquecento – primi Seicento) e infine ai Cattaneo, che lo detengono dal primo ventennio del Seicento sino al 1806, quando i feudatari sopperiscono al regno di Gioacchino Murat. Fu proprio sotto i Cattaneo che San Nicandro conobbe la sua prima fase di stabilità politica e sociale, sebbene continuò ad essere un centro a prevalente vocazione agricola e silvo-pastorale, le cui terre erano spartite tra il feudatario e il Clero locale.

In questo periodo, infatti, si rileva una pur tenue introduzione del Barocco soprattutto in alcuni edifici religiosi della città, grazie ai frequenti suffragi dei feudatari. Verso la fine del Settecento, ebbe inizio la crescita economica di alcune famiglie borghesi che, occupando terre demaniali, già alla metà dell’Ottocento si trovarono a possedere vastissimi latifondi che gli consentirono una rapida ascesa sociale e politica. Di queste famiglie, che divennero il bersaglio prediletto, per tutto l’Ottocento, delle più impietose scorrerie di briganti, la più potente fu la famiglia Zaccagnino, che offrì anche una lunga serie di sindaci e deputati sino agli inizi del Novecento. Proprio all’apice del dominio socio-politico di questa aristocrazia terriera, che intesseva stretti legami con l’alta società della capitale del Regno di Napoli, San Nicandro conobbe un rapido sviluppo economico, politico e culturale, divenendo in breve tempo il centro maggiore del Gargano: si incrementò la produzione agricola, con esportazione di prodotti (grano, olio e uva da tavola) in tutta Italia e, soprattutto intorno agli anni trenta del Novecento, crebbe notevolmente l’artigianato.

Nello stesso periodo la compagine politica e culturale conobbe una fervente attività di movimenti carbonari e massonici, inseriti appieno nelle vicende nazionali. Successivamente, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, San Nicandro divenne uno dei più aspri teatri della lotta politica di classe sotto la guida di personaggi eminenti, come Giuseppe e Domenico Fioritto, con esiti spesso tragici, menzionati nelle cronache e mitizzati nella letteratura del tempo, com’è il caso de Il cafone all’inferno di Tommaso Fiore, che trasse spunto da storie quotidiane dei contadini sannicandresi. Quest’anelito di riscatto, che risuona tuttora nella vasta tradizione di musica e oralità popolari, trovò il suo sfogo nel secondo dopoguerra quando, estinte le grandi famiglie di latifondisti, le sinistre conquistarono il potere cittadino, creando un vasto fenomeno di occupazione di terre demaniali, tuttora oggetto di discussione socio-politica. Sempre durante il secondo conflitto mondiale, un altro fenomeno, tuttora oggetto di studio a livello mondiale, darà a San Nicandro una certa rilevanza socio-antropologica: la conversione di un numeroso gruppo di contadini alla fede giudaica, sotto la guida illuminante di Donato Manduzio.

A partire dalla fine degli anni 1980, la fama di San Nicandro crebbe in Europa per essere la maggior esportatrice di fiori secchi ornamentali, di cui identificò per lungo tempo il 70% della produzione nazionale. 3.1 Toponimo Le più antiche citazioni parlano di un Castrum Sancti Nicandri, quindi di un Castellum e infine della Terra Sancti Nicandri, nel momento in cui l’antico castello diviene un borgo abitato. Il toponimo è riferito al santo omonimo ma è da chiarire di quale San Nicandro si tratti, poichè il martirologio romano conosce almeno tre diversi santi con questo nome. L’ipotesi più probabile è che il primo insediamento sia stato fondato in un tenimento cenobitico denominato San Nicandro per la presenza di qualche chiesa dedicata al santo vescovo di Myra. Per cui lo stesso abitato ne avrebbe poi conservato il nome. Successivamente, divenuto desueto (o forse mai praticato a livello popolare) il culto di san Nicandro di Myra per alcuni secoli, agli inizi del Seicento l’attenzione cultuale, fuorviata dalla omonimia, si traspose su San Nicandro martire di Venafro, per l’arrivo di un frate francescano panegirista, che portò con sè nel centro garganico alcune reliquie proprio dalla cittadina molisana.

Il culto di san Nicandro martire di Venafro, insieme ai compagni Marciano e Daria, grazie all’incentivo pastorale della Chiesa locale e alla promozione mecenatistica dei feudatari Cattaneo, assunse gradualmente, pur con periodiche difficoltà, i connotati di culto patronale cittadino, fino al giorno d’oggi. Nel 1861, con l’unificazione d’Italia, il nuovo governo piemontese decise di modificare il toponimo, forse per esigenze di duttilità burocratica, che divenne Sannicandro Garganico. Una delibera di Consiglio Comunale del 1998, approvata dal Presidente della Repubblica, ripristina il toponimo in San Nicandro Garganico (short travel)

REGIONE PUGLIA, CONSENTITE L’ATTIVITA’ AMATORIALE AGRICOLA E L’ALLEVAMENTO

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Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha emanato un’ordinanza con disposizioni applicative in materia di svolgimento in forma amatoriale di attività agricole e di conduzione di allevamenti di animali.

 È ammesso lo spostamento all’interno del proprio comune o verso altro comune per lo svolgimento in forma amatoriale di attività agricole e la conduzione di allevamenti di animali, esclusivamente nel rispetto di quanto previsto dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri 10 aprile 2020 e di tutte le norme di sicurezza relative al contenimento del contagio da COVID-19 alle seguenti condizioni:

  1. a) per non più di una volta al giorno;
  2. b) limitatamente agli interventi strettamente necessari alla manutenzione dei fondi, alla tutela delle produzioni vegetali e degli animali allevati, consistenti nelle indispensabili operazioni colturali e di cura preventiva che la stagione impone ovvero per accudire i predetti animali;
  3. c) autodichiarazione che attesti il possesso della superficie agricola produttiva effettivamente adibita ai predetti fini.

La presente ordinanza produce effetti fino alla data del 3 maggio 2020, termine di efficacia delle misure stabilite dal DPCM 10 aprile 2020.

SOSPESI I SERVIZI DELL’UDT DI SAN NICANDRO

Come da direttive regionali, l’attività dell’UDT di San Nicandro è momentaneamente sospesa. Non si accettano più pazienti unicamente per questioni di possibili ed eventuali contagi per effetto del Covid-19. Da informazioni assunte non risulta esserci, almeno ad oggi, nessuna ordinanza di chiusura da parte degli enti proposti. Si presume, pertanto, che la sospensione debba essere solo temporanea per motivi di sicurezza sanitaria per tutti.

