LA FESTA DI OTTOBRE E LA NASCITA DELLA BANDA DI SAN NICANDRO

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Solo qualche giorno fa Civico 93 ha ricordato il “Piano” (Mez o chian) di San Nicandro magistralmente descritto da Silvio Petrucci il quale, sempre facendo riferimento al “Piano” diceva che esso era il cuore della nostra cittadina ed era, quindi naturale che, in occasione della più grande festa locale (che non era dedicati al Patrono ma alla Madonna del Carmine o del Rosario) quella via per tre giorni, dal primo al tre ottobre, diventasse il fulcro delle festa stessa, magnificamente addobbata, invasa dai “castagnari” che vi piantavano le bancarelle con le tende e mettevano in mostra candidi blocchi di torrone, castagne e noccioline. Sotto i più ampi tendoni i cortellinai di Campobasso esponevano lucenti posate di acciaio e utensili per uso domestico e per lavori artigianali ed agricoli. Vi erano anche il tiro al bersaglio, la roulette, la tombola, il gioco delle tre carte, ecc.

Nel centro di “Largo Giordano Bruno” troneggiava il maestoso palco orchestrale. Nel frattempo, in un altro punto del paese veniva destinato alla Fiera mentre sulla discesa della “Coppa dell’accetta” si svolgeva la corsa dei cavalli e per le vie dell’abitato la corsa dei sacchi.

Un grande avvenimento, quasi storico, fu quando sul palco orchestrale salì per la prima volta la banda musica di San Nicandro. Per la banda, auspicata e sollecitata da una quasi plebiscitaria vocazione musicale, l’iniziativa poteva realizzarsi solo che ci fosse la generosità di un mecenate, avendo già una base soddisfacente su cui contare: quella costituita da una filarmonica e dalle centinaia di eccellenti suonatori di mandolini e violini, chitarre e fisarmoniche. Il mecenate lo si scoprì nella persona di Don Vincenzo Zaccagnino, nipote di Don Matteo, che offrì da solo tutti i mezzi purchè il sogno si avverasse: strumenti, uniformi e sede e finanche lo stipendio al maestro che egli fece venire da Napoli: Don pasquale Paladino.

Finalmente la banda fece la sua prima apparizione eseguendo il giro del paese con molte soste nelle piazze donando alla cittadinanza un indescrivibile entusiasmo. Formata da giovani artigiani e da qualche studente, la banda ebbe successo per vari anni e alcuni elementi divennero popolari come il capobanda e primo clarino Peppino Grana, “Mascoliocchio” prima cornetta e i solisti di trombone, bombardino, flauto, nonché il suonatore della grancassa.

Tra i pochi studenti che entrarono in banda, oltre a Peppeluigi Crucinio (suonatore di geny) ci fu anche il fratello dell’autore di “Sannicandro Alba novecento, Armando al quale essa aprì le porte del Conservatorio di San Pietro a Maiella a Napoli. Uscitone con il diploma di Maestro compositore, gli si schiuse la via per una lunga e fortunata carriera nel mondo del teatro lirico che doveva portarlo, apprezzato collaboratore dei più celebri direttori d’orchestra, da Toscanini (che lo ebbe particolarmente caro) a Serafin, da Marinuzzi a Panizza, in tutti i teatri del mondo.

Quando, dunque, la banda debuttò in piazza, il pubblico andò in delirio e al trionfo della serata contribuì un eccezionale allestimento del palco orchestrale che Michelino Pepperuberto” addobbò ricorrendo a tutti i segreti della sua mania di regista.

Una trasferta memorabile della banda fu quella alle Isole Tremiti, ove si celebrava Santa Maria del mare e che la banda raggiunse a bordo di alcune paranze le quali salparono, come verso un’avventura, dalla spiaggia di Maletta. A causa di una tempesta che rendeva pericoloso il ritorno, il soggiorno a Tremiti si prolungò per oltre una settimana e si prolungò anche la festa. Fu una settimana di musica, bagordi e scorpacciate di aragoste con una compagine di eccezione: gli ergastolani, che allora erano i villeggianti delle isole, e che vi trascorsero la più memorabile settimana della loro solitudine.