Si allarga “a macchia d’olio” e si accende come fuoco ardente, la protesta dei olivicoltori salentini per il diffondersi del batterio della “Xilella schiumosa – fastidiosa”, al ritmo di considerevoli chilometri, si dice due al mese. Il danno economico per la produzione del pregiato e molto richiesto unico olio d’oliva “pregiato e doc” della zona è fortissimo e causa addirittura l’inattività e poi la chiusura di frantoi con perdita di posti di lavoro, unica fonte di reddito per moltissime famiglie della Puglia salentina e non solo.
La prima timida, ma sottovalutata comparsa del batterio nel salentino, risale all’anno 2013. Da allora ha raggiunto il territorio dell’alta Puglia, il nord-barese e oltre.
Il problema del diffondersi del batterio irrisolto è anche causa di inattuati interventi drastici e purtroppo antieconomici prescritti da esperti e dalla stessa comunità europea: estirpazione e conseguente distruzione, col fuoco, delle piante infette.
Altri rimedi suggeriti e non completamente eseguiti sono le pratiche agrarie di prevenzione, in primis l’uso di pesantissime fresatrici per la pulizia del terreno sottostante la chioma degli ulivi.
Infatti queste macchine compattano eccessivamente il terreno sottostante con la scomparsa di altri insetti predatori del batterio Xilella e il dannoso, anche per le api, uso di pesticidi.
Non solo, ma responsabili amministrativi e politici della Regione Puglia consigliavano, nel recente passato, il ricorso al Tar contro le disposizioni per l’abbattimento e l’eradicamento delle piante infette dalla Xilella, prescritti dalla Comunità europea.
L’inosservanza di tali direttive è conseguenza di pesanti penalità inflitte dalla UE allo Stato italiano.
Purtroppo non è più tollerabile il rinvio di provvedimenti adeguati per debellare la Xilella, mancante anche un franco e costruttivo confronto fra imprenditori del settore e autorità preposte: Regione Puglia, Ministero dell’Agricoltura e Comunità europea.
Non giova a nessuno affermare che la distruzione di alberi infetti e la loro sostituzione con nuove barbatelle meglio resistenti al batterio, provoca un danno economico in assenza di valide e praticabili alternative.
Michele Russi