IL FUTURO DEL CONTADINO

In questi giorni di corona virus mi sono trovato in fila con tanti cittadini presso i negozi di frutta e verdura e, attendendo, mi è passato per la mente un pensiero che mi piacerebbe condividere con voi sul lavoro del contadino. Indubbiamente nel settore agroalimentare c’è bisogno di censire le eccellenze di ogni Regione, e di farlo davvero, quelle che meritano di essere esportate nel mondo, un po’ come fa Eataly che ne ha selezionate circa 100 (e non so se sono poche o tante).

Ma credo soprattutto che sia necessario restituire spirito d’impresa al contadino. Io credo che il contadino sia un imprenditore meraviglioso, il numero uno, semplicemente perché crea queste eccellenze. Dobbiamo rimettere chi lavora la terra in condizione di tirare fuori lo spirito d’impresa e di affidarci a lui nella scelta delle colture giuste, forse anche smettendo di desiderarle tutte in ogni stagione. E poi dobbiamo aiutarlo. Le aziende agricole che pagano le tasse come impresa devono godere di incentivi importanti attraverso sgravi fiscali SIGNIFICATIVI se producono qualità italiana. Ripeto, che sia qualità vera! E non, per esempio, come il Ferrarini ed altre aziende simili che, forse anche per ragioni fiscali, comprano, allevano e preparano maiali in prosciutti, chissà con quali trattamenti, in Paesi stranieri a più bassa tassazione, e poi è sufficiente che questi prosciutti facciano solo la stagionatura in Italia (e dico solo la stagionatura) per avere il made in Italy!

Non va bene! Pensate che il maiale e il pangolino (quest’ultimo è il maggiore indiziato di questo corona virus) sono gli animali attraverso cui si attua quello che in virologia chiamano lo spillover, ossia il salto del virus dal pipistrello a questi animali e il successivo contagio all’uomo (a tal proposito vi consiglio la visione del film “contagion” del 2015). Ci deve essere un solo marchio italiano al 100%, facile da capire su cui investire in comunicazione e che riconosca i prodotti che lo meritino veramente. Semplifichiamo le denominazioni, eliminiamo gli istituti inutili i cui numerosi passaggi burocratici fanno perdere di vista l’obiettivo principale, quello della qualità vera, interveniamo cioè più nei campi che sulle carte. Non preoccupiamoci del danaro, i nostri padri, chi nel campo dell’agricoltura e chi nella zootecnia, ci hanno regalato una vita agiata con questi mestieri, ci hanno permesso di studiare e di conoscere di più anche per migliorare l’azienda agricola e zootecnica di famiglia. Tracciamo meglio la nostra storia.

Ed in ultima analisi, ma non da meno, inseriamo l’educazione alimentare e l’agricoltura come materia scolastica primaria nelle elementari e nelle medie. Quanti bambini sono già obesi e diabetici!  Io credo che dopo il coronavirus le nostre scuole devono essere rivoluzionate su due materie forti: l’educazione alimentare e il senso civico, importanti e indispensabili almeno quanto la matematica e l’italiano.

Un modesto pensiero ai tempi del coronavirus.

Domenico Fallucchi

ESTATE A SCUOLA PER NON ALLARGARE IL GAP

Non si risolve l’attuale passaggio della scuola italiana con un “tutti promossi”. È invece giusto rivedere le forme di valutazione degli studenti e creare percorsi formativi estivi. Ecco una proposta per recuperare il tempo perso a scuola.

L’Italia deve affrontare una crisi sanitaria ed economica che ha risvolti importanti sul sistema educativo. Così come in altri paesi, le scuole sono chiuse e lo scenario più probabile è che non riapriranno fino al nuovo anno scolastico. Alcuni quotidiani nazionali hanno rivelato piani del ministero tra i quali la promozione automatica di tutti gli studenti, anche con debiti, e una semplificazione dell’esame di maturità (tutti ammessi, solo esami orali). Per valutare l’efficacia di diverse politiche, è utile partire dall’evidenza prodotta da studi recenti.

Secondo un’inchiesta condotta su un campione di 2.500 studenti svizzeri, tedeschi e austriaci in una fascia di età compresa tra i 10 e i 19 anni e pubblicata dal quotidiano elvetico Nzz am Sonntag, durante il periodo di chiusura dovuto al coronavirus, gli allievi stanno studiando tra le quattro e le otto ore in meno alla settimana rispetto ai tempi normali. È specialmente preoccupante che il tempo di studio scenda al di sotto delle nove ore settimanali per un bambino su cinque. Date le caratteristiche socio-economiche del campione, la percentuale di bambini italiani in tale situazione potrebbe essere molto più elevata. Il deficit di apprendimento rischia quindi di essere critico per almeno un terzo del corpo studente.

Un punto di riferimento per valutare l’entità dell’impatto sul processo formativo è ciò che accade durante un’interruzione che si verifica regolarmente ogni anno: la pausa estiva. Quando gli studenti tornano a scuola in autunno, parte delle conoscenze acquisite prima dell’estate vanno in fumo. Uno studio recente basato su studenti statunitensi in età corrispondente alla nostra scuola media inferiore mostra che durante l’estate gli studenti perdono più o meno la metà delle conoscenze acquisite durante l’anno. L’effetto è particolarmente accentuato in matematica, disciplina in cui i test internazionali Pisa mostrano un deficit cronico per gli studenti italiani.

Altri studi mostrano che corsi estivi di sostegno rivolti a studenti con difficoltà di apprendimento hanno effetti importanti. Secondo uno studio sperimentale randomizzato condotto da un gruppo di ricercatori della Rand Corporation, cinque settimane di corsi estivi generano un recupero di conoscenze matematiche pari al 20 per cento dell’apprendimento di un intero anno scolastico.

Gli effetti dell’interruzione scolastica durante la pandemia saranno molto diversi a seconda dei gradini della scala sociale. Come già sottolineato da Chiara Saraceno, a un estremo vi sono gli allievi che dispongono di computer, stampante, accesso stabile ad internet e alle diverse forme di apprendimento in rete, una stanza tranquilla dove lavorare, e così via. All’estremo opposto vi sono coloro che di fatto non possono seguire la didattica online. La differenza più importante la fanno i genitori. Alcuni di loro sono con l’acqua alla gola, preoccupati di perdere il posto di lavoro o della sorte della loro attività indipendente, o hanno poca dimestichezza con la matematica e la lingua italiana (si pensi alle famiglie di immigrati). Altri invece affrontano la crisi in condizioni meno drammatiche, con un lavoro protetto, risparmi, tempo e conoscenze da mettere a disposizione dei propri figli.

