LIBERI DI CREDERE: LA DIREZIONE DI UN SOGNO. DONATO MANDUZIO

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Un’ora di educazione civica raccontata in un incontro che ha coinvolto i giovani studenti dell’Istituto Tancredi Amicarelli di Monte Sant’Angelo e due ospiti importanti.

Sentirsi affiancati al passato, scorgere il senso della scelta, arrivare verso l’altro, riconoscerlo, porsi in ascolto e avere più domande alla fine che al principio di tutto. Due classi di ragazzi dodicenni hanno incontrato una storia: quella della comunità ebraica di San Nicandro Garganico.  Un racconto importante, pieno di simboli e intriso di pulsazioni vitali.

É il 1930, in un paese come tanti qui al sud, quando un uomo umile ha una visione, si chiama Donato Manduzio. San Nicandro Garganico è borgo di contadini e miseria, è periferia, luogo isolato come da sempre tutto il Promontorio. Donato si lascia guidare dal suo sogno, si affida. Dovrà essere lume per la sua gente e condurla alla Parola, quella Bibbia ricevuta che non si stanca di leggere e di annotare. La sua gente lo ascolta, 20 poi 30 e 40 e 70 persone si convertono, in paese prendono a chiamarli Sabatisti, si accorgono di una scelta e del loro cambiamento. Donato scrive più volte al rabbinato a Roma, non viene preso sul serio, viene preso per matto.

– Mi scusi, professoressa, come fece Donato a far riconoscere la comunità?  Che cosa pensarono le istituzioni fasciste di quei racconti inverosimili che venivano dal meridione, proprio in quel periodo?

I ragazzi prendono la parola, cominciano a chiedere. Grazia Gualano, dal Nord di Israele risponde con una voce dolce, conduce per mano la curiosità dei giovani alunni.

– Perché Donato non partì per Israele nel 1948? Chi gli aveva dato la Bibbia? Come accolsero la vostra comunità? Israele è stata per voi Terra Promessa? Da San Nicandro partirono tutti, qualcuno rimase? Ci sono ancora ebrei a San Nicandro?

Le domande incalzano e lo schermo sempre un po’ troppo piatto di una riunione in remoto si modifica, si anima. Sembra di ascoltare quei contadini e quelle contadine che lasciano il Gargano e approdano, anzi, ci dice Grazia compiono la עליה, la Aliyah, la salita alla Terra di Israele. Quelle donne e quegli uomini che non conoscono l’ebraico e si ritrovano dentro ad una visione, lungo la direzione di un sogno.

Massimo Leone ascolta, è professore di semiotica all’università di Torino, ha affrontato nei suoi studi la sostanza delle scelte. Quasi per non farsi sentire, sussurra ai ragazzi della questione dirimente tra cambiamento e identità: cambierete, voi che siete più giovani lo farete moltissimo e non sarete più quelli di prima, continuando però ad essere voi stessi, fino dentro alle vostre scelte più profonde, uguali e diversi, costruttori di storie. I ragazzi sono partecipi, in ascolto. Avere sul proprio territorio un racconto così affascinante, studiato negli anni da nomi prestigiosi come Eric Hobsbawn e da Cesare Colafemmina, averlo scoperto e intuirne le mille domande sottese.

– Che cosa vuol dire convertirsi o essere circonciso per un ebreo? Avete anche voi il paradiso? I vostri sacerdoti si sposano? Com’è un matrimonio ebraico?

Grazia Gualano è paziente, cerca di dare risposte e continua a cucire nuove domande sul filo del discorso.

– Quali parole ci lasciate alla fine di quest’ora di educazione civica? Matilde Iaccarino condensa l’incontro, porge l’invito ad un futuro vicino.

Tikkun, ci regala Massimo Leone, riparare il mondo, perfezionarlo essere convocati a questo esercizio continuo, una parola ebraica fatta propria da tante concezioni spirituali.

Dialogo, ci offre Grazia Gualano, dialogo nella diversità e nel rispetto dell’altro per conoscersi meglio e capire il proprio essere vivi.

É stata una maniera diversa di incontrare l’articolo 8 della Costituzione, sicuramente; Michele Guerra che ha condotto e preparato magistralmente questa lezione partecipata ha salutato il pubblico virtuale con un incoraggiamento al confronto continuo, alla conoscenza e al rispetto delle diversità, un’occasione per la scuola, lontana da semplificazioni illusorie, di interloquire e dibattere nella complessità del nostro essere uomini.

Antonio Pirro

Per riascoltare https://fb.watch/3zYQmjRR3e/