Questa diversità di condizioni si innesta su un trend di lungo periodo. Nel libro Love, Money, and Parenting (Princeton University Press, 2019), con Matthias Doepke mostriamo come negli ultimi quarant’anni gli stili di genitorialità siano cambiati generando una spaccatura sempre più profonda tra i diversi gruppi socio-economici. Si tratta di una trasformazione epocale che sta generando un declino della mobilità sociale e crescenti disuguaglianze, distruggendo di fatto il concetto di pari opportunità. Senza un intervento pubblico adeguato, la pandemia rischia di ingigantire gli effetti di questo trend già in corso. Per alcuni studenti sarà un periodo di disagio ma anche di sperimentazione di nuove forme di apprendimento con l’appoggio delle famiglie, per altri sarà una brusca interruzione paragonabile a una prolungata pausa estiva.

Naturalmente, non è forzando gli studenti in difficoltà a perdere l’anno che si risolverebbe il problema. È pertanto giusto rivedere le forme di valutazione tenendo conto dell’eccezionale momento. Tuttavia, l’approccio “tutti promossi” diventa facile e quasi pilatesco se non è accompagnato da forti misure di sostegno ai più deboli. Le lacune educative accumulate in questo periodo non verranno cancellate da una valutazione frettolosa o benevola e si ripresenteranno con prepotenza nei gradini successivi dell’esperienza educativa e lavorativa.

Che fare allora? La situazione eccezionale richiede un appoggio del sistema pubblico e uno sforzo speciale di tutti gli operatori del settore. L’interruzione estiva è già eccezionalmente lunga in Italia negli anni normali (mia figlia, cresciuta in Svizzera, aveva appena 4-5 settimane di interruzione estiva). Si creino percorsi formativi estivi di sostegno in parte obbligatori e in parte riservati agli studenti maggiormente bisognosi. Si facciano rigorose valutazioni degli studenti alla fine dell’estate finalizzate a continuare in forma selettiva il sostegno nel corso dell’anno scolastico seguente: le vacanze estive non possono essere una priorità. Medici e infermieri stanno lavorando eroicamente, senza lesinare sforzi e rischi: anche insegnanti e operatori del sistema educativo devono fare la loro parte durante l’estate. Lo stesso vale per il ministero ed i provveditorati. Quest’anno, tutti in trincea a sostenere lo sforzo di recupero, consapevoli che i mesi perduti potrebbero trasformarsi in un fardello permanente per le generazioni future che graverebbe in modo particolarmente pesante sulle famiglie meno abbienti. (lavoce)

Fabrizio Zilibotti

COME PROGRAMMARE GLI INTRATTENIMENTI MUSICALI DELL’ESTATE 2020

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Le cittadine più turistiche del Gargano cominciano a prepararsi per la prossima estate. Il numero dei turisti degli anni passati, almeno per questa stagione estiva, sarà notevolmente ridotto a causa dell’emergenza Covid-19 e la superstrada garganica che da Poggio Imperiale porta a Vico del Gargano non avrà quel flusso di traffico continuo e giornaliero.

Nonostante queste siano le previsioni, i comuni più a vocazione turistica stanno preparandosi per l’accoglienza e, per trovarsi pronti, ecco che arrivano le prime indicazioni.

Il comune di Vieste, per esempio, sta invitando tutti gli esercenti attività di somministrazione di alimenti e bevande che effettuano piccoli trattenimenti musicali, a presentare entro e non oltre il giorno 31 maggio prossimo, la programmazione per la stagione estiva che va dal primo Giugno al trenta Settembre.

Un’idea valida che anticipa ulteriori comunicazioni anche da parte di altri comuni per eventi che, naturalmente, non potranno essere di enorme rilevanza proprio per le disposizioni contenute nel Decreto del Presidente Conte per limitare contagi e favorire il distanziamento tra le persone.

Poiché la situazione sanitaria che si sta vivendo potrà dare l’opportunità di piccoli eventi in tutte le cittadine garganiche, sarebbe auspicabile una preventiva programmazione da parte dei comuni per meglio organizzare gli eventi che devono essere forzatamente diluiti nelle varie serate estive proprio per evitare affollamenti e per dare la possibilità ai comuni stessi di organizzare i vari servizi.

ASL FOGGIA: SERVONO MEDICI E INFERMIERI

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LA ASL Foggia cerca medici e infermieri per fronteggiare l’emergenza sanitaria collegata al virus Covid-19.

Grazie alle ultime opportunità previste dalla normativa che abbassa i livelli di standard delle assunzioni, la ASL ha pubblicato una serie di procedure per il reclutamento di diverse figure professionali con disponibilità immediata.

Si cercano medici già specializzati o specializzandi all’ultimo e al penultimo anno, per un numero complessivo di 122 posti vacanti, nelle discipline di: Anestesia e Rianimazione; Cardiologia; Chirurgia; Gastroenterologia; Malattie dell’Apparato Respiratorio; Medicina Interna; Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza; Medicina Trasfusionale; Nefrologia; Ortopedia; Ostetricia e Ginecologia; Patologia Clinica; Pediatria; Psichiatria; Radiodiagnostica; Urologia; Dipartimento Prevenzione.

Agli avvisi possono partecipare anche a laureati in Medicina e Chirurgia iscritti all’ordine professionale o abilitati all’esercizio della professione medica, in questo caso anche se privi della cittadinanza italiana.

La ASL cerca, inoltre, infermieri in pronta disponibilità per un numero complessivo di 194 posti vacanti.

In questo momento di straordinaria difficoltà e di grande impegno da parte di tutti gli operatori sanitari – spiega il Direttore Generale Vito Piazzollasi acuisce sempre più la già cronica carenza di personale. A nome della ASL Foggia lancio un appello a medici e infermieri. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per garantire i livelli essenziali di assistenza in modo da fronteggiare le esigenze eccezionali e urgenti derivanti dalla emergenza”.

BOLLETTINO EPIDEMIOLOGICO REGIONE PUGLIA DEL 17 APRILE

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Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi venerdì 17 aprile, in Puglia, sono stati registrati 2.120 test per l’infezione da Covid-19 coronavirus e sono risultati positivi 69 casi, così suddivisi:

  • 21 nella Provincia di Bari;
  • 3 nella Provincia Bat;
  • 11 nella Provincia di Brindisi;
  • 27 nella Provincia di Foggia;
  • 7 nella Provincia di Lecce;
  • 0 nella Provincia di Taranto;

Sono stati registrati oggi 8 decessi: 3 in provincia di Bari, 2 in provincia di Brindisi, 2 in provincia BAT, 1 in provincia di Lecce.

Dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 38.278 test.

Sono 364 i pazienti guariti.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 3.327 così divisi:

  • 1.050 nella Provincia di Bari;
  • 333 nella Provincia di Bat;
  • 439 nella Provincia di Brindisi;
  • 807 nella Provincia di Foggia;
  • 434 nella Provincia di Lecce;
  • 235 nella Provincia di Taranto;
  • 25 attribuiti a residenti fuori regione;
  • 4 per i quali è in corso l’attribuzione della relativa provincia.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l’acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

 

L’ON. FARO: “SOSTEGNO AI COMUNI PER PIANIFICARE IL RILANCIO DEL TURISMO”

Quarantacinque sindaci italiani del Movimento 5 stelle hanno firmato un appello-proposta, al Governo Conte, a cui si aggiungono Laura Castelli, viceministro al ministero dell’Economia e Finanze e Ignazio Corrao, facilitatore nazionale del Team del Futuro per gli Enti Locali e con la convergenza della rappresentanza parlamentare e di Governo del MoVimento 5 Stelle, che  trasformerà l’appello in proposte concrete, su cui trovare l’intesa anche con le altre forze di maggioranza.

La proposta prevede il sostegno alla liquidità dei comuni, sblocco degli investimenti, semplificazione delle procedure, interventi per la piccola e media impresa e, in particolare, per il comparto del turismo.

«Tra le proposte viene messa in evidenza la necessità di un ulteriore sostegno alla liquidità dei comuni, per poter proseguire senza criticità nell’erogazione dei servizi pubblici, e il ristoro per i mancati introiti. Nella “fase 2” occorre guardare a ciò che è andato perduto in questi mesi ma soprattutto bisogna pensare a ciò che accadrà nel flusso economico dopo la ripartenza. La proposta dei primi cittadini va in questa direzione e troverà sicuramente il mio appoggio». Annuncia la deputata del Movimento 5 stelle Marialuisa Faro.

I Primi Cittadini 5 Stelle esprimono la necessità di sbloccare gli investimenti e di semplificare le procedure, inoltre chiedono di mettere in campo misure per i comuni quando l’Italia comincerà a uscire dall’emergenza Coronavirus. Una ripartenza che sarà sicuramente difficile, anche e soprattutto per i sindaci, che sui territori rappresentano la prima linea.

«Penso che pianificare il rilancio del turismo sia una necessità, questo ovviamente riguarda in modo particolare il territorio della Capitanata. Aggiungo che è stato preparato anche un pacchetto per il rilancio del settore, messo a punto dal gruppo turismo 5 stelle, che è ancora al vaglio del governo, tutte queste azioni guardano ad interventi mirati, a un sostegno concreto per far ripartire l’economia dei territori, in tempi rapidi». Conclude l’onorevole Faro.

 

IN PUGLIA PARTONO LE “USCA”, LE UNITA’ SPECIALI DI CONTINUITA’ ASSISTENZIALI

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Con la fornitura dei dispositivi di protezione individuali da parte delle Asl possono partire dal 24 aprile le USCA, le Unità speciali di continuità assistenziale, team composti da medici che andranno a domicilio dei pazienti malati di Covid-19 per fornire cure e assistenza.

Il direttore del dipartimento Politiche della Salute, Vito Montanaro, ha inviato oggi alle Asl pugliesi una lettera con l’indicazione delle quantità di kit da distribuire. Un kit minimo sarà composto da una mascherina FFP2, un camice/grembiule monouso, occhiali o maschera, guanti monouso e una mascherina chirurgica per il paziente.

“Ringrazio i medici di medicina generale – ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – che collaboreranno con noi andando, con le dovute protezioni, nelle case dei malati per curarli e dare assistenza”.

“Si tratta di una svolta nell’approccio alla cura della malattia, permettendo il monitoraggio domiciliare dei malati di Covid-19 e del controllo dei loro eventuali conviventi, limitando così le ospedalizzazioni – spiega il direttore del dipartimento salute, Vito Montanaro – e lo faremo grazie all’aiuto dei medici di medicina generale che si renderanno disponibili, muniti dei dispositivi di sicurezza necessari, seguendo le linee guida cliniche predisposte dagli specialisti del Policlinico di Bari.

Per ogni USCA saranno 5 i medici, che si alterneranno in due turni giornalieri. Ciascuna USCA potrà fare almeno 8 visite domiciliari al giorno. Le USCA attivate in tutta la Regione saranno 80, con un fabbisogno totale di circa 9.600 kit di DPI, per garantire l’attività per almeno 15 giorni.

I kit previsti – indicati secondo la popolazione dei territori – inizialmente saranno 1.450 per la Asl Fg, e la distribuzione dei kit di DPI sarà a cura delle farmacie territoriali delle Asl.

Con l’inizio della distribuzione dei kit di DPI ai medici, le USCA potranno partire come deciso nella riunione del CPR – Comitato permanente regionale di Medicina Generale dello scorso 8 aprile.

Del Comitato permanente fanno parte, oltre ai rappresentanti regionali, tutti i sindacati dei medici di medicina generale.

In quella sede – con proposta regionale – sono stati sanciti i compiti della aziende sanitarie, che devono fornire ai medici spogliatoi, ambienti per la vestizione, uffici, sanificazione, mezzi, attrezzature, formazione oltre ai DPI che da adesso sono disponibili.

SAN NICANDRO, IL FASCINO DI “CANALE STIGNANO” DI GIUSEPPE CRISTINO

Sono nato nel Canale Stignano. La casa c’è ancora, deturpata nel suo decoro originario, su uno spiazzo nel cuore del vecchio rione. Un labirinto di vicoli e vicoletti era lo scenario che io ammiravo dal terrazzino del mio “vagghio”, che si ergeva superbo tra comignoli e abbaini delle catapecchie vicine. Visione scomparsa sotto i colpi del piccone restauratore. Sul davanzale della finestra facevano floreale mostra vasi di creta con garofani, begonie e viole.

Andai via che ero ancora bambino. Qualche giorno fa ci sono tornato, chiuse le scuole. Di sera, quando una stria purpurea incendiava l’orizzonte. Non ho trovato le visioni di allora. Serenate al chiaro di luna, canzoni passionali su accordi di chitarra e mandolino: speranze, promesse e…sospiri. La vetrata di una finestra si schiude: due occhi neri, una bocca sorridente, si profilano nella semioscurità. E nel silenzio una voce canta: “I’te vurria vasà, i’ te vurria vasà, ma ‘o core nun mmo dice ìe te scetà, e’ te scetà”. Ristrillano le chitarre e i mandolini, il tenorino smorza la sua canzone d’amore: “I’ mme vurria addurmi vicino a sciato tujo n’ora pur’ j, n’ora pur’ i”.

Quanto cammino percorso. Una eternità e un volo. Non più le donne tornano a casa con la conca in testa dai vicini Pozzi, Tapparone ha chiuso il negozio di generi alimentari, non più sulla statale brecciata i carrettieri fanno tintinnare le bardature delle giumente, non più Maccarone reca la posta con Barone, il ciuccio mai dimenticato, non più Nazario Sorciorosso gioca ai ceppi con me. Quando voglio vederlo sono io an andare alla Criminalpol nella Capitale. Ricordo i due cortei del 1° maggio, i comizi di Benedettino, le feste matrimoniali in casa, la levatrice in perenne attività, l’igiene stentatamente assicurata ed ancora i pergolati, il cavallo in casa, il maiale a cui si faceva (per noi) la festa, la fontana lassù davanti alla Cappelletta, mia madre che andare “pe d’acqua”, poi al forno di Vincenzo a cuocere pupate per mia sorella e cervoni con l’uovo in bocca per me, io che maltrattavo note con una tromba di zucca.

Ricordo Michelino il fabbroAnonio il Cioppo, che insegnava il violino, Sagn’nat, Bellasanta e la straordinaria Assunta Pantano, madre di quell’Antonio che nella mia scuola è di eccezionale simpaoia.

Mi ricordo soprattutto le serenate. Era sempre un impasto di “vas, supir, lacr’n e passion”, ma ogni volta era un cerimoniale, una solennità, un’arte raffinata da dedicare alla bella che dietro le imposte vagheggiava chi sospirasse nei poetici gorgheggi.

Vita di allora. Ingenua, romantica, insofferente, impetuosa. Fanciulle dalle chiome castane, ricciute, disordinate, aria sbarazzina, occhi di velluto, pupille irrequiete, il volto vermiglio. Puntuali, a sera tardi, suonatori e cantanti, sotto un balcone o dietro una porta. Le intese si concordavano con sussurri, cenni ed occhiate, Poi le prime note: un assolo, una introduzione, il crescendo, l’armonia che librava bell’aria. Il cantore gonfiava il petto per il preludio, poi solleticava le corde vocali in un esercizio ripetuto per modulazioni, acuti, gorgheggi, fino alla apoteosi finale.

Messaggi e colloqui d’amore portati dalla note. La luna, lassù, ruffiana, sfoggiava la sua luminaria.

La fanciulla, ben riguardata, non aveva agio di schiudere le imposte, la curiosa incombenza spettava ai genitori, che subito riferivano circa le identità dell’orchestrina. Il vicinato era sveglio, in ascolto

Romanzi, emozioni, tormenti, passioni, disincanti, effusioni e disillusioni, storie di vita di un tempo passato. Luoghi, paesaggi, persone, folclore che i mutamenti della storia hanno ingiustamente oscurato con l’oblio e che sono rimasti storia di se stessi. Il tempo ha srotolato il gomitolo dei giorni.

Non più risuonano le serenate in quel rione, né più ho ritrovato quella bambina del volto ovale, dalla chioma di ebano, dal sorriso meraviglioso. Ancora oggi io continuo a sognare quegli occhi suoi belli che erano blu come il cielo trapunto di stelle.

Giuseppe Cristino

 

SAN NICANDRO, SOPPRESSIONE PASSAGGI A LIVELLO

Non si sono mai fermati i lavori per la soppressione dei due passaggi a livello per San Marco in Lamis e per Apricena. Infatti il prossimo step riguarda l’invito da parte delle Ferrovie del Gargano a tutti coloro che vantano dei crediti verso la ditta appaltatrice dei lavori per indebite occupazioni di aree o stabili ovvero per danni verificatisi in conseguenza dei lavori a presentare al comune di San Nicandro Garganico entro il terne di 60 giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso (8 aprile 2020) istanza riportante le ragioni del loro credito e la relativa documentazione non sarà possibile tener conto di eventuali richieste presentare a tal fine.

COVID 19. “PUGLIA ACCANTO”: INIZIATIVE ECONOMICHE, SOCIALI E CULTURALI DELLA REGIONE PUGLIA

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UNA PAGINA WEB DEDICATA PER ACCEDERE A TUTTE LE INFORMAZIONI

“La Puglia accanto è un grande serbatoio di informazioni e notizie su aiuti e iniziative disponibili in questo momento in campo economico e sociale, che ogni cittadino può consultare in tempo reale sul nostro sito. Una mappa ragionata su tutto ciò che può essere utile per affrontare al meglio la fase 2, quella cosiddetta di ripresa.

Le notizie che si possono trovare sul nostro sito, in una pagina web dedicata, vanno dall’assistenza ai cittadini alla riconversione aziendale per la produzione dei dispositivi di sicurezza, dal sostegno a imprenditori e lavoratori fino ai pagamenti anticipati della Pubblica amministrazione. Una guida delle misure regionali che fornisce anche punti di contatto, importantissimi in questo momento di isolamento, tra il cittadino e la Regione. Mi auguro possa essere utile per tutti noi che vogliamo bene alla Puglia”.

Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha inteso presentare questa ulteriore iniziativa messa in campo dalla Regione a seguito della emergenza COVID 19 che ha prodotto, e sta producendo ancora, effetti negativi non solo in campo sanitario, ma anche in campo economico, sociale e culturale.

L’iniziativa, realizzata con il supporto degli assessori competenti, Raffaele Piemontese, Sebastiano Leo, Mino Borraccino e Loredana Capone, si chiama “PUGLIA ACCANTO, le azioni della Regione a sostegno delle persone, delle imprese, delle scuole, delle università e delle comunità”.

L’emergenza Covid-19, sin dal 26 febbraio quando veniva accertata la positività del primo paziente Covid-19 ricoverato in Puglia, è stata affrontata contestualmente in tutti i suoi effetti negativi, non solo sulla salute pubblica ma anche a livello economico, sociale e culturale. L’impegno di Regione Puglia, di concerto con quello dello Stato centrale, è orientato a disporre misure specifiche sul territorio a sostegno delle famiglie, delle imprese e della tenuta sociale.

Fondamentale in ogni fase dell’emergenza è anche il lavoro di comunicazione necessario affinché i cittadini possano conoscere e trarre beneficio dagli sforzi messi in campo.

La grande mole di iniziative sono da oggi raccolte nella pagina web dedicata

http:// http://rpu.gl/LaPugliaAccanto

Qui di seguito un primo indice delle iniziative intraprese e contenute nella guida “La Puglia accanto”, pur ricordando che l’elenco è in continuo aggiornamento:

– Numero verde dedicato emergenza Covid-19
– La rete del volontariato per i pugliesi nell’emergenza
– Bonus di prima necessità
– Riduzione del superticket
– Semplificazione ricette e ritiro farmaci
– Proroga automatica esenzioni ticket sanitari
– Proroga buoni per celiaci
– Nessuna resta sola – Attività Centri antiviolenza e numero verde
– Sostegno alle imprese con la cassa integrazione in deroga
– Riapro – In collaborazione con il Politecnico. Iniziativa di sostegno alla riconversione aziendale per la produzione di dispositivi di protezione
– Stop a mutui di 3461 imprese
– Pagamenti anticipati ai fornitori delle PA
– Liquidazione compensi agli avvocati del libero foro
– Dilazione pagamenti bollette Acquedotto Pugliese
– Anticipo carburante UMA
– Sospensioni, proroghe e nuove opportunità con i fondi POR 2014-2020
– Semplificazione dei procedimenti nei settori cultura, spettacolo, cinema e audiovisivo
– Eccomi Puglia – Conto corrente per sostenere gli sforzi del sistema sanitario e della Protezione Civile per l’emergenza in Puglia
– Sostegno al mondo dell’istruzione e formazione

Nella guida anche informazioni sul Decreto “Cura Italia” e su tutte le iniziative intraprese a livello nazionale: sospensione mutuo prima casa, congedo parentale, bonus baby-sitting, indennità di 600 euro, cassa integrazione, proroga dei termini per le domande di disoccupazione, moratoria sui prestiti per le imprese,

Fondo centrale di garanzia per le Piccole e Medie imprese, garanzia dello Stato a favore della Cassa Depositi e Prestiti, incentivi alle imprese bancarie e industriali, rafforzamento dei Confidi, sospensione delle rate per le imprese beneficiarie della nuova Sabatini, sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, accesso semplificato ai servizi digitali INPS.

Infine, spazio dedicato all’iniziativa di Invitalia che sostiene le aziende che vogliano attivare la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di dispositivi di protezione individuale con una dotazione finanziaria di 50 milioni di euro.

A CHE COSA SERVONI I TAMPONI

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Fin dall’inizio dell’epidemia in Veneto sono stati eseguiti più tamponi che in Lombardia. Il test ha alcuni limiti, ma da un esercizio sui dati delle regioni del Centro-Nord si vede come sia utile per limitare sovraffollamento negli ospedali e numero dei decessi.

Le scelte diverse di Lombardia e Veneto. Le reazioni dei sistemi sanitari al Covid-19 nel mondo sono state differenti. Anche in Italia, dove la gestione della sanità è affidata alle regioni, non tutte hanno reagito nello stesso modo, differenze si registrano soprattutto nelle due inizialmente più colpite: Lombardia e Veneto. Come evidenziato da Tommaso Monacelli e Michele Polo, sin dall’inizio dell’epidemia il numero dei tamponi naso-faringei eseguiti nella regione Veneto è maggiore di quello della Lombardia. Più alto è anche il numero dei deceduti in Lombardia rispetto al Veneto e la forbice si allarga con il passare del tempo e con l’aumento del numero di test in Veneto.

Inizialmente, i tamponi venivano fatti ai soli soggetti sintomatici. Man mano che l’infezione si diffondeva anche nelle altre regioni, soprattutto in Emilia Romagna e Veneto, ci si è resi conto che questa soluzione non era sufficiente e si è aggiustato il tiro facendoli (ancora troppo pochi, però) ai soggetti con pochi sintomi (paucisintomatici). Il limite del singolo tampone è che fotografa un istante ben preciso e se un soggetto sintomatico o con pochi sintomi risulta negativo, bisognerebbe ripetere il test dopo almeno 48/72 ore.

Qual è quindi l’impatto di un incremento del numero di tamponi? È chiaro che la semplice osservazione della differenza tra tamponi effettuati in Lombardia e Veneto e della differenza di deceduti nelle due regioni non implica nessuna correlazione tra i tamponi effettuati e i deceduti. Per un’analisi preliminare, può essere utile costruire un semplice indicatore di correlazione tra deceduti pro-capite e tamponi pro-capite, utilizzando i dati messi a disposizione dalla Protezione civile per tutte le regioni italiane. La correlazione risulta essere positiva, ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il numero di tamponi è strettamente legato al numero degli attualmente positivi: quanti più tamponi vengono fatti, tanti più attualmente positivi vengono rilevati, questi ultimi a loro volta correlati positivamente con il numero di deceduti.

Quindi, per vedere quanto i tamponi siano correlati ai deceduti, bisogna depurare la correlazione dei tamponi con i deceduti dalla correlazione dei tamponi con gli attualmente positivi. Allo stesso modo, osserviamo la correlazione tra i tamponi e i ricoverati con sintomi e i pazienti in isolamento domiciliare.

L’esercizio. Utilizziamo una semplice tecnica di regressione lineare multipla, dove la variabile dipendente pro-capite (deceduti, ricoverati con sintomi e pazienti in isolamento domiciliare) è stimata in funzione dei tamponi effettuati pro-capite e degli attualmente positivi pro-capite. Per avere un campione omogeneo, abbiamo ristretto l’analisi a tutte quelle regioni in cui lo stato della diffusione del virus risulta simile; in particolare abbiamo preso in analisi solo le regioni con una mediana degli attualmente positivi pro-capite superiore alla mediana nazionale: coincidono con le regioni del Centro Nord. Nella regressione, grazie alla disponibilità di dati giornalieri (aggiornati al 5 aprile) e regionali, è possibile controllare per le specifiche caratteristiche delle regioni considerate e del giorno particolare della rilevazione.

L’incremento delle persone che hanno fatto il tampone però non ha un effetto immediato sul numero di decessi, di ricoverati e di pazienti in isolamento domiciliare dovuti a Covid-19, così come il numero degli attualmente positivi. Per questo, abbiamo effettuato le stime mettendo in relazione i deceduti, i ricoverati e i pazienti in isolamento con i tamponi effettuati dieci giorni prima. Abbiamo anche utilizzato un ritardo pari a sette e cinque giorni prima e le stime rimangono invariate. Abbiamo inoltre verificato che i risultati ottenuti non cambiano utilizzando le medie mobili a due, tre e cinque giorni del numero dei tamponi e del numero degli attualmente positivi.

Le stime indicano che il numero di tamponi pro-capite effettuato è negativamente correlato con il numero dei deceduti pro-capite. In particolare, per mille tamponi in più effettuati su 100 mila abitanti ci sarebbero 11 deceduti in meno, dieci giorni dopo il tampone.

Cosa succede quindi quando si effettuano più tamponi? Una risposta può arrivare analizzando la correlazione tra tamponi e ricoverati con sintomi e coloro che vanno in isolamento domiciliare. Il numero di tamponi pro-capite, effettuati dieci giorni prima, è correlato negativamente con il numero dei ricoverati con sintomi, mentre c’è una correlazione positiva con il numero delle persone in isolamento domiciliare. In particolare, per mille tamponi in più effettuati su 100 mila abitanti ci sarebbero 19 persone in meno ricoverate con sintomi e 11 positivi in più in isolamento domiciliare.

Quindi, un incremento del numero di tamponi permette, grazie alla fotografia del virus presente nell’individuo che ha contratto l’infezione, di avere un incremento dei malati meno gravi (paucisintomatici) e un decremento di quelli più gravi che richiedono un ricovero. Infatti, se si individuano i positivi pazienti in una fase paucisintomatica, attraverso la somministrazione di clorochina, riducendo la carica virale, si potrebbe impedire l’evoluzione verso complicazioni – quali l’insufficienza respiratoria – e quindi limitare i ricoveri e i potenziali decessi.

I risultati ottenuti suggeriscono di diffondere l’uso dei tamponi effettuati su campioni opportunamente selezionati sia per limitare il numero di decessi che per evitare il sovraffollamento degli ospedali. In particolar modo, sarebbe utile aumentare il numero dei tamponi nelle regioni del Centro-Sud Italia, dove la diffusione del virus è minore, ma dove i sistemi sanitari più difficilmente reggerebbero a un’ondata simile a quella avvenuta nel Nord del paese. (lavoce)

Carlo Contini, Giuseppe Migali, Leonzio Rizzo e Riccardo Secomandi

INCENDIO ALL’INTERNO DEL CIMITERO DI SAN NICANDRO

Proprio in queste ultime ore è scoppiato un incendio all’interno del cimitero di San Nicandro. Sul posto i carabinieri e si aspetta l’intervento dei Vigili del Fuoco.

Non ancora certa la causa dell’incendio ma sembra che abbiano preso fuoco delle vecchie bare. La vera causa verrà accertata con l’interventi dei Vigili del Fuoco.

EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA DA COVID 19 – ORGANIZZAZIONE ATTIVITA’ DEGLI UFFICI COMUNALI

Al fine di contemperare l’esigenza di tutela della salute pubblica con quella del corretto svolgimento dell’attività amministrativa, il sindaco ha emanato una ordinanza per attivare, a favore del personale dipendente del Comune di San Nicandro Garganico, le seguenti misure concrete volte al contenimento e alla gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID2019 ed in particolare:

  1. la chiusura al pubblico degli uffici comunali;
  2. lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in forma agile del personale dipendente, fatta eccezione per le attività di:  Anagrafe e Stato Civile  Protocollo  Polizia Municipale  Protezione civile  Servizi cimiteriali  Ragioneria  Servizi tecnici  Servizi socio assistenziali  Segreteria  Attività di gestione e salvaguardia del sistema informatico
  3. Di prevedere la presenza nella sede lavorativa di tutti i responsabili di P.O. il giorno del mercoledì di ogni settimana;
  4. per tutti i dipendenti, fatta eccezione per quelli preposti alle attività sopra elencate, cui non si può applicare totalmente e/o soltanto parzialmente la misura del lavoro agile, per il tempo strettamente necessario a detta attivazione, si proceda a promuovere la fruizione di ferie e congedo ordinario al fine di ridurre al minimo la presenza in servizio e il rischio di contagio da COVID-19;
  5. di confermare la prosecuzione di ogni misura utile a garantire lo smart working;

– la presenza negli uffici comunali dei responsabili di P.O. tutti i mercoledì di ogni settimana;

– l’apertura all’occorrenza e per l’espletamento di adempimenti indifferibili e improcrastinabili dei soli uffici comunali che espletano attività strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza di seguito indicate:  Anagrafe e stato civile, limitatamente al raccoglimento delle registrazioni delle morti e nascite, rilascio carta identità elettronica, tutti i giorni dalle ore 8,30 alle ore 11,00;  Protocollo cartaceo: è garantita la ricezione della posta cartacea tutti i giorni dalle ore 8,30 alle 11,00;  Servizi cimiteriali: saranno svolti limitatamente alle attività post mortem (trasporto, ricevimento e tumulazione salme);  Servizi tecnici: attività di vigilanza, governo e controllo del territorio (la presenza deve essere garantita quotidianamente);  Ragioneria: adempimenti connessi e conseguenti alla gestione emergenziale e attività legate al rispetto delle scadenze di legge (la presenza di una unità deve essere garantita quotidianamente);  Polizia Municipale e Protezione Civile: attività di vigilanza e presidio del territorio (la presenza deve essere garantita quotidianamente);

 Servizi socio assistenziali: nei limiti dell’erogazione di servizi indispensabili e di gestione di casi di urgenza di competenza comunale (la presenza deve essere garantita per due giorni a settimana, fatta eccezione per le urgenze);  Segreteria: nei limiti dell’erogazione di servizi indispensabili e di gestione di casi di urgenza di competenza comunale.  Attività di gestione e salvaguardia del sistema informatico, la presenza dovrà essere garantita ogni qualvolta ne ricorrano le necessità di intervento; – di demandare al Segretario Generale ed ai Responsabili dei Settori di pianificare la fruizione delle ferie residue di tutto il personale dipendente, dunque prevedendo una rotazione dei dipendenti ad eccezione di quelli che siano in condizioni di immunodepressione accertata per i quali si ritiene più opportuno un periodo di congedo pari a quello della emergenza epidemiologica, salvo diverse determinazioni da assumersi sulla base di specifiche certificazioni mediche; – di provvedere, altresì, a disporre la limitazione di accesso del pubblico agli uffici comunali alle sole persone che, previo appuntamento telefonico, debbano recarsi presso l’ufficio comunale per adempimenti urgenti e improcrastinabili, dovendosi ritenere in questo momento obbligatorio il ricorso a modalità di comunicazione con la cittadinanza alternative, quali la corrispondenza a mezzo telefono, pec, mail agli indirizzi riportati nel prospetto in allegato; – di consentire l’accesso agli Uffici a coloro che abbiano concordato appuntamento previa intesa telefonica nel rispetto delle norme comportamentali dettate a livello nazionale, con particolare riguardo al rispetto della distanza interpersonale di un metro; – di prevedere che le disposizioni della presente Ordinanza saranno efficaci sino al 3 maggio 2020 in esecuzione del D.P.C.M. del 10 aprile 2020.

BOLLETTINO EPIDEMIOLOGICO REGIONE PUGLIA DEL 16 APRILE

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Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi giovedì 16 aprile, in Puglia, sono stati registrati 1.640 test per l’infezione da Covid-19 coronavirus e sono risultati positivi 74 casi, così suddivisi:

  • 16 nella Provincia di Bari;
  • 15 nella Provincia Bat;
  • 11 nella Provincia di Brindisi;
  • 24 nella Provincia di Foggia;
  • 1 nella Provincia di Lecce;
  • 7 nella Provincia di Taranto;

Sono stati registrati oggi 11 decessi: 2 in provincia di Bari, 4 in provincia di Foggia, 1 in provincia di Taranto, 1 in provincia BAT, 3 in provincia di Brindisi.

Dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 36.158 test.

Sono 334 i pazienti guariti.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 3.258 così divisi:

  • 1.029 nella Provincia di Bari;
  • 330 nella Provincia di Bat;
  • 428 nella Provincia di Brindisi;
  • 780 nella Provincia di Foggia;
  • 427 nella Provincia di Lecce;
  • 235 nella Provincia di Taranto;
  • 25 attribuiti a residenti fuori regione;
  • 4 per i quali è in corso l’attribuzione della relativa provincia.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l’acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

SAN NICANDRO, COME SI FACEVA IL BUCATO UNA VOLTA DI GIUSEPPE CRISTINO

Una volta sul Montevergine si mettevano ad asciugare le robe, sulle macchie, al sole. Oggi ci sono i detersivi, una volta si usava più fatica, senza le comode lavatrici, solo con i mezzi della tradizione, ma i risultati erano sorprendenti. Un tempo, ogni quindici giorni o ogni mese, si faceva il bucato, si metteva a liscija, in genere panni bianchi (lenzuola, federe, saccone e asciugamani di tela bianca). Gli altri panni si lavavano a parte sulla tavuledda con la cenere americana accattata alla puteca. Si disponeva la secchialonga (o tina) in legno, un grosso vaso panciuto di forma tronco-conica, alta più o meno settanta centimetri, con una larga apertura, nella parte superiore, di circa ottanta centimetri di diametro, chiusa sul fondo ad eccezione di un foro di sfiato laterale (cauto), che venina tappato da uno struedd (cavicchio) di legno o da un pupuro (pannocchia), ambedue avvolti da uno straccetto a mò di guarnizione, per la tenuta stagna.

Le lenzuola e il resto venivano messe a strati nella tina fino a riempirla. Il tutto poi era coperto da un telo in canapa a maglie abbastanza rade. Mentre una grossa tiedda d’acqua era messa a bollire nel camino, si setacciava della cenere per pulirla da eventuali impurità e la si spargeva sul telo di canapa. Quando l’acqua bolliva la si versava sulle cenere e, attraversandola, permetteva il rilascio sulla biancheria sottostante del bicarbonato di sodio che, penetrando nelle fibre dei panni, detergeva e sgrassava compiutamente e, passando di capo in capo, si radunava, dopo un certo tempo, sul fondo. Allora si toglieva il tappo e in un altro recipiente si raccoglieva il misto di acqua e cenere, che veniva fatto scaldare e di nuovo versato nella tina. L’operazione veniva ripetuta più volte tante quante la massaia riteneva necessarie,

Finiti il lavaggio, si lasciava riposare e raffreddare il tutto che veniva poi sc’carato in acqua limpida. I panni venivano attorcigliati, strizzati e sistemati su grosse tavole (tavuler), trasportate sulla testa ed equilibrate con una spara (cercine). Si raggiungevano le collinette circostanti il paese e si mettevano le lenzuola ed il resto ad asciugare su un prato. Erano larghe macchie bianche sciorinate sul verde brillante dell’erba.

Nel percorso, al passaggio delle giovani donne, c’erano i giovanotti che speravano di guadagnarsi un’occhiata do ragazza e si volevano inzurare.

Quando era tutto asciutto, le lenzuola venivano ripiegate come in una specie di danza: afferrate da due donne erano prima tirale a forza, fatte ballonzolare, poi piegate in due, poi in quattro, poi si univano i due capi e si riponevano. Di solito le lenzuola non si stiravano, si stirava invece la biancheria più piccola con un ferro da stiro pesantissimo che si apriva nella parte superiore per permettere l’inserimento di carboni incandescenti e che ogni tanto andava dondolato o sciusciato per ravvivarne la brace.

Chi non l’ha mai visto non può descrivere il biancore accecante di quelle lenzuola e chi non lo ha sentito non può mai sapere cos’era l’odore, la fragranza di quella biancheria che usciva dal bucato e si mescolava con profumo dell’erba e dei fiori di campo.

Giuseppe Cristino